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Terza incursione dalla Nordcorea, Seul spara contro soldati...

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Terza incursione dalla Nordcorea, Seul spara contro soldati di Pyongyang

I colpi di avvertimento verso le decine di militari che hanno attraversato ancora una volta il confine. Bbc: "Corea del Nord sta costruendo muro"

Soldato nordcoreano - Fotogramma

L'esercito di Seul ha sparato colpi di avvertimento verso militari nordcoreani che hanno attraversato il confine. Lo hanno riferito i soldati sudcoreani spiegando che decine di militari nordcoreani hanno violato la linea di demarcazione intorno alle 11 ora locale e che l'esercito di Seul ha risposto con spari di avvertimento. Dopo questi, i soldati di Pyongyang si sono ritirati. Si tratta della terza incursione questo mese e arriva dopo la storica visita del presidente russo Vladimir Putin a Pyongyang.

Seul convoca ambasciatore russo, Mosca avverte: "Ricatti e minacce inaccettabili"

Il ministero degli Esteri della Corea del sud ha intanto convocato l'ambasciatore russo a Seul, Georgy Zinoviev, per contestare l'accordo su un partenariato strategico globale firmato tra la Russia e la Corea del nord, ha riferito l'agenzia Yonhap .

"I tentativi di ricatto e di minaccia contro la Russia sono inaccettabili", la replica dell'ambasciatore russo. Secondo l'agenzia Tass, durante l'incontro con il primo vice ministro degli Esteri della Corea del Sud, Kim Hong-kyun, Zinoviev ha sottolineato "l'inaccettabilità dei tentativi di minaccia e di ricatto contro la Federazione Russa" e ha osservato che "la cooperazione tra Russia e Corea del Nord non è diretta contro Paesi terzi, è conforme ai principi e alle norme del diritto internazionale e contribuisce a rafforzare la pace e la stabilità nella penisola coreana". L'ambasciatore russo ha osservato che la Russia è pronta a continuare a compiere sforzi per garantire la pace a lungo termine nella penisola coreana.

L'intesa tra Mosca e Pyongyang consolida un legame che si è rafforzato dal settembre 2023, quando Kim si è recato in Russia. La Corea del Nord da mesi fornisce armi a Mosca, in particolare artiglieria, e ha un ruolo rilevante nella strategia militare elaborata dalle forze armate russe nella guerra in contro da oltre 2 anni con l'Ucraina.

Il documento, siglato durante la visita di Putin a Pyongyang, porta le relazioni tra i due paesi "ad un nuovo livello". Prevede "l'assistenza reciproca nel caso in cui uno dei due Paesi venga attaccato". Il presidente russo ha garantito che Mosca e Pyongyang si daranno pieno sostegno reciproco come veri amici e buoni vicini. La Russia, in particolare, "non esclude lo sviluppo" di cooperazione tecnico-militare con la Corea del Nord.

Armi russe a Pyongyang, i timori Usa

E' ''estremamente preoccupante'' l'ipotesi che la Russia possa fornire armi alla Corea del Nord, ha dichiarato intanto il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller commentando la storica visita del presidente russo e la firma dell'accordo.

La fornitura di armi russe a Pyongyang ''destabilizzerebbe la penisola coreana, ovviamente, e potenzialmente, a seconda del tipo di armi fornite, violerebbe le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che la stessa Russia ha sostenuto'', ha detto Miller.

Il segretario di Stato americano Antony Blinken e il ministero degli Esteri della Corea del Sud hanno entrambi affermato che il trattato tra Russia e Corea del Nord rappresenta una ''seria minaccia'' alla pace e alla stabilità nella penisola coreana. Blinken ha affermato che gli Stati Uniti prenderanno in considerazione ''varie misure'' in risposta all'accordo firmato da Putin e dal leader nordcoreano Kim Jong-un.

"Corea del Nord sta costruendo muro al confine con Seul"

La Corea del Nord starebbe intanto costruendo sezioni di quello che sembra essere un muro in diversi punti vicino al confine con la Corea del Sud. Lo rivelano nuove immagini satellitari analizzate da Bbc Verify, che mostrano anche come la terra all'interno della zona demilitarizzata (Dmz) sia stata bonificata, fatto che potrebbe essere una violazione della tregua di lunga data con la Corea del Sud.

La Dmz è una zona cuscinetto larga 4 chilometri tra la Corea del Nord e quella del Sud, che sono ancora tecnicamente in guerra non avendo mai firmato un trattato di pace. La zona è divisa in due, con ciascuna parte controllata dalle rispettive nazioni. Questa recente attività di Pyongyang è "insolita", secondo gli esperti, e avviene in un momento di crescenti tensioni tra i due Paesi. "A questo punto possiamo solo ipotizzare che la Corea del Nord stia cercando di rafforzare la sua presenza militare e le fortificazioni lungo il confine", ha affermato Shreyas Reddy, corrispondente del sito specializzato Nk News, con sede a Seul.

Bbc Verify ha commissionato immagini satellitari ad alta risoluzione su un tratto di sette chilometri del confine per esaminare gli eventuali cambiamenti che la Corea del Nord sta apportando all'area. Queste immagini sembrano mostrare almeno tre zone in cui sono state erette barriere vicino alla Dmz, coprendo un totale di circa un chilometro vicino all'estremità orientale del confine, ma è possibile che siano state costruite ulteriori barriere lungo altri tratti del confine. La data esatta di inizio della costruzione non è chiara a causa della mancanza di precedenti immagini ad alta risoluzione nell'area. Tuttavia, queste strutture non erano visibili in un'immagine datata novembre 2023.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Ucraina, Kiev ha bisogno di 200mila soldati: anche detenuti...

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Entro la fine dell'anno necessario integrare le forze armate e dare riposo a chi è in prima linea

Operazioni di guerra in Ucraina

L'Ucraina ha bisogno di 200mila soldati entro la fine dell'anno per tenere testa alla Russia nella guerra iniziata nel 2022. Kiev è alle prese con una cronica carenza di uomini che complica le operazioni al fronte, dove la pressione delle forze di Mosca rimane costante soprattutto lungo il fianco orientale, nel Donetsk.

Il piano (fallito): arruolare 50mila uomini ogni 3 mesi

Dalla Germania, Die Welt offre un quadro dell'emergenza che Kiev deve gestire nei prossimi mesi: entro la fine del 2024, secondo il quotidiano tedesco, il paese guidato dal presidente Volodymyr Zelensky deve mobilitare 200mila persone.

L'Ucraina deve colmare le lacune nei reparti e deve creare nuove brigate: secondo le stime del giornale, la chiamata alle armi deve coinvolgere almeno 50mila uomini ogni 3 mesi. Nell'ultimo periodo, però, la macchina bellica non ha marciato al ritmo stabilito, nonostante il varo di una legge per ampliare l'organico delle forze armate. Per recuperare il gap, nel secondo semestre del 2024 serve uno sforzo ulteriore.

Detenuti al fronte, ma non chi ha commesso 2 omicidi

In questo contesto, le autorità di Kiev hanno deciso di concedere la libertà ai detenuti nelle carceri ucraine se accetteranno di imbracciare le armi contro i russi. Una libertà condizionata che riguarda anche chi è in carcere per aver commesso un omicidio, ma non se ha ucciso due o più persone. Esclusi anche gli stupratori, chi ha commesso un reato di violenza sessuale oppure chi ha compiuto un crimine contro la sicurezza nazionale. Secondo le stime del ministero della Giustizia ucraino, circa 27mila detenuti su un totale di 42mila potrebbero potenzialmente avere diritto al nuovo programma militare.

La decisione di aumentare l'ingresso di uomini nell'esercito ucraino risponde alla necessità di far fronte alle crescenti perdite sul campo di battaglia e alla necessità di far riposare le truppe in prima linea. Per la prima volta, gli sforzi di reclutamento si sono rivolti alla popolazione carceraria del paese.

I prigionieri possono quindi ottenere la liberazione condizionata dopo un colloquio con i reclutatori dell'esercito, una visita medica e una revisione della loro condanna. Una volta selezionati, i detenuti in libertà vigilata vengono trasferiti d'urgenza nei campi di addestramento, dove imparano a maneggiare le armi e ad adottare altre tecniche di combattimento prima di unirsi alle loro unità. Il programma ucraino mira a integrare i detenuti nelle normali unità di prima linea differenziandosi dal piano russo che prevede l'invio dei detenuti a combattere nelle peggiori battaglie o a unirsi al gruppo Wagner.

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Elezioni Francia, piano anti Le Pen non decolla. Macron:...

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Il presidente spinge per un fronte repubblicano che al secondo turno fermi RN

Emmanuel Macron

Il 'fronte anti Le Pen' ancora non decolla, mentre la Francia si avvia al secondo turno delle elezioni legislative che il 7 luglio potrebbero consegnare le redini del paese al Rassemblement National e il governo all'estrema destra. RN esce dal primo turno con il 33% e la possibilità teorica di arrivare alla maggioranza assoluta di 289 deputati. Se Le Pen e il suo delfino Jordan Bardella, leader di RN, possono permettersi di aspettare il voto del 7 luglio con appelli ordinari all'elettorato, dall'altra parte dell'agone politico si procede tra fibrillazioni e trattative. La costruzione di un 'fronte repubblicano' non procede in maniera fluida, le posizioni non si allineano e i distinguo non mancano.

"E' l'estrema destra che si appresta ad arrivare alle più alte cariche, nessun altro", avrebbe detto il presidente francese Emmanuel Macron all'Eliseo davanti ai suoi ministri, secondo quanto rivelato da uno dei presenti a Bfmtv. Due ministri hanno raccontato di una riunione "tesa". Macron ha ribadito l'auspicio di un "grande" blocco "chiaramente democratico e repubblicano" in vista del secondo turno di domenica prossima. La priorità, come ha ribadito il premier Gabriel Attal, è arginare il Rassemblement National.

Tutto per fermare Le Pen? C'è chi dice no

Dalla compagine governativa, però, sono arrivate nelle stesse ore le parole del ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire che esclude di sostenere il voto per un candidato della France Insoumise anche laddove sia l'unica opzione realistica per fermare un candidato di Rn. "Lfi è un pericolo per la nazione", ha dichiarato Le Maire a France Inter. Pur essendo disposto a incoraggiare gli aventi diritto al voto a scegliere altri partiti del Nuovo Fronte popolare laddove un candidato di centro si ritirerà in vista del servono turno, non chiederà "mai" un voto per Lfi.

I candidati dei vari schieramenti hanno tempo fino alle 18 di oggi per depositare - o meno - la candidatura. Un fronte repubblicano compatto prevederebbe il ritiro dei candidati che non hanno chance di battere gli esponenti di RN: in questo modo, i voti verrebbero convogliati sul nome più credibile per sconfiggere il rappresentante dell'estrema destra. Secondo i rumors, al momento circa 160 candidati avrebbero dato la disponibilità a ritirarsi dal secondo turno per far decollare il 'piano Macron'.

L'esponente socialista Raphaël Glucksmann, artefice della creazione del Nuovo Fronte popolare e del programma moderato dell'alleanza su Israele e Ucraina, ha sollecitato tutti i candidati arrivati terzi nelle diverse circoscrizioni con triangolazione a ritirarsi "immediatamente". "La storia ci guarda e ci giudica. Ognuno di noi deve assumersi le proprie responsabilità. Non è solo una elezione legislativa: è un referendum. Vogliamo, sì o no, che l'estrema destra prenda il potere al ballottaggio per la prima volta? E' l'unica cosa che conta. Tutte le identità politiche, sinistra e destra, svaniscono di fronte a questa clamorosa questione", ha affermato. "Siamo preparati a consegnare il nostro Paese, il Paese di Victor Hugo, Voltaire, Rabelais, alla famiglia Le Pen" E' l'unica questione importante. Per questo chiediamo anche agli aventi diritto di votare, senza ambiguità e senza esitazione, per i repubblicani democratici, che siano di destra o di sinistra, per fermare il Rn. Abbiamo sette giorni per evitare una catastrofe tale che la Francia non ha mai dovuto affrontare nella sua storia".

Record di 'triangolari' se non si ritirano candidati

In un quadro in evoluzione, senza un vero patto di desistenza tra gli anti Le Pen si profilano almeno 306 triangolari e anche un quadrangolare nel secondo turno: un record. Basti pensare che sono stati otto i triangolari nelle elezioni legislativi francesi del 2022 e solo uno nel 2017. Le Figaro spiega come si sia arrivati a una cifra del genere illustrando che per accedere al secondo turno delle elezioni legislative i candidati devono ottenere almeno il 12,5% dei voti degli elettori registrati. Con una partecipazione record alle urne domenica 30 giugno, pari 66,71% degli aventi diritto, la percentuale di voti ''espressi'' necessaria per qualificarsi al secondo turno è inferiore a quella delle elezioni precedenti, attorno al 19%. Pertanto, molti candidati hanno superato questa soglia.

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Esteri

Francia, Ue avanti con nomine: Le Pen avanza ma non sfonda

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Le reazioni del ‘consensus’ bruxellese al voto in Francia divergono e come trattare, in Europa, l’ascesa dell’estrema destra è da tempo oggetto di discussione

Bandiera francese ed europea - (Afp)

L’Unione Europea reagisce con l'usuale understatement, ufficialmente, al risultato del primo turno delle elezioni legislative in Francia che, se attestano che il Rassemblement National è ampiamente il primo partito del Paese, confermano anche che l’estrema destra è lontana dalla maggioranza assoluta nell’Assemblea Nazionale, il Parlamento francese. “Non commentiamo mai i risultati delle elezioni negli Stati membri”, si è limitato a dire il portavoce della Commissione Europea Eric Mamer. Occorre aspettare la sera del 7 luglio, ma se con le desistenze la ‘tagliola’ del doppio turno farà il suo lavoro, appare poco probabile, allo stato, che Jordan Bardella, il giovane figlio di immigrati italiani scelto da Marine Le Pen come ‘delfino’, possa arrivare a conquistare il governo del secondo Paese dell’Ue. Le buone notizie per l’Europa, tuttavia, finiscono qui.

Il presidente Emmanuel Macron, uno dei politici centrali dell’establishment Ue, esce indebolito dal voto da lui voluto all’indomani delle europee, anche se resta all'Eliseo (il suo secondo mandato termina nel 2027). Il voto ha confermato la larga impopolarità in Francia delle politiche centriste, allineate con il ‘consensus’ Ue. Un dato, questo, che era emerso con chiarezza già all’epoca della ‘jacquerie’ dei Gilets Jaunes. Il resto dell’arco politico francese, a sinistra del Rassemblement National, è profondamente diviso, tanto da rendere difficile, allo stato, immaginare un governo di centro-sinistra.

L’Ue, comunque, prosegue spedita con la nomina delle cariche apicali e del programma della maggioranza, ma le reazioni del ‘consensus’ bruxellese al voto in Francia divergono. C’è chi, come l’eurodeputato di Renew Europe Sandro Gozi, eletto Oltralpe, osserva che è comunque “una buona notizia” per l’Ue che all’Assemblea Nazionale esista una “maggioranza” di forze pro-europee, fatta eccezione per “alcuni” esponenti della France Insoumise di Jean-Luc Mélénchon.

C’è chi invece, come l’economista tedesco Daniel Gros, direttore del think tank bruxellese Ceps, osserva che la probabile instabilità politica che deriverà dalle elezioni non è una buona notizia per l’Unione, se non altro perché la Francia, che è un grande Paese dell’Ue, tenderà a non decidere e soprattutto a non agire sul fronte dei conti pubblici, perché comporterebbe dei costi politici. E’ un tema, quello delle finanze pubbliche, che preoccupa molto, tradizionalmente, la Germania. Parigi finirà sotto procedura per deficit eccessivo, come l’Italia e altri Paesi, e ha un debito pubblico pari ad oltre il 110% del Pil, destinato a salire quest’anno al 112,4% e l’anno venturo al 113,8%, secondo le stime della Commissione.

In assenza di azioni volte a raddrizzare i conti, il debito francese è destinato a salire, cosa che potrebbe preoccupare i mercati finanziari, e avere ripercussioni anche sui rendimenti dei titoli di Stato di altri Paesi, come l’Italia. Come trattare, in Europa, l’ascesa dell’estrema destra è da tempo oggetto di discussione: continuare con la conventio ad excludendum, oppure cercare di sfruttare le divisioni tra i diversi nazionalismi per cooptarne una parte? La dirigenza del Ppe sembra aver scelto questa seconda strada, tracciando tre linee rosse (dialoga con chi è pro Ue, pro Ucraina e pro Stato di diritto), che sia Manfred Weber che Ursula von der Leyen hanno indicato chiaramente.

Il Rassemblement National di Marine Le Pen non rispetta queste ‘linee rosse’, dato che in passato ha ricevuto finanziamenti bancari dalla Russia, anche se Jordan Bardella, come ricorda Gros, sull’Ucraina ha detto recentemente che, se andrà al governo, la sua Francia non permetterà alla Russia di “assorbire” il Paese vicino. Per chi aspira a governare un Paese membro della Nato (nonché l'unica potenza nucleare dell’Ue) sarebbe difficile dire il contrario. Le posizioni filorusse dell’Rn sono state per anni un grosso ostacolo al progetto di unire le destre europee in un unico gruppo, dato che il Pis polacco, forza di assoluto rilievo del campo nazionalista, è ferocemente antirusso, per ragioni storiche. Von der Leyen ha citato espressamente Le Pen tra le forze con cui non intende parlare, diversamente da Giorgia Meloni, che ha schierato Fratelli d’Italia a sostegno dell’Ucraina.

Per Daniel Gros, “alla lunga” la conventio ad excludendum non fa altro che portare consensi all’estrema destra e induce la pubblica opinione a interrogarsi sul funzionamento della democrazia, dato che il primo partito di Francia resta lontano dal governo (un tentativo di avvicinamento dei Républicains fatto da Eric Ciotti ha portato ad un’insurrezione nel partito gollista). Per l’economista tedesco, sarebbe meglio lasciar governare il Rassemblement National, “e poi vediamo se fanno come Meloni” oppure no. Francia o non Francia, l’Ue ha fretta di chiudere la partita delle nomine.

Lo stesso Macron, che aveva espresso pubblicamente dubbi sul principio dello Spitzenkandidat, ha rapidamente avallato la riconferma di Ursula von der Leyen. Se il 18 luglio a Strasburgo la tedesca nata a Ixelles riceverà almeno 361 voti, la presidenza della Commissione Europea, istituzione che detiene il monopolio dell’iniziativa legislativa Ue, per i prossimi cinque anni sarà messa al riparo. Nel Parlamento Europeo le destre hanno guadagnato terreno, ma in misura minore alle attese e senza compromettere la maggioranza centrista, dove il Ppe ha guadagnato terreno, i Socialisti hanno sostanzialmente tenuto, mentre i Liberali hanno perso una ventina di seggi.

I cambiamenti, nei prossimi cinque anni, potrebbero farsi sentire a livello di Consiglio Ue, l’istituzione che riunisce, nelle sue varie formazioni, i ministri dei Paesi membri e che è colegislatore dell’Ue. E’ lì che si ‘scaricheranno’ i cambiamenti politici che potrebbero avvenire a livello nazionale. Un governo del Rassemblement National in Francia, che è il secondo Paese dell’Ue, cambierebbe decisamente gli equilibri nel Consiglio e renderebbe probabilmente più difficoltoso il lavoro legislativo. Sulla carta, Italia, Francia, Austria, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia insieme possono bloccare qualsiasi voto a maggioranza qualificata.

In Austria per ora governano i Popolari, con il cancelliere Karl Nehammer, ma le europee hanno attestato che l’Fpoe è il primo partito. E a fine settembre in quel Paese si vota. Il primo settembre andranno alle urne anche due importanti Laender tedeschi, Sassonia e Turingia: in Germania l’Afd è arrivata seconda alle europee, ampiamente sotto la Cdu/Csu ma sopra ciascuno dei tre partiti della coalizione semaforo, a partire dall’Spd di Olaf Scholz, che ha registrato la peggior performance della sua storia. E a novembre ci saranno le presidenziali Usa, dove un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca non sembra affatto improbabile, dopo la performance del presidente in carica Joe Biden, classe 1942. Tutti ottimi motivi per chiudere in fretta la partita delle cariche apicali Ue.

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