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Gaza, Israele libera quattro ostaggi: messi in salvo in due raid

Operazione delle Idf nei siti di Hamas a Nuseirat. Rapiti durante l'attacco al festival Supernova, sembrano essere in buone condizioni. Tra loro anche Noa, la 25enne simbolo del 7 ottobre

I quattro ostaggi di Hamas liberati oggi dalle Idf e, a destra, l'abbraccio tra Noa Argamani e il papà nelle immagini pubblicate dall'account Instagram standwithus

L'esercito israeliano ha liberato quattro ostaggi in mano ad Hamas in un'operazione nel centro della Striscia di Gaza. Lo rende noto l'Idf, specificando che si tratta di Noa Argamani, Almog Meir Jan, Andrey Kozlov, e Shlomi Ziv. I quattro erano stati rapiti il 7 ottobre durante l'attacco di Hamas al festival musicale Supernova. L'operazione è stata condotta dalle Idf con lo Shin Bet e la polizia israeliana.

Ad una prima valutazione medica, le condizioni mediche dei quattro appaiono buone, ma sono ora stati portati all'ospedale per ulteriori controlli. L'operazione è stata condotta dalle forze speciali che hanno effettuato raid simultanei in siti di Hamas a Nuseirat. In uno è stata messa in salvo Argamani mentre gli altri tre sono stati trovati nel secondo sito, si legge su Times of Israel (VIDEO).

"Idf, Isa e forze speciali hanno condotto una complessa, eroica operazione per mettere in salvo quattro ostaggi tenuti da Hamas a Gaza e portarli a casa in Israele. Continueremo a combattere fino a quando i 120 ostaggi saranno a casa", dice su X il ministro della Difesa, Yoav Gallant, affermando che gli israeliani sono "travolti dalla gioia" per la liberazione dei quattro ostaggi.

Dopo la notizia della liberazione dei quattro ostaggi, il ministro del gabinetto di guerra, Benny Gantz, ha invece annullato il discorso durante il quale, secondo ogni previsione, avrebbe annunciato il ritiro del sostegno del suo partito al governo Netanyahu. "Il mio pensiero va a tutte le famiglie degli ostaggi, siamo impegnati a fare di tutto per portarli a casa", quanto ha detto il ministro affermando di avere "il cuore pieno" per la liberazione dei quattro ostaggi oggi a Gaza. "Voglio lodare i soldati delle forze israeliane, Yaman, Shin Bet per la complicata e coraggiosa operazione che è stata pianificata ed eseguita in modo ammirevole", ha aggiunto. "Accanto alla giustificata gioia per il risultato raggiunto, dobbiamo ricordare - ha sottolineato pochi minuti dopo il tweet con cui il premier israeliano Benjamin Netanyahu lo esortava a non lasciare il gabinetto di guerra- che tutte le sfide che Israele deve affrontare sono rimaste tali e quali. Pertanto, dico al Primo Ministro e a tutta la leadership, anche oggi dobbiamo considerare responsabilmente come sia meglio e possibile proseguire da qui".

Liberata Noa, l'ostaggio simbolo del 7 ottobre

Noa, la 25enne israeliana rapita da Hamas durante il festival e diventata simbolo del 7 ottobre, ha quindi riabbracciato il padre sull'autobus che la portava all'ospedale di Tel Hashomer subito dopo essere stata liberata insieme agli altri tre ostaggi (VIDEO). E' quanto mostra un video postato sui social.

Noa era stata rapita lo scorso ottobre al rave nel deserto del Negev. La studentessa di 25 anni era diventata uno dei volti più noti della crisi - che non termina oggi con la sua liberazione, insieme ad altre tre persone - dopo la diffusione del video in cui veniva portata via da Hamas sul sellino posteriore di una motocicletta, strappata dalle mani del fidanzato. Una clip di dieci secondi in cui si vede la ragazza in lacrime. La mamma di Noa è paziente oncologica, con un tumore al cervello. Il suo più grande desiderio in questi mesi è stato quello di vivere abbastanza per rivedere la figlia a casa. Oggi sono state diffuse le immagini dell'abbraccio di Noa con il padre Yaakov.

"Non ti abbiamo dato per persa neanche per un momento. Non so se tu lo credevi, ma noi lo credevamo e sono felice che sia successo". E' quanto ha detto Benjamin Netanyahu nella telefonata con la ragazza, avvenuta poco dopo la sua liberazione.

"Rimettiti con la tua famiglia, e abbraccia anche tua madre", ha aggiunto il premier israeliano parlando con la ragazza che si è detta "molto emozionata" di parlare in ebraico di nuovo. "In ebraico ed a casa questo è importante", ha aggiunto Netanyahu. Anche il presidente Isasc Herzog ha parlato con Noa dicendole che "l'abbraccia a nome di tutta la nazione di Israele".

Chi è Andrei, rapito mentre si occupava della sicurezza al rave

Insieme a Noa, Almog e Shlomi, è stato liberato oggi anche Andrei Kozlov, un altro dei partecipanti al Supernova. Kozlov, che ha 27 anni, è nato a San Pietroburgo, e si era trasferito in Israele solo da un anno e mezzo lo scorso autunno, lavorava per la sicurezza dell'evento. Al momento del raid di Hamas, stava comunicando via messaggi con il padre, a cui aveva detto che sentiva il rumore di spari intorno a lui. Ad alcuni amici aveva scritto un messaggio drammatico in cui denunciava di non aver un posto in cui nascondersi. Per la sua liberazione, così come quella di altri tre ostaggi con cittadinanza anche russa, Aleksandr Lobanov e Aleksandr Trufanov, si era espresso anche il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. Kozlov era arrivato in Israele con un programma di internship Masa. Viveva a Rishon Lezion, fuori Tel Aviv. La madre si è trasferita in Israele dopo il suo rapimento.

Almog e Shlomi, chi sono gli altri ostaggi liberati

Anche Almog Meir, di 21 anni, e Shlomi Ziv, di 41, erano stati rapiti al rave. Meir, come Noa, era al rave come ospite, Ziv, come Kozlov, per lavorare. Ziv, sposato, da 17 anni insieme alla moglie Meran, è un arredatore e stava per iniziare un nuovo lavoro quando ne ha accettato un altro, per aiutare al festival il cugino della moglie, Aviv Eliyahu. Questi, che era direttore della sicurezza, è stato ucciso. Meir è residente a Or Yehuda, nel centro di Israele. Era entusiasta per il Rave che aspettava da mesi. Alle 7.45 del mattino del sette ottobre, ha chiamato la madre, Orit, per chiederle di accendere il televisore. "L'esercito ha fatto finire la festa. Ci sono razzi che arrivano da tutte le direzioni e ci sparano contro. Non so cosa stia accadendo ma cercherò di chiamarti ogni ora. Ti voglio bene", le aveva detto.

Morto l'agente gravemente ferito in operazione liberazione ostaggi

E' morto l'agente delle forze speciali anti-terrorismo israeliane 'Yaman', che era rimasto gravemente ferito nell'operazione per la liberazione di quattro ostaggi, tenuti sotto sequestro dallo scorso sette ottobre da Hamas. La polizia ha identificato la vittima, deceduta poco dopo il ricovero in un ospedale in Israele in condizioni critiche, come l'ispettore capo Arnon Zamora.

Brigate al Qassam: "Ostaggi uccisi durante l'operazione"

Le Brigate Ezzeldín al Qassam, braccio armato di Hamas hanno accusato l'esercito israeliano di aver ucciso degli ostaggi durante l'operazione nel campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, dove sono stati tratti in salvo 4 persone sequestrate. Israele - ha dichiarato il portavoce Abu Obeida - ha commesso "orribili massacri" a Nuseirat e pur essendo riuscito a liberare alcuni ostaggi, allo stesso tempo durante l'operazione ne ha uccisi altri. Altri ostaggi inoltre potrebbero essere in pericolo e l'operazione potrebbe aver avuto un "impatto devastante" sulle loro vite, ha aggiunto Obeida, citato dal quotidiano Filastin.

Biden: "Non smetteremo di lavorare fino alla liberazione di tutti gli ostaggi"

Joe Biden si unisce al presidente francese Emmanuel Macron nel "salutare la notizia del salvataggio di quattro ostaggi che sono stati restituiti alle loro famiglie in Israele". Intervenendo a Parigi dopo l'incontro con il capo dell'Eliseo, il leader della Casa Bianca ha sottolineato che "non smetteremo di lavorare finché tutti gli ostaggi non torneranno a casa e non sarà raggiunto un cessate il fuoco. È essenziale che ciò avvenga".

"La Casa Bianca si congratula con Israele per l'operazione" dichiara il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan. Gli Stati Uniti, ha aggiunto, stanno "sostenendo tutti gli sforzi" per ottenere il rilascio degli ostaggi rimanenti, anche "attraverso i negoziati in corso o altri mezzi". "L'accordo per il rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco che è ora sul tavolo garantirebbe il rilascio di tutti gli ostaggi insieme a fornire garanzie di sicurezza per Israele e soccorsi per i civili innocenti di Gaza" sottolinea Sullivan.

Il premier Netanyahu e il ministro della Difesa Gallant avevano approvato l''operazione di liberazione degli ostaggi da parte delle forze dell'Idf già giovedì sera, ed era stata annullata per questo una riunione del gabinetto di guerra, ha reso noto il sito di notizie israeliano Ynet. Il sito di notizie precisa, senza citare nessuna fonte, che la motivazione della cancellazione della riunione è stata dettata dalla necessità di presiedere agli ultimi preparativi per l'operazione. Netanyahu avrebbe seguito la missione da una war room dello Shin Bet.

Una cellula americana in Israele avrebbe dato supporto alla liberazione dei quattro ostaggi, lavorando con le forze israeliane all'operazione, riferiscono intanto fonti Usa alla Cnn che ha anche rivelato che Israele ha preparato per settimane i raid scattati oggi con il coinvolgimento di centinaia di militari dell'Idf, di agenti dell'intelligence e forze speciali della polizia.

Scholz: "Liberazione ostaggi importante segnale di speranza per le famiglie"

"Un importante segnale di speranza, soprattutto per le tante famiglie in Israele che ancora temono per i propri cari". A scriverlo, in un messaggio postato su X dopo la liberazione dei 4 ostaggi israeliani a Gaza, è stato il cancelliere tedesco Olaf Scholz. "Quattro ostaggi sono ora liberi. Hamas deve rilasciare tutti gli ostaggi. La guerra deve finire", ha aggiunto.

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Esteri

New Orleans e Las Vegas, strage ed esplosione Tesla...

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Il presidente Usa: "Al momento non ci sono prove". Anche l'Fbi cauta, "ma non escludiamo niente". Ecco i punti di collegamento tra il massacro e il Cybertruck saltato in aria

Fbi sul luogo della strage di New Orleans e la Tesla esplosa a Las Vegas - Fotogramma /Ipa

Esiste un collegamento tra la strage di New Orleans e l'esplosione del Cybertruck Tesla a Las Vegas? "Al momento non ci sono prove che i due attacchi" delle scorse ore in Usa "siano in qualche modo legati tra loro". Parola del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che frena così le ipotesi di un filo a tenere stretti i due eventi negli Usa.

Le parole del capo della Casa Bianca arrivano dopo quelle, altrettanto caute, dell'Fbi sulle news circolate sui media americani. "A questo punto non c'è un collegamento definitivo tra l'attacco qui e quello a Las Vegas", ha infatti spiegato in conferenza stampa a New Orleans il vice assistente direttore dell'anti-terrorismo dell'Fbi Christopher Raia, sottolineando che entrambe le indagini sono "alle prime fasi". "Noi stiamo seguendo ogni possibile pista - ha poi aggiunto - e non escludiamo niente".

Fort Bragg, l'Afghanistan, l'app: i possibili legami

Ma quale sarebbe il legame tra la Tesla Cybertruck esplosa davanti al Trump International Hotel di Las Vegas e l'attentato contro la folla a New Orleans il giorno di Capodanno?

Secondo quanto riferito da alcune fonti a Denver7 Investigates, l'uomo alla guida del pick-up esploso, Matthew Alan Livelsberger, militare dell'Esercito di stanza in Germania che era tornato in licenza in Colorado, per un periodo avrebbe prestato servizio proprio nella stessa base militare di Shamsud-Din Jabbar, il terrorista che con la sua auto ha ucciso almeno 15 persone in Bourbon Street.

Secondo le stesse fonti il 42enne Jabbar, che è stato nell'Esercito tra il 2005 e il 2015, e il 37enne Livelseberger, che la Cbs era rientrato in licenza in Colorado dalla Germania dove era ancora di stanza, sono stati nello stesso periodo a Fort Bragg.

Non solo, i due avrebbero anche servito in Afghanistan contemporaneamente. Un'altra coincidenza su cui stanno lavorando gli inquirenti è il fatto che entrambi hanno affittato i veicoli usati per gli attacchi con la stessa app, Turo, che permette di affittare auto direttamente da proprietari privati. In una dichiarazione, un portavoce della società ha tuttavia affermato che "nessuno dei due sospettati aveva precedenti penali che li potevano identificare come una minaccia per la sicurezza".

Queste le tre coincidenze sulle quali gli investigatori starebbero effettuando le necessarie verifiche, ma che al momento non costituirebbero alcuna prova di un effettivo legame tra l'autore della strage e il protagonista dell'esplosione, che - ha spiegato Biden - si sarebbe suicidato prima che il Cybertruck Tesla saltasse in aria.

Il presidente ha ordinato intanto al suo team di continuare a mettere a disposizione ogni risorsa per le forze dell'ordine federali, statali e locali in modo che possano completare le loro indagini il più rapidamente possibile.

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Esteri

Cecilia Sala, la madre incontra Meloni: “Fiducia è...

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La premier ha parlato con i genitori della giornalista, colloquio telefonico con il padre Renato Sala e incontro a Palazzo Chigi con la mamma, Elisabetta Vernoni

Elisabetta Vernoni - Adnkronos

"La fiducia è tanta, stanno lavorando. Io sono un po' come Cecilia, sono un po' un soldato: aspetto e rispetto il lavoro che stanno facendo". Sono le parole di Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro avuto a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Cecilia Sala è stata arrestata in Iran ed è detenuta in carcere da quasi 2 settimane.

"La premier ha fatto un salto di qualità dalle rassicurazioni comprensibili che ricevo sempre. È stata più precisa e puntuale ed è questo che io volevo e questo ho avuto", ha detto la madre della giornalista.

Ai giornalisti che le hanno chiesto se fosse soddisfatta dell'incontro con Giorgia Meloni, ha risposto: "Ovviamente sì, in questo momento. Questo incontro mi ha fatto bene, mi ha aiutato, avevo bisogno di guardarsi negli occhi, anche tra mamme, su cose di questo genere...".

"È ovvio che ieri c'è stato un cambio di umore forte", ha aggiunto alludendo alla telefonata con la figlia e alle condizioni carcerarie, "però, sì assolutamente". "Dormo per terra in cella e mi hanno tolto anche gli occhiali", aveva raccontato Cecilia Sala nella telefonata di ieri alla madre.

"Lì non esistono le celle singole, esistono le celle di detenzione per i detenuti comuni e poi le celle di punizione, diciamo, e lei è in una di queste evidentemente: se uno dorme per terra, fa pensare che sia così...", ha detto Elisabetta Vernoni ai cronisti. "La prima cosa sono condizioni più dignitose di vita carceraria e poi decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia, di cui io non piango, non frigno e non chiedo tempi, perché sono realtà molto particolari", ha aggiunto dopo l'incontro con la premier.

"Le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni, che non ha compiuto nulla, devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita", ha spiegato. "Poi se pensiamo a giorni o altro... io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è solo un'eccellenza italiana, non lo sono solo il vino e i cotechini". Le hanno detto qualcosa sui tempi? "Qualche cosa - ha risposto -, ma cose molto generiche, su cui adesso certo attendo notizie più precise".

L'attesa delle telefonate

Elisabetta Vernoni ha confermato che dopo la telefonata di ieri non ce ne sono state altre. "Le telefonate - ha spiegato - non sono frequenti. E' stata la seconda dopo la prima in cui mi ha detto che era stata arrestata, poi c'è stato l'incontro con l'ambasciatrice, ieri è stato proprio un regalo inaspettato. Arrivano così inaspettate" le telefonate "quando vogliono loro. Quindi io sono lì solo ad aspettare".

Nella telefonata di ieri "avrei preferito notizie più rassicuranti da parte sua e invece le domande che ho fatto... gliel'ho chiesto io, non me lo stava dicendo, le ho chiesto se ha un cuscino pulito su cui appoggiare la testa e mi ha detto 'mamma, non ho un cuscino, né un materasso'".

Il caso Cecilia Sala

Sala è accusata di aver violato "le leggi della Repubblica islamica dell'Iran". Entrata in Iran con visto giornalistico il 14 dicembre, la giornalista si trova in isolamento nel carcere di Evin da 15 giorni. Questo pomeriggio si è tenuto un vertice di circa un'ora a Palazzo Chigi sul caso. Al tavolo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano e l'intelligence italiana. La mamma di Cecilia Sala, Elisabetta Vernoni, è intanto a Palazzo Chigi per incontrare la premier Meloni.

Nel corso del pomeriggio, Giorgia Meloni ha parlato con entrambi i genitori di Cecilia Sala: oltre all'incontro a Palazzo Chigi con la madre, Elisabetta Vernoni, la premier ha avuto anche un colloquio telefonico con il padre Renato Sala.

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Esteri

Ucraina, amb.polacco a Roma: “Per pace duro lavoro di...

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"Credo fermamente che la nuova amministrazione del presidente Trump manterrà il suo coinvolgimento nella sicurezza globale e quindi anche in quella europea"

Ucraina, amb.polacco a Roma:

Per raggiungere "una pace giusta" in Ucraina serve "il duro lavoro di tutti", la Polonia, da ieri alla guida della Ue, lavorerà perché i 27 continuino a sostenere Kiev, consapevole che la presidenza di turno del Consiglio dell'Unione Europea "non ha una bacchetta magica". Lo dice in un'intervista all'Adnkronos l'ambasciatore Ryszard Schnepf, capo della missione diplomatica polacca a Roma.

"Mi auguro vivamente che si possa arrivare a un accordo per una pace giusta. La presidenza polacca si adopererà per un permanente e instancabile sostegno politico, militare e finanziario dell'Ue all'Ucraina e alla sua ricostruzione e aumenterà la pressione sulla Russia e sui suoi delegati affinché pongano fine all'aggressione in corso il prima possibile - afferma l'ambasciatore - Ma è anche vero che una presidenza del Consiglio dell'Ue non ha una bacchetta magica. Ci sarà bisogno di duro lavoro da parte di tutti".

Schnepf, che è stato anche ambasciatore a Washington ed ha una formazione di storico, commenta poi le parole del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, secondo cui l’Europa da sola non può aiutare l’Ucraina, ma servono anche gli Stati Uniti. "Le possibilità dell’Unione Europea sono più grandi di quanto pensiamo, ma per affrontare le sfide globali, e il conflitto in corso ne fa parte, è necessaria la collaborazione transatlantica - sostiene l'ambasciatore - Credo fermamente che la nuova amministrazione del presidente Trump manterrà il suo coinvolgimento nella sicurezza globale e quindi anche in quella europea".

Infine, il diplomatico parla dell'ipotesi di una forza di peacekeeping da dispiegare eventualmente in Ucraina una volta che ci sarà un accordo: "Come ha detto ultimamente il nostro premier Donald Tusk, in quanto civiltà occidentale dobbiamo fare tutto per fare sì che l'Ucraina esca da questa guerra senza perdite, nel rispetto del territorio, dei confini e della sicurezza per il futuro. L'obiettivo da raggiungere è quello di una pace giusta, duratura, complessiva". "E non sono solamente slogan - scandisce Schnepf - Ne va della nostra sicurezza, cioè della sicurezza europea. E’ fondamentale che il futuro accordo sia sostenibile e che sia controllabile. La presidenza polacca lavorerà sulle possibili soluzioni assieme ai partner europei, ma anche con altri paesi a cui sta a cuore il futuro dell’Ucraina e la stabilità del mondo".

GAS: "Siamo sicuri e tranquilli. L’Europa non è più dipendente dal gas russo" e Mosca non può più ricattare i Paesi europei, assicura poi Schnepf, nel secondo giorno di stop alle forniture di gas russo all'Europa via Ucraina: "Dopo lo scoppio della guerra su vasta scala della Russia contro l'Ucraina, l'Unione Europea si è adoperata per ridurre la dipendenza dai vettori energetici russi cercando fonti alternative. È un dato di fatto". "La Russia - sottolinea l'ambasciatore - ha speso miliardi per la costruzione del gasdotto Nord Stream al fine di aggirare l'Ucraina e ricattare l'Europa orientale con la minaccia di tagliare le forniture di gas. E adesso è l'Ucraina ad aver fermato la capacità della Russia di esportare direttamente il gas nell'Ue".

UE-USA: E' "un peccato" che tra Stati Uniti ed Unione Europea, dopo la vittoria di Donald Trump al voto per la Casa Bianca, si parli di dazi, risponde l'ambasciatore alla domanda se sia preoccupato per le misure commerciali che la nuova amministrazione ha minacciato di prendere contro i prodotti europei. "Fino a non molto tempo fa si discuteva della creazione di un’area di libero scambio transatlantico. Credo che sia un peccato che oggi si discuta, invece, di nuovi dazi - dice il diplomatico - Siamo assolutamente per la coesione del mondo transatlantico. Sono convinto che l’Unione Europea risponderà in modo positivo alle aspettative degli Stati Uniti e prenderà decisioni che faciliteranno le relazioni commerciali tra di noi".

UE: E' la sicurezza una delle priorità della presidenza polacca dell'Unione Europea. "La Polonia ha presentato un ambizioso piano di presidenza del Consiglio dell'Unione Europea. E il nostro motto “Sicurezza, Europa!” riflette le sfide che il nostro continente deve affrontare. In questo contesto mi lasci sottolineare che la sicurezza è uno dei valori più apprezzati, sia dagli individui che dalle nazioni", sostiene Schnepf. Quello della sicurezza, sottolinea, "è un bisogno direi primordiale, esistenziale degli esseri umani, dei gruppi sociali e, infine, degli Stati. La sicurezza è una condizione sine qua non per le nostre democrazie. Poniamoci una domanda: possiamo vivere bene senza sentirci al sicuro? Esiste la libertà senza il senso di sicurezza? Possiamo immaginarci lo sviluppo economico si possa verificare se si mantiene nella società uno stato di paura?".

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