Esteri
Michelle Obama non fa campagna per Joe Biden, “è...
Michelle Obama non fa campagna per Joe Biden, “è arrabbiata con il presidente”
L'ex first lady è amica dell'ex moglie di Hunter Biden, il figlio del presidente
Michelle Obama non intende fare campagna elettorale per Joe Biden, perché arrabbiata con il presidente e la sua famiglia a causa del trattamento da loro riservato ad una sua amica, Kathleen Buhule, ex moglie di Hunter Biden. E' quanto ha rivelato Axios, nello stesso giorno in cui la deludente, e preoccupante, performance di Biden nel dibattito con Donald Trump ad Atlanta, ha rilanciato con forza l'ipotesi di un piano B dei democratici per la corsa alla Casa Bianca che potrebbe prevedere , secondo voci sempre smentite dall'interessata, anche l'ex first lady.
Secondo il sito solitamente ben informato, la moglie di Barack Obama da tempo, già dalla campagna del 2020, si sarebbe allontanata dai Biden, accusati di aver "esiliato" la sua amica Buhule, che è stata sposata con Hunter dal 1993 fino al 2015. La separazione - seguita dal divorzio nel 2018 dopo due anni di battaglia legale - è avvenuta a causa dell'infedeltà e dei problemi di alcol e droga del figlio del presidente che nelle scorse settimane è stato condannato per aver acquistato illegalmente un'arma nascondendo di essere tossicodipendente.
Michele Obama è diventata amica con Buhule durante gli anni trascorsi alla Casa Bianca. Barack Obama in questi mesi ha partecipato a eventi di raccolta di fondi e video in favore di Biden, ma mai con la moglie al suo fianco. Quattro anni fa e quest'anno, Michelle si è invece impegnata per la campagna bipartisan per spingere gente ad andare a votare.
Dalla Casa Bianca si afferma che non c'è nessuna animosità tra i Biden e gli Obama che, dopo gli otto anni passati insieme alla Casa Bianca quando Joe era il vice di Barack, sono come parenti. "Chiunque faccia affermazioni del genere non conosce la vera situazione", ha affermato un portavoce, ricordando che Jill Biden nei giorni scorsi ha partecipato ai funerali della madre di Michelle, Marian Robinson. E che Barack Obama nel 2015 pronunciò un discorso ai funerali del figlio di Biden, Beau.
Esteri
Guerra Ucraina-Russia e Nato, il piano di Trump
Politico accende i riflettori sull'agenda dell'ex presidente: con lui alla Casa Bianca, Nato 'a due velocità'
La Nato non si espande a Est, lasciando fuori Ucraina e Georgia, e tratta con Vladimir Putin per porre fine alla guerra con la cessione di territori ucraini alla Russia. Nell'agenda di Donald Trump è questo il piano per porre fine al conflitto in corso da oltre 2 anni. L'ex presidente degli Stati Uniti punta a tornare alla Casa Bianca nelle elezioni di novembre 2024 e il flop di Joe Biden nel recente dibattito televisivo ha fatto alzare le quotazioni del tycoon.
Il secondo mandato di Trump avrebbe ripercussioni notevoli sulla politica estera degli Usa e in particolare sul ruolo di Washington nella Nato, come evidenzia Politico. L'ex presidente negli ultimi mesi ha detto e ripetuto che la guerra, con lui alla Casa Bianca, non sarebbe mai iniziata. La sua mediazione, ha ribadito, consentirebbe di porre fine alle ostilità nell'arco di 24 ore: parole accolte con scetticismo in particolare dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Trump e la pace con Putin
Ad aprile, il Washington Post ha scritto che Trump sarebbe favorevole alla cessione di Crimea e Donbass alla Russia. Un'anonima fonte vicina all'ex presidente, però, fa notare che Trump "sarebbe aperto" ad una soluzione "che precludesse l'espansione della Nato e evitasse il ritorno ai confini del 1991 per l'Ucraina".
Queste ipotesi "sarebbero sul tavolo. Ma ciò non significa rinunciare a qualsiasi altra possibilità, inclusa la fornitura di grandi quantità di armi all'Ucraina". Gli Usa, d'altra parte, sono da oltre 2 anni i principali sostenitori di Kiev: a maggio, il Congresso ha detto sì ad un maxi pacchetto di armi e aiuti da 61 miliardi di dollari. Il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, ha appena annunciato una nuova fornitura da oltre 2,3 miliardi di dollari che comprende anche ulteriori intercettori per la diesa aerea.
La linea in relazione alla guerra tra Ucraina e Russia è un tassello della posizione complessiva che Trump, in caso di elezione, adotterebbe nei confronti della Nato e dei partner europei.
Trump alla Casa Bianca, come cambia la Nato?
Se in passato il presidente degli Stati Uniti ha flirtato con l'ipotesi di uscita dall'Alleanza, ora la prospettiva non viene presa in considerazione. Verrebbe però perseguito un "radicale riorientamento", per usare le parole che filtrano dai consiglieri di Trump in materia di sicurezza nazionale.
Gli Stati Uniti continuerebbero a garantire un ombrello nucleare sull'Europa, mantenendo basi in Germania, Inghilterra e Turchia, con cospicuo spiegamento di forze aeree e navali. Toccherebbe però ai paesi europei occuparsi direttamente di fanteria, mezzi corazzati, artiglieria: in questi ambiti, gli Usa si accomoderebbero sul 'sedile posteriore' e il loro contributo nel Vecchio Continente diventerebbe realmente rilevante solo in caso di crisi.
Trump, come è noto, ha criticato aspramente i paesi che non hanno contribuito in maniera sufficiente alla difesa comune e ha giudicato eccessivo il carico sulle spalle americane. Nel piano del candidato si profila una Nato a due velocità: chi arriva a investire il 2% del Pil continuerebbe a godere del sostegno e della protezione americana. Secondo i consiglieri di Trump, evidenzia Politico, questo approccio non viola l'articolo 5 del Patto Atlantico, che impegna tutta l'Alleanza a difendere ogni membro attaccato. La Nato ha recentemente diffuso le cifre aggiornate: attualmente, 23 paesi su 31 raggiungono la fatidica soglia del 2%. Tra le nazioni al di sotto dell'asticella c'è anche l'Italia.
Gli Stati Uniti, secondo dati aggiornati al 2023, spendono 860 miliardi per la difesa e pesano per il 68% delle spese effettuate dai paesi Nato. Secondo Jeremy Shapiro, direttore delle ricerche dell'European Council on Foreign Relations, il 3,5% del Pil americano è destinato alla difesa dell'Europa. Washington spende per la Nato una cifra che è dieci volte quella sostenuta da Berlino. L'eventuale ridimensionamento dell'impegno americano richiederebbe un passo avanti deciso da parte dell'Europa che, osservano gli analisti interpellati da Politico, non sarebbe in grado di colmare il gap in tempi brevi.
Esteri
“Biden deve ritirarsi”, cresce il pressing sul...
Arriva il messaggio di Doggett, primo deputato a esporsi pubblicamente
"Il presidente Biden dovrebbe ritirarsi". L'argine è saltato: dal partito democratico, arriva il primo esplicito e diretto messaggio a Joe Biden. Lo invia il deputato Lloyd Doggett, del Texas, che esce allo scoperto e chiede formalmente il passo indietro. Il presidente, protagonista di un clamoroso flop nel dibattito televisivo contro Donald Trump, deve ritirare la propria candidatura alle elezioni 2024.
"Rappresento il cuore di un distretto congressuale un tempo rappresentato da Lyndon Johnson. In circostanze molto diverse, Johnson ha preso la dolorosa decisione di ritirarsi. Il presidente Biden dovrebbe fare lo stesso", ha affermato Doggett in una dichiarazione che squarcia il velo di dichiarazioni anonime e rumors.
La nota di Doggett può far detonare un quadro che la Cnn descrive in fibrillazione. "C'è un gruppo sempre più ampio, tra i democratici alla Camera, preoccupati per la candidatura del presidente", le parole di un altro deputato, stavolta anonimo. "Siamo preoccupati profondamente per la sua parabola e per la sua capacità di vincere. Vogliamo lasciargli lo spazio per decidere ma ci faremo sentire in maniera più evidente se non deciderà" di farsi da parte.
La Casa Bianca, che attraverso le parole di una portavoce ha derubricato il flop ad una "brutta serata", starebbe lavorando ad un vertice tra il presidente e i governatori democratici, che intendono manifestare direttamente le proprie perplessità.
La Cnn ha avuto contatti con decine di funzionari e esponenti dem, oltre che con finanziatori e storici sostentori di Biden. Secondo molti di loro, Biden dovrebbe uscire di scena e dovrebbe annunciare il passo indietro questa settimana. Il pressing finora è stato congelato, nell'attesa di una decisione autonoma del presidente.
Biden, però, non è intenzionato a gettare la spugna: il presidente, che può contare sul sostegno incondizionato della famiglia, nel weekend sarà in alcuni stati chiave in vista delle elezioni. Nella giornata di venerdì, inoltre, dovrebbe andare in onda l'intervista con George Stephanopoulos, anchorman della Abc.
Esteri
Biden e il flop tv, Casa Bianca: “Una brutta serata,...
La portavoce Karine Jean-Pierre esclude la necessità di nuovi test medici
Joe Biden non è malato. Nel dibattito tv con Donald Trump "non ha avuto una grande serata" e "aveva il raffreddore". La portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, ha risposto alle domande della stampa dopo il flop televisivo del presidente nel confronto con il suo rivale. Biden non soffre di Alzheimer o demenza senile o di una malattia degenerativa. "No", ha risposto la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, alla domanda posta dopo il duello tv con Donald Trump.
Biden "sa come fare il lavoro", ha detto. "E' stata una brutta serata", ha poi ripetuto più volte la portavoce, incalzata dai giornalisti. "Non è insolito per un presidente in carica avere una brutta serata al primo dibattito", ha aggiunto.
Biden in ogni caso è in grado di "riprendersi" dopo la performance al dibattito "Sa come riprendersi", ha detto la portavoce, ai giornalisti, aggiungendo che lo staff medico aveva già affermato che un esame cognitivo "non è necessario" per l'81enne presidente americano. "Siamo stati trasparenti e abbiamo diffuso i rapporti del team medico ogni anno da quando è in carica", ha aggiunto.
Per la Casa Bianca, quelle sulla salute di Biden sono "domande giuste" da porre a un presidente che ammette "non sono giovane" e "non dibatto come prima". "Crediamo in questo caso sia stata una brutta serata", ha ripetuto ancora, assicurando che il presidente non aveva preso farmaci per il "raffreddore" e insistendo sulla "trasparenza" nella comunicazione.
Il 'caso Biden non è chiuso, invece, per Nancy Pelosi, punto di riferimento del panorama dem. "Credo che sia legittimo chiedersi 'è stato un episodio o siamo di fronte ad una condizione?", ha detto l'ex Speaker della Camera democratica rispondendo ad una domanda di Msnbc riguardo al fatto che il presidente durante il dibattito si sia confuso con le parole e ha perso il filo del discorso.
La 84enne ex Speaker democratica, che continua ancora ad avere una grande influenza all'interno del partito, ha precisato che la domanda riguardo alla capacità "è completamente legittima, rispetto ad entrambi i candidati", sottolineando che bisogna interrogarsi anche riguardo a rump.
Pelosi poi ha detto di non aver parlato con Biden dopo il dibattito ma di essere stata in contatto con le persone a lui vicine, "quindi non si tratta di non avere l'opportunità di rendere note le nostre preoccupazioni o ricevere alcune risposte". La democratica ha poi ammesso che in questi giorni ha ascoltato opinioni "diverse" riguardo alla capacità di Biden di affrontare la difficile campagna che ha di fronte, con alcuni che ribadiscono che "Joe è il nostro candidato, lo amiamo, ci fidiamo di lui, della sua visione, capacità, giudizio, integrità".
"Io mi fido del suo giudizio", ha concluso Pelosi che ritiene comunque "essenziale" che il presidente faccia "non una, forse due" interviste con giornalisti per dimostrare la sua capacità senza un discorso scritto. Al dibattito, i candidati non hanno potuto portare sul podio nessun discorso preparato o foglio con appunti.