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Elezioni Francia, per Le Pen incognita maggioranza assoluta...
Elezioni Francia, per Le Pen incognita maggioranza assoluta e macroniani spaccati: lo scenario
La battaglia si gioca sui 'triangolari'. Per Le Pen incognita maggioranza assoluta
Prende forma con il ritiro di oltre 160 candidati il piano Macron per fermare l'avanzata del Rassemblement National di Marine Le Pen. La battaglia per il secondo turno di domenica prossima è diversa da quella di ieri e la coalizione macroniana cerca 'soluzioni'. Le parole all'ordine del giorno diventano patti "desistenza", scelte "caso per caso" di fronte a imperativi "né (Rassemblement National) né (La France Insoumise)".
La partita dei 'triangolari'
La 'partita' si gioca con centinaia di possibili triangolari o quadrangolari. Dopo il primo turno Rn di Marine Le Pen e Jordan Bardella è ampiamente in testa, alle porte del potere, potrebbe ottenere - ma non è detto - la maggioranza assoluta, almeno 289 deputati all'Assemblée Nationale. Dietro al partito lepenista e alleati, Éric Ciotti incluso, il blocco di sinistra Nouveau Front populaire - La France Insoumise, con Parti socialiste, Ecologistes e Parti communiste - e terza la coalizione Ensemble (Renaissance-MoDem-Horizons).
Tutti contro Le Pen?
"Neanche un voto deve andare" a Rn il 7 luglio, ha detto ieri sera il premier francese Gabriel Attal, con l'obiettivo di impedire ai lepenisti - che hanno già 38 deputati eletti e 297 candidati in testa al primo turno - "di avere una maggioranza assoluta al secondo turno". E' la previsione più ottimista per il partito lepenista. Ma è una possibilità che Attal, salito al potere a 35 anni, debba lasciare il posto a Palazzo Matignon a Bardella, 28enne delfino della Le Pen che nei giorni scorsi assicurava non avrebbe voluto la poltrona di premier se non in caso di maggioranza assoluta. Oggi però Sebastien Chenu, esponente di Rn, dichiara che il partito è pronto a governare anche con una maggioranza relativa.
Così è alla "desistenza" l'invito ai candidati della coalizione Ensemble arrivati terzi al primo turno. Per evitare l'elezione di un deputato dell'estrema destra. Stessa linea indicata da Jean-Luc Mélenchon, leader de La France Insoumise, parte del blocco Nfp. La Cfdt, la Confédération française démocratique du travail, principale sindacato di Francia, invita a "impedire all'estrema destra di conquistare il potere" e sollecita, "ovunque sia presente un candidato di estrema destra, a votare per il candidato opposto che si trova nella posizione migliore per vincere". E "indipendentemente dalla formazione politica".
Via in 169 per fermare Le Pen
Sarebbero almeno 169 i candidati che si sarebbero ritirati in vista del secondo turno delle legislative di domenica prossima in Francia, per 'bloccare' l'avanzata del Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella e favorire gli aspiranti deputati che avrebbero più possibilità di battere i lepenisti. Le Monde, nel contesto dei 306 possibili "triangolari" (i 'ballottaggi a tre') e dei cinque potenziali "quadrangolari" alla luce dei risultati del primo turno di ieri, ha contato fino alle 17 almeno 169 'rinunce', 122 da parte della sinistra, 46 nel campo della maggioranza presidenziale (Ensemble) e uno da parte dei Républicains. I candidati hanno tempo fino alle 18 di domani per depositare - o meno - la candidatura in vista del voto del 7 luglio.
Lo scoglio del voto per La France Insoumise
Eppure nelle stanze del potere, e tra i candidati, non tutti la penserebbero così. Ha già deciso di non ritirarsi la candidata di Ensemble Sylvie Casenave-Péré, arrivata terza dietro alla sorella di Marine Le Pen, Marie-Caroline (Rn) e al Nouveau Front Populaire nella quarta circoscrizione di La Sarthe.
Per l'ex premier Edouard Philippe, leader di Horizons che col pensiero al 2027 non nasconde le sue ambizioni verso l'Eliseo, "nessun voto dovrebbe andare ai candidati di Rn, né a quelli de La France Insoumise, con i quali divergiamo non solo sui programmi ma sui valori fondamentali". Una linea che potrebbe favorire Rn.
E per il presidente di MoDem, François Bayrou, "molti francesi sarebbero assolutamente disperati nel ritrovarsi di fronte alla scelta tra Rn e Lfi". Per lui serve "un grande" blocco "chiaramente democratico e repubblicano". E, rileva Le Monde, nel suo discorso Attal non ha mai nominato Lfi. Dal quartier generale della campagna si precisa che la "desistenza" a favore degli "insoumis" non è esclusa. Ma i profili dei candidati verranno esaminati con attenzione perché "alcuni della Lfi sono palesemente nemici dei valori della Repubblica", dicono dall'entourage di Attal, come si legge su Le Monde.
Le lunghe ore di Macron
Così tra timori e spaccature, è partito lo studio della situazione di ogni circoscrizione, per trovare alleanze, per bloccare l'avanzata del Rassemblement National. Mancano sei giorni al secondo turno. I candidati hanno tempo fino alle 18 di domani per depositare - o meno - la candidatura.
Macron, evidenziano i media francesi, non ha dato indicazioni chiare. Dopo il confronto con la sua maggioranza è per lui "tempo, di fronte al Rassemblement National, di un grande" blocco, "democratico e repubblicano per il secondo turno". Anzi di un grande blocco, come suggerito da Bayrou, "chiaramente democratico e repubblicano". Per Macron, con mandato fino al 2027, saranno forse le ore più lunghe all'Eliseo. Qui sarebbe in corso una "riunione strategica". La "coabitazione" sarebbe dietro la porta.
Esteri
Ucraina, Orban in “missione di pace” a Mosca....
Il premier ungherese, senza mandato Ue, vola in Russia: "Posizioni distanti"
Viktor Orban vola a Mosca per incontrare Vladimir Putin per una "missione di pace" che produce una serie di risultati negativi. L'Ue boccia senza appello l'iniziativa del premier ungherese, l'Ucraina non riconosce nessun valore all'incontro e persino Putin, alla fine, chiude la giornata ponendo le condizioni che la Russia non intende nemmeno negoziare. "Le posizioni sono molto lontane", la sintesi di Orban nella conferenza congiunta che arriva dopo l'incontro, durato circa 2 ore e mezza.
Orban, che ha appena assunto la presidenza di turno dell'Ue, la settimana scorsa a Kiev è stato ricevuto dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, a cui - senza successo - ha sottolineato l'importanza di arrivare ad un cessate il fuoco. Ora, il premier ungherese arriva a Mosca con l'ambizione di diventare un punto di riferimento: "L'Ungheria sarà presto il solo Paese in Europa in grado di mantenere il dialogo sia con Mosca che con Kiev", dice prima del colloquio con Putin.
Orban: "Volevo aprire un canale, missione compiuta"
"Per l'Europa la pace è la cosa più importante. Riteniamo che l'obiettivo principale dei prossimi sei mesi della nostra presidenza sia la lotta per la pace", le parole del premier ungherese a fine giornata. "Bisogna fare molti passi per avvicinare la fine della guerra", aggiunge, definendo comunque "un passo importante" il contatto con Putin.
"Continuerò a lavorare in questa direzione, per l'Europa la pace è la cosa più importante -afferma ancora- Volevo sentire l'opinione del presidente sulle iniziative di pace disponibili, cosa pensa del cessate il fuoco e dei negoziati di pace e di come potrebbero essere portati avanti". Sui social, in tarda serata, 'festeggia': "Ho concluso i miei colloqui a Mosca con il presidente della Federazione russa Vladimir Putin. Il mio obiettivo era aprire i canali di comunicazione diretta e avviare un dialogo sulla strada più breve verso la pace. Missione compiuta!".
Le condizioni di Putin
E Putin? Il leader del Cremlino esibisce la presenza di Orban a Mosca come un risultato raggiunto. "Tenendo conto del fatto che l'Ungheria presiede il Consiglio dell’Unione europea dal primo luglio, Orban ed io abbiamo avuto uno scambio di opinioni sullo stato delle cose nelle relazioni tra Russia e Unione europea, che attualmente sono al loro punto più basso", rimarca il presidente russo.
Di fatto, il dialogo sulle soluzioni per porre fine alla guerra non è mai decollato. Putin torna nuovamente a escludere un cessate il fuoco in Ucraina perché servirebbe al "regime di Kiev" per riprendersi e prepararsi a combattere.
"La Russia è a favore di una fine completa e definitiva del conflitto", dice ribadendo la richiesta di "un ritiro completo di tutte le truppe ucraine dalle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, dalle regioni di Zaporizhzhia e Kherson", e "altre condizioni" da discutere "in modo sufficientemente dettagliato" in eventuali incontri futuri. Nulla di nuovo, quindi: l'Ucraina, come dice e ripete Zelensky, non prende in considerazione la cessione di territori.
Gelo Ue: "Orban non ha nessun mandato"
L'effetto immediato che il viaggio di Orban produce è rappresentato dalle reazioni negative che arrivano da Bruxelles e Kiev. "L'appeasement non fermerà Vladimir Putin. Solo l'unità e la determinazione apriranno la strada ad una pace complessiva, giusta e duratura in Ucraina", dice la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.
"Il primo ministro Orban non ha ricevuto alcun mandato dal Consiglio dell'Ue per visitare Mosca la posizione dell’Ue sulla guerra di aggressione della Russia contro lUcraina si riflette in molte conclusioni del Consiglio Europeo. Questa posizione esclude contatti ufficiali tra l'Ue e il presidente Vladimir Putin. Il primo ministro ungherese non rappresenta quindi in alcun modo l’Ue", dice l'Alto Rappresentante dell'Ue, Josep Borrell, ricevendo la risposta social del premier ungherese: "Questa è proprio l’assurdità burocratica di Bruxelles che non ha prodotto risultati nel trovare una via per la pace nella guerra Russia-Ucraina. Se vogliamo porre fine alla guerra abbiamo bisogno di un approccio politico anziché burocratico", il cinguettio di Orban.
"A Mosca, Viktor Orban non rappresenta in alcun modo l'Ue o le sue posizioni. Sta sfruttando la posizione di presidenza dell'Ue per seminare confusione. L'Ue è unita, chiaramente a sostegno dell'Ucraina e contro l'aggressione russa", il messaggio perentorio della prima ministra estone Kaja Kallas, indicata come prossima Alta Rappresentante dell'Ue.
Kiev: "Nessuno tratta per l'Ucraina"
Dall'Ucraina, gelo: il ministero degli Esteri di Kiev sottolinea che "la decisione" sulla visita del premier ungherese Viktor Orban a Mosca è stata "presa dalla parte ucraina senza approvazione né coordinamento con l'Ucraina. Il principio del 'nessun accordo sull'Ucraina senza l'Ucraina' resta inviolabile per il nostro Paese", con l'invito a "tutti gli Stati a rispettarlo rigorosamente".
Preoccupazione della Casa Bianca: "Incontro controproducente"
Dalla Casa Bianca, 'preoccupazione' per la visita del premier ungherese. Il comportamento di Orban è "controproducente" per quanto riguarda il sostegno all'integrità territoriale ucraina e non contribuisce alla pace nel paese invaso dalla Russia, ha sottolineato la portavoce Karine Jean-Pierre. "La Russia potrebbe mettere fine a questa guerra oggi fermando la sua aggressione contro l'Uraina la sua sovranità, la sua democrazia. Possono ritirarsi. Possono ritirarsi proprio ora", ha aggiunto.
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Biden: “Non mi ritiro, batterò Trump di nuovo”
Il presidente in Wisconsin: "Qualcuno mi vuole fuori dalla corsa per la Casa Bianca"
"Rimango in corsa e vincerò di nuovo. Io batterò Donald Trump". Joe Biden non molla. Il presidente degli Stati Uniti, in un comizio in Wisconsin, ribadisce che non ha nessuna intenzione di ritirare la propria candidatura alle elezioni di novembre 2024. Biden fa riferimento alle intenzioni di "qualcuno" che vorrebbe vederlo fuori dalla corsa dopo il disastroso confronto tv con Donald Trump. Il presidente, però, non è intenzionato a cedere.
"Probabilmente avrete sentito che c'è stato un piccolo dibattito la scorsa settimana. Non posso dire che sia stata la mia miglior prestazione... Ci sono state tante chiacchiere: 'Cosa farai?', 'Rimarrai in corsa?', 'Ti ritiri?'... Ecco la mia risposta: corro e vincerò di nuovo, perché sono il candidato nominato dal partito democratico", dice scandendo le parole.
"Milioni di democratici hanno votato per me in tutta America nelle primarie. Qualcuno non sembra considerare per chi avete votato e cerca di spingermi fuori dalla corsa. Fatemelo dire chiaro: io rimango in corsa, io batterò Donald Trump". Quindi, il lapsus: "Lo batterò nel 2020.... Lo faremo di nuovo nel 2024", si corregge.
"Probabilmente avrete notato le discussioni sulla mia età... So che sembro un quarantenne... Leggo articoli in cui dicono che sono troppo vecchio: ero troppo vecchio quando ho creato 15 milioni di posti di lavoro o per cancellare i debiti degli studenti universari, per nominare la prima donna di colore come giudice della Corte Suprema...", dice snocciolando provvedimenti e decisioni che hanno caratterizzato il mandato. "Pensate che sia troppo vecchio per battere Donald Trump?", chiede alla folla: la risposta è un 'no' generale. L'ex presidente, dice, "è il più grande bugiardo e la più grande minaccia per la democrazia nella storia americana. Come ho detto, ha la moralità di un gatto randagio".
"Non sono mai stato così ottimista sul futuro dell'America perché il popolo americano è onesto, buono, onorevole. Basta ricordare chi siamo, in nome di Dio. Siamo gli Stati Uniti d'America... Quindi restiamo uniti, vinciamo queste elezioni e mandiamo in esilio Donald Trump", conclude tra l'entusiasmo dei sostenitori.
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Leonie Cooper (Laburisti): “Ora sistemiamo il caos...
'Meloni? A volte capita che tra persone con opinioni politiche diverse si sviluppino collaborazioni positive'
Lavorare sodo per uscire dal clima di confusione dopo 14 anni di governo conservatore e riavvicinarsi all'Europa, ma non solo. I laburisti che escono vittoriosi dalle sfida elettorale puntano a ridisegnare le relazioni internazionali senza pregiudizi dovuti a visioni politiche diverse. Lo spiega all'Adnkronos Leonie Cooper, leader del Labour Party di Londra e membro dell'Assemblea della capitale britannica, compagna di partito del sindaco Sadiq Khan, che apre al premier italiano Giorgia Meloni, dopo l'ottimo feeling con l'ormai ex Primo Ministro conservatore, Rishi Sunak.
''Il partito laburista -dice all'Adnkronos Cooper- ha tutta l'intenzione di prendere sul serio la vittoria di queste elezioni, lavorando sodo per riorganizzare le cose dopo 14 anni di governo conservatore e per riavvicinarsi all'Europa''. Questo il percorso già tracciato: "Come prima cosa -sottolinea- ci concentreremo sulla risoluzione del caos lasciato dai conservatori; dopodiché il primo passo da compiere, che spetterà al nuovo Primo Ministro, sarà quello di nominare il nuovo gabinetto e i segretari di Stato e incaricare i ministri per formare il nuovo Consiglio. Quindi inizieranno gli incontri con il Civil Service, il cui ruolo è quello di coadiuvare il governo, mentre i nuovi ministri illustreranno le nuove priorità".
Tra queste, anche l'obiettivo di riavvicinarsi all'Europa, dopo il disastro della Brexit: "L'aumento dei seggi conquistati dai liberal-democratici in Ue permetterà di imprimere un cambiamento anche sulle relazioni internazionali in generale. E' prevedibile -osserva- che con un ministro degli Esteri laburista si potrà lavorare ad un percorso di riavvicinamento all'Europa. Mi aspetto, tra le prime cose, un nuovo approccio a programmi come l'Erasmus". Quanto ai rapporti con l'Italia, dopo le ottime relazioni di Giorgia Meloni con l'ex Primo Ministro conservatore, Rishi Sunak, "è difficile prevedere cosa succederà -dice Cooper-; del resto a volte capita che tra persone con opinioni politiche molto diverse possano svilupparsi collaborazioni sorprendentemente positive".