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George Clooney ‘molla’ Biden: “Lo amo ma abbiamo bisogno di un nuovo candidato”

L'attore in un intervento sul New York Times: "Non vinceremo a novembre con questo presidente. L'unica battaglia che non può vincere è quella contro il tempo"

George Clooney e Joe Biden - Fotogramma

George Clooney firma un intervento sul New York Times per chiedere a Joe Biden di lasciare il posto ad un altro candidato. "Sono democratico da sempre e non mi scuso per questo", scrive l'attore. "Sono orgoglioso di ciò che il mio partito rappresenta e di ciò per cui si batte. Come parte della mia partecipazione al processo democratico e a sostegno del candidato che ho scelto, ho guidato alcune delle più grandi raccolte di fondi nella storia del mio partito. Barack Obama nel 2012. Hillary Clinton nel 2016. Joe Biden nel 2020".

"Amo Joe Biden. Come senatore. Come vicepresidente e come presidente. Lo considero un amico e credo in lui. Credo nel suo carattere. Credo nella sua moralità. Negli ultimi quattro anni ha vinto molte delle battaglie che ha affrontato. Ma l'unica battaglia che non può vincere è quella contro il tempo. Nessuno di noi può farlo. È devastante dirlo, ma il Joe Biden che ho visto tre settimane fa alla raccolta fondi non era quello del 2010. Non era nemmeno il Joe Biden del 2020. Era lo stesso uomo che abbiamo visto tutti al dibattito".

"Era stanco? Sì. Raffreddato? Forse. Ma i nostri leader di partito devono smetterla di dirci che 51 milioni di persone non hanno visto quello che abbiamo appena visto. Siamo tutti così terrorizzati dalla prospettiva di un secondo mandato di Trump che abbiamo scelto di ignorare ogni segnale di pericolo. L'intervista di George Stephanopoulos ha solo rafforzato ciò che abbiamo visto la settimana precedente", scrive ancora.

"È giusto sottolineare queste cose? Deve esserlo. Si tratta di età. Niente di più. Ma anche nulla che possa essere ribaltato", aggiunge. "Non vinceremo a novembre con questo presidente. Inoltre, non vinceremo la Camera e perderemo il Senato. Questa non è solo la mia opinione; è l'opinione di ogni senatore, membro del Congresso e governatore con cui ho parlato in privato. Ognuno di loro, a prescindere da ciò che dice pubblicamente".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Hezbollah decapitato da Israele, il destino del Partito di...

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L'organizzazione sciita al centro della peggiore escalation dalla guerra dei 33 giorni. E un altro conflitto rischia di costare caro

Il ritratto di Nasrallah alla tv libanese - Afp

Sciita, sostenuto dall'Iran, "creatura" della Repubblica Islamica, Hezbollah nasce all'inizio degli anni Ottanta, nel pieno della guerra civile in Libano (1975-90). Risale al 1985 il primo manifesto. Dal 1992 e fino alle ultime ore, il Partito di Dio - ministri alleati nel governo di Beirut e deputati in Parlamento - è stato guidato da Hasan Nasrallah. I militari israeliani ne hanno annunciato l'uccisione in un raid a Beirut e ore dopo la sua morte è stata confermata da Hezbollah. "Nasrallah non sarà più in grado di terrorizzare il mondo", hanno scritto le forze israeliane (Idf) in un post su X mentre prosegue e si intensifica un'escalation che è la peggiore dalla devastante guerra dei 33 giorni del 2006.

Hezbollah, che si è trasformato da fazione a forza armata con un'influenza notevole sullo Stato libanese, è l'unico gruppo ad aver mantenuto le armi dalla guerra civile. Ha stretti legami con Hamas, responsabile dell'attacco del 7 ottobre dello scorso anno in Israele e contro cui da quel giorno Israele porta avanti una campagna militare nella Striscia di Gaza.

L'8 ottobre Hezbollah è intervenuto con attacchi oltreconfine contro il territorio israeliano in "solidarietà" con Hamas. Ostilità che sono proseguite per mesi fino all'escalation degli ultimi giorni, a cominciare da quando il 17 settembre sono esplosi centinaia di cercapersone di componenti o affiliati del gruppo. Il Partito di Dio, che Israele afferma di aver 'decapitato', è anche un alleato del leader siriano Bashar al-Assad, che a sua volta è uno stretto alleato militare e politico di Teheran, e miliziani di Hezbollah sono stati dispiegati nel Paese arabo a sostegno delle truppe fedeli ad Assad nella guerra contro i ribelli, per lo più sunniti, esplosa nel 2011 sulla scia di proteste antigovernative.

Il destino del Partito di Dio: "La jihad continua". Il soccorso dell'Iran

Ma cosa succederà ora? Quale sarà il destino del Partito di Dio e su chi può contare? Stando intanto a quanto riportato da media israeliani, oltre alla morte del leader e all'uccisione di diversi 'big' e comandanti, i raid degli ultimi giorni in Libano avrebbero intaccato in modo significativo l'arsenale di razzi di Hezbollah e dimezzato il numero di missili con capacità di attacco di precisione, mentre sarebbe stato ridotto a un quarto il numero di razzi con una gittata fino a 40 chilometri. In Libano, in aggiunta al prezzo in termini di vite umane, una guerra rischia comunque di costare cara a Hezbollah, oltre che ai libanesi, con il rischio di perdere influenza politica nel Paese dei Cedri. "La leadership di Hezbollah è impegnata a continuare la jihad contro il nemico, a sostegno di Gaza e della Palestina e in difesa del Libano", assicura però l'organizzazione sciita alleata nella nota in cui ha confermato la morte del suo leader.

Intanto, mentre il Paese e l'organizzazione raccolgono le forze e decidono sul da farsi nel post-Nasrallah, a correre in soccorso dell'organizzazione - almeno a parole - arriva l'Iran. Un esponente della Repubblica islamica dell'Iran, l'ayatollah Mohammad Hassan Akhtari, ha infatti annunciato che nei prossimi giorni Teheran inizierà la registrazione per l'invio di truppe in Libano e sul versante siriano delle Alture del Golan. "Possiamo inviare truppe in Libano per combattere contro Israele, proprio come abbiamo fatto nel 1981", ha dichiarato all'emittente Nbc Akhtari, capo del Comitato per il sostegno dell'Iran al popolo palestinese, affiliato all'ufficio della presidenza iraniana.

E con l'annuncio arriva anche l'avvertimento della Guida Suprema dell'Iran, Ali Khamenei, secondo cui i "criminali sionisti dovrebbero sapere che sono troppo piccoli per causare danni significativi alla forte struttura di Hezbollah in Libano" ed "il destino di questa regione sarà deciso dalle forze di resistenza, guidate da Hezbollah".

Secondo l'ayatollah, che non ha mai fatto riferimenti espliciti alla morte di Nasrallah nel suo comunicato, "con la grazia di Dio, il Libano farà pentire l'aggressore malvagio della sua azione". Khamenei ha concluso evidenziando che "è obbligatorio per tutti i musulmani schierarsi con orgoglio al fianco del popolo libanese e di Hezbollah con le loro risorse e aiutarlo ad affrontare il regime usurpatore, crudele e malvagio".

Cosa resta dell'arsenale di Hezbollah, le stime

Fino a 50mila combattenti. Oltre ai 'riservisti'. Fino a 150mila razzi e missili. Queste le stime sull'arsenale e sulla forza degli Hezbollah libanesi, rilanciate dal Washington Post. I razzi di Hezbollah sono in grado di colpire fino a Tel Aviv, ma il gruppo finora è parso preferire la strada della 'cautela', rimarca Orna Mizrahi dell'Institute for National Security Studies, convinta comunque che "siamo solo all'inizio di qualcosa di nuovo".

Hezbollah può contare su missili con una gittata fino a 500 chilometri (gli Scud), sottolinea la Cnn: ha un arsenale con munizioni di vario raggio fatto da 120-200mila razzi e missili (da razzi Katyusha a missili Scud), oltre ai droni, quasi tutti forniti dall'Iran. Tra questi, gli Shahed-129 hanno un raggio d'azione che in teoria può arrivare a 2mila km, ma che in realtà, dipendendo dal comando di una stazione a terra, è molto più limitato (le stime degli esperti variano da meno di 200 km a 400). Simili ai Predator americani, possono essere usati per missioni di ricognizione e di attacco.

Il leader Hassan Nasrallah aveva parlato a inizio anno di una forza di oltre 100mila miliziani e 'riservisti', nonostante gli analisti militari ritengano che Hezbollah abbia tra i 30mila e i 50mila combattenti.

Hezbollah, scrive il Post, per Tel Aviv è un "nemico più grande, più strategico e meglio armato" e ci sono timori su "risorse ed energie" a disposizione di Israele per affrontare un'altra offensiva su vasta scala. L'arsenale di Hezbollah è in effetti più "sofisticato" e "distruttivo" di quello di Hamas. Resta, comunque, la superiorità militare e d'intelligence israeliana. Secondo la Cnn, il Partito di Dio ha perso da ottobre almeno 500 combattenti, tra cui capi come Fouad Shukr e Ibrahim Aqil, quest'ultimo ucciso in un altro raid che ha decapitato la leadership.

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Esteri

Libano, Israele non si ferma, Usa: “Preparano...

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Inascoltate le ripetute richieste della Casa Bianca per una soluzione diplomatica. Biden: "È tempo di un cessate il fuoco". Tajani: "Preoccupati per nostri soldati, italiani lascino il Paese"

Bombe sul Libano - Afp

Dopo la morte di Hassan Narallah Israele non si ferma. Sta preparando una manovra di terra limitata in Libano, ha anticipato una fonte Usa citata dalla Abc. "Israele non ascolta l'amministrazione Biden, malgrado le sue ripetute richieste di una soluzione diplomatica".

Lo Stato ebraico starebbe spostando le sue truppe al confine settentrionale. E un'incursione di terra, 'circoscritta', nel vicino Libano, sarebbe una possibilità, affermano quindi un funzionario dell'amministrazione e un ufficiale Usa citati dalla Cnn, entrambi con la precisazione che non sembra Israele abbia deciso se procedere o meno con l'operazione.

La valutazione, precisa una fonte, si basa sulla mobilitazione di truppe israeliane e sulla bonifica di aree, mosse che potrebbero essere i preparativi per un'incursione di terra dopo l'uccisione del leader degli Hezbollah libanesi.

Gallant valuta estensione offensiva a nord

Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, insieme al capo di stato maggiore delle forze israeliane Herzi Halevi, il comandante della divisione operazioni, Oded Basiuk, e il capo dell'intelligence militare, Shlomi Binder - ha reso noto l'ufficio del ministro citato da YNet - è impegnato in una valutazione della situazione operativa, con enfasi sulla prontezza delle forze a estendere l'offensiva nel settore nord.

Biden: "Ora cessate il fuoco"

Ma gli Usa insistono nel pressing. "E' tempo di un cessate il fuoco adesso", ha scandito una volta ieri il presidente Usa rispondendo proprio a una domanda dei giornalisti sull'ipotesi di un invasione di terra di Israele in Libano.

Biden ha comunque ribadito che "gli Stati Uniti sostengono totalmente il diritto di Israele a difendersi da Hezbollah, Hamas, gli Houthi e qualsiasi altro gruppo terroristico sostenuto dall'Iran". E "ho dato istruzioni al mio segretario alla Difesa di rafforzare ulteriormente la posizione difensiva delle forze militari statunitensi nella regione del Medio Oriente per scoraggiare l'aggressione e ridurre il rischio di una guerra regionale più ampia", ha aggiunto.

Nel frattempo comunque il dipartimento di Stato Usa ha chiesto ad alcuni dipendenti in missione in Libano e alle loro famiglie di lasciare il Paese in vista di una possibile escalation del conflitto "a causa della situazione della sicurezza a Beirut volatile e imprevedibile", rende noto Cnn. La richiesta riguarda i dipendenti che non sono assegnati a compiti di emergenza, non tutto il personale dell'ambasciata a cui comunque si chiede di non viaggiare per ragioni personali senza una autorizzazione. Ulteriori limiti sui viaggi potranno essere imposte "con poco o nessun anticipo a causa delle questioni di sicurezza e minacce". I voli di linea sono ancora operativi "ma a una capacità ridotta".

Tajani: "Gli italiani lascino il Libano"

Invito analogo è stato diramato dall'Italia. "Invitiamo tutti i cittadini italiani a lasciare quanto prima il Libano, anche con i voli di linea che sono operativi da Beirut verso Milano e Roma", ha ribadito il ministro degli Esteri Antonio Tajani. "La situazione in Medio Oriente è molto complicata, siamo preoccupati perché rischiamo un'escalation. Io ho parlato con il ministro degli Esteri di Israele, al quale ho rinnovato la richiesta di prestare grande attenzione durante gli attacchi a Hezbollah ai 1200 militari italiani che sono tra Israele e Hezbollah. Mi hanno assicurato massima attenzione per le nostre truppe, lì c'è la Brigata Sassari", ha ricordato Tajani.

"E' stata la mia prima preoccupazione - ha aggiunto -, assieme alla tutela dei civili italiani che vivono in Libano.La situazione è ancora molto pericolosa, quindi ci preoccupiamo innanzitutto per la sicurezza, ma stiamo anche lavorando, con contatti diplomatici, per fermare l'inizio di una nuova fase".

Domani riunione dei ministri degli Esteri Ue

"Probabilmente lunedì ci sarà una riunione dei ministri degli Esteri dell'Unione europea per l'esame della situazione", ha anticipato Tajani.

La Francia ha rinnovato la richiesta di la fine immediata dei raid israeliani in Libano e precisa la sua opposizione a qualsiasi operazione di terra. Dopo aver parlato con il premier libanese Najib Mikati, il ministro degli esteri francese Jean-Noel Barrot, chiede anche a Hezbollah e all'Iran di evitare qualsiasi azione che possa destabilizzare ulteriormente la situazione.

Richiesta analoga rivola anche dalla Gran Bretagna che ha chiesto un cessate il fuoco immediato dopo l'uccisione del leader di Hezbollah Hassa Nasrallah. Il ministro degli esteri David Lammy ha reso noto di aver parlato con il premier libanese Najib Mikati e di aver concordato con lui "della necessità di un immediato cessate il fuoco per porre fine allo spargimento di sangue". "Una soluzione diplomatica è l'unico modo per ripristinare la sicurezza e la stabilità per i libanesi e gli israeliani", ha dichiarato.

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Esteri

Nasrallah ucciso da Israele, chi sarà il successore del...

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Vuoto di potere significativo all'interno del movimento sciita e speculazioni su chi prenderà il suo posto

Proteste in Iran dopo il raid di Israele su Beirut e il ritratto del leader di Hazbollah, Hassan Nasrallah - Fotogramma /Ipa

L'uccisione di Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah per oltre 32 anni, lascia un vuoto di potere significativo all'interno del movimento sciita sollevando speculazioni su chi prenderà il suo posto.

Chi è il potenziale successore

In un contesto caratterizzato da segretezza e riservatezza nelle procedure di selezione dei leader, emerge, secondo i media arabi tra cui al-Sharq al-Awsat, come principale candidato Hashem Safieddine, cugino di Nasrallah e figura chiave all'interno del movimento. Safieddine, preparato per la leadership fin dal 1994, ha ricoperto il ruolo di presidente del Consiglio esecutivo di Hezbollah, gestendo le operazioni quotidiane e finanziarie del partito sotto la supervisione di Nasrallah.

Safieddine, 59 anni, è stato a lungo considerato il "braccio destro" di Nasrallah, un uomo discreto ma potente, responsabile dell'amministrazione finanziaria e organizzativa di Hezbollah. Sebbene non sia stato un volto pubblico di primo piano, ha giocato un ruolo cruciale nella gestione interna del partito, lasciando al suo cugino maggiore la guida strategica e politica.

L'influenza di Safieddine non si limita al Libano, ma si estende anche all'Iran, dove ha trascorso anni studiando a Qom, centro nevralgico dell'istruzione religiosa sciita. I suoi stretti legami con Teheran si sono ulteriormente consolidati nel 2020, quando suo figlio Rida ha sposato Zainab Soleimani, figlia del generale Qassem Soleimani, comandante della Forza Quds iraniana ucciso in un attacco statunitense. Questi legami rafforzano la sua posizione come successore naturale di Nasrallah, in quanto rappresentano la continuità delle strette relazioni tra Hezbollah e l'Iran.

La rete di investimenti di Hezbollah

Uno dei maggiori punti di forza di Safieddine è la sua lunga esperienza alla guida del Consiglio esecutivo di Hezbollah. Questo organo non solo si occupa delle operazioni quotidiane del partito, ma gestisce anche una vasta rete di investimenti economici che garantisce l'indipendenza finanziaria dell'organizzazione. Questi investimenti, distribuiti in tutto il mondo, sono essenziali per finanziare la struttura operativa e militare di Hezbollah, che si estende ben oltre i confini libanesi.

Si stima che le risorse gestite da Hezbollah siano di enorme entità, con interessi economici presenti in Medio Oriente, Africa, Europa e Americhe. Il Consiglio esecutivo, che un tempo aveva sotto il proprio controllo anche il braccio militare del partito, è stato successivamente affiancato dal Consiglio jihadista, separando le competenze tra i due organi.

La visione politica di Safieddine è fortemente influenzata dagli anni trascorsi in Iran, dove ha abbracciato il principio del 'Wilayat al-Faqih' (il governo del giurista), dottrina teocratica che guida il sistema politico iraniano e che è stata promossa dall'ayatollah Khomeini. Sebbene molti sciiti libanesi non seguano questa ideologia, Safieddine è uno dei suoi principali sostenitori all'interno di Hezbollah. La sua adesione a questo modello teocratico sottolinea ulteriormente il legame ideologico tra il gruppo libanese e Teheran.

L'altro nome in corsa per la successione

Sebbene Safieddine sia il favorito per la successione, c'è un altro nome che circola nei corridoi del potere: Naim Qassem, attuale vice segretario generale di Hezbollah. Tuttavia, molti analisti considerano Qassem più una figura simbolica che un leader operativo, riducendo le sue possibilità di prendere effettivamente il posto di Nasrallah. Qassem, pur essendo una figura di spicco all'interno del partito, manca del carisma e dell'influenza politica che caratterizzano Safieddine.

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