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Mbappé si schiera ancora: “Non lasciamo la Francia a quelli là”

A Euro 2024 torna la politica, dibattito aperto sulla scelta di un campione di usare la propria immagine fuori dal campo da gioco

Mbappé e Macron

“Credo che più che mai si debba andare a votare, è veramente un’urgenza. Non possiamo lasciare il nostro Paese nelle mani di quelli là. I risultati sono stati catastrofici: spero che la gente si mobiliti e voti dalla parte giusta”. Chi sono quelli là? Il riferimento esplicito è al Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella e a parlare è il calciatore più famoso al mondo, Kylian Mbappé, che torna a occuparsi di politica e delle elezioni francesi, a tre giorni dal secondo turno che deciderà la composizione dell'Assemblea nazionale e, soprattutto, quale maggioranza potrà esprimere un governo.

Non è la prima volta che accade che sport e politica finiscano per intrecciarsi in maniera così esplicita. E' successo spesso per i temi sociali, basti ricordare i calciatori inginocchiati in solidarietà con il movimento 'Black lives matter' che ha interessato le partite degli Europei del 2021 o le prese di posizione clamorose che hanno riguardato il mondo NBA, e sta succedendo anche durante questa manifestazione continentale. Il caso del difensore turco Merih Demiral, che è finito sotto inchiesta per l'esultanza con un gesto che inequivocabilmente richiama il movimento turco di estrema destra dei Lupi Grigi, rappresentato politicamente attraverso il Partito del Movimento Nazionalista (MHP), è andato anche oltre.

Se accostare le parole di Mbappé al gesto di Demiral può diventare strumentale, il dibattito sull'opportunità o meno che i calciatori, e gli sportivi più in generale, si occupino di politica torna puntuale ogni volta che qualcuno di loro prende una posizione pubblica.

Due le scuole di pensiero. Quella che anche la Federcalcio italiana ha recentemente avallato porta alla decisione di non consentire ai propri tesserati di esprimersi su temi non sportivi. Una giusta precauzione, eccesso di zelo o addirittura censura della libertà di espressione personale? Al contrario, ci sono campioni dello sport, e Mbappé si iscrive di diritto alla categoria, che ritengono sia doveroso mettere la propria immagine al servizio delle battaglie in cui credono. Consapevolezza, carisma e personalità o eccessiva esposizione e rischio strumentalizzazione? Ognuno è libero di farsi la propria idea e il dibattito resta aperto. (Di Fabio Insenga)

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Israele, Macron: “Francia non fornirà armi da usare a...

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Il presidente francese: "Immediato e duraturo cessate il fuoco in Libano"

Emmanuel Macron

Stop della Francia alla fornitura di armi a Israele, che poi usa nella guerra a Gaza, e cessate il fuoco in Libano. Sono i due messaggi che il presidente Emmanuel Macron ha inviato al premier israeliano Benjamin Netanyhau. "Io penso che oggi la priorità è che si arrivi a una soluzione politica, che si smetta di fornire armi per condurre i combattimenti a Gaza. La Francia non le manda", ha detto il numero 1 dell'Eliseo.

"Condanniamo con la massima fermezza l'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre e riconosciamo il diritto di Israele a difendersi. Ma deve farlo come una democrazia, rispettando il diritto internazionale e umanitario", ha ammonito Macron, secondo cui "il terrorismo non si combatte sacrificando la popolazione civile". E ancora, il presidente francese ha accusato: "Israele non ascolta e questo è un problema adesso e per la sicurezza futura degli israeliani".

Macron è tornato sul tema rispondendo durante il Vertice della Francofonia ad una domanda; "Quando chiediamo un cessate il fuoco - è il caso per Gaza, è stato il caso per il Libano la settimana scorsa - cerchiamo di non reclamare un cessate il fuoco mentre continuiamo a fornire le armi della guerra. Credo che si tratti solo di coerenza", ha aggiunto.

Gli 88 membri dell'Organizzazione internazionale della Francofonia (Oif), tra cui Francia, Canada e Belgio, hanno chiesto "all'unanimità" un cessate il fuoco "immediato e duraturo" in Libano, altro membro dell'Oif, ha annunciato il presidente francese.

"Ci siamo espressi all'unanimità in favore di un cessate il fuoco immediato e duraturo e abbiamo garantito il nostro impegno a smorzare le tensioni nella regione", ha dichiarato durante la conferenza stampa di chiusura del 19° vertice dell'Organizzazione.

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Esteri

Ucraina-Russia, i soldati di Kim muoiono in guerra: uccisi...

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Un raid di Kiev fa strage nel Donetsk: morti anche ufficiali di Pyongyang

Kim Jong-un

Sei ufficiali della Corea del Nord uccisi nel Donetsk. Il sostegno di Kim Jong-un alla guerra della Russia contro l'Ucraina a quanto pare va oltre la fornitura di armi e munizioni a Vladimir Putin. Pyongyang invia anche uomini, a giudicare dalle news diffuse dai media di Kiev.

In un raid missilistico avvenuto il 3 ottobre nel territorio occupato dai russi nei pressi della città di Donetsk sono stati uccisi oltre 20 militari, tra i quali sei ufficiali nordcoreani, scrivono i media ucraini citando fonti dell'intelligence di Kiev, secondo le quali gli ufficiali nordcoreani erano arrivati nella regione per colloqui con i russi. Altri tre militari nordcoreani sarebbero rimasti feriti.

Sui social media russi si fa riferimento ai contatti nei quali, prima del raid missilistico, le forze russe avrebbero presentato ai nordcoreani le tattiche di assalto e difese delle loro forze. Lo scorso giugno, ricorda il sito di Ukrainska Pravda, è stato riportato che la Corea del Nord avrebbe inviato militari e ufficiali del Genio militare per partecipare alla "ricostruzione" nel Donetsk occupato. Fonti di intelligence occidentale stimano che circa la meta dei tre milioni di munizioni di artiglieria usate all'anno dalla Russia provengano dalla Corea del Nord. L'asse Putin-Kim è stato consolidato nell'ultimo anno con i viaggi dei due leader che hanno suggellato l'accordo siglato a settembre 2023. Pyongyang è da circa un anno un fornitore 'top' in materia di armi e munizioni.

A giugno, con la visita di Putin in Corea del Nord, è stato firmato un patto globale di partnership strategica. L'accordo porta le relazioni tra i 2 paesi "ad un nuovo livello" e "prevede assistenza reciproca nel caso in cui uno dei due Paesi venga attaccato'', ha spiegato Putin parlando di ''fornitura di assistenza reciproca in caso di aggressione contro una delle parti dell'accordo".

La Russia abbatte un suo caccia

Intanto, nelle ultime ore, le forze armate ucraine hanno annunciato oggi che le difese aeree russe avrebbero abbattuto per errore un loro stesso caccia. Il velivolo si trovava sul territorio occupato della regione orientale del Donbass secondo le informazioni diffuse dall'aeronautica militare di Kiev. Il Su-25 colpito dai missili russi doveva sganciare bombe teleguidate sulle posizioni ucraine. Secondo un elenco in cui l'esercito ucraino pubblica le presunte perdite delle truppe russe, Mosca ha perso 368 aerei dall'inizio della guerra.

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Esteri

Israele-Hamas, fratello vittima 7 ottobre: “Sbagliato...

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L'israeliano Assaf Godo: "Antisemitismo cresce ovunque, non solo in Italia. Pace obiettivo possibile? Non voglio credere a guerre infinite"

Assaf Godo

"Non penso che le piazze a sostegno della causa palestinese possano mettere a repentaglio la democrazia italiana. Sono sicuro che il 90% dei manifestanti che gridano 'from the river to the sea' non sappiano nulla della storia di questa terra. Ma l'ignoranza non è un buon motivo per impedire a qualcuno di esprimere il suo pensiero". Assaf Godo, ingegnere e attivista israeliano, è il fratello di Tom, ucciso il 7 ottobre del 2023 dai miliziani di Hamas nel kibbutz di Kisufim. "Fu la moglie Limor, verso mezzanotte, a comunicarmi via telefono la notizia della sua morte. Lei era riuscita a scappare dal kibbutz..." racconta Godo in un'intervista all'Adnkronos.

A un anno dall'attacco contro Israele - nel quale morirono circa 1.200 persone e ne furono rapite 250 - Roma si blinda per ragioni di ordine pubblico: i manifestanti pro-Palestina hanno scelto di sfilare in corteo nonostante il divieto delle autorità, dovuto al rischio che l'iniziativa potesse trasformarsi nella celebrazione di un massacro. Assaf Godo, però, dice di non condividere la decisione: "La democrazia ha il dovere di difendersi contro la retorica antidemocratica e di certo contro fatti che la indeboliscono. Ci dobbiamo chiedere se dimostrazioni a sostegno della causa palestinese mettano a rischio la democrazia italiana. Io penso di no". Tuttavia, osserva l'ingegnere israeliano, "chi esalta il 7 ottobre non vuole capire quello che è successo. Si può criticare, essere contro Israele. Ma il 7 ottobre c'è stata una cosa più grande di quanto si possa immaginare. E' stato come l'11 settembre per noi. Le persone che esaltano quel giorno, che dicono che è stato l'inizio di una liberazione, sono persone ignoranti che non vogliono sapere la verità".

Assaf Godo ha vissuto per diversi anni a Milano, dove la sua famiglia si trasferì quando lui era bambino. Pensa che l'antisemitismo sia cresciuto in Italia, Paese che lei conosce bene? "Da quello che si vede da qui in Israele sembra che l'antisemitismo sia cresciuto ovunque, non solo in Italia. Ma l'antisemitismo non ha mai avuto bisogno di qualcosa di specifico per crescere. Se non è Israele, allora è la crisi economica e se non è l'economia, allora è la pandemia o gli immigrati o qualsiasi cosa che ti viene in mente. E' ovvio - sostiene Godo - che gli ebrei non hanno niente a che fare con la situazione in Medio Oriente, però se questo argomento serve a un politico lo userà, non importa se sia di destra o di sinistra. Non fa differenza".

Molti osservatori ritengono che Israele abbia compiuto crimini di guerra nella sua offensiva contro Hamas a Gaza: pensa che la risposta di Israele al 7 ottobre sia stata proporzionata? "Prima di tutto mi piacerebbe sapere cosa sarebbe proporzionato rispetto al massacro di anziani, giovani, donne, uomini, bambini e bebè, nelle loro case e durante le loro feste. 1.200 persone. 250 sono stati rapiti e tenuti sottoterra senza nessun contatto con il mondo. La risposta dovrebbe essere 'proporzionata' così che l'altro lato possa continuare a compiere altri 7 ottobre? Oppure la risposta dovrebbe essere estremamente sproporzionata, così da scoraggiarlo? La prima responsabilità del governo israeliano è verso gli israeliani e solo dopo vengono gli altri, palestinesi compresi. Il mondo non ha fatto nulla l'8 ottobre per costringere Hamas a restituire gli ostaggi. Né ha fatto qualcosa nei successivi 10 mesi per fermare Hezbollah, che ha cominciato l'8 ottobre a lanciare missili su Israele. Non vogliamo essere 'proporzionati', vogliamo vivere".

Israeliani e palestinesi possono convivere pacificamente? La pace è un obiettivo possibile? "Io non credo, non voglio credere in guerre infinite. La pace con l'Egitto - risponde Assaf Godo - è arrivata dopo anni di ostilità e dopo un'atroce guerra. Io credo che anche i palestinesi, la maggior parte di essi, vogliano vivere, lavorare, fare bambini e godersi la vita. E' chiaro che avvenimenti estremi come il 7 ottobre e tutto quello che è arrivato dopo allontanano la possibilità di una convivenza. Di quanto? Anni? Decenni? Generazioni? Oggi non si può sapere. Se fosse per me, neanche di un giorno. Ma non sono io a decidere. I leader delle due parti sono estremisti che vogliono solo sangue e guerra, ma la mia risposta resta positiva: israeliani e palestinesi possono condividere questa terra in due Stati e con pacifiche relazioni. Ci sono tante ragioni contro, così come ci sono abbastanza ragioni pro. E' l'eterna lotta tra il bene e il male".

Il governo italiano e la premier Meloni stanno dando il giusto supporto a Israele, secondo lei? "Non ho molta familiarità con quello che fa il governo Meloni. C'è una grande differenza tra quello che succede a Gaza e quello che succede con l'Iran e con il suo 'proxy' Hezbollah. Non penso che il mondo occidentale debba dare supporto a Israele 'no matter what', a qualunque costo. Il supporto automatico che da anni ricevono i palestinesi li ha più danneggiati che aiutati. La stessa cosa accade adesso con Israele. Non si deve dimenticare che il primo ministro di Israele sta cercando da anni di distruggere la democrazia qui, e per questo ha stretto un patto politico con i più grandi estremisti di destra (razzisti e ultrareligiosi) che ci hanno portato alla situazione in cui siamo. Quelli che sostengono Israele devono capire che allo stesso tempo si devono allontanare da Netanyahu. Il più possibile".

(di Antonio Atte)

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