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Gaza, Israele distrugge lanciarazzi a Khan Younis. Blinken...

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Gaza, Israele distrugge lanciarazzi a Khan Younis. Blinken avverte su escalation Libano

Dopo le minacce del movimento sciita, Cipro ha intanto rivendicato la sua neutralità rispetto al conflitto in corso a Gaza. Critiche agli Usa su armi, il premier israeliano insiste: "Video? Era necessario". Idf distrugge lanciarazzi in zona umanitaria a Khan Younis

Bombardamenti israeliano a sud del Libano - Afp

Le Forze di difesa israeliane (Idf) avrebbero iniziato ad attaccare la zona di Al Wazzani nel sud del Libano. Lo scrivono i media arabi. Al momento non c'è conferma da parte di Israele, come sottolinea il Jerusalem Post.

In un incontro con alti funzionari israeliani solo poche ore fa, il Segretario di Stato americano Antony Blinken aveva chiesto che fosse evitata una ulteriore escalation con il Libano, rendeva noto il Dipartimento di Stato americano spiegando che Blinken ha incontrato il ministro degli Affari Strategici Ron Dermer e il consigliere per la Sicurezza Nazionale Tzachi Hanegbi.

L'Iran disporrebbe di informazioni sulla sicurezza secondo cui "il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ordinato l'assassinio del capo del movimento sciita Hezbollah, Hassan Nasrallah, qualora si presentasse l'opportunità di farlo", riferisce quindi una fonte della Forza Quds, reparto di elite dei Guardiani della Rivoluzione iraniana, al quotidiano kuwaitiano Al-Jarida.

La fonte sostiene che "i servizi di sicurezza israeliani non sono riusciti finora a trovarlo oppure Nasrallah è sfuggito ai tentativi di individuarlo per pochi minuti". Lo stesso leader del movimento sciita alleato di Teheran, sostiene la fonte, avrebbe rifiutato l'offerta di trasferirsi con la sua famiglia nella Repubblica islamica.

Il quotidiano kuwaitiano riporta quindi che "i servizi di sicurezza collegati alla Forza Quds hanno condotto indagini per scoprire le reti di spionaggio che fanno trapelare informazioni sull'esatta ubicazione di esponenti di Hezbollah che vengono assassinati da Israele quasi su base quotidiana", sottolineando che "dopo accuse iniziali mosse ai sostenitori dei gruppi politici libanesi anti-Hezbollah, le indagini hanno dimostrato che alcune applicazioni e programmi sugli smartphone, in particolare WhatsApp, sono i principali strumenti di spionaggio israeliano in Libano, Siria, Iraq ed anche nella Striscia di Gaza".

Un articolo apparso qualche giorno fa sul quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth sosteneva che l'Iran avesse avvertito Hezbollah della possibilità che Israele assassinasse il suo segretario generale.

L'autrice dell'articolo, Smadar Perry, ha affermato che un inviato iraniano è arrivato a Beirut subito dopo l'assassinio del leader dell'unità 'Nasr' di Hezbollah nel sud del Libano, Talib Sami Abdullah, e ha incontrato le persone vicine a Nasrallah per informarle della preoccupazione di Teheran che Israele stesse per prendere di mira lo stesso leader di Hezbollah.

Secondo Perry, è noto che Hezbollah ritenga che Israele non abbia mai voluto eliminare Nasrallah nei suoi 32 anni di leadership del partito sciita filoiraniano.

Cipro e minacce Hezbollah: "Noi neutrali su guerra a Gaza"

Cipro ha intanto rivendicato la sua neutralità rispetto al conflitto tra Israele e Hamas, sottolineando che ''non siamo coinvolti in alcuna guerra''. Lo ha chiarito il portavoce del governo cipriota Konstantinos Letymbiotis intervistato dalla tv pubblica CyBc dopo che il Segretario generale di Hezbollah Hassan Nasrallah ha minacciato di colpire Cipro nel caso in cui fornisse sostegno a Israele permettendo l'uso dei suoi territori.

"Cipro non è coinvolta, e non sarà coinvolta, in alcuna guerra o conflitto", ha detto alla CyBC Letymbiotis. ''Pertanto, le dichiarazioni del leader di Hezbollah non corrispondono alla realtà'', ha aggiunto. Cipro ha relazioni ''eccellenti'' con il Libano e non permetterebbe a nessuno stato di utilizzare il suo territorio per operazioni militari contro un altro, ha dichiarato Letymbiotis.

Critiche agli Usa su armi, Netanyahu insiste

Benjamin Netanyahu non arretra intanto sulla polemica generata dalle sue dichiarazioni sul ritardo nella consegna di armi a Israele da parte americana che hanno provocato la forte irritazione della Casa Bianca. In un'intervista al sito americano Punchbowl, il primo ministro israeliano ha definito "assolutamente necessaria" la sua critica in un videomessaggio rivolto agli Stati Uniti.

"Abbiamo iniziato a vedere che stavano emergendo alcuni problemi significativi qualche mese fa. E in effetti, abbiamo provato, in molte, molte conversazioni tranquille tra i nostri funzionari e i funzionari americani, e tra me e il presidente, ad appianare questa diminuzione delle forniture", ha spiegato Netanyahu, sottolineando di non essere riuscito a risolvere il problema neanche dopo aver sollevato la questione con il segretario di Stato americano, Antony Blinken, durante la sua visita in Israele.

Quindi "ho ritenuto che fosse assolutamente necessario mandare in onda (il video, ndr) dopo mesi di conversazioni tranquille che non hanno risolto il problema", ha concluso Netanyahu.

Israele distrugge lanciarazzi nascosto in zona umanitaria a Khan Younis

Le Idf hanno intanto riferito di aver colpito e distrutto un lanciarazzi della Jihad Islamica in un rifugio nella cosidetta 'zona umanitaria' di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo hanno annunciato le Idf spiegando che durante l'operazione sono state adottate misure a tutela dei civili palestinesi.

"Le organizzazioni terroristiche nella Striscia di Gaza continuano a collocare armi e infrastrutture terroristiche tra la popolazione civile, mettendola in pericolo e usandola come scudo umano", si legge nella nota delle Idf.

Blitz forze speciali israeliane in Cisgiordania: uccisi 2 ricercati

Due ricercati palestinesi sono stati uccisi in un'operazione condotta a Qalqilya, in Cisgiordania, dagli uomini della Gideonim (Unità 33), un'unità sotto copertura della polizia israeliana. Lo ha riferito il Times of Israel, citando fonti militari. L'operazione - di cui non si conoscono al momento ulteriori dettagli - è stata condotta congiuntamente dalle Idf, dalla polizia e dallo Shin Bet. Secondo una nota della polizia, i due palestinesi uccisi facevano parte della Jihad Islamica. Gli uomini della Gideonim hanno tentato di arrestare i due che, per sfuggire alla cattura, hanno aperto il fuoco. Gli agenti a quel punto hanno risposto al fuoco uccidendo i due "terroristi" e sequestrando anche alcune armi.

Raid Israele su tendopoli Rafah: 18 morti

E' di 18 morti e 35 feriti il bilancio di un raid israeliano contro una tendopoli di sfollati a Rafah. Lo ha denunciato la Mezzaluna rossa, secondo cui l'attacco è avvenuto nella parte occidentale della città nel sud della Striscia di Gaza.

Borrell, colloqui con ministero esteri giordano su tregua e ostaggi

L'Alto rappresentante della politica estera dell'Unione europea Josep Borrell ha avuto quindi un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi. Come ha spiegato lo stesso Borrell su 'X', il colloquio si è concentrato ''sulla catastrofe in corso a Gaza e sul peggioramento della situazione in Cisgiordania. Condividiamo la profonda preoccupazione sul fatto che sia ancora negato il pieno accesso umanitario'' per la popolazione di Gaza, ''che gli ostaggi non siano ancora liberati, che i combattimenti siano ancora in corso, nonostante gli ordini vincolanti della Corte internazionale di giustizia, e che il piano Biden non sia ancora attuato''.

Borrell ha aggiunto che ''continueremo a lavorare a stretto contatto per raggiungere il cessate il fuoco, l'accesso umanitario, il rilascio degli ostaggi, il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, la responsabilità e la pace. Attendo con impazienza il Consiglio di associazione Ue-Giordania del mese prossimo per approfondire la nostra cooperazione e partenariato''.

Pentagono conferma ripresa consegne di aiuti umanitari

Il Pentagono ha confermato che sono riprese le consegne di aiuti umanitari alla popolazione della Striscia di Gaza attraverso il molo temporaneo galleggiante costruito dagli Stati Uniti al largo dell'enclave palestinese. L'obiettivo, ha spiegato il portavoce del Pentagono Pat Ryder, è quello di aumentare l'assistenza umanitaria alla popolazione civile. Ieri il portavoce del ministero degli Esteri di Nicosia, Theodoris Gotsis, aveva anticipato che il molo costruito dagli Stati Uniti era tornato operativo.

Armenia riconosce Stato palestinese

"La Repubblica di Armenia riconosce lo Stato di Palestina". Così si conclude una nota del ministero degli Esteri di Erevan in cui si sottolinea che il Paese del Caucaso ha aderito alle risoluzioni dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che chiedono un cessate il fuoco immediato a Gaza.

Nella nota, rilanciata dalla stampa locale, l'Armenia si dice "sinceramente interessata" alla pace e alla stabilità del Medio Oriente e a una "riconciliazione duratura tra il popolo ebraico e quello palestinese". Erevan ricorda quindi che "su varie piattaforme internazionali abbiamo sempre sostenuto una soluzione pacifica e globale della questione palestinese e sostenuto il principio dei 'due Stati' per la soluzione del conflitto israelo-palestinese".

L'attuazione di questo principio, si conclude la nota, è "l'unico modo per garantire che palestinesi e israeliani possano realizzare le loro legittime aspirazioni. Sulla base di quanto sopra e riaffermando l'impegno nei confronti del diritto internazionale e dei principi di uguaglianza, sovranità e convivenza pacifica dei popoli, la Repubblica di Armenia riconosce lo Stato di Palestina".

Morti due riservisti delle Idf

Due riservisti delle Forze di difesa israeliane (Idf) sono stati uccisi e altri tre sono rimasti gravemente feriti in un attacco con colpi di mortaio nel centro della Striscia di Gaza. Lo riferiscono le Idf spiegando che sale a 314 il numero dei soldati uccisi nell'offensiva contro Hamas e nelle operazioni al confine con la Striscia di Gaza, comprese quelle che hanno portato al salvataggio degli ostaggi.

Le vittime sono il sergente Omer Smadga, 25 anni, e il sergente Saadia Yaakov Derai, 27 anni.

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Usa, sparatoria in Kentucky: 5 morti tra cui...

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L'uomo ha fatto strage in una residenza privata a Florence poi braccato si è tolto la vita. Tre persone sono rimaste ferite

Polizia Usa - Fotogramma

E' di cinque morti e tre feriti il bilancio di una sparatoria avvenuta all'interno di una residenza privata a Florence, nel Kentucky settentrionale. Lo rende noto la polizia spiegando che i morti sono due donne e due uomini, oltre all'aggressore. Fuggito dalla scena dell'aggressione, l'uomo è stato inseguito dagli agenti fino a quando la sua auto non è andata fuoristrada ed è finita in un fosso. A quel punto gli agenti hanno scoperto che l'uomo era morto a causa di un colpo d'arma da fuoco autoinflitto.

I tre feriti ricoverati in ospedale sono in condizioni stabili, ha detto Missy Rittinger, medico legale della contea di Boone, confermando la morte di quattro adulti. L'aggressore ha agito da solo e non persistono situazioni di pericolo, ha chiarito la polizia.

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Biden, spaccatura tra famiglia e staff. Trump sarcastico:...

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I parenti del Presidente sempre più presenti alla Casa Bianca. Cinque deputati Dem chiedono ufficialmente il ritiro di Biden

Joe Biden - Afp

Le tensioni latenti tra la famiglia del presidente americano Joe Biden e il suo staff si stanno trasformando in una profonda spaccatura dopo il flop nel dibattito televisivo con il candidato repubblicano Donald Trump. Se tra gli assistenti del presidente cresce il malcontento e la consapevolezza che Biden dovrebbe fare un passo indietro, il figlio Hunter e la famiglia in generale lo sprona ad andare avanti. Ma soprattutto i familiari di Biden stanno cercando di essere sempre più coinvolti nelle questioni della Casa Bianca e che riguardano la campagna elettorale. Lo riporta l'emittente Nbc News citando ben 13 fonti ben informate.

"Il fiasco del dibattito ha aperto la strada alla famiglia, che ha cercato di andare oltre lo staff per iniziare ad aiutare il padre e il fratello che amano profondamente", ha affermato una delle persone a conoscenza delle dinamiche familiari. Secondo alcuni collaboratori di Biden, la famiglia sta cogliendo l'occasione per cercare di regolare vecchi conti. Dal punto di vista dei familiari, l'esito del dibattito con Trump non è altro che l'apice di consigli sbagliati da parte di collaboratori che non hanno aiutato il presidente a mostrare al meglio il suo spessore politico. Queste dinamiche hanno irritato alcuni membri dello staff di Biden, che hanno affermato che puntare il dito contro qualcuno ostacola tutti coloro che vogliono aiutare il presidente ad affrontare questa crisi.

"Non è utile", ha detto un collaboratore della campagna di Biden citato a condizione di anonimato dalla Nbc. Secondo alcuni alleati di Biden, lo staff del presidente sta facendo tutto il possibile per gestire e coordinare una strategia post-dibattito, mentre la famiglia sta affrontando la situazione in modo più emotivo. Un'altra persona vicina al presidente ha affermato che la famiglia Biden non vede in modo chiaro la realtà politica. "E' shakespeariano", ha detto questa persona.

Il figli Hunter e la sorella Valerie agli incontri della Casa Bianca

La presenza di Hunter Biden agli incontri della Casa Bianca questa settimana è solo un esempio di quello che si aspetta sarà il ruolo più profondo della famiglia Biden. Anche la sorella del presidente, Valerie Owens, si è recata a Washington questa settimana per unirsi ad altri membri della famiglia alla Casa Bianca e ha programmato incontri faccia a faccia sulla campagna del fratello.

I membri della famiglia Biden hanno discusso se licenziare la consigliera senior della Casa Bianca Anita Dunn e suo marito, Bob Bauer, che è l'avvocato personale del presidente, hanno detto due persone a conoscenza della questione. Ma "il presidente e la first lady hanno piena fiducia nel loro team, compresi Anita e Bob", ha affermato il capo dello staff della Casa Bianca Jeff Zients. "Non c'è assolutamente nulla di vero in queste voci infondate e offensive", ha aggiunto.

5 deputati Dem hanno chiesto a Biden di farsi da parte

Intanto sono 5 i deputati democratici del Congresso, tutti della Camera, che finora hanno chiesto pubblicamente al presidente Biden di farsi da parte e di rinunciare alle elezioni di novembre. Il primo è stato il deputato del Texas Lloyd Doggett, che da pioniere ha mandato un messaggio esplicito e chiaro a Biden: ''dovrebbe ritirarsi''.

Dopo di lui è stata la volta di Raul Grijalva, rappresentante dell'Arizona, secondo il quale Biden dovrebbe avere la ''responsabilità di abbandonare la corsa" elettorale. La Cnn riporta poi che anche il Massachusetts Seth Moulton si è esposto pubblicamente chiedendo a Biden di ritirarsi. Sulla stessa linea altri due deputati democratici alla Camera, la rappresentante del Minnesota Angie Craig e il rappresentante dell'Illinois Mike Quigley.

Il sarcasmo di Trump

Della situazione approfitta il rivale Donald Trump che galvanizzato dal dibattito di Atlanta, rilancia gli attacchi al suo sfidante stavolta usando l'arma del sarcasmo. In un post su Truth Social, il tycoon ha sollecitato il presidente ad andare avanti nella sua campagna per la rielezione nonostante dal suo stesso partito Democratico continuino ad arrivare appelli a farsi da parte.

"Il corrotto Joe Biden dovrebbe ignorare i suoi numerosi critici e andare avanti, con alacrità e forza, con la sua potente campagna", ha scritto Trump in un post tagliente in cui - riferendosi alla disastrosa performance del suo rivale nel faccia a faccia - ha esortato Biden a essere "acuto, preciso ed energico, proprio come lo è stato nel dibattito, nel vendere le sue politiche delle Frontiere Aperte (grazie alle quali milioni di persone, tra cui un numero record di terroristi, possono entrare nel nostro Paese, dalle carceri e dagli istituti psichiatrici, totalmente senza controllo)".

Accusando il presidente anche di "sottomissione" alla Cina, Trump ha affermato che Biden "deve continuare la sua campagna di distruzione americana e - facendo il verso al suo stesso slogan 'Make America Great Again' - rendere la Cina di nuovo grande".

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“Biden e Dem scivolano verso crisi politica”,...

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Il giornalista politico della Cnn: "Per il Presidente una straziante prova personale e nazionale"

Baiden durante il dibattito tv  - Fotogramma

"Guardare un Biden visibilmente invecchiato rispondere in tv in prima serata a domande franche sulla sua salute - che normalmente rimarrebbero tra paziente e medico - è sembrato un affronto alla dignità presidenziale. È stato triste vedere una persona rispettata e amata da molti americani dover soffrire una situazione simile". Lo scrive in un'analisi il giornalista politico della Cnn, Stephen Collinson, commentando l'intervista rilasciata all'Abc dal presidente degli Stati Uniti, che in questi giorni sta lottando contro alcuni dirigenti del suo stesso partito per strappare la conferma della candidatura alla Casa Bianca, messa in dubbio dalla sua disastrosa performance nel dibattito con Donald Trump.

"La lotta del presidente Joe Biden per dimostrare di avere la forza e la capacità cognitiva per un secondo mandato sta diventando una straziante prova personale e nazionale", prosegue il giornalista, secondo cui è difficile "non provare empatia con Biden mentre affronta la dolorosa realtà umana dell'invecchiamento nel modo più pubblico immaginabile".

Secondo Collinson, l'intervista all'Abc è stata per Biden "di gran lunga migliore" di quanto fatto ad Atlanta con Trump e non ha visto "nuovi disastri" che lo avrebbero spinto immediatamente fuori dalla corsa alla Casa Bianca. "Ma allo stesso tempo ha fatto ben poco per sedare la tempesta che sta assalendo la sua campagna" a causa delle sue condizioni di salute "tra i crescenti segnali che la sua base di potere democratica sta iniziando a incrinarsi", ha aggiunto, sottolineando che "sta diventando chiaro che il presidente, il suo partito e il Paese stanno scivolando inesorabilmente in una crisi politica".

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