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Liste attesa, da esami nel weekend a Cup unico: via libera...

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Liste attesa, da esami nel weekend a Cup unico: via libera Cdm a nuove misure

Semaforo verde al decreto legge e al disegno di legge. Il ministro della Salute, Schillaci: "Dl e Ddl frutto di confronto con Regioni, ordini e associazioni cittadini"

Corsia ospedale - (Fotogramma)

Via libera del Consiglio dei ministri al decreto legge e al disegno di legge per l'abbattimento delle liste di attesa. "I provvedimenti approvati oggi in Cdm sono frutto di lavoro di confronto con le regioni, gli Ordini professionali e le associazioni dei cittadini, che sono i veri scontenti delle liste d’attesa. Si va incontro ai cittadini”, ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci annunciando: "Dal primo gennaio 2025 sarà abolito il tetto di spesa per il personale sanitario".

"Avevamo promesso ai cittadini che ci saremmo occupati di due problemi che in passato non sono mai stati affrontati efficacemente, ovvero l'abbattimento delle liste d'attesa e la cronica carenza di medici e personale sanitario, e lo abbiamo fatto", ha scritto sui social la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Le misure

Nella bozza di 7 articoli è previsto un Cup unico, la possibilità di effettuare esami nel weekend e la nascita di una Piattaforma nazionale per le liste d'attesa (da istituire presso l'Agenas, agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), con l'obiettivo di disporre un monitoraggio puntuale e reale dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie.

La necessità di un nuovo sistema di monitoraggio era stata più volte evidenziata dal ministro stesso, per conoscere esattamente i tempi di attesa prestazione per prestazione, regione per regione. La piattaforma nazionale, nelle intenzioni del provvedimento, dovrà dialogare con quelle regionali delle liste di attesa, garantendo l'interoperabilità (le linee guida saranno definite in un decreto del ministro della Salute). E il nuovo sistema supererà quello attuale che non consente di conoscere l'offerta di prestazioni rispetto alla domanda e non ha permesso finora di avere un quadro reale dei tempi di attesa sui territori.

E' questo il primo di 7 articoli che dovrebbero comporre il decreto legge, il quale sarà accompagnato da un Ddl. Un testo che fra i punti cardine ha, come spiegato anche dal ministro, l'allentamento del tetto di spesa per il personale. Oltre al nuovo sistema di monitoraggio che permetterà ad Agenas, in caso riscontri inefficienze o anomalie nell'ambito del controllo delle agende di prenotazione, di procedere con audit nei confronti delle aziende sanitarie per superare le difficoltà rilevate, una delle novità (articolo 2) è l'istituzione di un ispettorato generale di controllo sull'assistenza sanitaria, alle dirette dipendenze del ministero della Salute, con l'obiettivo di rafforzare le attività di monitoraggio e controllo del Sistema nazionale Siveas istituito nel 2005. L'ispettorato avrà il compito di verificare presso le aziende sanitarie e ospedaliere, il corretto funzionamento del sistema di gestione delle liste di attesa e dei piani operativi per il recupero delle liste. Ed è autorizzato ad accedere in tutte le tipologie di strutture sanitarie per verificare e analizzare le disfunzioni emergenti a seguito del controllo delle agende di prenotazione, sia su segnalazione del cittadino, di enti locali e associazioni di categoria utenti sia d'ufficio e di propria iniziativa.

Cup unico

Nel provvedimento in arrivo si parla di obbligo di un Cup unico regionale o infraregionale con tutte le prestazioni disponibili del pubblico e del privato convenzionato. Obiettivo: ovviare al problema per cui oggi nei Cup regionali il privato convenzionato o non è presente o lo è in minima parte. Nella bozza viene citata anche la nullità del contratto con il privato accreditato che non provveda a inserire le prestazioni nei Cup pubblici; mentre per chi è autorizzato ma non ancora accreditato, il collegamento con i Cup pubblici diventa requisito per il rilascio dell'accreditamento istituzionale.

Nello schema del decreto si tocca il capitolo delle misure per garantire l'erogazione delle prestazioni nei tempi previsti (anche con ricorso a intramoenia o attraverso il privato accreditato). E viene ribadito il divieto per le aziende sanitarie e ospedaliere di sospendere o chiudere le attività di prenotazione, le agende. Si incentivano poi le Regioni ad adottare soluzioni digitali per agevolare la prenotazione autonoma delle visite e il pagamento del ticket. E si danno una serie di indicazioni, fra cui quella di garantire un sistema di recall al cittadino per evitare il fenomeno delle prestazioni prenotate e non effettuate (stimato in un 20% di casi).

Visite ed esami nel weekend

Anche per il cittadino ci sono regole da rispettare: chi non effettua la visita o l’esame prenotato senza preavviso dovrà pagare ugualmente il ticket, chi rifiuta un esame deve dare la possibilità ad altri di poter usufruire della prestazione.

Confermato nell'ultima bozza il passaggio in cui si parla della possibilità di visite ed esami diagnostici anche il sabato e la domenica, prolungando la fascia oraria. E, come spiegato anche dal ministro, nell'articolo 5 si incrementa la spesa per il personale di un importo complessivo pari al 15% dell'incremento del Fondo sanitario rispetto all’anno precedente. Un tetto dunque meno stringente per il 2024, in attesa del superamento che era stato prospettato dal 2025 attraverso la sostituzione con un altro meccanismo non di tipo vincolante ma legato alla programmazione delle aziende sulla base di un fabbisogno standard di personale sanitario.

Gli ultimi punti del Dl, secondo la bozza, affrontano all'articolo 6 il nodo dell'aumento per gli anni 2025 e 2026 della quota del fondo sanitario nazionale che le Regioni possono usare per l’acquisto di prestazioni da privato convenzionato e le precisazioni sulle risorse già stanziate per il 2024. Infine in un ultimo articolo si entra nel merito dell'istituzione di una infrastruttura nazionale di intelligenza artificiale che eroga servizi di supporto per la gestione delle liste di attesa.

+20% tariffa oraria per prestazioni aggiuntive

Aumento della tariffa oraria del 20% delle prestazioni aggiuntive e decontribuzione fiscale con tassazione separata ad aliquota fissa del 15%, è un'altra delle misure economiche dedicate al personale sanitario. Nello schema del Ddl si prevede anche che si possa ricorrere agli specialisti ambulatoriali interni per il recupero delle liste d'attesa, e per questo l'idea è di disporre uno stanziamento di 100 milioni per aumentare a 100 euro la tariffa oraria per la prestazione dello specialista. Infine si alzerebbero fino a 10 ore settimanali le quote degli incarichi libero professionali per gli specializzandi.

Un'altra misura che si vorrebbe introdurre con il Ddl punta a frenare il fenomeno del ricorso ai gettonisti: si tratta della possibilità per le aziende di assumere personale anche con contratti di lavoro autonomo.

Schillaci

"Dal primo gennaio 2025 sarà abolito il tetto di spesa per il personale sanitario", ha annunciato quindi Schillaci ricordando che "esiste da almeno 20 anni e nessuno l'ha mai abolito fino ad adesso. Già nel 2024 per le regioni che lo vogliono, sarà possibile incrementare il tetto dal 10% al 15%".

"La sanità italiana non sta morendo. Nel 2023 l'Istat ci dice che l'aspettativa di vita è tornata ai livelli pre-Covid, sono stato a Ginevra e l'Oms vede il nostro Servizio sanitario nazionale come punto di riferimento. Ognuno deve fare la sua parte, avremo un Ssn migliore e lo dobbiamo ai cittadini", ha affermato ancora il ministro.

"I direttori generali di Asl e ospedali dovranno far rispettare i tempi certi per le prestazioni o con la possibilità dell’intramoenia o con il privato convenzionato”, ha fatto sapere inoltre.

E nonostante qualche descrizione sui giornali di tensione, con il ministro dell’Economia e Finanze Giancarlo Giorgetti c’è sempre stato un clima di grande collaborazione, c'è grande rispetto, e abbiamo portato a casa quello che ci siamo prefissati” e sul rispetto dei tempi delle prestazioni dopo l’ok al Dl anti-liste d’attesa "mi aspetto da subito un cambio di passo e una piena collaborazione da parte delle Regioni, dei direttore generali, sanitari e dei medici, ma io confido assolutamente che ognuno farà la sua parte”, ha affermato il ministro.

Le reazioni

"C’è grande soddisfazione" scrive in una nota la Lega dopo il via libera del Cdm a dl e ddl. Ci saranno, spiegano, "più fondi per assumere personale, visite mediche anche nel weekend come già succede in alcune Regioni a guida Lega e il taglio delle liste d’attesa, migliorando il sistema di prenotazione: anche sulla sanità il governo procede con forza e buonsenso, per lasciarci definitivamente alle spalle l’era di Speranza".

Per la segretaria del Pd Elly Schlein l'intervento del governo, invece, non risolve: "Oggi a 4 giorni dal voto hanno approvato in Cdm una norma che, peraltro, è già stata contestata anche dalle regioni guidate dal centrodestra, perché sembra fuffa. Vedremo il testo ma dalle anticipazioni che leggiamo non si affronta il nodo vero: se vogliamo abbattere le liste di attese bisogna sbloccare tetto assunzioni che venne messo dal governo Berlusconi con Meloni ministra nel 2009".

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Politica

Nuovo gruppo di Orban in Ue ininfluente? Confronto...

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Lo scambio a poca distanza tra il leader di Forza Italia e quello della Lega che replica: "Vediamo a luglio chi è influente e chi no"

Forum in Masseria, Manduria

Il nuovo gruppo politico dei 'Patrioti per l'Europa', promosso dal premier ungherese Viktor Orban, si prende la scena al 'Forum in Masseria' di Manduria. Due interpretazioni opposte, quelle che arrivano da Antonio Tajani e Matteo Salvini, che scontano una collocazione diversa nell'arco parlamentare europeo. La nuova formazione è "irrilevante", dice il primo, "vedremo a luglio chi è rilevante e chi no", replica il secondo facendo chiaramente riferimento a due passaggi chiave, le elezioni di domenica in Francia e soprattutto il voto al Parlamento europeo sulla conferma alla presidenza della Commissione Ue Ursula Von der Leyen.

La domanda iniziale la pone in maniera esplicita Bruno Vespa. L'avvicinamento di Matteo Salvini a Viktor Orban in Europa non può creare problemi in Italia? "No", risponde Tajani, aggiungendo una spiegazione argomentata. No, dice, "perché l'Europa è un'altra cosa rispetto all'Italia. Noi siamo una coalizione politica che governa il Paese, regioni, comuni, che corre sempre unita. Con un'unica eccezione: il collocamento dei singoli partiti del centrodestra nelle famiglie politiche europee".

"Salvini fino all'altro giorno - prosegue Tajani- era nel gruppo Id, che si sta trasformando di fatto nel gruppo dei Patrioti per l'Europa, ma è un gruppo ininfluente perché nessuno vuole discutere poi con loro. Ancora non è neanche ufficialmente formato perché non c'è un numero di nazionalità sufficiente a formare un gruppo politico al Parlamento Europeo. In questo momento è un progetto politico che si sta costruendo ma ancora non c'è". Comunque, aggiunge, "non credo che Salvini sia succube di Orban".

Cambio di panel e risposta pronta di Salvini. ''Vedevo che a pochi metri di distanza l'amico e collega Antonio Tajani definiva ininfluente e irrilevante quello che può essere il terzo gruppo al parlamento Europeo. Io aspetterei metà luglio per verificare chi è rilevante e chi è irrilevante''. Il leader della Lega, poi, ribadisce qual è la strada che potrebbe percorrere: "Siamo seriamente prendendo in considerazione la possibilità di quello che può essere il terzo gruppo europeo".

A dividere Tajani e Salvini è ovviamente anche la posizione rispetto ai voti che cerca la coalizione tra Popolari, Socialisti e Liberali per la conferma di Ursula Von der Leyen alla guida della presidenza della Commissione Ue. Con toni e valutazioni lontane tra loro.

"Spero che non accada", risponde Tajani a chi chiede se Von der Leyen possa rischiare di non trovare in Parlamento i voti necessari, ricordando che si sta lavorando per aprire anche un dialogo con i Conservatori e che la posizione espressa dal Ppe guarda a un allargamento del consenso, "senza per questo fare accordi politici vincolanti" con i Verdi. Salvini la vede al contrario. ''Chiedere alla von der Leyen, che è causa di una parte dei problemi di questi cinque anni, di risolvere i problemi che lei stessa ha contribuito a causare è come insistere con un allenatore scarso, che ti ha fatto retrocedere, sperando che ti porti in Champions. La vedo complicata''. (Di Fabio Insenga)

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Politica

Giustizia, Nordio: “Abuso d’ufficio finalmente...

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Giustizia, Nordio:

"L'articolo sull'abuso d'ufficio è finalmente abrogato". All'indomani del via libera dell'aula della Camera all'abrogazione del reato di abuso d'ufficio, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in un'intervista a 'SkyTg24', risponde alle polemiche dell'opposizione secondo cui, se da un lato è stato cancellato il reato, dall'altro è spuntata nel dl carceri una nuova fattispecie ossia il reato di 'peculato per distrazione'. "L'abuso d'ufficio - sottolinea Nordio - puniva amministratori che facevano cose che non avrebbero dovuto fare a proprio vantaggio e a danno altrui. Nel peculato per distrazione vi è un'ipotesi completamente diversa, vi è un aspetto patrimoniale, un pubblico ufficiale che fa, di fondi che ha a disposizione, una destinazione diversa da quella per cui gli erano stati concessi".

"Il primo è un reato mono offensivo contro l'imparzialità della Pa, il secondo ha un aspetto di malversazione", spiega Nordio sottolineando che è stato inserito nel dl carceri "perché quando proponemmo un pacchetto di riforma sulla Pa avevamo detto che era parziale perché questi reati contro la Pa sono abbastanza scoordinati e disordinati. L'interpretazione giurisprudenziale data, molto controversa, sull'abuso d'ufficio aveva rivelato una sorta di vuoto di tutela per il peculato per distrazione - osserva Nordio - per evitare l'incertezza del diritto lo abbiamo inserito in via di urgenza per eliminare qualsiasi incertezza, ma non ha nulla a che fare con l'abuso d'ufficio". Nordio sottolinea che con l'abolizione del reato di abuso di ufficio e l'introduzione del nuovo reato "siamo in linea con l'Europa e abbiamo colmato un piccolo vuoto normativo".

Il ministro rivendica la scelta di eliminare l'abuso d'ufficio: "La situazione era diventata intollerabile, vi erano migliaia e migliaia di indagini nei confronti di sindaci e pubblici amministratori che per anni sono rimasti sotto la tagliola giudiziaria, sono stati addirittura costretti alle dimissioni e poi assolti o addirittura archiviati". E sulle critiche avanzate anche da parte dell'Associazione nazionale magistrati osserva: "L'Anm dovrebbe domandarsi allora perché non prendere in considerazione la professionalità dei magistrati che hanno tenuto sotto pressing 5mila e passa sindaci e amministratori, hanno rovinato la loro carriera politica, personale, finanziaria per poi sentirsi dire che hanno sbagliato". Il ministro, nel corso dell'intervista, assicura comunque che il "dialogo con i magistrati è sempre aperto". "Ognuno ha le sue idee ma alcuni vincoli, dati dall'elettorato, non sono negoziabili - puntualizza - faremo la separazione delle carriere, così come abbiamo abolito il reato di abuso di ufficio", ma aggiunge che "tutto ciò che riguarda l'efficienza della giustizia lo facciamo in piena sintonia con i magistrati".

Non si è fatta attendere la replica dell'Associazione nazionale dei magistrati (Anm): “Credo che il ministro non possa limitarsi a generiche contestazioni di scarsa professionalità dei magistrati ma dovrebbe far capire a chi e a che cosa si riferisce, proprio perché lui, e non l’Anm, è titolare di poteri ispettivi", afferma all'Adnkronos Salvatore Casciaro, segretario generale dell'Anm. "Se si basa sul mero rapporto statistico indagini/condanne per abuso d’ufficio - sottolinea - è un dato di per sé fuorviante che non tiene conto, tra le altre cose, della parziale abrogazione del reato col decreto semplificazioni del 2020 e delle modifiche intervenute con la riforma Cartabia sulla regola di giudizio della ragionevole previsione di condanna”. “Simili affermazioni - conclude - finiscono purtroppo col tradursi solo in un’opera di ingiusta e sommaria denigrazione della magistratura dinanzi all’opinione pubblica”.

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Politica

Autonomia differenziata, cinque Regioni pronte a dare...

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Oggi il testo delle opposizioni in Cassazione. Definita la roadmap per bloccare quella che l'opposizione definisce la riforma 'Spacca Italia'. Dall'8 luglio i voti in Consiglio

Presidio contro l'autonomia differenziata (Fotogramma)

Autonomia differenziata, oggi la presentazione del testo delle opposizioni in Cassazione. Ad annunciarlo è Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, di Avs. "Depositeremo il quesito referendario insieme alle organizzazioni sindacali, ai partiti dell’opposizione e a tante associazioni" dicono. "L’autonomia differenziata è una pessima riforma che penalizzerà la qualità della vita dei cittadini delle Regioni che sono più indietro e creerà maggiori diseguaglianze e problemi di bilancio" sottolinea anche il segretario di Più Europa Riccardo Magi. Per questo Più Europa sarà in campo nel sostenere il referendum abrogativo. Meloni intanto consenta di firmare i referendum con firma digitale gratuitamente, sbloccando la piattaforma che da due anni e mezzo il governo deve realizzare. Non abbia paura del popolo”.

Le Regioni sul piede di guerra

Sì inizia l'8 luglio, lunedì prossimo, con il consiglio regionale della Campania. Poi l'indomani, 9 luglio, si prosegue in Emilia Romagna per poi passare la 'palla' a Toscana, Puglia e Sardegna, la regione guidata dalla 5 Stelle Alessandra Todde capofila dell'iniziativa. La riunione tecnica delle 5 regioni progressiste pronte a dare battaglia alla riforma Calderoli sull'autonomia differenziata, a quanto apprende l'Adnkronos, ha definito una roadmap finalizzata a dare l''altolà a quella che l'opposizione definisce la riforma 'Spacca Italia'.

Due i testi su cui il coordinamento ragiona: uno totalmente abrogativo della legge, l'altro per un colpo di bianchetto parziale, che però di fatto fermerebbe la riforma. I voti nei consigli regionali sono finalizzati a scongiurare la raccolta firme per il referendum, con una deadline che incombe: i testi referendari vanno depositati entro e non oltre il 30 settembre. Quanto all'ipotesi di impugnare la riforma, appellandosi alla Corte costituzionale, da quanto emerso dalla riunione sembrerebbe la Sardegna l'unica regione destinata a un passo di questo tipo, essendo l'unica a statuto speciale tra le 5.

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