La presidente del Consiglio oggi a Tripoli con Piantedosi per forum Dabaiba. Domani sarà a Oxford per Cpe
Nuova missione in Libia per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, oggi a Tripoli per prendere parte al segmento presidenziale del Trans-Mediterranean Migration Forum su invito personale del primo ministro Abdul Hamid Dabaiba.
Il Trans-Mediterranean Migration Forum è un’iniziativa del governo di Unità nazionale libico per promuovere il dialogo tra Nazioni europee e africane sulla gestione dei fenomeni migratori e sull’individuazione di politiche condivise. L’evento si inserisce anche nel quadro della visita di Dabaiba lo scorso 15 maggio a Bruxelles, durante la quale il primo ministro libico ha incontrato la presidente Ursula von der Leyen: sul tavolo lo sviluppo di una migliore cooperazione tra Ue e Libia anche nel settore migratorio, da realizzare a partire da priorità condivise. Per l’Unione europea oggi parteciperà al Forum il vice presidente della Commissione Margaritis Schinas.
Il vertice sulle migrazioni è strutturato in due segmenti: il primo, a cui parteciperà Meloni, è a livello di Capi di Stato e di governo e di vertici delle organizzazioni internazionali coinvolte, e sarà chiamato a fornire una visione strategica. Il secondo, cui parteciperà il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e a cui sono invitati numerosi ministri dell’Interno europei e africani, si concentrerà sulla cooperazione di sicurezza, incluso il contrasto al traffico di migranti e ai movimenti irregolari, lo scambio di esperienze e informazioni, i canali legali di migrazione. Subito dopo la missione a Tripoli, la premier partirà alla volta di Oxford per prendere parte al vertice della Comunità politica europea (Cpe). Anche qui, al Blenheim House, si parlerà del tema migratorio, per la prima volta in un summit del Cpe e su forte spinta italiana, rivendica Palazzo Chigi.
Domani a Oxford il vertice della Comunità politica europea
Conclusi i lavori a Tripoli, Meloni farà rotta a Oxford per prendere parte ai vertice della Comunità politica europea. Il Cpe, di cui fanno parte 47 Nazioni europee, offre ai Capi di Stato e di governo un momento di dialogo informale, finalizzato a favorire la coerenza delle rispettive politiche estere su temi di interesse comune, nonché collaborazione in materia di economia, energia, sicurezza, connettività, giovani e cultura.
Dall’edizione di Blenheim House si aggiunge -per la prima volta su forte spinta di Roma, rimarcano fonti italiane- il tema migratorio. Oltre che i rappresentati degli Stati, parteciperanno, per la Ue, il presidente uscente del Consiglio europeo Charles Michel e l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza uscente Joseph Borrell.
Il Vertice si svolgerà nella sola giornata del 18 luglio. La plenaria di apertura sarà dedicata all’Ucraina e alla sicurezza europea e sarà presieduta dal primo ministro britannico Keir Starmer e dal presidente Michel, seguiranno quattro tavole rotonde tematiche parallele dedicate a migrazione, copresieduta da Albania e Italia; energia e connettività, copresieduta da Norvegia e Slovenia; difesa della democrazia, divisa in due sessioni parallele copresiedute da Francia e Moldova e dal Consiglio Europeo e dal Montenegro.
Politica
M5S, legale Grillo Sammarco: “Con Conte lite...
Parla l'avvocato a cui il comico ha deciso di rivolgersi nella disputa con l'ex premier: "Io suggerito a Beppe dalla Raggi? Ho seguito molte cause sui simboli"
Si avvicina con passo svelto verso l'entrata del palazzo dove si trova lo studio legale che porta il suo nome, a pochi passi da Piazza Cavour. Ma quando il cronista, che è lì ad attenderlo, prova a chiedergli della spinosissima diatriba che vede contrapposti il suo assistito Beppe Grillo e il presidente pentastellato Giuseppe Conte, la voglia di rispondere è pari allo zero, o quasi. Pieremilio Sammarco, uno degli avvocati più noti della Capitale, è l'uomo al quale il garante e cofondatore del M5S ha affidato il compito di vincere la 'guerra' contro Conte per il controllo del Movimento 5 Stelle. Una battaglia senza esclusione di colpi, per ora giocata solo sul piano mediatico e attraverso una fitta corrispondenza culminata con una diffida legale da parte di Grillo. Un vero e proprio "dissing", direbbero i fan di Fedez e Tony Effe: ma se i due rapper si azzuffano sui social dedicandosi rime al vetriolo, Grillo e Conte lo fanno a suon di pec.
Prima di sparire dietro al grande portone in legno, Sammarco concede un paio di battute all'Adnkronos, dando una sua personale lettura dello scontro che sta terremotando i vertici del M5S e gettando ombre sul suo futuro: "A mio avviso - dice l'avvocato - questa potrebbe essere interpretata come una lite tra moglie e marito...". Poi Sammarco aggiunge: "Non necessariamente questa querelle è destinata a sfociare in una diatriba legale". Un dettaglio non di poco conto, se a pronunciare queste parole è l'avvocato di una delle due parti 'in causa'. Dunque, le carte bollate non sono un sono epilogo scontato - come invece quasi tutti, dentro al Movimento e fuori, sembrano ipotizzare? Il fondatore dello studio legale Sammarco e Associati si stringe nelle spalle, come a dire "chi lo sa?". Tutto è nelle mani dei due litiganti. Quella di Sammarco non è una figura sconosciuta all'universo pentastellato. Nel suo studio ha lavorato e svolto il praticantato una giovane Virginia Raggi, componente del Comitato di garanzia e 'alleata' di Grillo nella disputa con l'ex presidente del Consiglio, considerata dai 'contiani' una sorta di suggeritrice occulta del garante. Insomma, il filo che collega Sammarco, Raggi e Grillo non è certo passato inosservato.
"Ma io - ribatte Sammarco al cronista - ho un'expertise che va al di là dei link che lei prefigura. Nella mia carriera ho seguito diverse cause relative all'uso dei simboli. Dall'Udc ai Comunisti italiani di Marco Rizzo, passando per il Partito social-democratico italiano, quando ancora esisteva. Questioni che riguardavano l'utilizzo di contrassegni elettorali, anche analoghe a questa". Uno degli oggetti della contesa Conte-Grillo è proprio il futuro del simbolo pentastellato, oltre al destino del nome 'Movimento 5 Stelle' e della regola del doppio mandato. Per Grillo questi sono tabu inscalfibili: nessuna consultazione online può modificare quelli che il comico genovese considera i pilastri della sua creatura politica. Giuseppe Conte, al contrario, vorrebbe che fossero gli iscritti a decidere su questi e molti altri temi, in occasione della prossima assemblea costituente d'autunno.
Nel frattempo il "dissing" prosegue. Ospite a '4 di sera' su Rete 4, Conte ha ribadito che il processo di rifondazione non si fermerà, nonostante l'opposizione del garante: "Grillo - ha rimarcato l'ex inquilino di Palazzo Chigi - dice che non è il padrone del Movimento 5 Stelle ma il papà. Certo, è il fondatore del Movimento, ha avuto quest'opera meritoria di lancio del Movimento... Però il papà non può pensare di avere un telecomando in mano e di esercitare il parental control decidendo cosa dobbiamo vedere, perché siamo una comunità di adulti".
Conte ha aggiunto: "Spero che la questione finisca qui. Se continueranno le pec da parte di Grillo o le diffide formali, vuol dire che risponderanno gli avvocati. Io non rispondo più. Ho già detto che questo processo è irreversibile e nessuno lo può fermare. Scissioni non ne vedo: una scissione si fa quando non c'è un'occasione di discussione". Il garante però non intende fermarsi e sui social torna a pungolare il presidente del M5S: "Resto ancora in attesa delle risposte alle domande inviate più di 10 giorni a Giuseppe Conte" scrive su X Grillo, ripostando la lettera - inviata a Conte e al Comitato di garanzia - nella quale il cofondatore del Movimento sollevava dubbi sul processo di voto della costituente.
(di Antonio Atte)
Politica
Toti e il patteggiamento: “Accordo con Procura non...
L'ex governatore della Liguria: "Dopo 3 anni di intercettazioni, indagini, filmati, registrazioni, pedinamenti, evitiamo di portare in aula una vicenda durerebbe almeno altri 10 anni"
Un accordo con la Procura non significa ammettere la propria colpevolezza". Così scrive Giovanni Toti sulla sua pagina Facebook rilanciando un sondaggio di ieri di Porta a Porta in cui per la maggioranza degli intervistati ha fatto bene a patteggiare.
"Un accordo con la Procura non significa ammettere la propria colpevolezza, come qualche giustizialista continua a sostenere, facendo strame del diritto. Significa semplicemente che dopo 3 anni di intercettazioni, indagini, filmati, registrazioni, pedinamenti, evitiamo di portare in aula una vicenda che sarebbe durata almeno un’altra decina di anni", le parole dell'ex governatore ligure.
"I magistrati - scrive Toti - hanno riconosciuto che nessuno di noi ha messo in tasca un euro e che gli atti approvati, dalle concessioni ai supermercati, per chiarirci, erano dovuti e legittimi. E aggiungo anche indispensabili alla crescita della Liguria. Qualcuno ha scritto che l’accordo con i magistrati ha danneggiato la coalizione di centrodestra. Chi lo dice e scrive non sa di cosa parla, o ha interessi diversi dalla verità. Questo sondaggio lo dimostra. Al contrario: oggi la coalizione che ha governato la regione può andare a testa alta, rivendicando tutto ciò che di buono è stato fatto in nove anni che hanno cambiato la Liguria. E deve farlo senza timidezze e reticenze, perché il modello costruito qui di politica liberale e di riforme dovrebbe essere un esempio su come si può cambiare il Paese. Chi non saprà farlo butterà via un pezzo importante della sua dote politica".
"Non mi sono sentito lasciato solo come amministratore dagli amici della mia maggioranza, anzi, molti mi hanno dimostrato amicizia al di là della convenienza. Semmai - spiega - mi sono sentito lasciato solo come cittadino da una politica che dovrebbe risolvere molte delle sue incertezze e ipocrisie. Resta di questa vicenda una domanda di fondo: se un imprenditore finanzia la politica lo fa per creare un clima favorevole ad avere atti che comunque gli sarebbero dovuti, oppure lo fa perché finalmente ha trovato una politica che gli dà risposte serie in tempi certi, come tutti chiedono? E tutto ciò è un reato? In Liguria io sono certo che si tratta della seconda ipotesi. In Italia di una legge chiara e non ipocrita deve occuparsi il Parlamento e non il Tribunale di Genova. Senza girare per l’ennesima volta la testa da un’altra parte", conclude.
Politica
Alluvione Emilia Romagna, Meloni: “Pronti a stanziare...
La presidente del Consiglio ha presieduto una riunione sull'emergenza, ribadendo "solidarietà del governo alla popolazione"
Il governo sarebbe pronto a stanziare 20 milioni di euro per l'alluvione in Emilia Romagna. Lo ha assicurato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni oggi nel corso della riunione in video collegamento, che ha presieduto. Erano presenti il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare Nello Musumeci, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, il vicepresidente facente funzioni della Regione Emilia Romagna Irene Priolo, il capo del Dipartimento della protezione civile Fabio Ciciliano e il commissario straordinario di governo alla ricostruzione Francesco Paolo Figliuolo.
Meloni "ha ribadito la solidarietà del governo alla popolazione, colpita dalle violente calamità naturali dei giorni scorsi e ha acquisito le informazioni più recenti sulla situazione degli sfollati e sull'andamento dei soccorsi". La presidente del Consiglio ha, inoltre, "assicurato che, non appena giungerà al governo la richiesta di dichiarazione dello stato d'emergenza da parte della Regione Emilia Romagna, sarà convocato un Consiglio dei ministri che provvederà a stanziare 20 milioni di euro per far fronte alle prime necessità e per il ripristino dei servizi essenziali, e che ulteriori stanziamenti saranno resi disponibili all'esito delle ricognizioni successive all'emergenza".
Domani il Cdm su emergenza maltempo
Il Consiglio dei ministri è convocato per domani, sabato 21 settembre, alle 11 a Palazzo Chigi. All'ordine del giorno la deliberazione dello stato di emergenza per l'Emilia-Romagna e le Marche, dopo l'alluvione degli ultimi giorni.