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L’Italia, con un quarto della popolazione di almeno 65 anni, è uno dei paesi dove il rischio di cure sanitarie e assistenziali continuative è più intenso. Tuttavia, la gestione di questo rischio è stata caratterizzata da “una sostanziale inerzia istituzionale a livello nazionale per un decennio, con le Regioni che hanno continuato a gestire modelli differenziati di politiche di assistenza a lungo termine”. Ad affermarlo è l’Ufficio parlamentare di bilancio che ha fornito una panoramica sulla situazione in materia di Long-Term Care nel report ‘Rapporto sulla politica di bilancio-giugno 2024″.

La pandemia ha messo in evidenza il problema della gestione delle persone anziane e fragili, soprattutto quelle ospitate nelle strutture residenziali. Il Pnrr ha previsto due riforme in materia di politiche per la non autosufficienza e la disabilità, accompagnate da una serie di investimenti per rafforzare le misure sociali in questo campo e l’assistenza domiciliare. Le riforme sono state approvate entro le scadenze previste, ma molte, come la definizione dei diritti e degli standard dei servizi, sono state rinviata a successivi decreti e regolamenti. Questo richiederà uno sforzo finanziario per trovare nuovi spazi nel bilancio.

Scopriamo insieme alcuni aspetti che possono aiutare a comprendere l’urgenza di un intervento sul welfare per la non autosufficienza e di un riordino delle politiche per la disabilità. Concentrandosi su aspetti critici e rilevanti, “si conclude evidenziando luci e ombre degli interventi di riordino”.

Il rischio di non autosufficienza e le politiche adottate in Europa

Il rischio di non autosufficienza nei paesi avanzati è legato all’invecchiamento della popolazione e al cambiamento della struttura familiare. L’aumento dell’età pensionabile riduce la capacità delle famiglie di gestire informalmente questo problema.

Le proiezioni demografiche dell’Istat prevedono un aumento costante della popolazione con più di 64 anni fino al 2054, seguito da una lieve diminuzione fino al 2070. Per la popolazione molto anziana (85 anni e più), si prevede un aumento costante fino al 2064, seguito da una leggera diminuzione fino al 2070. Nel 2021, l’Italia aveva una speranza di vita a 65 anni tra le più elevate dell’UE, superata solo da Spagna, Francia, Svezia, Lussemburgo e Malta. Tuttavia, l’Italia è il paese con la quota più elevata di anni vissuti con limitazioni rispetto alla speranza di vita.
Dal 2008 al 2022, la speranza di vita a 65 anni in Italia è aumentata costantemente, mentre gli anni vissuti con limitazioni sono rimasti sostanzialmente invariati. Questo suggerisce che, con lo spostamento della mortalità verso età più avanzate, lo stato di salute per età tenderebbe a migliorare e l’aggravamento legato all’anzianità sarebbe posticipato nella stessa misura degli anni di vita guadagnati. Tuttavia, permangono differenze territoriali, con la popolazione del Mezzogiorno che rimane costantemente svantaggiata rispetto a quella del Centro e del Nord.

Disabilità e non autosufficienza

L’identificazione delle persone con disabilità e/o non autosufficienti può seguire due approcci: quello medico-legale e quello bio-psicosociale. Il primo si basa su un certificato rilasciato da una commissione, mentre il secondo adotta criteri che garantiscono la confrontabilità del fenomeno nel tempo e nello spazio.

Per le persone con disabilità, si utilizza generalmente la definizione nota come Global activity limitation indicator (Gali), che rileva la presenza di limitazioni dovute a problemi di salute nello svolgimento di attività abituali e ordinarie. Nel caso della non autosufficienza, si rilevano congiuntamente il grado di autonomia/indipendenza nello svolgimento quotidiano di attività di cura della persona (Activities of daily living, Adl) e di attività domestiche (Instrumental activities of daily living, Iadl).

Nel 2022, in Europa, il 7,2% della popolazione con più di 16 anni ha dichiarato gravi limitazioni nelle attività secondo la definizione Gali. L’Italia, con il 5,5%, è tra i paesi in cui è minore l’incidenza di persone con disabilità. La quota di persone con disabilità in Italia, nel periodo 2012-2022, è rimasta sostanzialmente stabile e pari circa al 5% della popolazione, che nel 2022 corrisponde a 2,9 milioni di persone. Utilizzando l’approccio medico per individuare le persone con disabilità, emerge che nel 2021, coloro che possiedono una certificazione o sono titolari di una pensione o indennità legata alla disabilità sono 7,7 milioni.

Sulla base dell’indagine EHIS, in Italia il 28,4% della popolazione con 65 anni e più, corrispondente a circa 3,8 milioni di individui, dichiara di avere gravi difficoltà nelle attività di cura della persona o della vita domestica.

La famiglia rimane il principale pilastro su cui fare affidamento, ma il sostegno da parte del nucleo è maggiore soprattutto tra coloro che hanno redditi bassi. Di contro, il ricorso a personale a pagamento è prerogativa di coloro che hanno maggiori disponibilità economiche ed è più diffuso all’aumentare del reddito.

La richiesta di maggiore aiuto si manifesta in forme differenti a seconda del bisogno, sia esso di cura alla persona o nelle attività domestiche, e dell’area di appartenenza, con necessità di aiuto da persone, di ausili o di entrambi. La modalità prevalente rimane la richiesta di ricevere solo aiuto da persone.

Evoluzione dei Sistemi di LTC in Europa

La “socializzazione” della Long-Term Care (Ltc) comporta l’assunzione di una responsabilità pubblica, almeno parziale, per la copertura di questo rischio. Tuttavia, il processo incontra ostacoli come la frammentazione dei soggetti coinvolti e la necessità di reperire risorse per finanziare un nuovo programma di welfare.

Circa 50 paesi, molti dei quali in Europa, hanno adottato una legislazione nazionale che stabilisce i diritti alle prestazioni di LTC. Tuttavia, solo 18 di questi hanno individuato la Ltc come un campo della politica sociale a sé stante. Tra questi, i Paesi Bassi hanno introdotto per primi un sistema distinto nel 1967, seguiti dai paesi scandinavi tra il 1974 e il 1982, e poi da Austria, Germania, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Portogallo, Spagna e Regno Unito.

Il Rapporto dell’European Social Policy Network (ESPN) del 2021 ha raggruppato i paesi membri dell’Ue in sei modelli basati sulla spesa pubblica in rapporto al Pil e sulla quota di trasferimenti monetari sulla spesa pubblica totale. Questi modelli vanno da un intervento pubblico limitato, come in alcuni paesi dell’Europa meridionale e centro-orientale, a un intervento pubblico molto sostenuto per mezzo di servizi, come in Danimarca, Svezia e Paesi Bassi.

Un confronto internazionale del 2018 ha identificato tre tendenze principali nelle riforme introdotte nei sistemi di LTC dal 2008 al 2018: lo spostamento dalle cure residenziali a quelle domiciliari e alla community care; la predisposizione di misure per la sostenibilità finanziaria del sistema; e l’introduzione di riforme per migliorare l’accesso alle prestazioni.

Per quanto riguarda l’Italia, nel 2022 la spesa per LTC era appena inferiore a quella della media dell’Ue, pari all’1,7% del Pil. Inoltre, nel 2019, il 3,2% degli individui di età superiore ai 15 anni dichiarava l’uso di servizi domiciliari.

Il sistema di LTC in Italia

In Italia, il sistema di welfare per la disabilità e la non autosufficienza è rimasto poco sviluppato e frammentato, con differenze significative tra le Regioni. Diversi livelli di governo e istituzioni intervengono nel finanziamento, programmazione e gestione. L’Inps eroga prestazioni monetarie, mentre l’assistenza sanitaria è fornita dal Servizio Sanitario Nazionale (Ssn). L’assistenza sociale è di competenza delle Regioni, ma i Comuni e gli Ambiti Territoriali Sociali (Ats) gestiscono i servizi sociali locali.

L’integrazione tra assistenza sociale e sanitaria varia a livello regionale e talvolta municipale. In linea di principio, il Ssn copre i costi dell’assistenza sanitaria, mentre i costi dell’assistenza sociale sono condivisi tra gli enti locali, gli utenti e le loro famiglie. Il mercato privato svolge un ruolo importante, con una quota significativa di assistenti personali, spesso immigrati, che non sempre sono assunti con contratti regolari. Inoltre, l’assistenza informale fornita da famiglie o reti di comunità è un elemento chiave del sistema.

Una riforma globale delle politiche di Ltc è attesa da molto tempo. La Commissione Onofri aveva proposto la creazione di un Fondo per la non autosufficienza, ma la riforma non è stata attuata a causa di vari fattori, tra cui vincoli di bilancio, resistenze a modifiche dell’indennità di accompagnamento e l’attuazione incompleta del federalismo fiscale.

In attesa della riforma nazionale, i Comuni e le Regioni hanno sviluppato iniziative e definito i propri modelli, basati principalmente su contributi economici e assegni di cura o servizi, domiciliari e residenziali. Tuttavia, in assenza di standard nazionali, si sono create forti disparità territoriali e un ampio spazio per il mercato privato.

La conoscenza di questi fenomeni è frammentata e, in assenza di informazioni adeguate, è difficile fornire un quadro completo della situazione. Nonostante la presenza di numerose banche dati amministrative e indagini, spesso esistono problemi di mancata trasmissione e compilazione delle informazioni da parte delle Regioni e degli Enti locali:

La spesa per Ltc, che include tutti gli interventi assistenziali e sanitari per le persone anziane o disabili non autosufficienti, è quantificata dalla Ragioneria generale dello Stato (RGS). La spesa complessiva per la LTC nel 2022 è pari all’1,73% del PIL, di cui il 74% riguarda soggetti con più di 65 anni. Tuttavia, negli ultimi anni la spesa per Ltc è diminuita in rapporto al Pil.
A livello centrale, l’Inps eroga l’indennità di accompagnamento agli invalidi civili, pari nel 2024 a 531,76 euro mensili per dodici mensilità. Questa prestazione non è soggetta a condizioni di reddito o di età e non è vincolata a obblighi di acquistare beni o servizi volti a migliorare la condizione del percettore. L’Inps gestisce anche altre prestazioni monetarie per persone con disabilità.
Il Ssn sostiene la spesa per le prestazioni di natura sanitaria erogate alle persone disabili e non autosufficienti. Queste prestazioni comprendono l’assistenza territoriale agli anziani e ai disabili, l’assistenza psichiatrica, quella agli alcolisti e ai tossicodipendenti, l’assistenza ospedaliera in regime di lungodegenza e una quota dell’assistenza integrativa, protesica e farmaceutica. Il settore pubblico possiede il 19% delle strutture residenziali in Italia, ma ne gestisce solo il 13%, mentre gli enti senza scopo di lucro possiedono il 45% delle strutture e ne gestiscono il 51%. Gli altri enti privati e gli enti religiosi gestiscono rispettivamente il 24% e il 12% delle strutture. La quota di strutture pubbliche gestite da enti senza scopo di lucro è maggiore nel Centro e nel Mezzogiorno rispetto al Nord. Le strutture residenziali impiegano 376.941 unità di personale, di cui circa il 9% sono volontari o operatori del servizio civile. Circa il 41% del personale è impiegato part-time. La carenza e le caratteristiche del personale sono state identificate come uno dei principali problemi dell’assistenza residenziale in Italia.

Gli interventi del Pnrr

Il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ha previsto una serie di interventi per migliorare l’accesso ai servizi e l’autonomia delle persone disabili e degli anziani non autosufficienti. Questi interventi includono:

Legge delega sulla disabilità. Approvata nel 2021, mira a semplificare l’accesso ai servizi e i meccanismi di accertamento della disabilità, promuovendo la deistituzionalizzazione e l’autonomia delle persone coinvolte. I decreti attuativi dovevano essere approvati entro il secondo trimestre del 2024.
Riforma degli interventi per gli anziani non autosufficienti. Prevista per il primo trimestre del 2023, mira a semplificare l’accesso alle prestazioni sanitarie e sociali, rivedere le procedure di accertamento della non autosufficienza e rafforzare i servizi domiciliari.
Riforma dell’assistenza sanitaria territoriale. Collegata alle precedenti, questa riforma mira a definire un nuovo modello organizzativo per la rete di assistenza sanitaria territoriale, contribuendo alla realizzazione di un nuovo sistema di interventi integrati, sanitari e sociali, per i non autosufficienti e i disabili.

Per tutte queste riforme sono stati approvati appositi provvedimenti, rispettando le scadenze. Inoltre, sono stati previsti investimenti specifici per sostenere queste iniziative, come quelli per il sostegno alle persone vulnerabili e la prevenzione dell’istituzionalizzazione degli anziani non autosufficienti, e per i percorsi di autonomia per le persone con disabilità.

Tuttavia, a seguito della revisione del Pnrr approvata dal Consiglio europeo a dicembre 2023 e del DL 19/2024, gli stanziamenti inizialmente previsti hanno subito una rimodulazione. Ad esempio, gli investimenti per la Salute (Missione 6) relativi a “Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale (Componente 1)” sono stati aumentati di 750 milioni, di cui 250 milioni per le case come primo luogo di cura e 500 milioni per la telemedicina.

In campo sanitario, l’intervento più mirato alla platea degli anziani non autosufficienti è quello rivolto alla domiciliarità. Con il decreto del Ministro della Salute del 23 gennaio 2023 sono stati ripartiti i finanziamenti tra le Regioni, stabilendo che il 75% dei finanziamenti fosse distribuito in base alla quota della popolazione residente di età superiore a 65 anni rispetto a quella italiana della stessa età e il 25% in base al fabbisogno. Per quanto riguarda gli investimenti Missione 5, Componente 2, si rilevano alcune difficoltà di attuazione. A fronte dei 700 progetti inizialmente previsti per l’Investimento “Percorsi di Autonomia per persone con disabilità”, attualmente se ne rilevano 587. In alcune Regioni, il numero di progetti avviati è sensibilmente inferiore rispetto a quelli programmati.

L’analisi, in conclusione, mostra che, nonostante le recenti riforme, l’assunzione di una responsabilità pubblica sulla Long-Term Care (LTC) in Italia è ancora molto limitata. Ci sono ancora molti problemi da affrontare per riorganizzare le misure per la disabilità e garantire una copertura pubblica adeguata del rischio di non autosufficienza su tutto il territorio nazionale. Il ruolo del Terzo settore negli interventi integrati è rilevante, ma c’è il rischio di dare troppa voce agli interessi degli erogatori privati. Infine, il finanziamento limitato delle riforme, che contavano sugli investimenti del Pnrr, che si concluderà nel 2026, e sulle risorse disponibili a legislazione vigente, è alla base di questi rinvii e delle lacune dei decreti legislativi.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Divieto di elemosina, la Svezia vuole rendere illegale la...

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Niente più accattoni per le strade della Svezia. La proposta viene dal governo di centro destra del Paese scandinavo, che ha formato una commissione che dovrà redigere entro il 26 giugno prossimo un rapporto su pro e contro e come introdurre il divieto nazionale di elemosina.

Attualmente i Comuni possono già vietare la pratica in alcuni luoghi specifici attraverso ordinanze locali e a determinate condizioni, ma nelle proposte della campagna elettorale portata avanti dal partito di estrema destra Democratici Svedesi (che non fa parte del governo ma lo sostiene in Parlamento) c’era per l’appunto quella di generalizzare la proibizione a tutto il territorio nazionale.

Perché, dicono, l’aumento del numero dei mendicanti ha portato all’aumento della criminalità. Una crescita dovuta anche al fatto che, afferma il governo istituendo la commissione, dall’inizio degli anni 10 del 2000, “i cittadini dell’Ue hanno cominciato a venire in Svezia in misura maggiore rispetto a prima, tra le altre cose, per chiedere l’elemosina”.

La commissione incaricata dal governo dovrà analizzare come funziona il sistema attuale e le normative locali, se sia possibile ampliare i limiti all’accattonaggio, nonché i vantaggi e gli svantaggi che presenta la normativa attuale rispetto ad un divieto nazionale. Infine, dovrà presentare proposte costituzionali che vietino l’accattonaggio a livello nazionale.

Governo non compatto, ma nemmeno l’opposizione

Alla novità sono seguite critiche da più parti, in primis all’interno della stessa coalizione di governo, formata da Moderati, Democratici Cristiani e Liberali: questi ultimi soprattutto avevano già detto che si sarebbero opposti all’introduzione del divieto di accattonaggio, e, se anche solo tre loro parlamentari votassero contro la proposta, la maggioranza andrebbe sotto, con i rischi del caso.

Ma anche l’opposizione non è compatta: i Verdi, il Partito di Centro e quello della Sinistra intendono opporsi alla misura, mentre i Socialdemocratici no, quindi il provvedimento, peraltro ancora da formulare, ha chances di passare.

Fanny Siltberg, portavoce dell’organizzazione cristiana Stockholms Stadsmission, ha definito il progetto “un inutile tentativo di spostare il problema rendendo illegale la povertà“. Mentre la liberale Anna Starbrink ha già detto che non voterà a favore, perché “non si può vietare alle persone di chiedere aiuto”.

La questione è complessa, perché oltre ad investire temi etici ed economici, si allarga anche al discorso della libertà di movimento: i Moderati hanno infatti già proposto di limitare la libera circolazione all’interno dell’Ue per coloro che viaggiano con lo scopo di mendicare.

In ogni caso, una normativa nazionale e generalizzata potrebbe rivelarsi incostituzionale, tanto che diverse associazioni hanno già fatto sapere che eventualmente presenteranno ricorso. Non solo: la Corte europea dei diritti dell’uomo ha già stabilito che le sanzioni contro le persone che fanno l’elemosina violano i diritti sanciti nella Convenzione europea (CEDU), che la Svezia ha ratificato.

Ma la Svezia è sola in questa ‘crociata’?

Paesi in cui fare l’elemosina è vietato

In Norvegia chiedere l’elemosina è vietato a livello nazionale dal 2015. Ma anche qui ci sono state molte proteste poiché la norma è stata vista come una misura troppo severa nei confronti dei senzatetto e delle persone in difficoltà. Il divieto è stato introdotto anche per contrastare le attività criminali legate al fenomeno, come le reti organizzate di sfruttamento dei mendicanti.

In Danimarca la pratica è illegale dal 2017. Il governo ha introdotto la legge per ridurre il problema delle persone che chiedono denaro nei luoghi pubblici, in particolare nelle città turistiche. La polizia può arrestare coloro che infrangono il divieto e, in alcuni casi, i trasgressori rischiano la detenzione.

Nel Regno Unito, l’accattonaggio era illegale in base a una legge del 1824, e nella pratica è raramente perseguito. Le autorità locali possono comunque emettere multe o imporre sanzioni amministrative alle persone che chiedono denaro in maniera insistente o aggressiva.

In molte città degli Stati Uniti mendicare è vietato o fortemente regolamentato. Città come New York, Los Angeles e Chicago hanno adottato leggi che limitano l’elemosina nelle aree pubbliche, vicino alle scuole o ai trasporti pubblici. Tuttavia, il divieto è spesso criticato per il suo impatto sui senzatetto.

Alcuni cantoni svizzeri, come Ginevra e Vaud, hanno introdotto divieti locali contro la mendicità per scoraggiare i questuanti, spesso collegati a reti di sfruttamento e tratta di persone.

La situazione in Italia

In Italia chiedere l’elemosina in modo semplice e non molesto non è un reato, ma l’articolo 669 del Codice Penale prevede sanzioni e arresto in caso di mendicità molesta, vessatoria, simulando deformità o malattie o sfruttando i minori per destare pietà nelle persone.

E sullo sfruttamento di minori, il Ddl sicurezza approvato due settimane fa introduce delle modifiche all’articolo 600-octies c.p., prevedendo che sia punito l’impiego nell’accattonaggio di minori fino ai sedici anni di età (non più fino ai quattordici anni) ed innalzando la pena da uno a cinque anni di reclusione, invece dei tre anni attualmente previsti. Introduce anche un inasprimento delle pene nel caso di induzione e sfruttamento dell’altrui accattonaggio “a fini di profitto”.

A livello locale, poi, alcuni Comuni hanno introdotto ordinanze che vietano l’elemosina in specifici luoghi pubblici, specialmente nei centri storici o nelle aree turistiche, ad esempio in città come Milano e Firenze.

Perché vietare l’elemosina

Molte volte il divieto di accattonaggio risponde a logiche populiste e di ‘sicurezza percepita’, com’è anche nel caso della Svezia dove il numero dei mendicanti in realtà risulta in diminuzione. Ma anche se a prima vista può sembrare un provvedimento punitivo che certamente non risolve il problema della povertà ma lo nasconde solo sotto al tappeto, in realtà ci sono dei buoni motivi per vietare l’elemosina:

lotta contro il crimine organizzato: in molte aree, l’elemosina è sfruttata da gruppi criminali che obbligano le persone, spesso migranti o minorenni, a mendicare per loro conto. Vietare l’elemosina potrebbe limitare questa forma di sfruttamento.
decoro urbano: vietare l’elemosina aiuta a mantenere il decoro delle città, specialmente nelle aree turistiche. La presenza di mendicanti in luoghi ad alto afflusso può essere percepita come un problema per il turismo e il commercio locale.
riduzione delle situazioni pericolose: in alcune aree, la mendicità può degenerare in episodi di aggressività, soprattutto quando viene praticata in modo insistente. Vietare l’elemosina potrebbe ridurre il rischio di conflitti tra mendicanti e cittadini.

Ovviamente sono molti i problemi collegati al divieto di accattonaggio, tralasciando questioni etiche come il fatto, per dirne uno, che l’aiuto alle persone bisognose è uno dei doveri del buon cristiano.

Gli svantaggi del vietare l’elemosina

Allo stesso tempo, vietare l’elemosina ha alcune conseguenze che dovrebbero essere tenute ben presenti:

impatto sui più vulnerabili: la principale critica verso il divieto è che colpisce le persone più fragili, che spesso non hanno altre risorse, determinando una ancora maggiore emarginazione sociale e privando queste persone di una fonte di sussistenza seppur minima
misura punitiva anziché assistenziale: invece di affrontare alla radice le cause della povertà e della marginalizzazione, il divieto punisce coloro che già vivono in condizioni di estrema difficoltà.
rischio di invisibilizzazione del problema: vietare l’elemosina non risolve il problema ma rischia di renderlo meno visibile portando le autorità e la società civile a non impegnarsi adeguatamente nell’affrontarlo.

Insomma, la commissione messa in piedi dal governo svedese ha parecchi aspetti di cui tener conto.

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Mangiare pesce in gravidanza può ridurre il rischio di...

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Mangiare pesce durante la gravidanza potrebbe abbassare significativamente il rischio di autismo per il nascituro, riducendolo fino al 20%. Questa è la conclusione di un recente studio finanziato dal programma ECHO dei National Institutes of Health e pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition. Lo studio suggerisce che il pesce, già noto per i suoi benefici sulla salute grazie agli acidi grassi omega-3, giochi un ruolo fondamentale anche nello sviluppo neurocognitivo del feto, riducendo i rischi di disturbi dello spettro autistico.

I dettagli della ricerca

Lo studio ha coinvolto circa 4.000 donne in gravidanza e ha analizzato il consumo di pesce e l’uso di integratori di omega-3. Il campione è stato suddiviso in quattro gruppi a seconda della frequenza di consumo di pesce: meno di una volta al mese, più di una volta al mese ma meno di una volta a settimana, una volta a settimana, e due o più volte a settimana. Circa il 20% delle partecipanti ha dichiarato di non consumare pesce durante la gravidanza e una percentuale tra il 65% e l’85% non faceva uso di integratori di omega-3 o olio di pesce.

I ricercatori hanno quindi analizzato i risultati sulla salute dei bambini, misurando i tratti comportamentali legati all’autismo attraverso la Social Responsiveness Scale (SRS), un questionario compilato dai genitori che valuta i comportamenti associati all’autismo. I punteggi più alti nella scala SRS indicano una maggiore presenza di comportamenti correlati all’autismo.

I risultati

Dai risultati è emerso che mangiare pesce durante la gravidanza era effettivamente associato a una riduzione delle probabilità di ricevere una diagnosi di autismo nei bambini. Inoltre, vi era una lieve diminuzione dei punteggi SRS nei figli di coloro che consumavano pesce rispetto a chi non lo faceva. Il dato interessante è che questo effetto benefico si osservava indipendentemente dalla quantità di pesce consumata: sia che fosse una porzione a settimana, sia che fossero due o più porzioni, il rischio di autismo risultava comunque inferiore rispetto a chi non ne consumava affatto.

Al contrario, l’assunzione di integratori di omega-3 non ha mostrato una correlazione significativa con la riduzione del rischio di autismo. I ricercatori hanno dunque concluso che solo il pesce nella sua forma naturale sembra portare benefici diretti, piuttosto che i supplementi.

Benefici aggiuntivi e considerazioni

Emily Oken, coautrice dello studio e docente alla Harvard Medical School, ha sottolineato come il pesce non solo riduca i rischi legati all’autismo, ma sia anche associato a una serie di benefici ben documentati per la salute materna e fetale. “Altri vantaggi includono un minor rischio di parto pretermine e un migliore sviluppo cognitivo per il feto”, ha affermato Oken, aggiungendo che è fondamentale migliorare la comunicazione sulle linee guida riguardanti il consumo di pesce in gravidanza.

Per anni, infatti, molte donne sono state erroneamente dissuase dal mangiare pesce durante la gravidanza, a causa del timore di contaminazione da mercurio e di un presunto rischio di autismo, un’idea che è stata più volte smentita dalla scienza. La dottoressa Oken ha quindi ribadito l’importanza di superare queste false credenze e promuovere una corretta informazione su cosa fare durante la gravidanza.

Mangiare pesce in gravidanza è sicuro?

Nonostante i numerosi benefici, è comunque essenziale che le future mamme scelgano con attenzione il tipo di pesce da consumare. Alcuni pesci possono contenere elevate quantità di mercurio, una sostanza che può essere dannosa per il feto. Tra le specie consigliate vi sono salmone, sardine, sgombro e trota, mentre è meglio evitare pesci predatori di grandi dimensioni come squalo e pesce spada. La cottura del pesce è un altro fattore fondamentale: il pesce crudo o poco cotto può comportare rischi per la salute, come infezioni batteriche o parassitarie.

L’importanza dell’alimentazione in gravidanza

Lo studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition sottolinea ancora una volta quanto sia importante seguire una dieta equilibrata e ricca di nutrienti durante la gravidanza, non solo per il benessere della madre, ma anche per garantire un corretto sviluppo del feto. Il pesce si conferma dunque un alimento chiave in questo contesto, grazie al suo apporto di acidi grassi omega-3 e altri nutrienti essenziali.

Le future mamme possono quindi trarre benefici significativi dal consumo regolare di pesce, non solo per ridurre il rischio di autismo, ma anche per migliorare complessivamente la salute e lo sviluppo del bambino.

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Un papà ha dipinto la casa di azzurro per la nascita del...

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Dipingereste mai la vostra casa di azzurro per la nascita di vostro figlio? Se la risposta è sì, sappiate che non sarete i primi. Ci ha già pensato Federico Lucchetta, artista 39enne di Farra di Soligo (Treviso), mentre sua moglie era in ospedale per dare alla luce il secondo genito, martedì 1° ottobre.

Con l’aiuto di suo suocero e di alcuni amici, Federico è andato anche oltre: sul nuovo sfondo azzurro della villetta ha ‘scritto’ a caratteri cubitali bianchi il nome di suo figlio, Ettore. Nel giardino antistante, l’affiatato gruppo di lavoro ha anche installato dei palloncini finti dello stesso azzurro con cui hanno ridipinto la villa. Altro che fiocco blu dietro la porta, l’annuncio non è passato inosservato ai vicini di Via Belvedere e al web.

Guai però a pensare a quelle scene cringe con i papà che distruggono ogni cosa come incontrovertibile prova del loro entusiasmo per la nascita del maschietto.

La casa azzurra dipinta per la nascita figlio Ettore_screen video

Papà dipinge la casa di azzurro per la nascita del figlio: il precedente

Già nel 2020, in occasione della nascita della primogenita Vittoria, papà Lucchetta aveva posizionato in giardino una cicogna in cartapesta alta sette metri. Ci lanceremmo nell’ipotesi che anche questa non fosse passata inosservata.

Per il secondo genito non poteva esimersi, né replicare la trovata di quattro anni fa.
Dalla primavera ad ora ha avuto qualche mese per mettere a punto una nuova idea, senz’altro di grande impatto visivo e armoniosa nella scelta dello stile anche se, ammette l’artista, “Onestamente non è nemmeno un colore che mi piaccia molto ma richiama immediatamente le convenzioni sociali più comuni dedicate alla nascita di un bambino. E poi c’è la casa, che vuol dire famiglia”. La scelta vuole essere anche un messaggio di speranza che va oltre la nascita del figlio: “Tra tutte le sollecitazioni cupe che ci arrivano ogni giorno attraverso le notizie dal mondo, un tratto di ottimismo e di colore acceso ci stava”, ha spiegato. Impossibile dargli torto.

Più di un semplice annuncio

L’opera di Lucchetta e dei suoi ‘soci’ ricorda cosa possa rappresentare la nascita di un figlio (o di una figlia) solo per la famiglia e per la comunità. Anche il sindaco di Farra di Soligo non ha avuto nulla da ridire sulla scelta di dipingere di azzurro la villa di via Belvedere. Almeno chi non abita in condominio può scegliere più o meno liberamente la facciata della propria casa. Figuriamoci se si tratta di una modifica vistosa ma temporanea: “Non resterà di questa tinta molto a lungo, appena qualche settimana. Sempre di tasca mia, riporterò la casa alle tinte pastello di prima”, assicura Lucchetta senior.

Qualcuno lo ha anche accusato di esibizionismo, ma a lui non interessa; fa parte del gioco. Piuttosto, la sua scelta di dipingere la casa di azzurro per la nascita di Ettore è stata anche una mossa di marketing: “ormai gli influencer più o meno di passaggio il loro bravo lavoro sui social lo hanno fatto”, commenta al Corriere del Veneto.

Esperto di installazioni e di rappresentazioni pittoriche, Federico Lucchetta ha anche realizzato un dipinto di 40 metri quadrati nella sala consiliare di Pieve di Soligo in cui sono raffigurati alcuni dei cittadini più celebri della zona. Ma siccome l’arte non sempre paga, papà Lucchetta lavora anche nel settore della ristorazione (cosa bisogna fare per mantenere una famiglia in Italia!).

Dopo la cicogna alta sette metri per Vittoria e la casa dipinta di azzurro per Ettore, ci si chiede se Federico abbia già in mente qualcosa per il prossimo eventuale figlio, ma lui smorza l’entusiasmo: “No, penso proprio che ci fermeremo qui”. Magari qualcuno ci spera facendo leva sul detto ‘Non c’è due senza tre’, che proietterebbe Federico e co. nel novero delle famiglie numerose. Questo proverbio, però, non attecchisce sulla demografia italiana dove il tasso di fecondità è sceso a 1,2 figli per donna.
Ettore è già oltre la media.

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Al Congresso internazionale su longevità sana in corso a Milano: "Preoccupano dati su fumo e sovrappeso delle nuove generazioni" "C’è...

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Morto Michel Blanc, l’attore francese era lo...

E' stato stroncato da un infarto Morto l'attore, regista e sceneggiatore francese Michel Blanc, interprete di numerose commedie cinematografiche, noto...

Tv & Gossip3 ore ago

Ospiti della settimana: Federico Zampaglione, Fulminacci,...

Lunedì 7 ottobre inizia una nuova settimana in compagnia di “Riserva Indiana”, il programma di Rai Cultura e Ruvido produzioni condotto da Stefano Massini, che...

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E’ la Giornata mondiale degli Insegnanti

L'Italia riserva alla formazione delle nuove generazioni il 4% del Pil contro una media Ocse del 5% Il 5 ottobre...

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Wta Pechino, Errani e Paolini in finale nel doppio

Le due azzurre, sempre più vicine alle Wta Finals, hanno sconfitto 6-4, 1-6, 10-4 le statunitensi Sofia Kenin e Bethanie...

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Superbonus, “spesi 123 miliardi a beneficio solo 4%...

L’onere medio per edificio residenziale a carico dello Stato è stato di 247.819 euro. Avrebbe favorito maggiormente i proprietari di...

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MotoGp Giappone, Bagnaia vince la gara sprint

Ha preceduto il suo compagno di squadra sempre sulla Ducati Enea Bastianini. Terzo posto per Marc Marquez Francesco Bagnaia ha...

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Atp Shanghai, Sinner al terzo turno e Alcaraz ok

L'azzurro, numero 1 del mondo, debutta al secondo turno superando il giapponese Taro Daniel per 6-1, 6-4 in 1h18 Jannik...

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Breve tregua dal maltempo nel weekend, previsioni meteo...

Già da lunedì 7 ottobre la pressione tornerà a diminuire al Nord con le prime piogge in Liguria Parziale e...

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Carmelo Miano, l’hacker 24enne ammette di aver violato...

Interrogato, ha escluso di avere arrecato qualsiasi tipo di danneggiamento ai sistemi informativi istituzionali violati Ha ammesso di aver più...

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Libano, Hezbollah: “Scontri con esercito di Israele...

Hezbollah: "Scontri con esercito israeliano al confine con il Libano". Nyt: "Per funzionari Usa Sinwar è vivo e vuole guerra...

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Ballando con le stelle, oggi la seconda puntata:...

Appuntamento su Rai 1 con lo show dance condotto da Milly Carlucci affiancata da Paolo Belli Stasera 5 ottobre appuntamento...