Presentata I edizione progetto ‘Lupa Marina’, 3mila classi e 70mila bambini coinvolti
Campagna educativa realizzata da Giunti Scuola e Marina Militare, con partecipazione Confitarma e alcune imprese armatoriali, per avvicinare i giovani al tema della marittimità
Presentati questa mattina a Roma i risultati della prima edizione del progetto “Sulle onde con Lupa Marina”, la campagna educativa realizzata da Giunti Scuola e Marina Militare, con la partecipazione di Confitarma e di alcune imprese armatoriali, rivolta alle classi III, IV e V delle scuole primarie del territorio nazionale, con l’obiettivo di avvicinare le bambine e i bambini al tema della marittimità, attraverso curiosità, racconti e leggende sul nostro Paese, intraprendendo un viaggio ideale lungo le sue coste. Una mascotte ideata per l’occasione, Lupa Marina, ha accompagnato nel corso dell’anno scolastico 2023/2024, le bambine e i bambini alla scoperta dei segreti e delle opportunità del mare.
I docenti hanno potuto richiedere e ricevere un kit didattico, ideato da un team di creativi e dall’autore del progetto Beniamino Sidoti, composto da un grande poster illustrato con la mappa dell’Italia e 3 itinerari e 25 cartoline con un gioco per i bambini e un messaggio per le famiglie. Un sito - www.lupamarina.it – ha implementato l’offerta formativa con una guida scaricabile online ricca di proposte di attività da fare in classe, oltre che con approfondimenti sugli itinerari presentati nel poster e giochi interattivi. La I edizione del progetto per l’A.S. 2023/2024, ha ottenuto risultati importanti.
Sono 3.000 le classi coinvolte attivamente, distribuite su tutte le 20 regioni e in oltre 100 province e circa 70.000 bambine e bambini e le loro famiglie che hanno ricevuto i materiali a loro dedicati. Sul podio delle regioni in questa speciale classifica svetta la Lombardia con 457 kit richiesti, seguono l’Emilia Romagna con 246 e il Piemonte con 244. Coinvolta anche la Repubblica di San Marino con 35 kit distribuiti. Tra le province, il primato è appannaggio di Roma con 190 kit richiesti, a seguire Milano con 148 e Torino con 120.
Inoltre, 300 kit sono stati distribuiti agli insegnanti interessati durante la Fiera Didacta, l’appuntamento fieristico più importante sul tema dell’innovazione del mondo della scuola, che si è svolta a Firenze dal 20 al 22 marzo 2024. Visto il successo riscontrato, è stata confermata la seconda edizione del progetto Lupa Marina per l’anno scolastico 2024/2025 con un’adesione ancora più ampia da parte delle aziende armatoriali di Confitarma. “Come Confitarma crediamo da sempre nella diffusione della cultura del mare fin dai più piccoli – la sottolineato il presidente di Confitarma Mario Zanetti – Con il progetto Lupa Marina abbiamo voluto portare il mare già nelle scuole elementari. C’è un grande interesse dei bambini verso questo mondo ed è da lì che dobbiamo partire per riavvicinare i giovani alle opportunità che il mare offre. Un passo decisivo per proseguire nel percorso di ri-marittimizzazione del nostro Paese”.
“Con il progetto Lupa Marina” – ha dichiarato il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare ammiraglio di squadra Enrico Credendino – abbiamo trasformato in un gioco il percorso di conoscenza dei concetti base della marittimità, per diffonderne la conoscenza nelle giovani generazioni, sin da piccoli per insegnare a vedere le navi che sono oltre l’orizzonte. Questo consentirà loro di crescere con la consapevolezza delle opportunità che il mare e la sua economia possono offrire a un Paese a forte vocazione marittima come il nostro”.
“Giunti Scuola da sempre in prima fila sul fronte dell’innovazione nell’editoria scolastica e della divulgazione – ha evidenziato l’amministratore delegato di Giunti Scuola Andrea Chiaramonti – conferma l’obiettivo di un impegno congiunto per accompagnare i bambini alla scoperta dei segreti del nostro mare grazie agli strumenti interattivi e giocosi offerti dalla campagna crossmediale: materiali da utilizzare in classe e un sito con approfondimenti, giochi e video. Le adesioni da oltre 100 province, incluse quelle lontane dalle coste, ci confermano che il tema della marittimità consente di spaziare tra tutte le discipline scolastiche e di coinvolgere i piccoli toccando ambiti di grande fascino, ovvero gli animali, gli ambienti, i mestieri, lo sport e molto altro”.
Presente alla presentazione anche il coordinatore della Struttura di Missione per le Politiche del mare, ammiraglio Pierpaolo Ribuffo: “Questo progetto, nelle sue tre direttrici, racchiude perfettamente lo spirito del Piano del Mare: il mare come porta aperta verso il mondo, quindi scambio non solo commerciale ma anche culturale; un mondo di mestieri che meritano di essere tutelati e riscoperti. E poi l’ambiente da proteggere e, per poterlo fare, da conoscere. Uno degli aspetti più felici di quest’intuizione è il fatto di portare il mare nell’entroterra. Spesso la nostra consapevolezza marittima tende a sfumare man mano che ci allontaniamo dalla battigia e ci avviamo nell’entroterra. Lupa Marina è una iniziativa da sostenere convintamente, già dalla prossima edizione, perché rientra perfettamente nella visione di promozione della cultura marittima che ispira il Ministro per le politiche del mare”.
A completare la giornata, coordinata dal direttore generale di Confitarma Luca Sisto, gli interventi dei rappresentanti delle aziende sostenitrici del progetto: Tiziano Minuti per Caronte&Tourist, Ilaria Armani per d’Amico Società di Navigazione e Rossella Carrara per Saipem.
Lavoro
Assindatcolf, con credito imposta emersione nero di 460mila...
La nuova misura dovrebbe essere accompagnata dall’eliminazione dell’attuale deduzione contributiva per lavoro domestico pari ad un massimo di 1.549,37 euro l’anno e dal raddoppio degli oneri contributivi
Se le famiglie italiane potessero fruire di un credito d’imposta al 50% da applicare alla spesa sostenuta per colf, badanti e baby sitter avrebbero la possibilità di dimezzare i costi ed il tasso di irregolarità nel settore potrebbe passare dal 54% attuale, al 21%, con la conseguente emersione di circa 460mila lavoratori in nero. La misura, già sperimentata con successo in Francia, è stata analizzata dall’Ufficio Studi di Assindatcolf nel Rapporto 2024 'Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico', progetto editoriale in partnership con Censis, Effe, Centro Studi e Ricerche Idos e Fondazione studi consulenti del lavoro, presentato all’Auditorium dell’Ara Pacis.
Per comprendere le ricadute economiche della misura si è preso l’esempio più emblematico, quanto comune, la badante assunta per assistere una persona non autosufficiente a tempo pieno ed in regime di convivenza. Per questa figura una famiglia deve prevedere un budget annuale di 16.300 euro (tra retribuzione, ferie, tredicesima e Tfr), a cui si aggiungono 2.550 euro di contributi. Applicando un eventuale credito di imposta al 50% si avrebbe uno ‘sconto’ di ben 9.425 euro, sul totale di 18.850 euro.
Secondo le ipotesi formulate da Assindatcolf, la nuova misura dovrebbe essere accompagnata dall’eliminazione dell’attuale deduzione contributiva per lavoro domestico pari ad un massimo di 1.549,37 euro l’anno e dal raddoppio degli oneri contributivi. Il costo per lo Stato stimato sarebbe di 7,8 miliardi ma considerati i benefici diretti che deriverebbero dall’emersione di una quota significativa di occupati irregolari e da nuova domanda di mercato, il costo scenderebbe a 3,3 miliardi. Aggiungendo anche gli effetti indiretti che deriverebbero dai maggiori consumi che le famiglie potrebbero sostenere e dal gettito contributivo e fiscale derivante dalla potenziale nuova occupazione dei caregiver familiari in altri lavori, il costo netto della misura scenderebbe a 2,6 miliardi.
Nello studio non è considerato l’effetto derivante dalla riduzione del costo del sommerso, in un settore in cui il tasso di irregolarità attuale è stimabile al 55,3% (media tasso degli ultimi 5 anni 2017-2021). Con la nuova misura questo potrebbe scendere al 21%, facendo emergere circa 460mila lavoratori oggi irregolari su 765 mila stimati (in totale 1 milione e 384mila occupati, tra regolari e non). Infine i costi, oggi il sommerso pesa sulle casse dello Stato per circa 2,4 miliardi di euro l’anno, tra mancato gettito contributivo (1,5 mld) ed evasione Irpef (904 mln). Con l’introduzione del credito di imposta al 50% potrebbe arrivare a 959 milioni (361 mln di evasione Irpef e 598 mila di evasione contributiva).
“La storica battaglia di Assindatcolf - dichiara il presidente dell’Associazione Andrea Zini - è sempre stata quella di far ottenere alle famiglie la deduzione dell’intero costo sostenuto per il personale domestico. Tuttavia, nel corso di questi ultimi anni la situazione economica del Paese è andata peggiorando e questo ha reso sempre più inaccessibile il ricorso all’assistenza in casa, soprattutto per la non autosufficienza. Questo rende necessario un ripensamento del sistema fiscale, per risolvere non solo il problema dei costi ma anche quello del lavoro sommerso. Risultati che potrebbero essere raggiunti con l’introduzione del credito di imposta, uno strumento in grado di raggiungere una platea più ampia della deducibilità ed in modo più equo”.
Lavoro
Manovra, Ass. Commercialisti: “Verso rottamazione...
“A fine anno, con i regali di Natale, compare a sorpresa (ma non tanto) tra gli emendamenti al Dl 155/2024 Legge di Bilancio, la rottamazione quinquies. Le motivazioni della quinta pace fiscale possono essere sintetizzate nell’opportunità per il governo di incassare il delta del mancato incasso dalla 'quater' stimato in 100 milioni di euro, e per rispondere alle richieste di aiuto di un gran numero di contribuenti che pur aderendo alla rottamazione quater, non sono riusciti a pagare le rate. Ciò determinerebbe per tantissimi contribuenti il rischio di ricevere pignoramenti dello stipendio, conti correnti, case e automobili". Così, con Adnkronos/Labitalia, Mario Michelino, presidente Associazione Nazionale Dottori Commercialisti (Andoc) sull'emendamento della Lega alla manovra, che va ad aggiungersi al tentativo analogo di Forza Italia nel decreto Fiscale.
"Come funziona? Stando alle prime indiscrezioni, si tratterebbe -spiega Michelino- di una riapertura della quater che definiva i ruoli dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022 con la nuova possibilità di includere il periodo dal 1° luglio 2022 al 31 dicembre 2024. In tal modo sarebbero coperti esattamente quei debiti esclusi dalla precedente rottamazione. Le modalità sono quelle già note: il pagamento del debito con uno sconto sostanzioso su sanzioni e interessi, forfait del 5%, con il pagamento integrale dell'imposta dovuta. Sarà possibile pagare in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2025 o in 18 rate di cui la prima in scadenza entro la stessa data e le altre con interessi al 2%", aggiunge.
Secondo Michelino "nella rottamazione quinquies rientrano, come la precedente, l’Irpef, l’Iva, l’imposta di registro, le multe stradali, il bollo auto e i tributi locali, a fronte dell’annullamento di sanzioni, interessi per ritardata iscrizione a ruolo, somme aggiuntive ai crediti previdenziali e l’aggio della riscossione. Infine, i Comuni saranno liberi di decidere volontariamente se rottamare le ingiunzioni fiscali e gli accertamenti esecutivi, come previsto anche dalla precedente pace fiscale", aggiunge ancora.
Cosa potrebbe comportare? "In ogni caso questo ulteriore sconto a favore dei contribuenti -sottolinea- potrebbe intaccare gli equilibri di finanza pubblica generando problematiche per la tenuta dei conti. Vale la pena ricordare che sono in discussione ulteriori misure. Il ravvedimento speciale (da non confondere con quello legato al concordato) anche per le dichiarazioni appena chiuse (anno d’imposta 2023) e quelle dei periodi precedenti, il tutto con una sanzione ridotta a un diciottesimo. Sul tavolo, come l’anno scorso, anche la rateizzazione degli acconti fiscali e previdenziali per le persone fisiche titolari di partita Iva, fino a 170.000 euro di ricavi o compensi nel 2023. Una novità importante riguarda la cartolarizzazione del magazzino dei crediti, attualmente di circa 1.247 miliardi di cartelle per tasse, multe e contributi non pagati, che andrebbero affidate ad un soggetto pubblico per la riscossione", conclude Michelino.
E per Francesco Cataldi, presidente Unione Giovani Dottori Commercialisti: “si parla di "rottamazione quinquies" perché negli ultimi otto anni questa sarebbe la quinta volta in cui viene presentata questa misura. Sostanzialmente -spiega ad Adnkronos/Labitalia il professionista- la ricetta è sempre la medesima, ovvero si dà a privati ed imprese la possibilità di versare - con pagamenti decorrenti da luglio 2025, in unica soluzione o in misura rateale - le imposte già in carico all'agente della riscossione, senza dover corrispondere interessi di mora e sanzioni ma appunto unicamente le imposte e gli interessi in misura legale".
Come Unione giovani "rileviamo che la misura indubbiamente può essere d'ausilio ai contribuenti in difficoltà; allo stesso tempo, non possiamo non rilevare che la sistematicità con cui è stata introdotta negli ultimi anni e l'aspettativa che si crea inevitabilmente sulla futura riproposizione dello strumento crea un effetto che scoraggia l'adempimento regolare in una platea non indifferente di contribuenti, ed il fatto che una misura straordinaria venga reintrodotta regolarmente è probabilmente spia del fatto che la riscossione debba essere ripensata dalla fondamenta”, conclude Cataldi.
Lavoro
Manovra, Camisa (Confapi): “Luci e ombre, manca...
Il presidente della Confederazione, bene tenuta conti pubblici e taglio cuneo strutturale
"Se dovessi fare un titolo direi luce e ombre. Questo perché da un lato indubbiamente abbiamo apprezzato alcuni aspetti della manovra, come la grande attenzione alla tenuta dei conti pubblici che è sicuramente un tema importante, in un'ottica di potenziale poi risparmio in termini di interessi sul debito pubblico. Come è stato importante avere reso strutturale il taglio del cuneo fiscale per i dipendenti, perché noi vediamo con favore tutto ciò che è definitivo e non temporaneo, così come anche la riduzione dell'aliquota di tassazione dei premi di produttività dal 10 al 5%. Quello che manca, secondo noi, è però una politica industriale a medio termine che dia quelle che sono le linee guida che il Paese vuole seguire". Così, in un'intervista con Adnkronos/Labitalia, Cristian Camisa, presidente di Confapi, la Confederazione italiana della piccola e media industria privata, sulla manovra economica del governo, il giorno dopo l'incontro con l'esecutivo.
Secondo Camisa infatti "in un momento come questo occorrerebbe fare un piano triennale con al centro lo sviluppo delle nostre piccole e medie industrie, perché stiamo vivendo un momento di transizione estremamente importante, con sfide che, probabilmente, se non riusciamo a vincerle, ci porteranno fuori dal mercato", sottolinea.
E il presidente di Confapi non usa gira di parole sul momento economico del Paese. "Io solitamente, come un imprenditore è, sono sempre molto ottimista. Non nascondo però -sottolinea- che in quest'ultimo periodo vedo segnali negativi che non sono solo dal punto di vista economico. C'è sicuramente un Pil che arranca, una produzione industriale che ha fatto un -0,4% a settembre e un -4% su base annua, ed è il ventesimo calo consecutivo, ma soprattutto vedo che si stanno incastrando una serie di scenari non positivi. Tra cui ad esempio la meccanica che è al palo, un costo dell'energia che è uno dei temi di competitività di questo Paese, la crisi di uno dei mercati di sbocco principale che è la Germania. Ma soprattutto sta cominciando a mancare la fiducia. Ecco, una delle azioni che secondo me il governo deve porre in essere è cercare di avere una strategia a lungo termine che ridia fiducia a questo Paese e che faccia capire che vogliamo continuare a essere una potenza manifatturiera", ribadisce.
Uno dei nodi più critici oggi per il sistema Paese è l'automotive. "Abbiamo tantissime aziende -spiega- dell'indotto dell'automotive che sono in una crisi profondissima. Generalmente come Confapi abbiamo aziende dell'indotto di secondo livello, cioè non aziende che servono direttamente Stellantis, ma aziende che servono aziende che servono a Stellantis. Ecco, mentre le aziende di primo livello hanno internalizzato tutte le produzioni che prima avevano esternalizzato, questo ha comportato per le nostre aziende una mancanza completa di commesse da un giorno all'altro. Io ho visitato diverse aziende dell'indotto piemontese nell'ultima settimana, ho incontrato imprenditori disperati. Aziende sane, aziende che avevano avuto sviluppi molto importanti negli ultimi anni e che stanno chiudendo per mancanza di commesse. Noi abbiamo stimato almeno 35 mila posti di lavoro a rischio, senza contare quello che sarà poi l'indotto dell'indotto, cioè tutte quelle attività sinergiche a queste aziende", ribadisce.
E le proposte della Confederazione vanno dirette al 'cuore' del problema. "Per lo sviluppo dell'automotive -spiega- occorre dare un segnale molto forte. Per noi oggi dare un segnale molto forte, ad esempio, è entrare nel capitale di Stellantis attraverso una società veicolo. Ho ricordato ieri a Chigi che il costo dell'azione di Stellantis è passato dai 27 euro di marzo ai 12,50 attuali, quindi l'esborso sarebbe anche meno importante e si darebbe un segnale. Si farebbe capire che in Italia si vuole ancora fare produzione. Contestualmente a questo occorre immediatamente riportare quegli incentivi che sono stati traslati alla Difesa, quei famosi 4,5 miliardi, sul Mimit. E dare incentivi per l'acquisto di vetture solo se, e solo se, la percentuale della vettura è stata prodotta per almeno il 60 o il 70% in Italia o in Europa. Questo sicuramente è un segnale forte se vogliamo mantenere l'automotive", sottolinea Camisa.
Al contrario, spiega Camisa, "se invece si pensa che l'automotive non sia più un qualcosa all'interno del sistema Paese, occorre da un lato arrivare immediatamente, ho già scritto al Ministro Calderone, a un raddoppio delle settimane di cassa integrazione nel triennio, da 52 a 104 e avere un sistema di incentivi che però sia pluriennale, perché non è che le aziende si riconvertono in qualche mese, per permettere a queste aziende una riconversione industriale. Anche in questo caso però dovremmo dare delle linee guida per capire in che cosa e dove si devono riconvertire. Non penso che la sua Difesa possa andare a coprire tutti questi posti di lavoro, tutte queste aziende che stanno rischiando", sottolinea.
E sul tema dell'energia le richieste di Confapi sono chiare. "Noi ci alziamo ogni mattina -spiega- avendo un gap competitivo che va dal 70 al 40% del costo energetico rispetto ai principali competitori europei. Quindi è necessario indubbiamente non ascoltare più le minoranze chiassose ma ascoltare le maggioranze silenziose. Il tema del nucleare è un tema che deve essere posto all'ordine del giorno, un tema su cui noi abbiamo già dato -sottolinea- la nostra adesione, però non si deve partire domani, si doveva partire ieri perché comunque stiamo parlando di anni per arrivare alla realizzazione. E quindi secondo noi dobbiamo agire anche su altre direttrici. La prima, uno sviluppo ulteriore dell'energia pulita, quindi in particolare dal fotovoltaico e non solo. E poi serve anche un sistema di calcolo un po' differente dei prezzi perché mentre in molte parti d'Europa i prezzi stavano calando, in Italia sono continuati a crescere", aggiunge ancora.
"E quindi -spiega ancora Camisa- abbiamo da un lato il nostro mondo che sta continuando a pagare l'energia sempre più cara e dall'altro i big player dell'energia italiana che fanno utile a capogiro. Quindi io sono liberale e non ho mai parlato di extra profitti, però sicuramente un sistema diverso di calcolo del prezzo che possa un po' mitigare questa distorsione è assolutamente necessario", conclude.