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Giustizia: Pm Bono, “Bene circolare Csm...

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Giustizia: Pm Bono,

“L’indipendenza interna del pubblico ministero è importante quanto quella esterna, per cui ritengo vada nella giusta direzione la nuova circolare del CSM, specialmente nel punto in cui chiarisce le prerogative dei sostituti procuratori rispetto al procuratore della Repubblica. Anche se, a mio avviso, si sarebbe potuto fare di più riguardo alle loro prerogative nella fase delle indagini preliminari. Dopo oltre un anno di approfondimenti e audizioni, la circolare è intervenuta per specificare le previsioni della legge ordinaria, ponendo chiari limiti a quella tendenza alla gerarchizzazione degli uffici di procura che aveva connotato gli interventi normativi dal 2006 al 2022, quando la riforma Cartabia e i successivi decreti delegati hanno imboccato il percorso inverso, che il CSM ha recepito seguendo tre direttrici: nuovo metodo di adozione del progetto organizzativo ricalcato sul modello tabellare previsto per gli uffici giudicanti, con un più significativo coinvolgimento dei sostituti procuratori; standardizzazione dei modelli per la redazione dello stesso; rafforzamento del ruolo del CSM rispetto ai poteri organizzativi del procuratore della Repubblica". Così il sostituto procuratore generale di Caltanissetta Gaetano Bono – autore del libro “Meglio separate, un’inedita prospettiva sulla separazione delle carriere in magistratura”, pubblicato a ottobre 2023 per l’editore Le Lettere, nel quale la questione della gerarchizzazione delle procure viene trattata approfonditamente – nel corso del suo intervento al convegno sulla riforma della giustizia, presso il Museo archeologico di Olbia, promosso dal Procuratore della Repubblica di Tempio Pausania Gregorio Capasso, e dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Tempio Pausania, al quale hanno preso parte Claudio Martelli, già Ministro della Giustizia, il Procuratore Generale di Cagliari Luigi Patronaggio, il Presidente dell’Unione Camere Penali Italiane avvocato Francesco Petrelli, Francesco Zacchè, e Carlo Selis, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Tempio Pausania.

"In sintesi, e riservandomi un’analisi più approfondita del complesso testo della circolare, oggi si ha un miglior contemperamento tra le contrapposte esigenze di garantire, per un verso, l’autonomia del sostituto procuratore e, per altro verso, la potestà direttiva del procuratore in modo da assicurare il corretto, puntuale e uniforme esercizio dell’azione penale, nell’ottica dei principi generali della leale collaborazione, imparzialità, trasparenza, tempestività ed efficacia”, dice. “Se dunque la circolare – prosegue Bono – non ha fatto altro che adeguarsi alle novità normative introdotte dalla riforma Cartabia e dall’attuale legislatore, mi stupisco dell’intervento polemico del Vicepresidente Pinelli e del voto contrario dei membri laici del CSM, con l’unica eccezione del professor Romboli, a parte l’astensione del consigliere Carbone e l’assenza del consigliere Natoli)”.

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Meloni: “Sicurezza non è un costo, ma diritto di ogni...

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Le parole della premier in occasione di una commemorazione a Montecitorio

"La sicurezza sul lavoro non è un costo, ma un diritto di ogni lavoratore. E il governo continuerà a profondere il suo massimo impegno per garantirlo''. Lo sottolinea la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un messaggio in occasione della cerimonia di commemorazione delle vittime sul lavoro a Montecitorio.

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Omicidio Mollicone, le difese,: ”Contro i Mottola...

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gli avvocati: ''Caso molto lontano da omicidio Vannini, nel processo nessuna prova è stata dimostrata'

Omicidio Mollicone, le difese,: ''Contro i Mottola caccia alle streghe, vanno assolti''

Contro i Mottola in tutti questi anni c'è stata ''una caccia alle streghe''. Inizia così l'arringa che conclude la giornata delle difese al processo per l'omicidio di Serena Mollicone, la 18enne di Arce uccisa nel 2001. A pronunciarla è l'avvocato Mauro Marsella, uno degli avvocati del pool della difesa dei Mottola, imputati nel processo di secondo grado davanti alla prima Corte d'Assise d'Appello di Roma, ormai giunto alle battute finali. La sentenza è attesa per il 12 luglio, quando dopo eventuali repliche, i giudici entreranno in Camera di Consiglio per poi emettere la sentenza. La procura generale ha chiesto 24 anni per il maresciallo Franco Mottola, ex comandante della caserma di Arce e 22 anni per il figlio Marco e la moglie Annamaria, quattro anni per il carabiniere Francesco Suprano e l'assoluzione per il collega Vincenzo Quatrale. Le difese hanno invece chiesto l'assoluzione piena per tutti gli imputati con la formula per ''non aver commesso il fatto''. Secondo l'accusa Serena Mollicone sarebbe stata uccisa in caserma, sbattuta prima contro una porta durante una lite con Marco Mottola e poi soffocata con il nastro adesivo dai tre componenti della famiglia. Tutti gli imputati nel processo sono stati assolti in primo grado.

Puntando sulla requisitoria l'avvocato Marsella ha sottolineato come "la procura generale'' abbia fatto ''un richiamo all'omicidio Vannini''. ''Ma in quel caso c'è una pistola, che è l'arma del delitto, e persino una chiamata al 118 registrata. Qui invece siamo in presenza di un processo indiziario". "Ci sono delle prove scientifiche insuperabili", dice ancora sottolineando che "sul cadavere di Serena ci sono decine di impronte digitali ma nessuna dei Mottola". "La procura di Cassino non ha saputo spiegare prima e la procura generale non saputo integrare poi per quale motivo sia stato commesso un delitto così grave", ha detto l'avvocato sottolineando poi che Santino Tuzi, il carabiniere morto suicida nel 2008 che dichiarò di aver visto Serena entrare in caserma "è inattendibile: se fosse ancora vivo sarebbe anche lui tra gli imputati''.

Ad aprire l'udienza è stato lo storico difensore dei Mottola, l'avvocato Francesco Germani, che in aula ha ripercorso le fasi del 1 giugno 2001, giorno della scomparsa della giovane, affrontando punto per punto avvistamenti e testimonianze. Nel corso del dibattimento, ha detto, ''non è stata dimostrata nessuna prova che la pubblica accusa vuole dare per acclarata" e poi:"So di aver combattuto una buona battaglia proprio perché sono convinto della completa innocenza dei signori Mottola".

gli avvistamenti e i testimoni

Sulla presenza di Serena e Marco Mottola, quella mattina, al bar Chioppetelle il difensore dice: "Non c'è nessun elemento che possa collocarli in quel posto. Nemmeno Carmine Belli ci dice che quel ragazzo che aveva visto discutere con Serena era Marco Mottola". Concentrandosi sulla ricostruzione del delitto fatta dalla procura generale Germani chiede alla Corte: "Marco uccide Serena e poi si cambia e va in piazza con gli amici. La sua amica Elisa Santopadre ci dice che è tranquillo e sereno come sempre. Un ragazzo di 18 anni ha la durezza d'animo per stare così sereno dopo aver lasciato in casa una ragazza agonizzante?".

Inoltre parlando di Franco Mottola il difensore aggiunge: "Secondo l'accusa nell'arco di un'ora il maresciallo avrebbe coinvolto tre militari integerrimi in un omicidio per coprire il figlio? Quali leve può avere usato per convincerli? Anche di questo manca la prova".

Poi sull'ipotesi che Annamaria e Franco Mottola abbiano trasportato il cadavere di Serena fino al boschetto di Fonte Cupa dice: "Non esiste in tutta la notte un arco utile a compiere questa azione. Mottola non è rimasto mai da solo per più di 30-40 minuti. Lo stesso padre di Serena, Guglielmo Mollicone, è stato circa due ore in caserma con il maresciallo dopo mezzanotte".

l'arma e il luogo del delitto

Infine sull'arma del delitto prosegue: "L'assassino in genere se ne sbarazza e invece in questo caso lasciano la porta li' alla mercé del primo esperto dei Ris che la voglia analizzare: se su quella porta ci fosse stata una sola traccia di Serena il processo sarebbe finito". L'avvocato ricorda anche l'impronta trovata sul nastro adesivo che avvolgeva il capo di Serena, affermando che "non è della famiglia Mottola e che non si sa a chi appartiene".

''La domanda a cui devono rispondere i giudici non è se Serena è entrata in caserma ma se gli imputati l'hanno uccisa - precisa poi l'altro avvocato del pool Piergiorgio Di Giuseppe - Anche volendo considerare attendibile Tuzi e volendo credere che Serena sia entrata in caserma non c'è alcuna prova che l'omicidio sia avvenuto lì".

(di Giorgia Sodaro)

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