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Ucraina-Russia, Trump: “Guerra è colpa di Biden”

"Ha promesso a Zelensky l'ingresso nella Nato, una pazzia"

Donald Trump

E' stato Joe Biden a scatenare la guerra in Ucraina, provocando la reazione della Russia di Vladimir Putin alle sue promesse fatte a Volodymyr Zelensky riguardo all'ingresso nella Nato. E' questa l'accusa rivolta al presidente americano dal suo predecessore, e sfidante alle elezioni presidenziali di novembre, Donald Trump.

"E' da 20 anni che sento che se l'Ucraina entra nella Nato, questo sarebbe un vero problema per la Nato. L'ho sento da molto tempo e credo che questo abbia dato inizio alla guerra", ha affermato Trump, in un'intervista al podcast All-In. "Joe Biden sta dicendo sempre cose sbagliate ed una di queste è che l'Ucraina entrerà nella Nato - ha continuato - quando l'ho sentito, ho pensato 'questo tizio farà iniziare una guerra", ha detto ancora.

Per contro, Trump si è vantato del fatto che durante la sua presidenza non ci sono stati neanche rischi di attacchi della Russia all'Ucraina, ripetendo, come ha fatto più volte, che se lui fosse rimasto alla Casa Bianca "questo non sarebbe mai successo".

"La Russia non avrebbe attaccato l'Ucraina: appena me ne sono andato, hanno iniziato a mettersi in fila al confine", ha continuato l'ex presidente, sottolineando che in un primo momento ha pensato che così schierando le truppe Vladimir Putin volesse mettersi in una posizione di forza per "negoziare".

"Ma, all'improvviso, hanno attaccato - ha aggiunto Trump - Biden ha detto il contrario di quello che credo avrebbe dovuto dire, le cose che ha detto e continua a dire sono una pazzia". Per l'ex presidente infatti è "molto provocatoria" la retorica sull'ingresso dell'Ucraina nella Nato e la presenza di truppe Nato nel territorio di Kiev. "Ora continuo a sentire costantemente parlare del fatto che l'Ucraina entrerà nella Nato e sento che la Francia vuole combattere in Ucraina. Bene, buona fortuna a loro", ha concluso Trump tra le risate degli intervistatori.

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Esteri

“Non sono Biden”, Harris tra lealtà e distanza...

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Il difficile equilibrio della candidata alle presidenziali

Harris e Biden - Fotogramma /Ipa

Tra le battute più apprezzate fatte da Kamala Harris durante il dibattito presidenziale di settembre, al primo posto figura "Chiaramente, non sono Joe Biden". A ricordarlo, citando una ricerca interna al team Harris, è la Cnn in un articolo che spiega come la vicepresidente stia cercando di raggiungere un difficile equilibrio tra giusto spazio personale ed eccessiva presa di distanza da Biden, lealtà verso il presidente e rischi per la vittoria. Equilibrio tanto più difficile per una vicepresidente che deve trovare risposte per elettori desiderosi di cambiamenti, fare fronte a repubblicani che rispondono a ogni sua nuova proposta chiedendole perché non l'abbia già attuata e restare all'ombra di un presidente in carica i cui numeri sono saliti in alcuni dei collegi di cui ha maggiormente bisogno.

Staccarsi da Biden o continuare ad appoggiarsi al presidente?

Candidarsi come 'estensione' del presidente non è essere in una posizione forte, come sanno gli assistenti di Harris, mentre lo è affermare ciò che lei rappresenta. Si tratta di decidere fino a che punto sia prudente staccarsi o non sia meglio invece continuare ad appoggiarsi ad un presidente che - ad esempio domani - volerà a Milwaukee per un evento in cui si annunceranno altri progetti resi possibili dal lavoro dell'amministrazione. Nessuno tra i membri del team della vicepresidente è comunque contrariato per il fatto che Biden stia per trascorrere un'intera settimana all'estero per un viaggio diplomatico in Germania e Angola. Alcuni vorrebbero anzi che stesse via più a lungo.

Il team di Harris sta cercando di elaborare nuovi piani e promesse elettorali su ciò che Harris farebbe da presidente, in parte per far risaltare le differenze con Biden, emerse ad esempio nei suoi recenti discorsi sui diritti all'aborto e sulla gestione del confine meridionale. "La sfida" di avere così poco tempo a disposizione nel quadro di una corsa elettorale breve, ha detto alla Cnn un consigliere della vicepresidente, consiste nel cercare "di raggiungere gli elettori indecisi, e riuscire a comunicare loro le differenze con Biden".

Gli incarichi ufficiali del presidente possono interferire con la campagna della candidata Harris: lo stesso viaggio nelle terre colpite dall'uragano Helene è stata una fonte di tensione tra le due agende. La decisione di Biden di recarsi in North Carolina all'inizio della settimana ha fatto sì che Harris abbia dovuto rimandare il proprio viaggio in uno Stato che sta combattendo intensamente per vincere.

Medio Oriente ed economia, le 'spine' di Harris

Nessuna questione per Harris è stata più spinosa dell'escalation di violenza in Medio Oriente in vista dell'anniversario degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023: con centinaia di migliaia di voti in palio nel solo Michigan, una serie di leader la sta spingendo a prendere esplicitamente le distanze da Biden. Ma i suoi assistenti sanno che non ci può essere alcuna distanza per una persona che siede alla sua destra nella Situation Room.

L'economia rimane però la questione dove le cose si fanno più difficili: perché gli elettori continuano a lamentarsi di una ripresa che continua comunque ad essere maggiore di quanto quasi tutti gli esperti avessero previsto. Biden vuole accaparrarsi il merito, mentre Harris vuole parlare delle difficoltà che la gente sta provando e di quanto ancora ci sia da fare senza risultare coinvolta nelle sofferenze patite sotto la guida di questa amministrazione.

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Esteri

Israele, sanzioni Usa a “importanti finanziatori di...

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Si tratta di Mohammad Hannoun: alla guida un gruppo di beneficenza denominato Charity Association of Solidarity with the Palestinian People, è accusato di aver convogliato denaro all'ala militare di Hamas sotto le mentite spoglie di aiuti umanitari

Slogan pro Palestina - Fotogramma /Ipa

Gli Stati Uniti hanno imposto nuove sanzioni su Hamas nel primo anniversario del massacro compiuto il 7 ottobre dello scorso anno contro Israele. Lo ha annunciato ieri il Dipartimento del Tesoro Usa in una nota sul proprio sito web. In particolare, sono stati designati ''tre individui e un ente di beneficenza fittizio che sono importanti sostenitori finanziari internazionali di Hamas, nonché un istituto finanziario controllato da Hamas a Gaza''. E' stato anche ''designato un sostenitore di lunga data di Hamas'', prosegue la nota. Si tratta di ''attori che svolgono ruoli critici nella raccolta fondi esterna per Hamas, spesso sotto le mentite spoglie di opere di beneficenza, e che finanziano le attività terroristiche del gruppo''.

La Segretaria del Tesoro Janet Yellen ha affermato che ''mentre ricorre un anno dal brutale attacco terroristico di Hamas, il Tesoro continuerà a colpire incessantemente la capacità di Hamas e di altri proxy iraniani destabilizzanti'' in modo che non possa più ''finanziare le loro operazioni e compiere ulteriori atti violenti".

Chi sono i finanziatori sanzionati: uno è in Italia

In particolare, il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha sanzionato tre presunti finanziatori di Hamas tra cui uno con base in Italia. Si tratta di Mohammad Hannoun, "riconosciuto come un agente principale di Hamas da Israele nel 2013", come riporta il Jerusalem Post. Hannoun guida un gruppo di beneficenza denominato Charity Association of Solidarity with the Palestinian People (ABSPP), che è accusato di aver convogliato denaro all'ala militare di Hamas sotto le mentite spoglie di aiuti umanitari.

Tra gli altri sanzionati, Hamid Abdullah Hussein Al-Ahmar, cittadino yemenita residente in Turchia, ex membro del parlamento per conto del partito della Fratellanza Musulmana in Yemen, descritto come uno dei più importanti sostenitori internazionali di Hamas. Al Ahmar, che presiede la Al-Quds International Foundation con sede in Libano, è descritto come colui che ha svolto un ruolo chiave nel portafoglio di investimenti clandestini di Hamas, che al suo apice ha gestito oltre 500 milioni di dollari in attività.

Il Tesoro ha anche preso di mira Majed Al-Zeer, descritto come un "alto rappresentante di Hamas in Germania, che è anche uno dei membri più anziani di Hamas in Europa e ha svolto un ruolo centrale nella raccolta fondi europea del gruppo terroristico". Al-Zeer è stato designato come funzionario di Hamas da Israele già nel 2013 ed è stato anche riconosciuto dalle autorità tedesche come leader degli sforzi di Hamas nel paese già nel 2018. Ha guidato una vasta gamma di organizzazioni in tutta Europa, tra cui il Palestinian Return Centre di Londra, la sua sussidiaria European Palestinian Conference e l'European Palestinian Council for Political Relations (EUPAC).

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Esteri

Israele-Hamas, “la battaglia continua”. Tel...

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A un anno dall'inizio della guerra lo Stato ebraico promette di continuare a combattere, così come l'organizzazione palestinese. Lanciati razzi e missili da Gaza, Libano e Yemen. Tel Aviv avanza con l'operazione di terra nel Paese dei Cedri

 - AfpCandele a Tel Aviv per morti e ostaggi nella strage del 7 ottobre 2023 - Afp

Passato un anno dall'inizio della guerra, Israele "continuerà a combattere" finché gli ostaggi non torneranno a casa. E così Hamas, che promette di andare avanti con "una lunga e dolorosa battaglia di logoramento con il nemico". Dopo le commemorazioni per la strage del 7 ottobre 2023, lo Stato ebraico e i terroristi palestinesi non arretrano di un millimetro. E mentre da Gaza, Libano e Yemen arrivano nuovi attacchi con razzi, droni e missili contro Tel Aviv, va avanti l'operazione di terra israeliana nel Paese dei Cedri, ma anche quella nell'enclave palestinese.

Netanyahu: "Avanti finché ostaggi saranno a Gaza"

Il 7 ottobre "rappresenterà per generazioni il prezzo della nostra rinascita, esprimerà per generazioni la grandezza della nostra determinazione e la forza del nostro spirito". Così il premier israeliano Benjamin Netanyahu in un messaggio registrato ieri, in occasione della cerimonia per commemorare l'attacco di un anno fa in Israele.

Incontrando i soldati israeliani feriti e le famiglie in lutto, ha detto Netanyahu, "sentiamo sempre lo stesso messaggio: la campagna (militare) non deve essere interrotta in modo prematuro". E, ha detto, "finché il nemico minaccerà la nostra esistenza e la pace del nostro Paese, continueremo a combattere". "Fin quando i nostri ostaggi saranno a Gaza - ha insistito - continueremo a combattere".

"Finché i nostri cittadini non torneranno nelle loro case in sicurezza, continueremo a combattere - ha proseguito Netanyahu - Insieme continueremo a combattere e insieme, con la grazia di Dio, vinceremo". Il premier ha ripetuto gli "obiettivi della guerra" a cominciare dalla volontà di "rovesciare Hamas", che nel 2007 prese il controllo della Striscia di Gaza.

"Riportare a casa tutti i nostri ostaggi, sia vivi che morti, è una missione sacra, che non abbandoneremo fin quando non l'avremo conclusa", ha affermato ancora, ribadendo di voler "sventare ogni futura minaccia da parte di Gaza" e di voler "riportare i residenti del sud e del nord nelle loro case in sicurezza".

Hamas: "Battaglia continua"

"La nostra scelta è quella di continuare una lunga e dolorosa battaglia di logoramento con il nemico, e le battaglie hanno dimostrato il successo di questa opzione”, ha quindi assicurato Abu Obeida, il portavoce delle Brigate al Qassam, ala militare di Hamas nella Striscia di Gaza, anche lui in un messaggio video trasmesso dall’emittente Al Jazeera. "Se e gli omicidi mirati fossero una vittoria, la resistenza contro l’occupazione sarebbe già finita”, ha sostenuto.

"E' passato un anno dall'operazione più professionale e di successo dell'era moderna" avvenuta dopo che "il nemico era impegnato in insediamento, giudaizzazione e aggressione contro i prigionieri palestinesi", le parole di Obeida.

Hezbollah: "Combattiamo contro aggressione"

Anche Hezbollah, intanto, giura di "continuare a combattere contro l'aggressione israeliana". Hezbollah e i libanesi hanno pagato un "prezzo pesante" per la decisione del gruppo di aprire un "fronte di sostegno" a Gaza, ma "siamo fiduciosi... nella capacità della nostra resistenza di opporsi all'aggressione israeliana", afferma il gruppo, in una dichiarazione riportata dal Times of Israel in cui definisce Israele "una ghiandola cancerogena che deve essere eliminata".

Razzi da Gaza, la risposta di Tel Aviv

Le sirene hanno suonato tre volte ieri nel centro di Israele, in seguito al lancio di razzi da Gaza della mattina, a un missile balistico dallo Yemen nel pomeriggio e ai razzi in serata dal Libano.

Secondo quanto ha reso noto ieri l'Idf in un comunicato, Hamas aveva "pianificato di lanciare un'ampia raffica di razzi contro Israele questa mattina", ma i suoi piani sono stati sventati "dopo aver individuato i preparativi da parte dell'organizzazione terroristica Hamas di aprire il fuoco su Israele".

I caccia israeliani hanno colpito diversi lanciarazzi e tunnel in tutta Gaza poco prima delle 6,30 del mattino, ora in cui Hamas aveva pianificato di lanciare i razzi. Il gruppo islamista è riuscito a lanciare solo quattro razzi nella zona di Sufa, tre dei quali sono stati intercettati mentre il quarto è caduto in una zona aperta. Le sirene d'allarme sono scattate a Tel Aviv a seguito del lancio di razzi dalla Striscia, hanno riferito i media israeliani, precisando che Hamas ha rivendicato il lancio di due razzi M90 contro la capitale dello Stato ebraico nel primo anniversario del 7 ottobre. Due le persone rimaste ferite, ha riferito il Magen David Adom - il servizio nazionale di primo soccorso israeliano - precisando che si tratta di due donne sui 30 anni che sono state portate all'ospedale Asaf Harofeh.

Il lancio di razzi contro Tel Aviv fa parte della "battaglia di attrito in corso" ed è la risposta ai "massacri di civili" da parte dell'esercito israeliano e dello "sfollamento deliberato della nostra gente", hanno poi affermato le Brigate al-Qassam, l'ala militare di Hamas, nella loro rivendicazione su Telegram dell'attacco con una salva di razzi Maqadmeh M-90 lanciata dal sud di Gaza contro Tel Aviv.

140 razzi Hezbollah, Israele avanza in operazione di terra

Nella giornata di ieri sono stati intanto oltre 140 i razzi lanciati da Hezbollah dal Libano in direzione di Israele, hanno quindi reso noto le forze israeliane come riporta la Bbc. A quanto riferisce l'Idf, sono cinque i razzi a lungo raggio lanciati dal Libano verso il centro di Israele solo nell'attacco di ieri sera. Alcuni sono stati intercettati dalle difese aeree e il resto ha colpito terreni aperti, secondo l'esercito. Non ci sono segnalazioni di feriti o danni gravi. L'Idf aggiunge che non ci sono modifiche alle linee guida per i civili in seguito all'attacco. Hezbollah ha poi rivendicato il lancio di razzi su Israele: "Abbiamo effettuato un'operazione di lancio di missili sulla base Glilot dell'Unità di intelligence militare 8200, che si trova alla periferia di Tel Aviv", dice il gruppo sostenuto dall'Iran.

Proprio sul fronte del Libano, le Forze di Difesa israeliane hanno annunciato che la 91ma Divisione regionale 'Galilea' ha iniziato domenica sera le operazioni di terra nel sud del Paese, unendosi ad altre due divisioni che già operano sul posto contro Hezbollah. "Più di 120" obiettivi di Hezbollah nel sud del Paese sono stati bombardati nell'arco di un'ora, confermano intanto le Idf che danno notizia di un' "operazione aerea su vasta scala" nel sud del Paese dei Cedri.

"Cento jet dell'Aeronautica militare - fanno sapere - hanno attaccato per un'ora più di 120 obiettivi terroristici di unità dell'organizzazione terroristica di Hezbollah", compresi "obiettivi della forza Radwan" e "il quartier generale dell'intelligence di Hezbollah nel sud del Libano".

Sei raid israeliani avrebbero colpito la periferia sud di Beirut, riferiscono i media libanesi che in precedenza avevano riferito di una serie di operazioni nella zona nota per essere la storica roccaforte di Hezbollah nella capitale libanese.

E arriva un nuovo "avvertimento urgente" delle forze israeliane per i civili in Libano. Su X il portavoce Avichay Adraee 'invita' a evitare di trovarsi lungo la spiaggia o su imbarcazioni al largo della costa libanese dal fiume Awali verso sud. Un "avvertimento", a stare lontani "per la vostra sicurezza" e "fino a nuovo avviso" dal mare e dalla spiaggia nell'area, che si inserisce nel contesto delle operazioni militari israeliane contro Hezbollah. Il fiume Awali si trova a circa 50 chilometri dal confine sud del Libano, a nord di Sidone.

Abbattuto missile Houthi diretto a Tel Aviv

Nella giornata di ieri è stato quindi intercettato un missile terra-terra lanciato dallo Yemen in direzione di Israele, rendono noto le forze israeliane (Idf) dopo che nella parte centrale di Israele sono tornate a suonare le sirene dell'allarme antiaereo. Il missile è stato abbattuto con il sistema di difesa Arrow che intercetta il proiettile mentre è ancora fuori dall'atmosfera. Il missile lanciato dagli Houti dello Yemen era diretto a Tel Aviv, precisa l'Idf. I ribelli Houthi hanno poi rivendicato il lancio di missili e droni contro lo Stato ebraico.

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