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Nuovo gruppo di Orban in Ue ininfluente? Confronto Tajani-Salvini in Masseria

Lo scambio a poca distanza tra il leader di Forza Italia e quello della Lega che replica: "Vediamo a luglio chi è influente e chi no"

Forum in Masseria, Manduria

Il nuovo gruppo politico dei 'Patrioti per l'Europa', promosso dal premier ungherese Viktor Orban, si prende la scena al 'Forum in Masseria' di Manduria. Due interpretazioni opposte, quelle che arrivano da Antonio Tajani e Matteo Salvini, che scontano una collocazione diversa nell'arco parlamentare europeo. La nuova formazione è "ininfluente", dice il primo, "vedremo a luglio chi è rilevante e chi no", replica il secondo facendo chiaramente riferimento a due passaggi chiave, le elezioni di domenica in Francia e soprattutto il voto al Parlamento europeo sulla conferma alla presidenza della Commissione Ue Ursula Von der Leyen.

La domanda iniziale la pone in maniera esplicita Bruno Vespa. L'avvicinamento di Matteo Salvini a Viktor Orban in Europa non può creare problemi in Italia? "No", risponde Tajani, aggiungendo una spiegazione argomentata. No, dice, "perché l'Europa è un'altra cosa rispetto all'Italia. Noi siamo una coalizione politica che governa il Paese, regioni, comuni, che corre sempre unita. Con un'unica eccezione: il collocamento dei singoli partiti del centrodestra nelle famiglie politiche europee".

"Salvini fino all'altro giorno - prosegue Tajani- era nel gruppo Id, che si sta trasformando di fatto nel gruppo dei Patrioti per l'Europa, ma è un gruppo ininfluente perché nessuno vuole discutere poi con loro. Ancora non è neanche ufficialmente formato perché non c'è un numero di nazionalità sufficiente a formare un gruppo politico al Parlamento Europeo. In questo momento è un progetto politico che si sta costruendo ma ancora non c'è". Comunque, aggiunge, "non credo che Salvini sia succube di Orban".

Cambio di panel e risposta pronta di Salvini. ''Vedevo che a pochi metri di distanza l'amico e collega Antonio Tajani definiva ininfluente e irrilevante quello che può essere il terzo gruppo al parlamento Europeo. Io aspetterei metà luglio per verificare chi è rilevante e chi è irrilevante''. Il leader della Lega, poi, ribadisce qual è la strada che potrebbe percorrere: "Siamo seriamente prendendo in considerazione la possibilità di quello che può essere il terzo gruppo europeo".

A dividere Tajani e Salvini è ovviamente anche la posizione rispetto ai voti che cerca la coalizione tra Popolari, Socialisti e Liberali per la conferma di Ursula Von der Leyen alla guida della presidenza della Commissione Ue. Con toni e valutazioni lontane tra loro.

"Spero che non accada", risponde Tajani a chi chiede se Von der Leyen possa rischiare di non trovare in Parlamento i voti necessari, ricordando che si sta lavorando per aprire anche un dialogo con i Conservatori e che la posizione espressa dal Ppe guarda a un allargamento del consenso, "senza per questo fare accordi politici vincolanti" con i Verdi. Salvini la vede al contrario. ''Chiedere alla von der Leyen, che è causa di una parte dei problemi di questi cinque anni, di risolvere i problemi che lei stessa ha contribuito a causare è come insistere con un allenatore scarso, che ti ha fatto retrocedere, sperando che ti porti in Champions. La vedo complicata''. (Di Fabio Insenga)

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Politica

Lega, Salvini: “A Pontida nasce santa...

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Il leader della Lega: "Se mai ci fosse una condanna di terzo grado, andrei a testa dritta in carcere"

La Lega a Pontida (Afp)

"Noi non molliamo, noi non molliamo". Lo dice Matteo Salvini, più volte, dopo aver iniziato il suo intervento con "un eterno grazie a Bossi e Maroni per averci accompagnato fino a qua". Il palco di Pontida 2024 parla diverse lingue, quelle dei tanti ospiti stranieri. La kermesse degli adulti, dopo il fuori-programma di sabato con l'attacco dei giovani padani ad Antonio Tajani, 'reo' di voler dare la cittadinanza ai migranti, oggi si snoda su due temi principali. L'autonomia differenziata, traguardo storico da mostrare ai militanti del pratone "dopo 30 anni di lotta ostinata, magari cambiando strategia" (copyright Salvini) e la gara alla solidarietà allo stesso segretario finito al centro di un "processo vergognoso" (copyright Viktor Orban).

Sul primo tema, tutti i leghisti rivendicano. Lo fa Roberto Calderoli, il ministro che ha firmato il testo di legge, spiegando "di aver mantenuto la promessa di Pontida della scorso anno, di aver portato i fatti"; lo fanno i governatori, a partire dal veneto Luca Zaia, che dice di non temere "un referendum che ancora non c'è": "Portiamo - dice - una riforma per tutto il paese, non siamo per l'equa condivisione del malessere ma per l'equa condivisione del benessere". Dalla Lombardia Attilio Fontana chiede di "essere messo nelle condizioni di governare meglio, di spendere i nostri soldi nel modo migliore che riteniamo".

Secondo binario, che tutti gli interventi del palco imboccano è quello del cordone da stringere a difesa del Salvini 'vittima' del processo Open Arms. Tra gli amici dell'internazionale sovranista il premier ungherese Viktor Orban è quello che parla di più, arrivando a dire del leader italiano che "è un eroe", l'eroe dei patrioti europei "per aver difeso i confini". L'ungherese, dopo aver rivendicato "zero immigrati nel mio paese, chiede addirittura di occupare Bruxelles e di lasciare lì i migranti". Matteo Salvini incassa poi la solidarietà anche dell'olandese Geert Wilders, degli austriaci di Fpo, di André Ventura di Chega, la formazione portoghese e degli spagnoli di Vox. Tutti oggi a Pontida per 'accompagnarlo' a Palermo, per il processo ormai alle battute finali.

Salvini parla per ultimo per circa venti minuti, in camicia bianca, ha con sé i ministri della Lega, Giorgetti, Calderoli, Valditara e Locatelli, i governatori Zaia, Fedriga, Fontana e Tesei e il generale Roberto Vannacci, alla sua prima Pontida, ben accolto dalla folla, dopo aver detto che condivide i valori della Lega e che "il partito per me non è un taxi, resto con voi". Ci sono anche i capigruppo Romeo e Molinari, europarlamentari sparsi sull'enorme palco, dove campeggia lo slogan 2024 di Pontida "Non è un reato difendere i confini". Con i suoi fan ha buon gioco, compatti sono dalla sua parte in un pratone infangato, dove gli stand di tutte le regioni italiane offrono prodotti tipici, dalle mele del Trentino al pecorino sardo.

"Solo forti e uniti si vince, da nord e sud, dalla Val d'Aosta alla Sicilia - ricambia il leader - La presenza della Lega al governo è garanzia che aiutiamo gli italiani che hanno bisogno, siamo al governo per aumentare gli stipendi ai lavoratori, se qualcuno deve pagare di più paghino banchieri e non operai", dice ribadendo quanto detto poco prima dal ministro dell'Economia Giorgetti, che aveva chiarito le sue frasi sulla manovra di sacrifici, dopo l'intervista a Bloomberg.

Salvini, prima di darsi al bagno di selfie, prova a mettere la parola fine, rivolto anche agli alleati, sull'irreversibilità della riforma dell'Autonomia, scandendo che indietro non si torna: "Questa è una legge dello Stato". Poi sull'ipotesi di condanna a Palermo conclude: "Se mai ci fosse una condanna di terzo grado, andrei a testa dritta in carcere, processano una persona che ha fatto il suo dovere, non possono fermare un popolo, non possono fermare la santa alleanza dei popoli europei che oggi nasce a Pontida". (dall'inviato Francesco Saita)

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Politica

Fini-Violante, confronto nel ricordo di Tatarella:...

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L'ex magistrato: "Bisogna essere avversari ma non nemici". L'ex leader An: "Oggi c'è deficit di politica e surplus di propaganda"

Gianfranco Fini e Luciano Violante (Fotogramma)

''Se qui c'è Fini e ci sono io, forse destra e sinistra esistono, altrimenti non ci saremmo, no?''. Ieri, all'hotel Quirinale di Roma, la Fondazione Tatarella ha organizzato un panel dal titolo 'Destra e sinistra esistono ancora?' nell'ambito della convention nazionale 'L'Italia dei conservatori'. A confrontarsi sul tema c'è Luciano Violante, che ha rotto il ghiaccio con una battuta, chiamando l'applauso della platea formata soprattutto da giovani. Al suo fianco è seduto Gianfranco Fini. A moderare il dibattito il notista politico del Corsera, Francesco Verderami.

''Volevo fare una premessa, che si sia avversari e non nemici innanzitutto e poi che ci si rispetti, perché questo è un punto fondamentale della vita politica'', ha precisato l'ex presidente della Camera, per poi ricordare i tempi andati: ''C'erano scontri molto duri, anzi, c'era un doppio standard nel senso che nelle strade c'era la lotta politica mentre in Parlamento si doveva lavorare e si doveva lavorare rispettandosi. Ecco, io penso che questo rispetto reciproco, ovvero l'educazione politica, vada un po' ripreso...".

"Destra e sinistra ci sono e resteranno, l'importante è il rispetto'', ha avvertito Violante per poi aggiungere: ''Se ci rispetta è meglio, perché le cose funzionano meglio''. Dello stesso avviso anche Fini che ha voluto ringraziare la ''Fondazione Tatarella perché ho il piacere di incrociare le lame del dibattito con Violante, che fa parte della storia della sinistra e della politica italiana, un uomo che si è meritato il rispetto anche degli avversari e non è reciproca piaggeria''. Secondo l'ex leader di An, infatti, per fare politica ''bisogna avere innanzitutto il rispetto degli avversari, occorre rispettare le opinioni altrui'', altrimenti non si va da nessuna parte.

L'ex presidente della Camera fa partire il suo ragionamento da "una considerazione: la politica non può essere confusa con la propaganda, che è un momento dell'azione politica, un momento importante", ma poi si deve avere "un progetto, un programma, una visione della società''. E "attraverso la propaganda e l'esempio'', ha spiegato, si deve cercare "di fare in modo che quel programma, quel progetto venga condiviso nel modo più largo possibile". Da qui la stoccata a chi fa un eccessivo uso di propaganda: ''Chiedo scusa in anticipo se dico una cosa che può urtare la sensibilità di qualcuno, ma mi pare che in questa fase storica vi sia un deficit di politica e un surplus di propaganda per tante ragioni...''.

''Oggi - ha assicurato Fini - destra e sinistra esistono ancora, ma non sono più due categorie monolitiche. Hanno fisionomie che per fortuna riconoscono alcuni valori comuni. Io, infatti, le declinerei sempre al plurale, perché nella fase dell'ideologia c'era il dovere dell'ortodossia, ma nella fase attuale, post ideologica, all'interno del grande contenitore della destra e della sinistra ci sono differenze e scontri a volte più aspri di quelli che vi sono tra destra e sinistra. Basta guardare, ad esempio -ha evidenziato l'ex leader di An - quello che accade in Francia e in Germania...''. L'editorialista del Corsera Verderami non ha dubbi: ''Destra e sinistra è anche un modo di essere liberi e credo che questo sia uno dei valori più importanti in un dibattito democratico''.

Soddisfatto del confronto (registrato da Radio Radicale) Fabrizio Tatarella, vicepresidente della Fondazione omonima, che aveva presentato così i due ospiti: ''Considero Fini e Violante due grandi protagonisti della politica italiana, due presidenti fondamentali nella storia della pacificazione nazionale del nostro Paese". La "dicotomia destra-sinistra esiste da tanti anni, ma certamente è il criterio più usato dai tempi della Rivoluzione francese ad oggi", ha spiegato il numero due della Fondazione citando l'insegnamento del ministro dell'Armonia, soprannome dato al leader missino Pinuccio Tatarella, per la sua capacità di tenere insieme gli estremi: ''Pinuccio Tatarella diceva che destra e sinistra rappresentano aree culturali e valori alternativi, mentre il centro era una zattera che andava dalla riva destra a quella sinistra...''.

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Politica

Grillo ad avvocato: “Posso pagarti col...

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Il problema della parcella e il parare in cui il legale Sammarco sconsiglia di impugnare voto iscritti su simbolo e 2 mandati

Grillo ad avvocato:

"Ora fermiamoci con le carte bollate, voglio sconfiggere Conte sul piano mediatico...". Se lo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte per il controllo del Movimento 5 Stelle fosse una guerra, potremmo definire quella attuale una fase di stallo. Sì, perché a quanto apprende l'Adnkronos da fonti beninformate, il garante e co-fondatore del M5S avrebbe deciso di togliere il piede dall'acceleratore per quanto riguarda l'offensiva legale contro l'ex presidente del Consiglio e di tenere un profilo più basso, pur senza rinunciare a qualche stilettata via social.

Questo cambio di strategia sarebbe dovuto a diversi motivi. Di natura economica, innanzitutto: parliamo della parcella chiesta a Grillo dall'avvocato Pieremilio Sammarco (spese che il comico genovese avrebbe proposto di onorare attraverso un crowdfunding, una raccolta fondi) ma soprattutto del rischio, più che concreto, di perdere lo scudo legale garantito dal M5S e il contratto di consulenza da 300mila euro l'anno che lega Grillo al Movimento. Senza trascurare le ragioni prettamente giuridiche: nel parere richiesto dal garante, infatti, l'avvocato Sammarco in buona sostanza avrebbe spiegato a Grillo che le sue speranze di impugnare un eventuale voto degli iscritti su nome, simbolo M5S e regola del doppio mandato sono ridotte al lumicino. Ma andiamo con ordine e proviamo a ricostruire le ultime fasi della diatriba legale che vede contrapposti 'l'Elevato' e l'ex premier.

Tra la fine di agosto e l'inizio di settembre si infiamma lo scontro ai vertici del M5S e il co-fondatore del Movimento 5 Stelle decide che è arrivato il momento di passare alle aule di tribunale. È l'ex sindaca di Roma Virginia Raggi, fedelissima di Grillo e principale esponente dell'opposizione interna a Giuseppe Conte, a favorire l'incontro tra il comico e l'avvocato Sammarco, titolare dello studio nel quale la stessa consigliera capitolina ha lavorato in passato. Il primo faccia a faccia tra Grillo e il professor Sammarco avviene a Roma il 4 di settembre, in territorio neutro: non presso lo studio Sammarco - situato a pochi passi da Piazza Cavour - ma in zona Parioli, lontano da occhi e penne indiscrete.

Il legale, che nel corso della sua carriera professionale ha già affrontato cause relative all'uso di simboli partitici, elabora su richiesta di Grillo un parere nel quale mette nero su bianco quali sono le vie percorribili e quali, invece, gli ostacoli insormontabili in questa lunga guerra di logoramento: da un lato, apprende l'Adnkronos, Sammarco intravede la possibilità concreta di sfilare il simbolo del M5S all'associazione presieduta da Conte; dall'altro fa capire a Grillo che impedire il voto degli iscritti sui "tre pilastri" (nome, simbolo e regola del doppio mandato) è molto, molto difficile, ammesso che l'iter procedurale impostato da Conte per arrivare al voto dopo l'assemblea costituente sia lineare e privo di intoppi (e le opacità, secondo alcuni fedelissimi di Grillo, non mancherebbero, a partire dalla questione degli iscritti aventi diritto al voto).

Le obiezioni di Sammarco non frenano Grillo, anzi. Il garante è determinato come non mai: "Faremo come Highlander, ne rimarrà soltanto uno. Dobbiamo fermare il Mago di Oz..." avrebbe scherzato il comico con i suoi. Ma è quando Sammarco presenta il conto della parcella che Grillo inizia a essere tormentato dai primi dubbi. Dopo aver appurato che l'avvocato romano non avrebbe lavorato pro-bono, il comico tira fuori dal cilindro l'idea del crowdfunding: in pratica, una colletta sul web per raccogliere i soldi necessari a onorare le spese legali. L'idea, riferiscono fonti vicine al dossier, non vede Sammarco particolarmente entusiasta.

Passa qualche giorno e Grillo chiede al prof. Sammarco di sospendere qualsiasi azione giudiziaria contro Conte. E forse non è un caso che, quando il 20 settembre l'Adnkronos intercetta Sammarco all'entrata del suo ufficio legale, l'avvocato paventi la possibilità che la querelle tra Conte e Grillo (derubricata a "lite moglie-marito") possa risolversi fuori dalle aule di tribunale. A raffreddare l'animo barricadero di Grillo, però, sarebbe stata soprattutto la minaccia della sospensione del contratto da 300mila euro e della manleva legale garantita dal M5S. Conte avrebbe fatto recapitare un messaggio molto preciso a Grillo, sintetizzabile più o meno così: al primo atto giudiziario che intraprendi contro di me e il Movimento, annullo il contratto di consulenza e faccio cadere lo 'scudo' che ti esenta dal pagamento delle spese legali per le cause. Senza escludere un risarcimento danni e quindi il versamento degli arretrati. Una doccia gelata per Grillo, che scende a più miti consigli senza però rinunciare alla sua proverbiale vis polemica.

Via web, infatti, 'l'Elevato' continua a pungolare Conte. Sul suo blog il garante inaugura la "bacheca del mugugno" raccogliendo gli sfoghi di iscritti e militanti contro il leader pentastellato; e in ultimo, posta sui social una foto che lo ritrae con la barba lunga, accompagnata dalla didascalia "sto ancora aspettando le risposte di Conte...". Ma le schermaglie, assicura chi conosce bene Grillo, non finiranno certo qui.

(di Antonio Atte)

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