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Nordcorea contro la ‘Nato asiatica’: accuse a...

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Nordcorea contro la ‘Nato asiatica’: accuse a Usa, Giappone e Corea del Sud

Secondo Pyongyang, i tre Paesi "hanno deciso di organizzare regolarmente esercitazioni militari congiunte tripartite multi-dominio"

Kim Jong un - Afp

La Nordcorea accusa Stati Uniti, Giappone e Corea di Sud di sviluppare una versione asiatica della Nato. In un comunicato il ministero degli Esteri nordcoreano ha stigmatizzato "Freedom Edge," le prime esercitazioni militari congiunte tripartite nelle acque vicino alla Rpdc dal 27 al 29 giugno. "In passato hanno organizzato molte esercitazioni militari congiunte grandi e piccole con vari pretesti, ma non c'era mai stata un'esercitazione militare congiunta su larga scala soprannominata con un nome speciale", sottolinea la Nord Corea, secondo cui dietro "la recente esercitazione si nasconde il disegno strategico degli Stati Uniti di intensificare le tensioni militari regionali, esercitare pressioni sull’Estremo Oriente della Russia e assediare la Cina".

"Gli Stati Uniti ora sostengono che le relazioni tra i tre paesi sono solo cooperative per rafforzare la stabilità e la sicurezza regionale e non significano la versione asiatica della Nato, ma non è altro che retorica per eludere le critiche internazionali sulla formazione di un blocco aggressivo", sottolinea Pyongyang, ricordando che il documento elaborato al vertice tripartito dell’agosto dello scorso anno, "specifica l’immediata cooperazione tripartita per far fronte a qualsiasi minaccia affrontata da uno dei tre paesi" e "ciò ricorda, in sostanza, il principio di difesa collettiva della Nato secondo cui essa mobilita le proprie capacità di difesa se un paese membro viene attaccato, considerandolo come un attacco contro tutti".

"Mentre la Nato organizza esercitazioni militari congiunte annuali in tutti gli ambiti, compresi terra, mare, aria e cyberspazio, gli Stati Uniti, il Giappone e la Repubblica di Corea hanno deciso di organizzare regolarmente esercitazioni militari congiunte tripartite multi-dominio. Ciò significa che le relazioni tra i tre paesi hanno assunto l’aspetto a pieno titolo della Nato in versione asiatica" e "Freedom Edge è servita come occasione per dimostrare che il blocco militare tripartito che gli Stati Uniti avevano cercato di istituire per decenni, è diventato una forma presente perfetta, non continua o futura", l'accusa della Nordcorea.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Gaza, proposta mediatori su tregua: Israele riceve risposta...

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L'ufficio del premier Netanyahu: "La stiamo esaminando, risponderemo"

Macerie a Gaza - Afp

Il team negoziale israeliano guidato dal Mossad ha ricevuto la risposta di Hamas all'ultima proposta sul cessate il fuoco dai mediatori di Qatar, Egitto e Stati Uniti. Lo ha reso noto l'ufficio del premier israeliano Benyamin Netanayhu, secondo cui "Israele sta esaminando la proposta e darà ai mediatori la sua risposta".

"Abbiamo scambiato alcune idee con i mediatori con l'obiettivo di fermare la guerra e il ritiro completo dalla Striscia di Gaza", ha fatto intanto sapere Hamas in un comunicato, dopo l'annuncio di Israele. Nella nota Hamas rivendica di essere stato flessibile nelle sue richieste, mentre Israele "cerca di ingannare ed eludere".

La riposta di Hamas all'ultima proposta per un accordo sul cessate il fuoco e sugli ostaggi "è stata costruttiva e apre la porta a negoziati più dettagliati che potrebbero portare a un accordo", sostengono intanto due alti funzionari israeliani al sito di informazione 'Axios'.

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Esteri

Elezioni Regno Unito, oggi urne aperte: Labour verso trionfo

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Nei sondaggi tonfo dei conservatori di Sunak e vittoria a valanga dei laburisti di Starmer

Seggio elettorale in Uk - Fotogramma /Ipa

Regno Unito al voto e urne aperte a partire dalle 7 (le 8 in Italia) e fino alle 22 di oggi per le elezioni che - almeno stando ai sondaggi - potrebbero vedere la vittoria di peso del Partito laburista dopo ben 14 anni. Sono 48,7 milioni i cittadini britannici chiamati al voto, distribuiti in tutti i Paesi del Commonwealth.

Le responsabilità di Sunak

"Naturalmente...sono il leader del partito", le parole del premier britannico Rishi Sunak, che alla vigilia del voto ha risposto intanto così ai giornalisti che gli chiedevano se si assumerà la piena responsabilità dell'esito delle elezioni, dando ormai per certa la debacle per i conservatori. Il primo ministro ha sostenuto d'altro canto che l'esito non è così scontato come sembra: "Molte persone vogliono dire che la conclusione è prevista, io non ho questo approccio". Intanto però Sunak - primo ministro dell'ottobre del 2022 e ultimo dei cinque premier conservatori che si sono succeduti a Downing Street dall'approvazione della Brexit nel 2016 - ha fatto una campagna elettorale principalmente tesa ad esortare a non dare al Labour di Keir Starmer "l'assegno in bianco" che riceverebbe da una super maggioranza ai Comuni.

Trionfo Labour nei sondaggi

Nel Parlamento uscente i laburisti erano 206, ma secondo le recenti proiezioni nazionali del Guardian con il voto di oggi potrebbero infatti arrivare ad avere 424 dei 650 seggi dei Comuni, molto più dei 326 richiesti per avere la maggioranza.

Ma la misura della portata della sconfitta a cui sembra ineluttabilmente andare incontro Sunak viene data dal fatto che gli ultimi sondaggi danno i conservatori non solo indietro di 20 punti rispetto ai laburisti - il 18% contro il 38% - ma anche indietro, secondo alcuni rilevamenti, rispetto a Reform Uk, il nuovo volto, sempre populista e di estrema destra, del Brexit Party di Nigel Farage.

Starmer e l'allarme "soppressione del voto"

Dal canto suo, il leader laburista Starmer ha lamentato alla vigilia del voto che sottolineare come, ancora prima dell'apertura delle urne, il Labour incasserà una vittoria a valanga, in realtà è una disperata strategia dell'ultima ora dei Tories per "cercare di convincere le persone a non andare a votare". Starmer ha infatti parlato di tentativi di "soppressione del voto", commentando le parole del ministro conservatore Mel Stride che ha detto che c'è "un'alta probabilità" che il Labour alle elezioni ottenga la più ampia maggioranza della storia moderna, dopo che sono settimane che i conservatori lanciano moniti sui rischi di una "super maggioranza".

Intervistato dalla Bbc, Stride ha lanciato l'allarme sul "tipo di opposizione e controllo del governo potremmo avere". "Questa è veramente soppressione del voto", ha replicato Stammer accusando Stride di "tentare di far rimanere le persone a casa invece di andare a votare".

"Se volete il cambiamento dovete votarlo - ha continuato facendo campagna elettorale nel Carmarthenshire - so che ci sono distretti in bilico nel Paese, non do nulla per scontato, rispetto gli elettori e dobbiamo conquistarci ogni voto fino alle 10 di sera".

Prima di Stride, anche l'ex ministra dell'Interno, Suella Braverman, in un articolo pubblicato su The Telegraph ha detto che le elezioni sono "già finite" e che i Tories "di devono preparare per la realtà e la frustrazione dell'opposizione", prevedendo un post elezioni segnato "da una lotta per l'anima del partito conservatore" e per la sua stessa sopravvivenza. Accesa critica di Rishi Sunak, Braverman viene considerata come una possibile nuova leader del partito dopo la sconfitta annunciata.

Voto in Uk, tra occasione Labour e ascesa del Reform

Si tratta delle prime consultazioni elettorali in Uk dalle parlamentari del 12 dicembre 2019. Dopo quattro anni e mezzo in cui a Downing Street si sono succeduti tre primi ministri, il voto si presenta agli occhi del Labour come un'opportunità per un cambio di passo e per un'importante vittoria.

Salvo grandi sorprese, il prossimo primo ministro sarà Keir Starmer che, dopo aver assunto senza troppo clamore la guida dell'opposizione nel 2020, sta guadagnando popolarità a scapito di un Partito Conservatore che non ha smesso di perderla, a partire dagli effetti collaterali della Brexit e dalla controversa gestione politica di Boris Johnson durante la pandemia.

Simbolo dell'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, Johnson ha finito per dimettersi a causa delle pressioni interne, e Liz Truss non ha raggiunto nemmeno un mese e mezzo di mandato, durante il quale il Regno Unito ha vissuto un cambio sul trono per la prima volta in sette decenni con la morte della regina Elisabetta II. Poi è arrivato Rishi Sunak che, nonostante la sua esperienza in diversi ministeri, non è riuscito ad arginare le perdite di una nave che stava affondando. (segue)

Resta da vedere fino a che punto il populista Nigel Farage sarà in grado di capitalizzare la sorprendente ascesa del Reform, erede del Brexit Party, che ora è tornato ad affidarsi al suo fondatore per cercare di accreditarsi come opposizione alternativa alla prevedibile vittoria laburista.

Farage, che è tornato in prima linea per queste elezioni e si è candidato, sembra essere uscito indenne dalle polemiche in cui sono stati coinvolti candidati e membri del suo partito politico. I liberaldemocratici, un tempo partner di coalizione dei conservatori, sembrano ora essere in svantaggio, mentre dal punto di vista territoriale tutti gli occhi sono puntati sulla Scozia, con lo Scottish National Party (SNP) che ha promesso di rilanciare le sue richieste di indipendenza se vincerà la maggioranza dei seggi a cui aspira.

Nel 2019, l'affluenza alle urne era stata del 67,3%. Il re Carlo III dovrebbe ricevere e approvare il futuro capo del governo venerdì, una volta noti i risultati dei 650 collegi elettorali. Se le previsioni saranno confermate, Starmer entrerà nel fine settimana come inquilino ufficiale del numero 10 di Downing Street.

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Esteri

Biden prova a resistere: “Non mi ritiro e batterò...

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Il presidente: "Nessuno mi caccerà". Ma il weekend sarà il momento chiave

Joe Biden

 "Non mollo. Nessuno mi manderà via". Joe Biden resiste e non ritira la candidatura per le elezioni di novembre 2024 negli Stati Uniti. Almeno per ora.

Il presidente, sotto pressione dopo il disastroso dibattito televisivo di una settimana fa contro Donald Trump, non è intenzionato a mollare nonostante la fibrillazione nel campo democratico e il pressing dei media, con il Boston Globe che - dopo New York Times e Washington Post - ha preso posizione chiedendo sostanzialmente il passo indietro.

Cosa succede nei prossimi giorni decisivi

Biden si prepara ad un weekend cruciale. Per 'scaldarsi', ha registrato 2 interviste radiofoniche con un'emittente del Wisconsin e con una della Pennsylvania. Venerdì risponderà alle domande di George Stephanopoulos, anchorman di Abc News, in un'intervista che somiglia ad un esame di riparazione.

Quindi, sempre venerdì volerà in Wisconsin e poi proseguirà la campagna domenica in Pennsylvania. Il weekend, che precede il vertice Nato in programma a Washington la prossima settimana, si presenta come un redde rationem che, secondo il New York Times, potrebbe spingere il presidente a gettare la spugna. Biden, dice un anonimo alleato, "sa che se avrà altri due eventi" come il dibattito televisivo "ci troviamo in un'altra situazione".

"Biden non si ritira": piovono smentite

A stretto giro, piovono smentite dalla Casa Bianca e dalla campagna: Biden non ha nessuna intenzione di farsi da parte. Il presidente "ha ammesso che sono stati giorni duri" ma ha detto "in modo inequivocabile al suo team che correrà per la rielezione e che batterà Donald Trump", fa filtrare alla Cnn una fonte a conoscenza del colloquio telefonico che il Commander in chief ha avuto con il suo staff.

"Nessuno mi sta buttando fuori. Sono in corsa fino alla fine e vinceremo, perché quando i democratici sono uniti, vinciamo sempre - è quello che avrebbe detto Biden, secondo quanto raccontato dalla fonte - Come abbiamo battuto Trump nel 2020, lo batteremo di nuovo nel 2024".

La stessa fonte ha riportato anche le parole della vice presidente Kamala Harris, che sta resistendo agli appelli a sostituire il presidente: "Non ci tireremo indietro. Seguiremo la guida del nostro presidente. Combatteremo e vinceremo". E ancora Biden ha ribadito: "Non c'è nessuno con cui preferirei essere in questa battaglia che tutti voi. Quindi, prendiamoci sotto braccio. Portiamo a termine questo compito. Voi, io, il Vicepresidente. Insieme".

Intanto, però, un secondo deputato democratico invoca il passo indietro. Al New York Times, il rappresentante dell'Arizona, Raul Grijalva, ha detto: "Se è lui il candidato, lo sosterrò, ma penso che questa sia un'occasione per guardare altrove". Secondo il deputato, "quello che (Biden) deve fare è assumersi la responsabilità di tenere quell'incarico e parte di quella responsabilità è abbandonare la corsa". Prima di lui, a chiedere il passo indietro era stato il deputato dem del Texas Lloyd Doggett.

I sondaggi bocciano Biden

Altri flop, dopo il dibattito disastroso, non sono ammessi. Gli ultimi sondaggi mostrano un quadro a dir poco complesso per il presidente. Secondo un rilevamento condotto dal New York Times e dal Siena College, Trump guida la corsa alla Casa Bianca con il 49% dei voti, contro il 41% di Biden. Nella rilevazione precedente, condotta prima del disastroso dibattito del 27 giugno scorso, Trump era al 49% e Biden al 43%. Per la Cnn, lo score è 49%-44%, con una forbice più ampia rispetto al 49%-47% favorevole all'ex presidente prima del confronto tv.

Al momento gli unici numeri positivi per la campagna presidenziale arrivano dalla raccolta fondi: sono entrati 127 milioni a giugno, in totale in cassa ci sono 240 milioni. Le prossime uscite pubbliche dovranno servire anche e soprattutto a convincere gli americani che il presidente è in grado di affrontare la campagna.

Le domande e le risposte sulla salute del presidente

Un sondaggio Cbs ha evidenziato che per, gli elettori, l'età di Biden è il problema principale e a questo punto è legittimo sollevare dubbi sulla salute del capo dello Stato. La Casa Bianca, negli ultimi briefing, ha risposto alle domande dei cronisti.

Biden non si è sottoposto ad alcun esame medico da febbraio, ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean Pierre. Secondo il referto pubblicato cinque mesi dal medico del presidente, il dottor Kevin O’Connor, l'esame neurologico "estremamente dettagliato" non ha rilevato alcun problema che potesse collegarsi a ictus, sclerosi o Parkinson: "Non c'era nessuna nuova preoccupazione" per la sua salute.

Nello studio Cnn di Atlanta, dove è andato in onda il disastro in diretta, secondo la Casa Bianca hanno pesato altri fattori, dopo ripetuti viaggi in Europa (Francia e Italia) compiuti dal presidente: "L'agenda e il raffreddore hanno pesato", la risposta della press secretary Jean-Pierre, che ha chiarito di aver voluto così "dare una spiegazione" e non una scusa.

"L'unico motivo per cui lo abbiamo condiviso è perché mi è stato chiesto qui e il presidente ha certamente voluto dare una spiegazione di persona. Ed è quello che ha fatto - ha detto in un briefing con i giornalisti - Capiamo che non è stata la sua serata migliore. Non è stato un grande dibattito. Lo capiamo. E capiamo cosa hanno visto i sostenitori, cosa ha visto il popolo americano e cosa avete visto tutti voi. E quindi volevamo dare una spiegazione".

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