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Ucraina-Russia, schermaglie sul secondo vertice di pace e occhi puntati sugli Usa

Zelensky ha colto l'aria di cambiamento a Washington inscenando una apertura nei confronti di Mosca, ma il nemico prende tempo nell'attesa di maggiori certezze dopo il 5 novembre

Volodymyr Zelensky - Afp

Non è certo la pace che si avvicini. Ma Volodymir Zelensky ha colto l'aria di cambiamento a Washington, inscenando una apertura nei confronti di Mosca e invitando la Russia a prendere parte a un secondo vertice, dopo quello dello scorso giugno in Svizzera a cui hanno preso le delegazioni di 92 Paesi, fra cui non il Paese coinvolto nella guerra. Il presidente dell'Ucraina fa il gesto di tendere la mano al nemico che a sua volta prende tempo e fa finta di non capire, nell'attesa di maggiori certezze dopo il 5 novembre. E' infatti novembre il mese cruciale per le due parti coinvolte nel conflitto. Fino ad allora, probabilmente anche dopo, le richieste inconciliabili delle parti non cambieranno.

Il piano espresso ieri dal presidente ucraino è quello di aver per novembre pronto un piano per poter organizzare il secondo vertice internazionale sulla sua visione della pace, dopo incontri in Qatar fra fine mese e agosto sulla sicurezza energetica, sulla sicurezza della navigazione, in Turchia ad agosto, sullo scambio dei prigionieri, il rimpatrio dei bambini deportati a settembre in Canada, le tre questioni cruciali iscritte nel comunicato finale della prima conferenza internazionale.

A dimostrare il fiuto politico di Zelensky, poche ore dopo la sua offerta, il nuovo candidato vice Presidente in ticket con Donald Trump, J.D. Vance, fresco di nomina, ha detto chiaramente, in una intervista a Fox News che se vinceranno le elezioni negli Stati Uniti, il Presidente negozierà con la Russia per porre fine al conflitto. "Trump ha promesso di avviare negoziati con Russia e Ucraina per porre fine rapidamente a questo problema in modo che l'America possa concentrarsi sul vero problema, che è la Cina", ha affermato il senatore.

Il Cremlino dice di non aver capito cosa abbia in mente Volodymir Zelensky quando parla di un "secondo vertice di pace", dopo che ieri il Presidente dell'Ucraina ha anticipato la possibilità di un invito anche alla Russia dopo il primo incontro senza la presenza di una delegazione di Mosca. "Il primo vertice di pace non era affatto un vertice di pace. Quindi bisogna capire cosa ha in mente Zelensky", ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in una intervista a Zvezda.

Al di là delle schermaglie, la parola chiave è quindi negoziato. Non pace. Come ben sa chi ha seguito le trattative di Minsk e i successivi accordi rimasti inattuati per tutti gli anni in cui entrambi i Paesi, Russia e Ucraina, si sono preparati alla guerra.

Il Cremlino al momento considera speculative le affermazioni secondo cui Trump, se vincesse le elezioni presidenziali americane, potrebbe diventare un mediatore nella soluzione ucraina. "Ora ci sono molte speculazioni su chi è pronto per cosa e chi aderisce a quali posizioni", ha detto ai giornalisti Peskov. "Da ieri Trump è un candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Aspettiamo l'esito delle elezioni, gli elettori americani decideranno il proprio futuro, questa è la loro preoccupazione, non la nostra", ha aggiunto.

Gli ucraini continuano a respingere compatti le richieste di capitolazione di Mosca. Alle condizioni del Cremlino, è del tutto irragionevole pensare alla fine della guerra, emerge da un sondaggio commissionato da Dzerkalo Tyzhnya. L'83 per cento degli ucraini respinge la richiesta di Putin di un ritiro dalle quattro regioni annesse da Mosca nel settembre del 2022. Il 58 per cento è convinta che Kiev non debba accettare di iscrivere nella sua costituzione lo status di Paese neutrale, non allineato e non nucleare.

Intanto il conflitto va avanti. Con il suo tragico bilancio di vittime. Lo stato maggiore ucraino denuncia che, da parte russa, sono stati persi 561.400 soldati, 1.110 delle quali solo nell'ultimo giorno.

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Esteri

Ucraina, ecco gli Storm Shadow: i missili per colpire la...

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Hanno una gittata superiore ai 250 km, Kiev può colpire in profondità

Un missile Storm Shadow

L'Ucraina si appresta a colpire obiettivi in Russia con gli Storm Shadow, missili da crociera franco britannici con una gittata potenzialmente superiore ai 250 chilometri. Le armi prodotte dalla MBDA possono rappresentare un 'game changer' nella fase attuale della guerra e fornire un vantaggio sensibile a Kiev. I missili sono stati già forniti all'Ucraina da Londra e Parigi, ma ora lo stop al loro impiego in territorio russo dovrebbe essere cancellato. I missili, che possono essere montati sotto le ali dei Sukhoi Su-24 ucraini, saranno lanciati da posizioni più avanzate, se si considera che reparti ucraini da oltre un mese controllano una porzione della regione russa di Kursk.

Come funziona uno Storm Shadow, cosa colpirà in Russia

Il missile Storm Shadow, sviluppato sin dal 1994, oggi è considerato il sistema ideale per penetrare nei bunker blindati e nei magazzini di munizioni in Russia. Ogni missile costa quasi un milione di dollari, quindi vengono usati usualmente in attacchi ben pianificati, come il raid contro la base della Flotta del Mar Nero a Sebastopoli. Gli Storm Shadow, una volta programmati con le coordinate dell'obiettivo, sono totalmente autonomi. Le coordinate non possono essere modificate in volo, per questo tali missili vengono impiegati prevalentemente contro edifici e strutture individuati come target.

Kiev chiede di poterli usare contro le basi militari russe lontane dal confine, in Russia, da cui sono lanciati gli attacchi con bombe plananti o aerei. Con i droni l'Ucraina riesce infatti ad arrivare anche molto in profondità in territorio russo. Ma possono portare solo un carico di piccole dimensioni e molti vengono intercettari.

Per questo l'Ucraina ha bisogno dei missili come gli Storm Shadow, o degli Atacms americani, che hanno una gittata ancora superiore. Tuttavia, Mosca ha spostato in questi mesi le basi o gli obiettivi importanti ancora più a est per renderli irraggiungibili anche ad attacchi condotti con missili.

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Ucraina, missili Storm Shadow per colpire Russia. Putin:...

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Oggi il vertice tra Biden e Starmer a Washington: verso il sì all'uso di missili britannici per colpire obiettivi russi

Joe Biden e Vladimir Putin

L'Ucraina chiede l'ok per usare missili occidentali nel territorio della Russia, Vladimir Putin minaccia una risposta adeguata di Mosca in caso di "coinvolgimento della Nato". A Washington, nella giornata di venerdì, si incontrano il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il premier britannico Keir Starmer.

Secondo le news diffuse dal Times e dal Guardian, si profila un via libera 'a metà' per Kiev: le forze armate ucraine potranno utilizzare i missili britannici Storm Shadow in territorio russo, mentre non dovrebbe arrivare l'ok di Biden all'utilizzo senza limiti dei missili Atacms, che hanno una gittata di 300 km come gli Storm Shadow, che impiegano anche tecnologia americana.

Come ha fatto intendere il segretario di Stato americano Antony Blinken nella sua visita a Kiev, il piano per revocare alcuni limiti all'uso delle armi donate all'Ucraina è in dirittura d'arrivo. L'accelerazione è arrivata con la conferma del ruolo assunto dell'Iran, che fornisce missili balistici alla Russia: l'escalation c'è già stata, dice Blinken, e la responsabilità è di Vladimir Putin.

Kiev potrebbe lanciare i missili da posizioni avanzate, considerando che continua ad occupare una considerevole fetta della regione russa di Kursk. Mosca, attraverso le parole del ministro degli Esteri Sergei Lavrov, annuncia l'avvio delle operazioni per respingere i soldati ucraini al di là del confine.

"E' iniziata l'offensiva russa", conferma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che non appare particolarmente sorpreso dagli sviluppi sul campo: la situazione "è coerente con il piano ucraino", dice senza fornire altri elementi.

La minaccia di Putin

Dalla Russia, intanto, quasi quotidianamente arrivano le minacce di Putin. Se l'Ucraina potrà usare le armi fornite da Usa e Regno Unito contro obiettivi in Russia, i paesi della Nato saranno in guerra con Mosca, tuona il presidente russo promettendo una risposta adeguata.

"La diretta partecipazione dell'Occidente cambia l'essenza del conflitto in Ucraina. La Russia sarà costretta a prendere decisioni basate sulle minacce che vengono poste in questo modo", dice Putin, proponendo uno scenario che delinea una responsabilità diretta dei paesi del Patto Atlantico. "Solo le forze armate della Nato" sono in grado di utilizzare i missili al centro della situazione, mentre "le forze armate ucraine" non ne hanno la capacità.

"Quindi il punto non è se permettere al regime ucraino di colpire la Russia con queste armi - dice il leader russo - Si tratta di decidere se i Paesi della Nato sono coinvolti direttamente in un conflitto militare oppure no. Se questa decisione verrà presa, non significherà altro che la partecipazione diretta dei paesi della Nato - Stati Uniti, Paesi europei - nella guerra in Ucraina" e quindi nella "guerra contro la Russia".

Washington e Londra hanno già deciso?

I messaggi del leader del Cremlino, in realtà, non sembrano in grado di fermare un treno già in corsa. L'ok angloamericano all'uso di missili occidentali contro obiettivi russi è questione di giorni, se non di ore. Devono ancora essere definiti i dettagli del piano ma negli ultimi giorni ne stanno parlando insieme non solo funzionari americani ma anche britannici e ucraini.

C'è stato un significativo cambio di toni nei colloqui sul dossier dall'inizio dell'estate. Lo scorso giugno il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan aveva indicato che gli Stati Uniti avrebbero potuto decidere di estendere l'area in cui gli ucraini avrebbero potuto colpire in Russia, usando armi americane.

"Non è una questione di geografia, ma di buon senso. Se la Russia attacca, o sta per attaccare, l'Ucraina dal suo territorio, è solo buon senso lasciare che l'Ucraina risponda", aveva dichiarato. Nel giorni scorsi, Biden ha risposto a chi gli chiedeva se gli americani erano pronti a sollevare le restrizioni: "Ci stiamo lavorando proprio ora".

Perché gli Atacms no

Lo scorso maggio, dopo l'incursione delle forze di Mosca oltre il confine, nella regione ucraina di Kharkiv, gli Stati Uniti avevano autorizzato l'uso di alcune armi per colpire il territorio russo, ma non con missili a lungo raggio e con una serie di caveat. I limiti all'uso dei missili in territorio russo sono stati introdotti per evitare una escalation delle tensioni con Mosca e perché la Russia ha comunque spostato troppi possibili obiettivi importanti oltre la gittata di tali armi.

La prudenza degli Usa fino a ora è giustificata dal fatto che gli Atacms, prodotti dalla Lockheed Martin, non sono più acquistati dall'esercito americano: l'inventario è limitato e prossimo al punto in cui gli Stati Uniti potrebbero avere problemi con le loro riserve. Ne vengono ancora prodotti alcune centinaia di unità l'anno, ma sono vendute all'estero. Il nuovo sistema, Precision Strike Missile, ha cominciato solo ora a essere dispiegato ma in numeri limitati.

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Trump: “Non ci sarà terzo dibattito”. Harris...

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L'ex inquilino della Casa Bianca attacca: "Quando un pugile perde un incontro vuole la rivincita"

Donald Trump e Kamala Harris

''Non ci sarà un terzo dibattito'' dopo quello con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e con la sua vice presidente Kamala Harris. Lo ha scritto l'ex inquilino della Casa Bianca e candidato repubblicano Donald Trump sul suo social Truth.

"Kamala dovrebbe concentrarsi su ciò che avrebbe dovuto fare durante gli ultimi quattro anni. Non ci sarà nessun terzo dibattito'', ha scritto Trump in un lungo post su Truth Social.

"Quando un pugile perde un incontro, le prime parole che gli escono dalla bocca sono: 'Voglio una rivincita'", ha scritto Trump. "I sondaggi mostrano chiaramente che ho vinto il dibattito contro la compagna Kamala Harris, la candidata della sinistra radicale dei democratici, martedì sera, e lei ha immediatamente chiesto un secondo dibattito", ha aggiunto.

Harris: "Lo dobbiamo agli elettori"

"Penso che abbiamo il dovere nei confronti degli elettori di organizzare un altro dibattito'', ha invece dichiarato Kamala Harris dopo essere salita sul palco per il suo comizio elettorale a Charlotte, nella Carolina del Nord. Entrata sulle note di Freedom di Beyoncé, la colonna sonora della sua campagna, e tra gli applausi scroscianti del pubblico, Harris ha calmato i suoi sostenitori dicendo: "Ok, abbiamo del lavoro da fare. Lo faremo nella Carolina del Nord?".

Dibattito Harris-Trump visto da oltre 67 milioni

Sono oltre 67 milioni i telespettatori che martedì sera hanno assistito al dibattito televisivo tra la vice presidente americana Kamala Harris e il candidato repubblicano Donald Trump. Lo rende noto Nielsen, spiegando che 67,1 milioni di telespettatori hanno visto su 17 reti il dibattito a Philadelphia, ospitato da Abc News. Si tratta di un dato nettamente superiore rispetto a quanti hanno visto il dibattito tra Trump e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, 51 milioni a giugno sulla Cnn.

Ma il primo dibattito tra Biden e Trump, nel 2020, aveva attirato più di 73 milioni di persone su tutte le reti televisive. Il record risale però al 2016, quando 84 milioni di persone si sono sintonizzate sul primo confronto di dibattito tra Hillary Clinton e Trump.

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