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Secondo fonti di sicurezza, citate dai media locali, facevano parte di un complotto legato all'Iran per destabilizzare il Paese arabo, alleato chiave degli Stati Uniti nella regione

Polizia in Giordania

Le forze di sicurezza giordane hanno reso noto di aver scoperto e fatto esplodere degli esplosivi che erano nascosti in un magazzino situato in un'area industriale a sud-est della capitale Amman. Secondo fonti di sicurezza, citate dai media locali, facevano parte di un complotto legato all'Iran per destabilizzare il Paese arabo, alleato chiave degli Stati Uniti nella regione.

Le autorità hanno affermato che dietro gli esplosivi rinvenuti c'è lo stesso gruppo che sarebbe dietro un caso analogo avvenuto sabato scorso, quando materiale esplosivo è stato rivenuto in una zona residenziale vicino a un aeroporto militare utilizzato dagli aerei dell'esercito americano.

Le autorità, che non hanno rivelato chi sia il responsabile di queste azioni né se siano stati effettuati arresti, hanno annunciato che riveleranno i dettagli una volta completate le indagini.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Israele, Litvak: “Guerra totale? Dubito ci sarà, Iran...

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Il professore di storia del Medio Oriente: "Possibile risposta di Teheran attraverso i proxies"

Attacco israeliano in Libano - Afp

La guerra totale "dubito che ci sarà", non possono farla né l'Iran né Hezbollah, nonostante il durissimo colpo subito con l'uccisione di Hassan Nasrallah. E l'auspicio è che a questo punto Israele non ritenga più necessaria un'operazione di terra in Libano. E' il parere di Meir Litvak, professore di storia del Medio Oriente all'Università di Tel Aviv, che commenta con l'Adnkronos gli ultimi drammatici avvenimenti ribadendo il diritto di Israele di eliminare il leader di Hezbollah.

"Dubito che ci sarà una guerra totale. Non credo che l'Iran voglia una guerra su vasta scala con Israele, a causa del costo elevato che avrebbe per la Repubblica islamica - dice, rispondendo alla domanda se Teheran possa ancora permettersi di non rispondere - È sempre stato cauto nel non farsi coinvolgere direttamente e per questo motivo ha dei proxy", come Hezbollah, Hamas o gli Houthi. "Dubito che l'Iran rischierebbe la vita dei suoi uomini per il bene degli arabi", insiste Litvak.

Quanto al Partito di Dio, ormai decapitato, "vorrà certamente vendicarsi, ma una guerra su larga scala è problematica perché la sua catena di comando è stata gravemente colpita", sostiene il professore, secondo cui "la morte di Nasrallah e gli attacchi precedenti dimostrano quanto sia profonda la penetrazione dell'intelligence israeliana nei loro ranghi. Questo dovrebbe insinuare qualche sospetto all'interno dell'organizzazione, che deve pensarci bene prima di arrivare a una guerra su larga scala". "È probabile, anche se non certo, che l'Iran possa cercare di impiegare le milizie sciite in Iraq e gli Houthi in Yemen per attaccare Israele, ma non siamo ancora a una guerra totale", afferma Litvak.

Quanto a una possibile operazione di terra israeliana in Libano, "penso che Tel Aviv speri che le azioni intraprese finora rendano superflua un'invasione", commenta l'esperto israeliano.

Infine un commento sull'uccisione di Nasrallah, che "stava conducendo una guerra di logoramento contro Israele dall'ottobre 2023. Aveva lanciato gli attacchi contro Israele senza essere stato provocato per aiutare Hamas dopo l'attacco del 7 ottobre. Aveva attaccato villaggi e città israeliane per mesi".

"A meno che non si sostenga che Israele non ha il diritto di difendersi in nessuna circostanza perché la sua stessa esistenza è illegittima, non c'era ragione al mondo per non ucciderlo - chiosa Litvak- Tra l'altro, Hezbollah è stato responsabile della morte di soldati statunitensi e francesi in Libano".

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Esteri

Pedofilia, Papa: “Non c’è posto per copertura...

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L'appello del Pontefice: "Il male va portato allo scoperto, l'abusatore sia giudicato". L'applauso dei fedeli a Bruxelles

Papa Francesco a Bruxelles - Afp

"Nella chiesa non c’è posto per la copertura degli abusi. Vescovi non coprite gli abusi". Il Papa, parlando a braccio alla messa nello stadio di Bruxelles, torna a condannare gli abusi sessuali nella Chiesa. Lo fa con parole inequivocabili che vengono accolte con un fragoroso applauso dai fedeli.

"Ho sentito la sofferenza degli abusati incontrati l’altro ieri - ha detto Bergoglio a braccio ricordando l’incontro con 17 vittime di abusi -. Nella Chiesa c’è posto per tutti, non c’è posto per la copertura degli abusi. Vescovi, non coprite gli abusi. Condannate gli abusatori e aiutateli a guarire dalla malattia degli abusi. Il male va portato allo scoperto. L'abusatore sia giudicato".

Il Belgio, in occasione dell’intervento del Papa davanti alle autorità nel primo giorno del viaggio, ha chiesto conto dello scandalo della pedofilia nella Chiesa, e attraverso il premier De Croo ha chiesto al Papa “passi concreti, non parole”. Bergoglio ha fatto nuovamente mea culpa per gli abusi definiti un “crimine”, una “vergogna, una umiliazione” chiedendo perdono. Quindi l’incontro con diciassette vittime di abusi nel corso del quale il Papa ha preso nota delle richieste delle vittime che chiedono giustizia anche in termini risarcitori.

Bergoglio è tornato sullo scandalo degli abusi nella Chiesa stamani nel corso della messa allo stadio, con ampi passaggi a braccio: “Pensiamo a quando i piccoli sono scandalizzati, colpiti, abusati da quelli che dovrebbero prendersene cura. Alle ferite dei piccoli, ma anche dei familiari e delle loro comunità. Torno alle storie di alcuni di questi piccoli che ho incontrato l’altro ieri. Li ho sentiti, ho sentito la loro sofferenza di abusati. Nella Chiesa c’è posto per tutti, ma tutti saremo giudicati. E non c’è posto per l’abuso, per la copertura dell’abuso”.

“Chiedo a tutti di non coprire gli abusi - l’appello -. Chiedo ai vescovi di non coprire gli abusi, di condannare gli abusi e di aiutarli a guarirsi da questa malattia dell’abuso. Il male non si nasconde, il male va portato allo scoperto; che si sappia, come hanno fatto alcuni abusati con coraggio, che si sappia e che sia giudicato l’abusatore, sia laico, laica, prete o vescovo. Le persone abusate sono un lamento che tocca il cielo. La loro voce non venga coperta dall’indifferenza. L’abuso è un abuso di potere, di coscienza. E quanti abusi di potere abbiamo nella nostra società”, ha detto tra gli applausi dei fedeli allo stadio.

Il grido di dolore: "Tempo segnato da scandali dolorosi"

Viviamo "in un tempo segnato da scandali dolorosi, dentro e fuori la comunità cristiana", il grido di dolore del Papa che invita i fedeli a guardare alla testimonianza di Anna di Gesù, la carmelitana scalza spagnola beatificata durante la celebrazione.

“In un tempo segnato da scandali dolorosi, dentro e fuori la comunità cristiana, lei e le sue compagne, - osserva Francesco- con la loro vita semplice e povera, fatta di preghiera, di lavoro e di carità, hanno saputo riportare alla fede tante persone, al punto che qualcuno ha definito la loro fondazione in questa città come una ‘calamita spirituale’”.

“Per scelta, - racconta il Pontefice - non ha lasciato scritti. Si è impegnata invece a mettere in pratica ciò che a sua volta aveva imparato e con il suo modo di vivere ha contribuito a risollevare la Chiesa in un momento di grande difficoltà. Accogliamo allora con riconoscenza il modello di “santità al femminile” che ci ha lasciato, delicato e forte, fatto di apertura, di comunione e di testimonianza. Raccomandiamoci alla sua preghiera, imitiamone le virtù e rinnoviamo con lei il nostro impegno a camminare insieme sulle orme del Signore”.

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Esteri

Russia accusa Kiev: “Abbattuti 125 droni Ucraina, un...

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Mosca: "Attacco terroristico, a Belgorod anche 8 feriti". Bombe russe su Zaporizhzhia, 11 feriti

Belgorod - Afp

"Intercettati e distrutti 125 droni ucraini" lanciati contro il territorio russo. E' quanto afferma la Russia, che accusa "il regime di Kiev di aver cercato di mettere a segno nella notte un attacco terroristico".

Secondo il ministero della Difesa di Mosca, la maggior parte dei droni, 67, sono stati intercettati nel territorio della regione Volgograd, 18 in quella di Rostov e 17 sia in quella di Belgorod che in quella di Voronezh. Le autorità russe riferiscono anche di tre droni intercettati sul Mar d'Azov.

A Belgorod è stata denunciata l'uccisione di una persona e il ferimento di altre otto, due delle quali versano in "gravi" condizioni, in attacchi con droni attribuiti ai militari ucraini.

Almeno 11 persone, tutti civili, sarebbero intanto rimaste ferite in attacchi aerei russi contro Zaporizhzhia, nel sud dell'Ucraina, denunciano le autorità locali come riportano i media ucraini. Fra i feriti ci sono nove donne.

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