Russia, turisti e residenti stranieri tornano: “Bisogna avere la scorza dura”
Nei primi mesi del 2024 arrivi in aumento del 40% rispetto allo stesso periodo 2023
Già nel 2023 gli stranieri avevano iniziato a tornare in Russia. Il flusso di turisti era aumentato allora di 3,5 volte rispetto ai dati registrati l'anno dell'inizio dell'invasione dell'Ucraina. E fra il mese di gennaio e di aprile di quest'anno, l'andamento si è fatto ancora più deciso, con un ulteriore aumento del 40 per cento dei turisti rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, segnalato proprio oggi dal ministro dello Sviluppo economico Maksim Reshestnikov, citando le nuove regole per visti di gruppo per la Cina e l'Iran, e i colloqui in corso per istituire le stesse procedure facilitate per l'India.
Un aumento, quello dei turisti, che ricalca la ripresa del flusso degli stranieri che rientrano anche per motivi di lavoro o per ragioni familiari, scrive the Beet. E se è vero che i turisti lo scorso anno hanno iniziato a tornare in Russia da quasi ogni Paese, con gli europei in aumento del 30 per cento, i tedeschi ed estoni fra i più assidui, il turismo è solo una parte minima del flusso. Nel 2022 i turisti erano diminuiti complessivamente del 30 per cento rispetto all'anno precedente (meno 90 per cento se si contano i viaggi organizzati)- complessivamente solo 200mila persone, contro gli 1,3 milioni entrati in Russia in quei mesi, per turismo, lavoro, studio, e "viaggi privati".
La maggior parte di loro è entrata in Russia con un viaggio di nove ore in autobus, o tre ore di treno, dalla Finlandia o dai Baltici. Anche i voli con stop in Paesi terzi, dopo la cancellazione dei voli diretti dalla maggior parte dei Paesi occidentali, è stata complicata, soprattutto per i prezzi dei biglietti alle stelle.
Le ragioni per l'aumento del flusso sono le più disparate e the Beet, newsletter di Meduza, ha raccolto alcune testimonianze. Tony, per esempio, è tornato a Izhevsk, capitale dell'Udmurtia, per l'obbligo a trascorrere qualche giorno ogni anno in Russia per poter mantenere il visto di soggiorno permanente.
Accademici occidentali hanno ricominciato a partecipare a conferenze di studio, alcuni a frequentare gli archivi in Russia. Fra loro uno studioso dell'Università di Cambridge, in Russia due volte dal 2022. "Mantenere contatti con i russi è cruciale, in modo particolare ora. I russi hanno ancora una voce e abbiamo bisogno di ascoltarla", ha testimoniato.
Craig, un californiano, con un figlio in Russia invece era partito solo perché il suo visto di lavoro era terminato in coincidenza con l'inizio della guerra. E' tornato e la guerra, dice, "non ha alcun impatto" sulla sua decisione di farlo. Raymond, insegnante di inglese, è tornato dopo un anno dall'inizio dell'invasione. E la richiesta di lezioni è aumentata, dato che molti suoi colleghi hanno lasciato il Paese nel frattempo.
"Molti dei nuovi arrivati dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti cercano solo di fuggire dai problemi dell'Occidente, il woke, il politicamente corretto". Un tema ricorrente nelle testimonianze degli occidentali che hanno scelto di tornare.
Tutti confermano la disponibilità di prodotti occidentali nei negozi, così come di quelli autoctoni. Che i loro locali preferiti rimangono aperti. L'unica difficoltà è quella di inviare denaro all'estero e viaggiare, ma non è impossibile. Vivono tutti in una bolla. "Devi avere la corazza dura", ammette Craig. E hanno imparato dai russi.
Esteri
Russia, le foto degli Eurofighter italiani su Kaliningrad
Le immagini dei caccia su un canale Telegram
Le foto degli Eurofighter italiani che volano sui cieli di Kaliningrad finiscono su un canale Telegram russo. Il canale Fighterbomber, che ha oltre mezzo milione di iscritti, ha diffuso alcune foto scattate in volo agli Eurofighter italiani in volo su Kaliningrad. ''Nella regione speciale di Kaliningrad tutto è abbastanza stabile - recita il post - Gli Eurofighter italiani sono venuti a vedere i nostri bellissimi aerei e a mettersi in mostra''.
In tono sarcastico, il post prosegue affermando: ''Mi chiedo se sono qui per il 2% di indennità giornaliera e se i loro finanziatori italiani abbiano finito i soldi sui conti correnti per i viaggi di lavoro e per pagare l'alloggio del personale''.
Esteri
Nato, Crosetto: “Regole Ue ostacolano difesa”
Se l'Unione Europea "non si rende conto che le regole burocratiche non possono impedire alle nazioni di difendersi", vuol dire che fa una "scelta politica", giudicando "regole burocratiche" più rilevanti della "difesa nazionale ed europea". Lo sottolinea il ministro della Difesa Guido Crosetto, a margine della Ministeriale Nato a Bruxelles, che invita a chiedere al ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, quando l'Italia raggiungerà il 2% del Pil nella spesa per la difesa, come richiesto dalla Nato.
Esteri
Hamas e il dopo-Sinwar, come funziona la successione e chi...
Sette i possibili candidati a sostituire il leader ucciso da Israele
"Eliminato" Yahya Sinwar si apre la corsa alla successione ai vertici di Hamas. Secondo la tv saudita Al Sharq è attesa a Doha, in Qatar, una riunione della leadership del gruppo all'estero per scegliere il successore di Sinwar, ma Hamas anche potrebbe optare per un "consiglio direttivo", ovvero una guida collegiale. A confermare la morte di Sinwar è stato Khalil al-Hayya, leader di Hamas a Gaza ma che vive in Qatar.
Chi sono i candidati
Il suo nome circola per la 'promozione' così come quelli di Mohammad Sinwar, fratello di Yahya Sinwar, e di Khaled Meshal. Di seguito tutti i possibili 'eredi' di Sinwar:
KHALIL AL-HAYYA: nato a Gaza nel 1960, è il leader del gruppo a Gaza, ma vive in Qatar. Ad agosto è stato scelto come numero due dell'ufficio politico di Hamas. I media israeliani ricordano come mantenga stretti legami con l'Iran e come abbia lasciato la Striscia di Gaza prima dell'attacco del 7 ottobre 2023 di Hamas in Israele. Ha avuto un ruolo di primo piano nei mesi di negoziati, tuttora in stallo, per un cessate il fuoco e un accordo per la liberazione degli ostaggi trattenuti da oltre un anno nell'enclave palestinese.
KHALED MESHAL: è considerato una delle figure più potenti all'interno del Politburo di Hamas. Nato in Cisgiordania nel 1956, è il responsabile di Hamas all'estero e ne ha guidato per 21 anni l'ufficio politico (1996-2017) di cui ancora oggi fa parte. Ha vissuto in Kuwait, per poi trasferirsi in Giordania, dove nel 1997 è sopravvissuto a un tentativo di avvelenamento. 'Fuggito' in Qatar, ha poi vissuto in Siria dal 2000 al 2012, prima di tornare in Qatar, dove vive ancora oggi. Nell'ultimo anno è stato coinvolto nei negoziati indiretti tra Israele e Hamas. Fonti israeliane sottolineano la divergenza di opinioni tra Meshal e Sinwar, soprattutto in merito ai rapporti con l'Iran. Secondo notizie mai confermate diffuse ieri sera dalla libanese Lbci, che citava fonti non meglio precisate, potrebbe aver già assunto la guida 'ad interim' del movimento, anche per quanto riguarda i contatti con le parti coinvolte nei negoziati.
MOHAMMAD SINWAR: è il fratello minore di Yahya Sinwar. Nato a Khan Yunis, oggi 49enne, è considerato un veterano del braccio armato del gruppo. Apparso raramente in pubblico, secondo la stampa israeliana, sarebbe il 'candidato' con meno possibilità di raccogliere l'eredità di Yahya Sinwar. Secondo Channel 13, Israele ha tentato per cinque volte di uccidere Mohammad Sinwar.
MOUSA ABU MARZOUK: nato nel 1951 a Rafah, ha contribuito alla fondazione di Hamas nel 1987. E' uno degli esponenti dell'ala politica del movimento, siede nell'ufficio politico.
MUHAMMAD ISMAIL DARWISH: è il capo del Consiglio della Shura di Hamas dall'ottobre dello scorso anno. Il suo nome era circolato ad agosto, dopo l'uccisione di Ismail Haniyeh. Secondo la tv saudita Al Sharq, sarebbe sotto la sua presidenza un eventuale "consiglio direttivo" per il dopo-Sinwar.
HUSAM BADRAN: nato a Nablus nel 1996, vive a Doha ed è nel Politburo di Hamas. In passato era uno dei leader di spicco del braccio armato di Hamas in Cisgiordania.
MOHAMMED NASR: è nell'ufficio politico di Hamas e secondo media sauditi potrebbe aspirare alla 'promozione'.