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Inaugurazione oggi al Parco archeologico alla presenza del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano

Riapre al pubblico l'antica spiaggia di Herculaneum

Riapre al pubblico l'antica spiaggia di Herculaneum, la prima all'interno di un parco archeologico. I visitatori, da oggi, possono passeggiare liberamente sull'intera superficie e immergersi nella magia della città di Ercolano lambita dal mare.

La risistemazione giunge a conclusione di un percorso pluriennale di attività multidisciplinari di ricerca, scavo archeologico, restauro, ingegneria e architettura. L'antica Ercolano, città di mare, distrutta dall'eruzione vesuviana del 79 d.C., rivive con la sistemazione finale, sull'onda di una progettazione donata dal Packard Humanities Institute nell'ambito del partenariato pubblico-privato denominato "Herculaneum Conservation Project" per restituire un’immagine il più possibile vicina a come si presentava prima dell’eruzione.

All'inaugurazione, avvenuta oggi nel Parco archeologico di Ercolano, è intervenuto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, guidato nella visita dal direttore del Parco, Francesco Sirano.

Il nuovo assetto dell'intera area dell'antica spiaggia, finanziato nell'ambito del Cis Vesuvio Pompei Napoli coordinato gestito dall'Unità Grande Pompei, condurrà nel breve termine all'arricchimento dell'esperienza di visita del Parco e nel medio termine alla ricongiunzione dell’area archeologica principale con la Villa dei Papiri, disegnando così un piano di azione di ampio respiro culturale per i prossimi anni e per il futuro del Parco.

Negli ultimi decenni questa area è stata progressivamente interessata da corrosione e decadimento, determinati da una miscela di fattori naturali legati alla veicolazione delle acque piovane e di risalita, che avevano trasformato la spiaggia in una sorta di acquitrino, con connessi pericoli di allagamento e impatti sulla conservazione del patrimonio. Data la complessità dei problemi da affrontare è stato adottato un approccio multidisciplinare per restituire la spiaggia alla sua sicurezza e fruibilità, con la realizzazione di un’area percorribile e la valorizzazione del fronte a mare della città antica, con l’offerta di una percezione completamente rinnovata al visitatore dell’antica Herculaneum.

"Questo sito è stato enormemente riqualificato e sta diventando un gioiello. Siamo all'interno dell'area archeologica tra le più importanti del mondo con Pompei, Oplontis ed Ercolano e stiamo lavorando tantissimo anche in termini di risorse. Nella legge di bilancio abbiamo stanziato nuove risorse per gli scavi. Inoltre abbiamo previsto che nello Spolettificio di Torre Annunziata dovrà nascere un polo museale e pensiamo che tutto ciò possa rappresentare anche una grande occasione di sviluppo socio-economico per i nostri territori - ha affermato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano -. Il Parco archeologico di Ercolano è una grande memoria storica e il valore della storia, come diceva Benedetto Croce, è sempre un fatto contemporaneo. La storia è una sorta di cassetta degli attrezzi dove noi rinveniamo gli strumenti con i quali interpretare il presente e prefigurare 'vichianamente' il futuro", ha aggiunto il ministro.

La documentazione fotografica d'archivio legata ai lavori di scavo degli anni ’90 mostra la presenza, nella zona della spiaggia, di una piattaforma in tufo segnata da lunghe incisioni parallele che furono interpretate come segni lasciati nel tufo dalle chiglie delle barche. Indagini recenti hanno dimostrato che il litorale nel corso dei secoli ha più volte cambiato il proprio livello alzandosi e abbassandosi almeno dal III secolo a.C. In quel momento il banco di tufo era parzialmente fuori dal mare: il tufo veniva estratto per utilizzarlo come materiale di costruzione e le onde del mare hanno modellato la superficie tufacea con delle incisioni parallele e curvilinee. Inoltre il progressivo abbassamento del livello del banco, a causa di fenomeni legati al vulcanesimo, insieme all’azione delle onde ha depositato le sabbie che hanno progressivamente creato la spiaggia romana del 79 d.C.

L’antica spiaggia appariva come una spiaggia di sabbia vulcanica di colore nero da cui emergeva, in alcuni punti, la piattaforma tufacea sottostante. Aveva una leggera inclinazione verso il mare la cui linea di battigia doveva trovarsi pressappoco dove oggi termina l’area di scavo. Sulla spiaggia non si svolgevano solo attività marinare, ma era usata anche per raggiungere la città e per salire attraverso delle rampe verso le case affacciate direttamente sul mare e per rifornire le terme di suburbane di legna. Nella notte dell’eruzione del 79 d.C. oltre a più di 300 fuggiaschi, sulla spiaggia c’erano anche animali tra i quali muli e cavalli. I fuggiaschi furono sorpresi nel cuore della notte dall’arrivo della prima nube ardente che, con una temperatura di oltre 400° e una velocità di 80 km/h, raggiunse la città e provocò la morte istantanea, per shock termico, di tutti gli abitanti.

L’arrivo delle ondate di fango vulcanico dal Vesuvio ricoprí poi i resti dei loro corpi, sigillandoli nella posizione in cui si trovavano al momento della morte. Dallo studio di questi scheletri sono stati ricavati importanti dati biologici sull’alimentazione e sulle malattie degli antichi ercolanesi. I fuggiaschi avevano portato con sé oggetti preziosi, come gruzzoli di monete e gioielli, ma anche lucerne per farsi luce nella fitta oscurità provocata dall’eruzione e le chiavi di casa, segno che avevano avuto il tempo di chiudere le porte prima di fuggire.

A fine 2021 l’antica spiaggia ha restituito lo scheletro dell'ultimo fuggiasco di Ercolano, un uomo di circa 40/45 anni di età. Si trovava probabilmente in riva al mare o nelle aree della città soprastante, trascinato dalla forza dell’eruzione insieme ai suoi averi, conservati in una sacca di tessuto. Lo scavo di laboratorio del pane di terra che racchiudeva la sacca ha evidenziato che all’interno essa conteneva un porta monete di legno con uno scompartimento all’interno del quale vi erano degli anelli, e alcune tavolette per scrivere sempre di legno, il cui contenuto ci sarà chiarito dal prosieguo del micro scavo.

Sull'antica spiaggia oltre allo scheletro sono stati ritrovati moltissimi reperti di legno trascinati dal flusso piroclastico. Arbusti, radici di alberi ad alto fusto, grandi travi, frammenti di cornici e pannelli appartenenti probabilmente a controsoffitti e alle coperture degli edifici, oltre ad assi di legno, puntoni e altri elementi forse di barche. Tutto questo rende gli scavi di Ercolano unici al mondo.

Grazie a questo progetto le acque sorgive naturali e l’acqua raccolta dalle antiche fogne della città, che come in antico scaricano sulla spiaggia, sono messe sotto controllo e in parte riutilizzate. In questo modo sono stati eliminati i continui allagamenti che mettevano in pericolo la stabilità dei fronti di scavo e dei monumenti antichi e avevano creato un paesaggio paludoso mai esistito su questo sito. La spiaggia ha assunto l’aspetto di come si presentava prima dell’eruzione e i visitatori possono ammirare il fronte a mare dell’antica Ercolano passeggiando liberamente sull’intera superficie.

Infatti, in mancanza di adeguati sistemi di raccolta e smaltimento ed a causa della difficile manutenzione, la spiaggia fino ai primi anni 2000 si presentava come zona paludosa con accumuli di acqua e vegetazione infestante. L’antico litorale ercolanese non è mai stato fruibile da parte del pubblico, se non per una limitata fascia a ridosso dei fornici occidentali dove, per mezzo di una passerella metallica, ora rimossa nell’ambito delle attuali opere, era possibile avvicinarsi alle strutture e scorgere i calchi degli scheletri dei fuggiaschi rinvenuti durante le precedenti operazioni di scavo.

Questa sistemazione finale è stata preceduta da studi, ricerche e da un progetto pilota condotto in collaborazione con l’Herculaneum Conservation Project tra il 2008 ed il 2010.

Data la particolare ubicazione dell’antica spiaggia, sottoposta di circa 3 m rispetto al livello del mare, di primaria importanza sono le opere idrauliche, per raccogliere le acque, sia sorgive che convogliate dalla città antica a seguito della riattivazione delle originali fogne nell’ambito di precedenti lavori.

Da aprile 2011 è stato realizzato lo studio archeologico della storia plurisecolare dell’antica spiaggia di Ercolano e degli edifici prospicienti. Da aprile 2021 sono stati eseguiti limitati scavi e pulizia archeologica, trovando tracce della sabbia antica ancora in aderenza alle murature del fronte costruito; la stessa sabbia è stata rinvenuta sul banco tufaceo emerso dopo la rimozione dello strato di melma che lo ricopriva. Grazie anche allo studio dei documenti di archivio, oggi sappiamo che al momento dell’eruzione del 79 d.C. tutto l’antico litorale era coperto da uno strato di sabbia di spessore variabile. Su questa base è stata studiata una sistemazione che consiste nella creazione di una superficie sulla quale camminare in graniglia di basalto posizionata in maniera tale (stabilizzata con un’armatura alveolare) da essere carrabile e accessibile anche da parte di disabili, e piccoli mezzi per la manutenzione.

La rete idraulica di raccolta e drenaggio delle acque è stata messa in opera direttamente sul banco tufaceo, che è stato poi ricoperto con uno strato protettivo di ghiaia lavata in funzione drenante. Per ricreare il livello della spiaggia del 79 d.C. (eliminato durante gli scavi della fine del 1900), lo strato di riempimento vero e proprio è costituito da materiale di pezzatura variabile, decrescente dal basso verso l’alto, di cui l’ultimo strato costituisce il piano di posa dell’armatura alveolare ricolmata di graniglia di basalto. La stratigrafia per la ricopertura del banco tufaceo antico è altamente permeabile e consente il deflusso delle acque meteoriche che insistono direttamente sulla spiaggia e quello delle acque sorgive disperse ed il convogliamento delle stesse nelle vasche di raccolta esistenti; inoltre, gli spessori dei vari strati che costituiscono il riempimento sono calibrati per poter raggiungere le antiche quote di calpestio dell’area.

La scelta dell’utilizzo di graniglia di basalto come finitura superficiale, quindi materiale locale e di colore grigio, è tesa a rievocare l’aspetto dell’antico litorale al momento dell’eruzione, vale a dire ricoperto di sabbia scura. Inoltre, questa soluzione offre vantaggi dal punto di vista funzionale, tra cui l’ottenimento dello stesso grado di permeabilità all’acqua sull’intera superficie della spiaggia, senza nessun pregiudizio per gli strati di riempimento e drenaggio sottostanti; la facilità delle opere di manutenzione, che consistono nella ricopertura periodica delle celle dell’armatura alveolare, in maniera manuale e con l’ausilio di attrezzature comuni da cantiere (pale, rastrelli ecc.), recuperando la stessa graniglia che ha subito movimenti a seguito del passaggio delle persone e dei mezzi, o dell’azione dell’acqua piovana. Infine, l’impianto di illuminazione contribuisce ad arricchire ancor di più la percezione dell’invaso della spiaggia ed a valorizzare il fronte mare della città antica durante le visite e gli eventi serali.

Il generale dei carabinieri Giovanni Capasso, direttore generale dell’Unità Grande Pompei, ha detto: "Nell'ambito del Cis Vesuvio Pompei Napoli, in qualità di Direttore per il supporto all’attuazione dei programmi del MiC, nonché rappresentante legale dell’Unità Grande Pompei, svolgo il ruolo di Referente Unico del Ministero della Cultura. La predetta Unità segue l’attuazione, il monitoraggio fisico, procedurale, economico e finanziario degli interventi del Cis Vepona, proposti dal'Ugp, assicurando al beneficiario del finanziamento il proprio sostegno in ogni fase del procedimento amministrativo e attuativo dell’intervento. Il Cis Vepona rappresenta lo strumento individuato dal legislatore per l’attuazione del Piano strategico per lo sviluppo delle aree comprese nel piano di gestione del sito Unesco 829 'Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata', aggiornato e approvato dal Comitato di Gestione nel 2022, in cui, uno degli interventi prioritari, è stato individuato nel 'Miglioramento del Parco archeologico di Ercolano e del suo rapporto con il territorio' in considerazione dell’importanza che il rilancio di questo sito potesse avere per l’intera economia dell’area e per il potenziamento della sua attrattività turistica. In tale scenario, vanno inquadrate le azioni previste nel Piano strategico dell’Unità Grande Pompei, tra cui l’intervento denominato Lavori per la valorizzazione dell’antica spiaggia degli Scavi di Ercolano e il ricongiungimento alla visita della Villa dei Papiri negli scavi nuovi, per un importo pari a 3.437.480,01 euro, a valere sul Fsc 2014-2020 (ex Del. Cipe n.10/2018), confluito nel Piano Sviluppo e Coesione del Ministero della Cultura (Del. Cipess n.7/2021 ss. mm. ii.)".

"Per l’attuazione di questo intervento è stato siglato un Accordo tra l’Unità Grande Pompei e il Parco Archeologico di Ercolano nel giugno 2021 - ha spiegato il generale Capasso - Oggi, dopo tre anni di intenso lavoro finalizzato alla valorizzazione dell’antica spiaggia degli Scavi di Ercolano, mediante il drenaggio e il riempimento dell’area occupata anticamente dall’ arenile, viene data la possibilità ai visitatori di accedere liberamente sull’intera zona e di comprendere le dinamiche che hanno portato al seppellimento della città. Il prosieguo dei lavori, costantemente monitorati dall'Unità Grande Pompei, consentirà a breve il ricongiungimento della spiaggia all’area dei nuovi scavi ove è presente la Villa dei Papiri".

Il direttore del Parco Archeologico Francesco Sirano ha aggiunto: "L'antica spiaggia è un luogo straordinario e unico al mondo. Per conservarla per il futuro abbiamo ridotto il rischio di continui allagamenti e i pericoli per la stabilità dei fronti di scavo e del fronte a mare della città antica, rivedendolo oggi come gli antichi romani. Ripristiniamo il paesaggio del 79 d.C. e lasciamo che tutti nuovamente passeggino sulla spiaggia. Se giriamo la testa dove un tempo era il mare, diventiamo esploratori moderni dell’immensa coltre di flussi vulcanici che ricoprì la città in poche ore e non possiamo sottrarci dal condividere quasi il senso di totale annientamento della nostra condizione umana di fronte all’evidenza del cataclisma del 79 d.C. Siamo sul luogo dove la ricerca archeologica ha messo in luce le prove che più di 300 disperati cercarono inutilmente di essere salvati grazie ad una vera e propria operazione di protezione civile diretta dall’ammiraglio e insigne studioso romano Plinio il Vecchio".

"Questo progetto - ha proseguito Sirano - ci permette ora di associare all’estremo interesse storico archeologico anche quello topografico e urbanistico dal momento che è ora possibile apprezzare su un’area di più di 3000 mq, in modo ravvicinato, e direi quasi da protagonisti, l’unico fronte a mare di una città romana quasi interamente conservato. Le ricerche iniziate negli anni ’80 del secolo scorso hanno riportato alla luce un campione antropologico unico rappresentato da oltre 300 vittime dell’eruzione, in gran parte rifugiate all’interno di alcuni magazzini legati all’approdo. Dopo alcuni interventi negli anni ‘90 del 900, grazie al partenariato pubblico privato con il Packard Humanities Institute (Phi), l’area è stata inserita all’interno di una strategia mirata a scavi, ricerche, conservazione e fruizione secondo approcci innovativi basati sulla multidisciplinarità degli interventi programmati e con straordinaria risultati come la scoperta del soffitto in legno policromo del salone principale della casa del Rilievo di Telefo. Nella primavera del 2021 sono ripresi i lavori in questo settore così importante dell’area archeologica, con un progetto complesso ed ambizioso che punta a ridisegnare e valorizzare l’antico litorale ercolanese, restituendolo ad una fruizione potenziata e ad una più immediata comprensione delle dinamiche insediative e di seppellimento del sito. Interessanti dati sono emersi dai primi lavori, con il rinvenimento di migliaia di reperti lignei, perlopiù appartenenti alle coperture degli edifici divelte e scaraventate sulla spiaggia dalla violenza dei flussi piroclastici del 79 d.C. oltre a molti frammenti di tegole e coppi ed alcuni frammenti di marmi e di colonne in marmo".

Jane Thompson, responsabile del partenariato pubblico-privato del Packard Humanities Institute, ha sottolineato: "Vedere questa svolta dell’area fronte mare della città antica portata a termine è una soddisfazione immensa per il ricco team interdisciplinare che l’hanno portato a termine, sia professionisti incaricati dalla fondazione Packard Humanities Institute, sia funzionari MIC. Moltissime delle nostre azioni più importanti in oltre 20 anni di partenariato sono state invisibili, il ripristino delle fogne antiche, i cicli pluriennali di manutenzione programmata ne sono ottimi esempi. Ma qui finalmente un radicale cambiamento all’esperienza dei visitatori che insieme alla riqualificazione di Via Mare cambiano per sempre l’assetto di questo sito".

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Cultura

Mostre, al via ‘I grandi collettori...

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L'esposizione in programma da oggi al 29 novembre

Mostre, al via 'I grandi collettori lungotevere', l'infrastruttura 'nascosta' di Roma

Un evento espositivo per raccontare in maniera documentale una infrastruttura storica della città. A questo è dedicata la mostra fotografica: “I grandi collettori lungotevere. Una monumentale infrastruttura nascosta per Roma Capitale” inaugurata oggi nella sede dell’Archivio di Stato di Roma, Complesso di Sant’Ivo alla Sapienza e in programma fino al 29 novembre. La mostra si inserisce nella serie di eventi espositivi 'Racconti dalle carte dell’Ufficio speciale per il Tevere e l’Agro Romano' (https://archiviodistatoroma.cultura.gov.it/tag/uffico-speciale-del-genio-civile-per-il-tevere-e-lagro-romano/), curati dall’Archivio di Stato di Roma in collaborazione con l’università degli studi di Roma Tor Vergata, potendo inoltre contare sul partenariato scientifico di Acea Ato2 e della Sovrintendenza Capitolina ai beni culturali.

Con il patrocinio di Tevere Day - evento collaterale dell’edizione 2024 e Aipai - Associazioni Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale. L’evento è a cura di Vincenzo De Meo (Archivio di Stato di Roma), Ilaria Giannetti e Stefania Mornati (Dicii, università degli Studi di Roma Tor Vergata), Massimo Spizzirri (Acea Ato2), con il coordinamento di Elena Eramo (DICII, università degli Studi di Roma Tor Vergata). Negli anni in cui Roma diviene la nuova capitale del Regno la soluzione alle devastazioni provocate dalle continue inondazioni che da secoli ne affliggevano le aree più depresse non può più essere rimandata.

Nel dicembre 1870, una straordinaria piena allaga la parte bassa della città, raggiungendo, l’altezza di 17,22 metri misurato allo 0 dell’idrometro di Ripetta. Il 1° gennaio 1871 il Governo italiano affida a una Commissione d’ingegneri idraulici l’incarico di “studiare e proporre i mezzi di rendere le piene del Tevere innocue alla città di Roma”. La Commissione è presieduta dall’ingegnere Carlo Possenti, allora senatore e vicepresidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, e composta da undici tecnici, tra i quali Raffaele Canevari.

Il 7 dicembre 1871 la Commissione propone un progetto che, in seguito noto come “progetto Canevari”, è adottato come base per la compilazione del progetto definitivo della sistemazione del Tevere in Roma, con il fine di creare nel tratto urbano del fiume un alveo regolare largo 100 metri, delimitato da monumentali sponde murarie pressoché verticali. I muraglioni insommergibili alle piene, presentano, al piede, ampie banchine di approdo e, sulla sommità, nuove strade lungotevere il cui tracciato coincide con quello delle gallerie dei collettori delle fognature cittadine. Nel progetto, i collettori sono considerati parte integrante della difesa idraulica della città, in quanto la mancanza di manutenzione del sistema fognario antico – che risale al VI sec. a.C., sviluppato nell’età imperiale come capolavoro dell’ingegneria idraulica romana, poi potenziato con lo sviluppo urbanistico della città rinascimentale – contribuì a peggiorare gli effetti dannosi delle inondazioni.

Prima dell’avvio dei cantieri, il disegno dell’argine di Canevari è rielaborato dai tecnici dell’Ufficio speciale per la sistemazione del Tevere, rendendo le gallerie dei collettori indipendenti dalla struttura dei muri di sponda. Il progetto dei grandi collettori assume, così, i caratteri di una vicenda edilizia autonoma che si sviluppa parallelamente alla realizzazione dei muraglioni: la sua ricostruzione avviata attraverso la lettura delle carte sparse negli archivi storici, restituisce la cronaca di un monumentale cantiere che, diffuso sul territorio, accompagna la costruzione di Roma contemporanea, dalla fine dell’ottocento agli anni venti del novecento, fornendo interessanti tracce delle contaminazioni tra la storia dell’ingegneria e quella della città.

Oggi i collettori bassi costituiscono una infrastruttura fondamentale dell’assetto fognario attuale della città di Roma e una monumentale opera di ingegneria idraulica, tutta da riscoprire. In questo senso, gli studi presentati in questa mostra contribuiscono alla conoscenza, tutela e valorizzazione di questa monumentale infrastruttura. La mostra rappresenta il quinto evento espositivo della stessa serie, avviata nel 2020, nell’ambito di accordi di collaborazione scientifica tra il Dipartimento di Ingegneria Civile e Informatica (Dicii) dell’università degli Studi di Roma Tor Vergata e l’Archivio di Stato di Roma per la valorizzazione del fondo archivistico del Genio civile di Roma, collezione documentaria fondamentale anche per i processi di tutela e salvaguardia del patrimonio costruito storico della città di Roma.

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Cultura

Da Abramović a Pistoletto, in mostra a Catania ‘I...

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Alla Fondazione Puglisi Cosentino dal primo novembre al 31 maggio 2025

Un'opera di Alighiero Boetti, 'Insicuro Noncurante 1972-1975'

La Fondazione Puglisi Cosentino apre una nuova stagione nella sua storica sede di Palazzo Valle a Catania con un’importante mostra dedicata ai grandi maestri fra XX e XXI secolo. 'I miti dell’arte contemporanea', in programma dal primo novembre al 31 maggio 2025, è un percorso attraverso installazioni, dipinti, sculture, video, disegni e opere grafiche, che riassumono il lavoro creativo di artisti che, a partire dagli anni Sessanta del Novecento, hanno cambiato l’idea stessa di arte.

L’arte concettuale, l’arte povera, l’arte comportamentale, l’arte astratta raccontano le esperienze e le ricerche di artisti quali Sol Lewitt, Mario Merz, Marina Abramović, Vettor Pisani, Ai Weiwei che, unitamente a Alighiero Boetti, Giuseppe Penone, Zhang Hongmei, Michelangelo Pistoletto, Franco Politano, Lamberto Pignotti, David Tremlett, Xiao Lu e molti altri, compongono l’ampio mosaico dei linguaggi dell’arte contemporanea. Sviluppata sui due piani dello storico Palazzo, la mostra si avvale della curatela Francesco Poli e di Vincenzo Sanfo e di una particolare sezione dedicata all’arte cinese contemporanea. Gran parte delle opere in mostra, alcune delle quali di rara visione, proviene da collezioni private di grande rilevanza. Un omaggio a Giulio Paolini, che sarà presente con una sala personale, conferma la rilevanza di una esposizione che presenta il Gotha dell’arte internazionale.

Questi gli artisti in mostra: Marina Abramović, Ai Weiwei, El Anatsui, Giovanni Anselmo, John Armleder, Alighiero Boetti, Ugo Carrega, Sandro Chia, Jago, Jan Jedlička, Jeff Koons, Sol LeWitt, Ma Han, Luigi Mainolfi, Mario Merz, Jonathan Monk, Nika Neelova, Giulio Paolini, Tancredi Parmeggiani, Giuseppe Penone, Lamberto Pignotti, Vettor Pisani, Michelangelo Pistoletto, Franco Politano, Anselm Reyle, Mimmo Rotella, Mauro Staccioli, David Tremlett, Peter Wuetrich, Gilberto Zorio, Song YonGping, Xiao Lu, Zhang Zhaohong.

Non solo: la Fondazione Puglisi Cosentino ospita anche una mostra dedicata a Frida Kahlo nelle immagini dei grandi fotografi, realizzata appositamente per Palazzo Valle, che racconta la storia dell’artista inserita nelle vicende messicane. Una sezione della mostra è dedicata al dialogo col mito di Frida degli artisti Marco Lodola, Xu De Qi, Zang Hong Mei e Nicola Pucci.

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Cultura

Sir William e Lady Hamilton nella Napoli del XVIII secolo

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Una mostra di Intesa Sanpaolo alle Gallerie d’Italia - Napoli dal 25 ottobre al 2 marzo 2025

Sir William e Lady Hamilton nella Napoli del XVIII secolo

E' dedicata a uno straordinario protagonista del mondo culturale napoletano del XVIII secolo, William Hamilton, ambasciatore inglese alla corte di Ferdinando IV di Borbone, e alla figura a tratti leggendaria di Lady Emma Hamilton, la mostra "Sir William e Lady Hamilton", a cura di Francesco Leone e Fernando Mazzocca, ospitata da Intesa Sanpaolo alle Gallerie d’Italia - Napoli, dal 25 ottobre al 2 marzo 2025.

L'esposizione, realizzata con il sostegno dell’Ambasciata britannica a Roma e dell’Ambasciata d’Italia a Londra e con il patrocinio del Comune di Napoli e dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, presenta settantotto opere tra dipinti, ceramiche, sculture e manifatture provenienti da importanti musei nazionali e internazionali, come la Reggia di Caserta, Certosa e Museo di San Martino, National Portrait Gallery di Londra, Victoria & Albert Museum, Tate di Londra, The British Museum, Thyssen-Bornemisza di Madrid, la National Gallery of Art di Washington, oltre che da collezioni private e gallerie.

Sulla scia dei fondamentali studi di Carlo Knight - recentemente scomparso - e della grande mostra del 1996 del British Museum, l’esposizione riconsidera e valorizza la vicenda umana, politica e intellettuale di Hamilton, diplomatico, antiquario e vulcanologo, che con la sua poliedrica personalità, trovò nella Napoli “illuminata” della seconda metà del Settecento terreno fertile per affermare e sviluppare le sue grandi passioni: l’antichità e la scienza.

Le sezioni attraverso cui si sviluppa il percorso espositivo mettono in risalto il suo grande interesse per la vulcanologia, la pittura di paesaggio, la musica, il collezionismo, nonché il ruolo ricoperto nella società e nella mondanità napoletana dell’epoca, amplificato dalla figura di Lady Emma Hamilton.

La passione di William Hamilton per l’antico si concretizzò nella costituzione di una propria originale raccolta di straordinari vasi greci dipinti, alcuni dei quali presenti in mostra, provenienti da Ercolano, da Pompei, dall’Italia Meridionale e dalla Grecia. La vendita di una parte di questa raccolta al British Museum, nel 1772, ebbe un ruolo decisivo sul collezionismo antiquario e sul gusto britannici.

La mostra illustra la sua originale iniziativa di realizzare e pubblicare uno dei libri illustrati più belli e famosi di tutti i tempi, le magnifiche Antiquités etrusques, grecques et romaines. Si trattava di un eccezionale insieme di cinquecento tavole incise e decorate, acquerellate a mano in rosso e nero con ritocchi in bianco e azzurro, che riproducevano le pitture presenti nei vasi. I testi dei volumi furono redatti dal grande e bizzarro erudito Pierre-François Hugues d’Hancarville che si avvalse, in un primo momento, del contributo di Johann Joachim Winckelmann. Con questa pubblicazione Hamilton intendeva anche offrire dei modelli agli artisti contemporanei, facendo della pittura vascolare la fonte principale di ispirazione per il cosiddetto “stile lineare” che caratterizzò gli artisti più sperimentali e originali del Neoclassicismo, come il celebre scultore e illustratore John Flaxman e Josiah Wedgwood, titolare delle omonime manifatture.

Una parte consistente dell’esposizione è dedicata alla figura di Lady Hamilton. Dopo la scomparsa nel 1782 della prima moglie, Hamilton divenne un protagonista della mondanità più esclusiva grazie al secondo matrimonio con Emily Lyon, più nota come Emma Hart (Neston, 1765 – Calais, 1815), la celebre avventuriera che ebbe una grande influenza anche a livello politico per i suoi legami con la regina Maria Carolina e per la scandalosa relazione con il celebre ammiraglio Horatio Nelson. I magnifici ritratti in mostra dell’inglese George Romney e del tedesco Johann Heinrich Wilhelm Tischbein restituiscono il fascino di Emma, che fu rappresentata anche da altri pittori dell’epoca nelle vesti di figure della classicità e del mito. Venne così alimentata l’immagine di una donna destinata a entrare nella leggenda per la sua smagliante bellezza, per il suo spirito e per la spregiudicata libertà dei suoi costumi. Divenne poi celebre per le sue “attitudini”, ovvero le suggestive pose che assumeva rappresentando per i suoi ospiti dei tableaux vivants dove evocava le divinità e le eroine del mondo classico.

In mostra anche la proiezione di un video realizzato dalla Fondazione Cineteca Italiana che raccoglie le immagini cinematografiche che meglio raccontano la storia e il mito di Lady Hamilton.

Altra parte importante del percorso espositivo affronta il tema del viaggio. Un momento decisivo della vita di Hamilton fu la visita che gli fece nel 1787 Johann Wolfgang Goethe durante il suo famoso Viaggio in Italia. Anche l’ambasciatore fu un grande viaggiatore: si avventurò nei territori allora poco praticati e poco sicuri della Calabria e della Sicilia, animato dalla sua curiosità e dalla passione scientifica per fenomeni naturali eccezionali come i vulcani e i movimenti tellurici. Di questi interessi rimane un’eccezionale testimonianza in un’altra celebre impresa editoriale da lui promossa, la pubblicazione dei volumi intitolati Campi Phlegraei editi a Napoli nel 1776, cui si aggiungerà nel 1779 un supplemento con un Account of the Great Eruption of Mount Vesuvius, opera illustrata da un’équipe guidata dal pittore Pietro Fabris, che fu il suo accompagnatore nelle escursioni sulle falde del Vesuvio e dell’Etna.

Le magnifiche illustrazioni di questi volumi, colorate a mano, documentano la competenza di Hamilton nella vulcanologia, indagata in tutti i suoi aspetti, dai fenomeni eruttivi a tutte le particolarità morfologiche dei territori da lui esplorati. Questa vocazione scientifica e l’interesse per la natura lo porterà a farsi promotore e collezionista della pittura di paesaggio.

La mostra privilegia il suo particolare rapporto con il grande vedutista romano Giovanni Battista Lusieri e con i pittori inglesi più sperimentali e moderni come Joseph Wright of Derby, Thomas Jones, John Robert Cozens, da lui ospitati e incoraggiati. Fu anche grazie a questo suo impegno che Napoli divenne una delle maggiori officine della creazione del paesaggio moderno.

Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo e Direttore Generale delle Gallerie d’Italia, afferma: "I racconti che nascono dall’immenso patrimonio culturale di Napoli sono sempre appassionanti e legati a vicende umane eccezionali, proprio come quanto realizziamo oggi alle Gallerie d’Italia di via Toledo. Raccontare il collezionista Hamilton è un nuovo omaggio alla città, frutto dello straordinario dialogo con importanti istituzioni in Italia e all’estero. Questo nuovo progetto originale conferma ancora una volta il contributo culturale, civile e sociale dato da Intesa Sanpaolo grazie alla vitalità della propria sede museale, che si inserisce a pieno titolo tra i più attivi musei europei".

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Napoli, De Giovanni: “Per ragazzi a rischio camorra...

Lo afferma lo scrittore intervistato da 'La Ragione' Insegnanti, assistenti sociali, psicologi ben pagati e con poteri diretti per provare...

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Neonati salvati da culla per la vita: storia di Mario,...

Il sistema, attivo in più strutture, è una delle opzioni sicure per le donne che decidono di non tenere un...

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Call of Duty: Black Ops 6, l’attesa è finita

Un'avvincente campagna, un multiplayer esplosivo e il ritorno della modalità Zombi a round Call of Duty: Black Ops 6 è...

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Nota del Sottosegretario all’Ambiente e alla Sicurezza energetica “È stata una missione di successo quella di Lubiana, in quanto oggi...

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GreenItaly 2024: l’Italia punta su Green Economy per...

Le imprese green affrontano meglio le crisi. E' quanto emerso durante la presentazione del 15° Rapporto GreenItaly, presentato da Fondazione...

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Il problema vero è capire su quale imponibile vengono calcolati bonus previsto in busta paga La manovra di Bilancio che...

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