Capucci, ‘I miei abiti- scultura prendono vita con la danza’
Domani alla Camera di Deputati l'anteprima del film 'Le Creature di Prometeo/ Le Creature di Capucci'. 'Non voglio smettere, voglio continuare a disegnare, ne ho un grande bisogno, non materiale, ma spirituale'
"Finalmente i miei abiti sfidano la forza di gravità, li vedo librarsi in volo, danzare. E' quello che provo quanto disegno, mi sento come distaccato dal mondo, in estasi. Il mio lavoro mi aiuta moltissimo, non potrei farne a meno. Quel gesto apparentemente semplicissimo e quotidiano è tutta la mia vita". Roberto Capucci (classe 1930), massimo couturier che Christian Dior definì 'il miglior creatore della moda italiana', anticipa all'Adnkronos con queste parole il docufilm 'Le creature di Prometeo - Le creature di Capucci' (da un'idea di Daniele Cipriani, scritto e diretto da Maxim Derevianko) che domani sarà presentato in anteprima alla Camera dei Deputati per poi approdare il 13 giugno (ore 22.05) su Rai5.
Un'avventura nata in piena pandemia covid, nell'estate del 2020, per il Festival dei Due Mondi di Spoleto. Un'idea semplice, in apparenza. Prendere una serie di bozzetti fantasiosi, surreali, coloratissimi che Capucci ama descrivere come 'immagini di assoluta e pura follia', per trasformarli in sculture viventi e 'danzanti' affidate alla regista e coreografa Simona Bucci che ha diretto i giovani danzatori della compagnia Daniele Cipriani.
Un progetto che finalmente si è trasformato, dopo 4 anni di lavoro, in un docufilm. "Quando ho scelto i miei bozzetti non immaginavo potessero trasformarsi in abiti 'danzanti'. Mi emoziono raramente - confessa il maestro Capucci, oltre 70 anni trascorsi nell'haute couture- Ma questa volta mi sono commosso. Lo spettacolo a Spoleto e oggi rivisto nel docufilm è stato per me una parentesi di gioia assoluta, rara e preziosa. Una magia".
E ricorda: "Devo tutto a mia madre, mi ha sostenuta nelle mie scelte di vita. Sapevo che non avrei mai potuto diventare nè ingegnere, nè avvocato, amavo i fiori, amavo i colori, ogni tipo di sfumatura, di nuances cromatica è sempre stata alla base delle mie creazioni, una moda diversa da quella firmata dai miei colleghi. Provenivo dal liceo artistico, ho sempre adorato abiti più strutturati, una moda più geometrica, che richiama l'architettura".
Un archivio di oltre 200mila bozzetti. E' tutto catalogato grazie al lavoro certosino di uno dei nipoti di Roberto Capucci. "Quanto hanno lavorato queste mani - prosegue il noto stilista - Ho fatto tanto, ho disegnato moltissimo, ma non voglio smettere. Continuo a disegnare perchè ne ho un grande bisogno, non materiale, ma spirituale. Quando comincio a schizzare i miei bozzetti disegno un punto al centro del foglio. Un rito curioso, sempre lo stesso. E' come se mettesi il mio cuore al centro del mondo, delle mie creazioni".
Moda
Le città d’Oriente secondo Jil Sander
Per la prossima stagione estiva i direttori creativi Lucie e Luke Meier si ispirano al lavoro del fotografo canadese Greg Girard e ne rileggono l'immaginario
Guardano all'Oriente e alla vita delle grandi metropoli asiatiche Lucie e Luke Meier per la nuova collezione di Jil Sander. Partendo dal lavoro del fotografo canadese Greg Girard, che ha esaminato la trasformazione sociale e fisica nelle più grandi città asiatiche per più di tre decenni, i due direttori creativi si ispirano alle sue stampe fotografiche, ai neon e alla vita notturna nascosta di una Hong Kong pre-tecnologica, tratteggiando una collezione estremamente curata, tra pennellate di colore, stampe e tessuti cangianti.
Negli spazi di via Perin del Vaga, a Milano, gli ospiti sono accolti da una tenda di velluto marrone drappeggiata e continua, con un tappeto floreale a contrasto e un'illuminazione fredda a completare la scenografia. La colonna sonora è tutta sintetizzatori, drum machine e testi stridenti. Un luogo apparentemente inquietante, che intrinseca paesaggi urbani e motivi orientaleggianti. In passerella il racconto parte dai tessuti cangianti e termina là dove il femminile e il maschile si fondono. Formale e casual, con quel tocco di intellettuale eleganza che da sempre è la cifra stilistica del marchio.
Gli abiti da sera sono morbidi e lunghi in georgette, con fiori lavorati a maglia e all'uncinetto. Le silhouette e le forme sono più reali e concrete. Frange di seta fanno capolino dai polsi delle giacche dei tailleur o si muovono sui lunghi orecchini. Le spalle di giacche e cappotti sono ampie, i pantaloni lunghi e sottili morbidi e voluminosi. Le spalline over degli lunghi abiti camicia si coprono di paillettes argentate o corallo. Tra i pezzi più iconici un impermeabile nero di vinile con dettagli floreali che conferiscono un tocco di romanticismo al capo. In prima fila l'iconica artista serba Marina Abramovic assiste allo show soddisfatta. (di Federica Mochi)
Moda
Venuja, il brand beachwear che celebra femminilità...
Dalla visione comune di Paola Zoli, Chiara Da Ronch e Virginia Spadini nasce il nuovo marchio di soft luxury
Dalla visione comune di Paola Zoli, Chiara Da Ronch e Virginia Spadini nasce Venuja, il nuovo brand di soft luxury che rivoluziona il concetto di beachwear. Paola Zoli (ceo del brand) assieme a Chiara Da Ronch, e Virginia Spadini, designer con passate esperienze moda nel settore beachwear, forti delle loro conoscenze che spaziano dal design, marketing, visual e retail, hanno trasformato l’amicizia e il talento in un qualcosa di nuovo e autentico che rispecchiasse al meglio il trio e l’anima caleidoscopica e dinamica che lo contraddistingue.
Il marchio si ispira alle seduzioni del passato per creare capi versatile e moderni dai tagli sportivi e decisi, con focus di partenza sull’universo beachwear ma pensati per accompagnare le donne day to night. Il nome deriva dal latino 'Venus', Venere, il gioiello del nostro sistema solare, il quale risplende di un'affascinante tonalità dorata. Questo bagliore etereo induce l'immaginazione, evocando mistero e meraviglia nel cielo notturno.
La collezione, pensata e immaginata immersa in una dinamica Downtown baciata dalla luce di L.A., arricchisce con dettagli gioiello, ricami e applicazioni western i tagli contemporanei dei capi. L’attenzione e la cura con cui sono stati scelti materiali e dettagli combina stile e comfort per regalare al pubblico un prodotto di qualità. Venuja diventa così un invito a scoprire il lato più autentico di sé stesse, valorizzando la bellezza innata della femminilità rappresentando tutte le donne che brillano, celebrando la propria forza e unicità.
Moda
Il tributo di Puglisi a Cavalli: “Roberto nel cuore,...
Per la spring-summer 2025 lo stilista omaggia il creativo toscano scomparso ad aprile con 7 pezzi d'archivio, in passerella le super top Mariacarla Boscono, Karen Elson ed Eva Herzigova
Occhi lucidi e applausi scroscianti. E tante lacrime per chi ha avuto la fortuna di partecipare a una celebrazione così importante. Si chiude così la sfilata di Roberto Cavalli tratteggiata dal direttore creativo Fausto Puglisi, che ha voluto rendere omaggio al glamour sexy e rock del fondatore della maison, scomparso nell’aprile scorso. Niente riedizioni o reinterpretazioni: quelli che escono sul finale della sfilata sono sette pezzi d’archivio che tornano a vivere in passerella mentre l’immagine commemorativa dello stilista viene proiettata sulla scenografia di Palazzo Mezzanotte.
Sulla pedana una parata di super top, capitanate da Mariacarla Boscono, marcia sulle note di ‘Living on My Own’ di Freddie Mercury. Tra loro Karen Elson, Eva Herzigova, Natasha Poly, Alek Wek, Isabeli Fontana e la supermodella portoricana, Joan Smalls. Le modelle si abbracciano, sorridono e vengono accolte da applausi scroscianti e urla tra gli ospiti presenti. Tutti si alzano in piedi, prendono in mano il telefono, provano a immortalare questo momento magico. Del resto, è il primo show dopo la morte dello stilista fiorentino, e niente potrebbe essere più perfetto di così.
"Roberto è nel nostro cuore, e meritava assolutamente un regalo speciale - racconta Fausto Puglisi -. Ricordo quando ero molto giovane e vivevo a New York. Facevo il cameriere, quello era il periodo di massima gloria di Roberto Cavalli, tutte vestivano Cavalli, aveva una distribuzione eccezionale, era veramente un Dio. Questi sono i pezzi più iconici e ho voluto rendere omaggio anche ad Eva (l'ex moglie di Cavalli, ndr) con la quale Roberto ha creato questo sogno meraviglioso”.
I pezzi cult sono tre sottovesti in taglio sbieco con stampa zebrata della collezione autunno-inverno 2000, un abito da sirena in pelle nera e chiffon della collezione autunno-inverno 2003 e tre abiti piumati dell’autunno-inverno 2004. Creazioni che oltre a catturare lo spirito selvaggio di Cavalli rappresentano un momento iconico nei primi anni 2000, nella moda e nella cultura pop. Un flashback nella storia del brand dalla quale è stata sviluppata una capsule collection contemporanea di dieci pezzi con stampe zebrate, chiamata ‘Zebra 2000’ e composta da sottoveste lunga e corta, camicia, t-shirt, body e due forme di jeans in tre colori, e già disponibile per l'acquisto.
E non è tutto. Il genio creativo di Fausto Puglisi per la spring-summer 2025 è un richiamo alle sue origini. Intitolata ‘Views from Zancle’ la collezione riprende l’antico nome della città di Messina, nella quale lo stilista è nato e cresciuto, prima di diventare uno dei nomi preferiti dallo star system hollywoodiano. “L’ispirazione nasce nel 2023 - spiega Puglisi - ero a Messina, sin da bambino sono innamorato degli intonaci delle ville in stile moresco costruite dopo il terremoto del 1908. Ho lavorato sulle texture, sui tessuti naturali come lino, cotone e juta con pigmenti e lavorazioni che dessero tridimensionalità a questi materiali naturali in modo da renderli moderni e semplici”.
La passerella si apre con questa sinfonia di abitini bianchi, avorio ed ecru, simbolo della collezione. Ma non dimentichiamo che Roberto Cavalli era il re delle stampe animalier. “Il pitone è il più neutro degli animalier - ammette Puglisi - Roberto era il genio della stampa fotografica. Ha immortalato tantissime pelli di animali, i fiori, il mare”. Così, in Sicilia, il creativo ha scattato tramonti e alcune foto sul Caronte (il traghetto che da Messina porta in Calabria), poi riprodotti su lunghi abiti, pantaloni e strascichi. “Queste stampe sono diventate tessuti dai serici ai cotoni, alle lavorazioni con lurex e vari trattamenti very Cavalli tra cui il plissé e il dévoré”.
Il segnale che manda Puglisi è forte e chiaro: Roberto Cavalli vive ancora nello spirito della maison, e continua a emozionare gli estimatori della prima ora e le nuove generazioni che non hanno mai avuto la fortuna di ammirare dal vivo le sue fantastiche creazioni ma che ancora oggi riescono a comprenderne il valore e l'eredità. (di Federica Mochi)