Per i 30 anni del pesto Barilla inaugurato un maxi murale artistico di oltre 800mq
Presso lo stabilimento di Rubbiano Sughi (Parma)
Il Gruppo Barilla festeggia i 30 anni di pesto Barilla, dal 1994 prodotto a marchio Barilla. Qui, tra i campi di basilico, svetta lo stabilimento dedicato alla produzione di sughi e pesti, il più grande e sostenibile d’Europa. Ed è qui che vengono trasformate ogni anno oltre 55mila tonnellate di pomodoro e basilico e realizzate 84.000 tonnellate di prodotto.
Per omaggiare il prodotto iconico della tradizione italiana, l’azienda di Parma ha dato vita a un innovativo murale artistico grande oltre 800mq, colorando la facciata dello stabilimento dei toni vivaci del basilico per risvegliare palato e immaginazione. Presso lo stabilimento di Rubbiano Sughi (Parma), quantità fa rima con qualità, portando sulle tavole degli italiani prodotti che raccontano la grande cucina di casa e valorizzando le materie prime nel prodotto finito: in questo luogo, in piena Food Valley, prendono forma 42 ricette diverse - realizzate con 131 ingredienti selezionati - che uniscono la tradizione del pomodoro e del basilico di origine italiana, la profonda esperienza degli agricoltori del territorio e l’alta specializzazione e competenza nelle tecnologie di trasformazione.
Una realtà all’avanguardia nata nel 2012 e nella quale sono stati investiti oltre 150milioni di euro negli ultimi dieci anni per la creazione di nuove linee produttive, nuovi prodotti, ma anche per promuovere innovazione, qualità, sostenibilità e digitalizzazione. Cresciuta nel tempo, oggi dà lavoro a oltre 400 persone di cui il 51% sono donne e negli ultimi 4 anni ha assunto 110 persone a tempo indeterminato. Un polo d’eccellenza anche dal punto di vista dell’innovazione: investiti 28milioni di euro per il lancio nel 2024 della quinta linea di produzione, lunga 138 metri e in grado di produrre fino a 18mila tonnellate di sughi all’anno. Inoltre, standard elevati di qualità, tecnologia 4.0, sicurezza alimentare, sostenibilità, forte spinta all’internazionalizzazione e valorizzazione delle persone sono il cuore pulsante che spinge Rubbiano Sughi verso il futuro.
A confermarlo Giancarlo Minervini, dal 2021 direttore di stabilimento, richiamando una famosa frase di Pietro Barilla “Rubbiano sughi nasce dall’idea di futuro. Basti pensare che, quando lo stabilimento fu progettato, il tetto fu già pensato per una futura installazione del fotovoltaico. Opportunità, quest’ultima, colta nel 2023. Questo perché per noi la sostenibilità è un valore in cui credere a 360 gradi grazie a un impegno costante nella riduzione dell’impatto ambientale e nell’utilizzo delle risorse: in dieci anni abbiamo abbattuto le emissioni di CO2 del 28%. E non solo, la nostra sfida è di trasferire gli aspetti più artigianali della preparazione di sughi e pesti su scala industriale, senza mai rinunciare alla bontà e all’alta qualità dei prodotti, per permettere a tutti di ritrovare nel piatto il sapore unico di casa”.
Un mercato in crescita, quello dei pesti, con Barilla in posizione di leadership: nei primi 6 mesi del 2023 il settore ha segnato +20% rispetto al 2022 e +6% nei volumi. In questo contesto Barilla si conferma leader mondiale della categoria Pesto con il 37,8% di quota a valore globale, continuando a crescere nei suoi mercati principali: Italia, Germania, Francia. In Italia, Barilla ha segnato, in particolare, un +31% nelle vendite a valore, aumentando la quota di mercato a valore (+2,6%). Trend positivo registrato anche in Francia, dove l’azienda di Parma è leader di categoria e traina la crescita del mercato. Qui, nel 2023, ha raggiunto il +25% di vendite a valore e una quota di mercato a valore del +0,8% rispetto al primo semestre 2022. Quadro in ripresa anche in Germania dove, dopo una prima fase in discesa nei primi mesi del 2023, si è avuta un’inversione di tendenza con un aumento segnato a giugno 2023 del +31% nelle vendite a valore e di +1,7% come quota di mercato a valore.
“Oggi si celebra una bellissima tappa di un lungo viaggio, iniziato 30 anni fa, accelerato a partire dal 2012 con la nascita di questo stabilimento che segna un grande risultato nelle vendite quintuplicate dal 2011 al 2024. I fattori che stanno dietro questi risultati sono: Il coraggio imprenditoriale, di creare qualcosa che prima non esisteva. Una ricetta di Pesto unica e inimitabile, una filiera 100% italiana del basilico e da agricoltura sostenibile. Qualità e forte rete di fornitori e clienti”, aggiunge Matteo Gori, Presidente della categoria sughi Barilla.
A giugno, camminando per lo stabilimento Sughi Barilla a Rubbiano, si respira il profumo della tradizione italiana e in particolare del basilico fresco. Un ingrediente che Barilla sceglie di celebrare con una maxi-opera artistica in chiave urbana, creata dall'illustratrice, regista e animatrice Marianna Tomaselli e realizzata sulla facciata del proprio stabilimento. Con una superficie di oltre 800mq, in cui i toni vivaci del verde si mescolano ai colori Barilla per risvegliare palato e immaginazione, il murale è l’omaggio a un prodotto iconico italiano. Presso lo stabilimento di Rubbiano, infatti, le materie prime vengono lavorate appena raccolte per preservarne dolcezza e sapore intenso.
Il pomodoro e il basilico utilizzati da Barilla si contraddistinguono per l’origine italiana, la profonda integrazione con gli agricoltori del territorio (sono 37 i fornitori che collaborano con Barilla nella filiera del basilico) e l’alta specializzazione e competenza nelle tecnologie di trasformazione dello Stabilimento di Rubbiano, dove questi ingredienti vengono lavorati replicando su larga scala i principi di una grande cucina di casa. Non solo quella di Barilla è una cucina sostenibile: per il basilico è nata la Carta del Basilico, un disciplinare per la coltivazione sostenibile, mentre per i pomodori Barilla si impegna ad acquistare esclusivamente quelli con certificazione di buone praticole agricole e il 100% delle confezioni di sughi e pesti è progettato per il riciclo.
Il basilico, in particolare, viene generalmente tagliato al mattino per mantenerne intatte le caratteristiche organolettiche (quando è alto circa 30cm perché così si può cogliere la parte più ricca di aroma) e, una volta portato nello stabilimento, subisce più di 100 controlli al giorno, venendo lavorato a freddo per mantenerne intatta tutta la freschezza e il profumo. Come da tradizione, i sughi vengono portati a una temperatura compresa tra i 92 e i 95 gradi e versati nei vasetti, che prima di esser riempiti sono sottoposti a trattamento termico. In questo modo si garantisce un prodotto 100% sicuro, pronto a entrare nelle nostre dispense.
Si chiamava 'moretum' il primo pesto della storia, un insieme di erbe aromatiche, aglio, pecorino fresco e stagionato e olio pestato nel mortaio, che veniva però spalmato sul pane. Solo dal Cinquecento si cominciano a trovare tracce in ricettari e trattati di salse assimilabili alla ricetta contemporanea e fra la metà del Cinquecento e la fine del Settecento sono numerosi gli autori che parlano di una “salsa di basilico e agli”, utilizzata anche come accompagnamento per carne, pesce e verdure o per insaporire le zuppe.
Eppure, la ricetta arrivata sino ai giorni nostri viene codificata a metà Ottocento, comparendo per la prima volta nel 1851 con il nome di 'pestu' nel dizionario Genovese-Italiano di Giovanni Casaccia e nel 1865 nel ricettario 'La vera cucineria genovese' di Emanuele Rossi, che lo propone abbinato a 'taglierini e gnocchi'. Nel Novecento, la diffusione del pesto si lega allo sviluppo della nostra industria alimentare, la cui storia è custodita anche nell’Archivio Storico Barilla che raccoglie testimonianze, strategie e prodotti del marchio.
A partire dal secondo dopoguerra, infatti, iniziarono a cambiare le abitudini di consumo di molti italiani: gli stili di vita più frenetici favorirono la diffusione di piatti veloci da preparare, senza però rinunciare al gusto delle ricette tradizionali. Per andare incontro a queste esigenze, l’industria alimentare iniziò a produrre e commercializzare a livello nazionale sughi pronti. Così Barilla, che già produceva pasta, iniziò a realizzarli nel 1969, ma è nel 1994 che iniziò la produzione del Pesto Barilla alla Genovese, per far fronte alla crescita e all’internazionalizzazione della domanda. Oggi il Pesto Barilla alla Genovese è prodotto solo con basilico italiano da agricoltura sostenibile e Parmigiano Reggiano Dop.
Il segmento dei sughi rappresenta tra il 4% e il 5% dei volumi di produzione del gruppo Barilla e, dalla fine degli anni '60, ha conosciuto una crescita progressiva e strutturale. Infatti, in soli 11 anni, ha più che raddoppiato la produzione da poco più di 36mila tonnellate di prodotto annuo a 84milla tonnellate nel 2024. Ma la novità principale in termini di innovazione e produzione è il completamento della quinta linea produttiva lunga ben 138 metri, in grado di produrre fino a 18mila tonnellate di sughi all’anno, nata dall’investimento di 28milioni di euro che fanno parte dei complessivi 152 milioni spesi in 12 anni.
La tecnologia 4.0 è di casa presso lo stabilimento di Rubbiano, un impianto produttivo complesso all’interno del quale vengono gestiti oltre 109 item-code necessari per la tracciabilità dei prodotti e dove una ricetta in produzione richiede la presenza di un team di lavoro di 23 persone per ogni turno. Non solo: grazie alla recente partnership con xFarm Technologies e Connecting Food, ha annunciato la completa digitalizzazione della filiera del basilico fresco Barilla utilizzato per il pesto alla genovese, per una totale tracciabilità ed efficienza. Il basilico (fresco e semilavorato) per il pesto alla Genovese è il primo al mondo a essere tracciato tramite tecnologia blockchain, con l’obiettivo finale di mettere a disposizione del consumatore una vera carta d’identità del basilico.
Attraverso la scannerizzazione di un QR Code, presente sulla confezione di Pesto Barilla alla Genovese (e della sua variante senz’aglio), sarà possibile infatti conoscere il luogo di coltivazione del basilico e tutte le informazioni testuali e fotografiche relative all’azienda produttrice. Inoltre, la trasparenza di Pesto Barilla raggiunge i consumatori anche fuori dai confini italiani. A partire dalla seconda metà del 2024 (luglio in poi), il QR code verrà applicato sui vasetti di Pesto alla Genovese e alla sua variante senz’aglio distribuiti non solo in Italia, ma anche in altri 14 mercati Europei. Grazie alla tecnologia blockchain verrà garantita l’autenticità di ogni informazione, dando così la possibilità al consumatore di aver certezza della qualità e della provenienza del basilico Barilla.
Sono 400 le persone impiegate presso lo Stabilimento: qui l’impegno per promuovere le Persone e l’equilibrio di genere è continuo ed è un valore da sostenere. Nel solo triennio 2020-2023 sono state inoltre ben 110 le persone confermate a tempo indeterminato: professionalità variegate, che spaziano dagli operatori per i reparti produttivi, ai tecnici per i laboratori, ma anche a tecnici elettrici e meccanici qualificati e giovani laureati per le funzioni di staff dello stabilimento. Questo perché l’automazione e la digitalizzazione dello stabilimento si intrecciano con l’unicità dell’apporto umano e con la manualità delle cucine di preparazione dei sughi.
La sostenibilità è un pilastro della strategia di crescita dello Stabilimento di Rubbiano, che parte dal percorso di riduzione delle emissioni di anidride carbonica (-28% di CO2 in 10 anni) per arrivare al riciclo del 93% di tutti i rifiuti prodotti che vanno ad alimentare la produzione di biogas o di concimi. Anche il vetro, i metalli, la carta, il cartone e infine la plastica, dopo un processo di rigenerazione, vengono riutilizzati nella filiera. Un’attenzione profonda all’ambiente che si conferma con l’inaugurazione nel 2024 del nuovo impianto fotovoltaico, per un investimento di 1.5milioni di euro.
Con una superficie totale di circa 10mila metri quadrati e una potenza di 1,5MWp, è entrato in funzione nel mese di febbraio 2024 e garantisce circa il 10% del fabbisogno energetico del plant per un risparmio di emissioni in atmosfera di quasi 800 tonnellate di anidride carbonica. Una quantità equivalente a quella assorbita in un anno da più di 8000 alberi di acero campestre.
Sostenibilità
Sostenibilità, osservatorio Nespresso su Economia...
Oggi più che mai, la sostenibilità ha un valore centrale per gli italiani, ma la richiesta di azioni concrete e trasparenti da parte di istituzioni e aziende cresce di pari passo con una disillusione verso iniziative percepite come puramente simboliche. Se per quasi 9 italiani su 10 la sostenibilità non riguarda più solo l'ambiente, ma anche l'economia e i diritti, e per il 79% degli italiani c’è una connessione diretta tra tutela dell’ecosistema e la qualità della vita delle persone, la crisi di fiducia è sempre più evidente: il 61% della popolazione si sta rassegnando infatti all'idea che la lotta al cambiamento climatico sarà persa, e cresce la consapevolezza che il singolo, da solo, può non bastare.
In questo contesto, Nespresso Italiana presenta il primo “Osservatorio Partecipativo su Economia Circolare, Impatto sulle Comunità locali e territori. Le opinioni italiane, i bisogni e le prospettive future” realizzato in collaborazione con l’Istituto di ricerca SWG. Ispirato dal programma “Nespresso per l’Italia” e dall’esperienza consolidata nelle pratiche di riciclo e circolarità, il progetto nasce per raccogliere e analizzare i bisogni delle comunità italiane, dando voce alle opinioni e alle aspettative delle persone con l’obiettivo di rendere tutti e tutte partecipi delle scelte concrete di sostenibilità dei prossimi anni.
Nonostante si parli sempre di più di sostenibilità, per molti italiani questo concetto appare ancora complesso e astratto; sebbene infatti l’89% dei rispondenti abbia sentito parlare di sostenibilità, solo il 47% ne comprende appieno il significato. Nonostante ciò, emergono invece necessità forti di maggiori chiarezza e concretezza su cosa significhi agire in modo sostenibile. Grande in questo senso è l’impegno richiesto alle aziende: il 62% ritiene infatti fondamentale che le aziende superino le mere dichiarazioni e intraprendano azioni capaci di generare impatti concreti per migliorare la qualità della vita nei territori dove operano, un impegno che per 8 consumatori su 10 diventa anche driver per le decisioni di acquisto.
E se l’impegno delle aziende per ridurre il proprio impatto ambientale rappresenta ancora l’elemento più sentito dagli italiani, l’etica e la valorizzazione delle comunità sono aspetti nel complesso sempre più imprescindibili per 1 italiano su 2 con i giovani che attribuiscono sempre più peso all’attenzione per la diversità e l’inclusione. Nell’alveo della sostenibilità e nella sua declinazione come tutela dell’ambiente, l’economia circolare può aver un ruolo chiave per perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Nonostante 1 rispondente su 5 non sappia cosa sia e solo il 31% dichiara di averne un’idea chiara, l’economia circolare potrebbe dare un contributo potenzialmente determinante per la tutela dell’ambiente, ma la maggioranza dubita del fatto che le pratiche di circular economy si diffonderanno abbastanza per risultare efficaci, con un maggiore scetticismo proprio tra le generazioni più giovani.
Le priorità d’azione per creare valore a beneficio delle comunità, identificate dagli intervistati, riguardano ancora una volta la protezione attiva dell’ambiente, con attività che riqualifichino e preservino il territorio, ma anche l’impegno in progetti di educazione e sensibilizzazione per i più giovani, il finanziamento della ricerca e il sostegno alle associazioni locali che operano in ambito sociale e di solidarietà. Tra questi, emergono progetti a supporto delle categorie più fragili, segno di una crescente consapevolezza: la sostenibilità ambientale e quella sociale sono due dimensioni sempre più connesse e interdipendenti, impossibili ormai da considerare separatamente. Tutti elementi che rispondono all’urgenza di azioni concrete, capaci di generare un impatto positivo per le persone e l’ecosistema.
Tra i settori produttivi, l’agroalimentare è quello a cui gli italiani chiedono un maggiore impegno e l’industria del caffè riveste un ruolo di rilievo per quasi il 60%, fondamentale per il 30% degli intervistati, compreso chi consuma caffè con meno frequenza. Rispetto al contributo atteso, grande attenzione ai progetti pro-riciclo e riuso e packaging sostenibili. Ma lo sviluppo di un'economia circolare dipende non solo dalle iniziative aziendali, ma anche dalle scelte e dai comportamenti quotidiani degli individui. Il 68% crede nel contributo delle scelte quotidiane individuali, con i ragazzi della GenZ ancora una volta meno fiduciosi rispetto alla media e 7 italiani su 10 disposti ad approfondire e rivedere alcune cattive abitudini per mitigare il proprio impatto ambientale. Nell'ambito delle iniziative di economia circolare, quelle che si basano sulla reciprocità, ovvero il principio secondo il quale un'azienda investe in iniziative sociali ed ambientali anche grazie al comportamento virtuoso dei clienti, per 1 italiano su 3 sono pratiche che possono contribuire alla responsabilizzazione delle persone e alla diffusione di una cultura collettiva della sostenibilità.
Partendo da queste evidenze, Nespresso si propone di estendere e consolidare il proprio impegno sul territorio attuando azioni concrete che possano rispondere alle esigenze e alle prospettive emerse all’interno del programma continuativo “Nespresso per l’Italia”. Una continuità che parte da progetti di economia circolare come “Da Chicco a Chicco”, che ha permesso in oltre tredici anni di recuperare più di 11.000 tonnellate di capsule esauste, rimettendo in circolo alluminio e caffè, e donando oltre 6 milioni di piatti di riso al Banco Alimentare, e “Le città che Respirano”, con oltre 70.000 mq di territorio italiano rigenerato in 7 regioni italiane.
“Da sempre, intendiamo la sostenibilità come cura al centro di ogni nostra scelta, cura che vogliamo generi valore condiviso e impatti positivi per le persone e il territorio” spiega Thomas Reuter, Direttore Generale di Nespresso Italiana. “Sappiamo che non possiamo farlo da soli e per questo lavoriamo per creare reciprocità e legami con organizzazioni italiane e non solo. Oggi con l’Osservatorio, annunciamo un cambio di passo: ascoltare ancora di più le voci italiane, anche delle generazioni più giovani, per capire come possiamo migliorare, non solo come azienda, ma come partner delle comunità in cui operiamo, con uno sguardo rivolto al futuro per creare un percorso condiviso per l’Italia e con l’Italia”
"Questo progetto nasce dalla volontà di ascoltare e costruire un dialogo continuo con l’Italia” – racconta Silvia Totaro, Responsabile Sostenibilità di Nespresso in Italia. “Vogliamo intercettare le esigenze, i bisogni e le aspettative delle persone, anche lì dove le comunità locali ritengono sia più stringente, con un focus particolare sui valori che perseguiamo: circolarità, comunità e cura per l’ambiente, facendo evolvere i nostri progetti già attivi e creandone di nuovi.”
L’economia circolare resterà uno degli assi portanti di questo percorso: un modello su cui Nespresso ha sempre puntato e continuerà a investire per promuovere un consumo responsabile. Allo stesso modo, l’impegno verso le comunità locali rimane prioritario. La collaborazione è la chiave per generare impatti duraturi e positivi, e il dialogo costante nato dall’Osservatorio orienterà i progetti futuri. Un approccio, quello di Nespresso, che non punta dunque solo ad implementare nuove attività, ma si pone come obiettivo quello di educare, sensibilizzare e coinvolgere un numero crescente di persone verso comportamenti che promuovano la cura e la reciprocità delle azioni.
Sostenibilità
Gruppo Luci a Ecomondo, soluzioni per affrontare sfide...
"Crediamo che la collaborazione e la condivisione di conoscenze siano fondamentali per guidare la transizione ecologica"
Anche quest’anno, Gruppo Luci rinnova la sua partecipazione a Ecomondo, la fiera di riferimento in Europa per l'innovazione tecnologica e industriale nell'ambito dell'economia circolare e della transizione ecologica, alla quale le aziende del gruppo (Gesteco, Labiotest, Lod, Ecofarm e Metaplas) hanno portato soluzioni per affrontare le sfide ambientali. "La nostra presenza unitaria alla fiera evidenzia l'approccio integrato del gruppo Luci nell'affrontare le sfide ambientali. Crediamo che la collaborazione e la condivisione di conoscenze siano fondamentali per guidare la transizione ecologica", afferma Adriano Luci, presidente di gruppo Luci.
Ogni azienda del gruppo contribuisce con le proprie competenze specifiche, adattandosi alle necessità di ciascun progetto. Questo metodo consente di creare soluzioni personalizzate, ottimizzando gli investimenti aziendali per ottenere risultati concreti e sostenibili nel lungo periodo. Gesteco presenta in fiera i suoi servizi dedicati alla sostenibilità e alla riduzione dell’impatto ambientale. Con oltre 35 anni di esperienza e una struttura flessibile, l'azienda opera efficacemente nei macrosettori di ambiente, edilizia e sostenibilità, offrendo un supporto completo ai clienti lungo tutto il processo aziendale: dall'analisi del contesto ambientale alla ricerca e implementazione della soluzione più adeguata, con l’obiettivo di migliorare la loro performance ambientale.
Labiotest introduce le sue tecnologie avanzate per l'abbattimento di odori, polveri e contaminanti chimici. L’azienda ha ottenuto risultati significativi grazie alla capacità di adattare le proprie soluzioni per il controllo delle emissioni a diversi settori e contesti, rispondendo così alle esigenze specifiche. La tecnologia Labiotest è applicata anche a livello internazionale grazie alla sua vasta rete di distributori.
Lod – Laboratorio di Olfattometria Dinamica, presenta le sue soluzioni per l’analisi degli odori, come l’olfattometria dinamica e modelli di dispersione per la gestione dell’impatto olfattivo, insieme a servizi di consulenza ambientale e formazione, supportando le aziende nel controllo delle emissioni olfattive e facilitando la conformità normativa e contribuendo a risolvere il problema delle emissioni odorigene. Ecofarm focalizza l'attenzione sulla gestione dei rifiuti sanitari in un'ottica di circolarità. L'azienda fornisce servizi completi di raccolta, trasporto e smaltimento di rifiuti sanitari e pericolosi e grazie al suo impianto di sterilizzazione, converte i rifiuti a rischio infettivo in rifiuti non pericolosi.
Metaplas Srl è specializzata nella raccolta e stoccaggio di materiali provenienti dai settori agricolo, industriale e pubblico. A Ecomondo propone soluzioni per il recupero e il riutilizzo dei materiali. Con una capacità autorizzata di 2.980 tonnellate di rifiuti gestiti, Metaplas promuove attivamente i principi dell'economia circolare, convertendo gli scarti in materiali nuovamente utilizzabili. Lo stand del gruppo Luci ospita inoltre Spei Srl, azienda partner di Metaplas, attiva da anni nella ricerca e sperimentazione per la valorizzazione energetica dei fanghi civili e agroalimentari.
Lod Srl, in qualità di socio del Consorzio Italiano Biogas, partecipa a Ecomondo 2024 con un intervento sull'importanza dell'odorizzazione del biometano. Con l’obiettivo di migliorare la resa e la qualità dell’odorizzazione del biometano, Lod si impegna in un’analisi precisa dei processi e della composizione del biogas, garantendo sia la sicurezza operativa che la conformità con le normative di settore.
Sostenibilità
Gruppo Gesenu a Ecomondo, ambiente ed economia circolare...
Tre giornate con un programma a tema
Incontri e approfondimenti sui temi della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare con ospiti, stakeholder e partner dell’azienda a confronto sui temi rifiuti, igiene ambientale e territorialità. Il gruppo Gesenu ha partecipato a Ecomondo 2024, con un programma a tema.
Tra gli appuntamenti organizzati, il talk durante il quale - nella prima giornata della fiera - il gruppo ha ribadito il proprio impegno, illustrato anche nel bilancio di sostenibilità, documento che rendiconta gli impatti non finanziari, quali quelli ambientali e sociali, riferibili al territorio ed agli stakeholder dell’impresa; il focus dedicato alla certificazione sulla parità di genere ai sensi della norma Uni; l’incontro 'Il sistema impiantistico di Gesenu: tra realtà e nuovi sviluppi' che ha presentato gli ultimi interventi eseguiti sui principali asset impiantistici di Gesenu.
Tra questi quelli eseguiti all’interno del polo impiantistico di Ponte Rio che, con le sue 9 aree funzionali, tratta ogni anno circa 130.000 tonnellate di rifiuto, e all’interno del polo impiantistico di Pietramelina con il nuovo impianto di biostabilizzazione della frazione organica da selezione meccanica e la discarica in fase di chiusura definitiva.
Nella seconda giornata a Ecomondo, il gruppo Gesenu ha presentato i risultati dell’indagine di customer satisfaction 2024, condotta nei 24 comuni in cui operano i quattro gestori (Gesenu, Ece, Sia e Tsa) nell’ambito della concessione Gest per un totale di 362.953 abitanti serviti. Nell’ambito della ricerca sono stati analizzati i principali aspetti relativi al servizio di raccolta porta a porta, servizio di spazzamento e lavaggio, centri di raccolta e di relazione con il gestore. Il sondaggio, che ha permesso di valutare la percezione degli utenti rispetto ai servizi erogati sul territorio, ha evidenziato ottimi valori di soddisfazione complessiva, sia rispetto agli standard di riferimento nazionali che rispetto alle altre regioni del centro Italia.
Nell’incontro dal titolo 'Gestione impianti di biostabilizzazione del sottovaglio da trattamento meccanico di rifiuti urbani' a cura di Secit Impianti si è parlato dell’importanza della stesura di un corretto piano di campionamento, ai fini dell’ottenimento delle informazioni ritenute necessarie per impostare i parametri operativi fondamentali per l’ottimizzazione del processo di biostabilizzazione.
Nella terza giornata a Ecomondo il gruppo Gesenu ha approfondito le tematiche relative all’importanza delle bioplastiche e del loro corretto smaltimento con il coinvolgimento del consorzio Biorepack. Al centro del dibattito gli esiti della campagna 'Usa, Ricicla, Bioplastica' nata dalla volontà delle aziende Sia, Tsa e Gesenu di migliorare e aumentare la raccolta differenziata dell’organico e sensibilizzare i cittadini sull’importanza che la corretta differenziazione della bioplastica apporta all’ambiente. Grazie all’utilizzo di questo materiale, infatti, è possibile aumentare la qualità della raccolta differenziata dell’organico, eliminando l’utilizzo di imballaggi in plastica da questa frazione merceologica e contribuire così alla produzione industriale del compost. Durante l’incontro con il Consorzio sono stati discussi i soddisfacenti esiti della campagna che ha raggiunto circa 160mila cittadini.