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Infortuni, Palazzoli (Inca Cgil): “Dati sottostimati, molto spesso non si denunciano”

Il patronato lancia l'allarme, precari hanno paura di non essere richiamati alla fine del contratto, si rinuncia al diritto alla salute per il diritto al lavoro

Infortuni, Palazzoli (Inca Cgil):

"Gli ultimi dati certificati dall'Inail, e non dalla Cgil, mettono in evidenza una crescita costante degli infortuni, sia mortali che non, e delle malattie professionali che fanno segnare al 31 maggio addirittura un +24%. Sono dati assolutamente molto pesanti e drammatici che mettono in evidenza che non si lavora in maniera corretta, che nel nostro Paese si lavora male. Sono dati importanti ma dal nostro Osservatorio possiamo dire che sono assolutamente dati sottostimati. Che voglio dire? Voglio dire che il mercato del lavoro, rappresentato per una fetta molto importante da lavoro precario, da lavoro stagionale, da part time involontari porta purtroppo molto spesso lavoratrici e lavoratori a non mettere in atto il percorso per il riconoscimento dei danni subiti dal lavoro. Cioè si rinuncia al diritto alla salute per il diritto al lavoro. I lavoratori precari, nel denunciare un infortunio o nell'avviare un percorso per la malattia professionale, hanno paura di non essere richiamati dopo la fine del contratto a tempo determinato". E' l'allarme che lancia, intervistata da Adnkronos/Labitalia, Sara Palazzoli, componente del collegio di presidenza del Patronato Inca Cgil.

E il Patronato cerca di contrastare questo fenomeno con l'assistenza ai lavoratori. "Noi dal nostro punto di vista in tutto il territorio nazionale con i nostri sportelli tocchiamo con mano questo elemento e con forza dobbiamo dire che il diritto al lavoro e il diritto alla salute sono due elementi che devono stare sullo stesso piatto della bilancia e non possono essere in contrapposizione", sottolinea Palazzoli.

Secondo la componente del collegio di presidenza del Patronato "è importante che ci si adoperi affinché con tutte le protezioni da mettere in atto i lavoratori possano vedere garantire il loro diritto alla salute nel momento che si ammalano da lavoro. E inoltre possiamo dire che questi dati tenderanno ad aumentare sia dal punto di vista degli infortuni che delle malattie professionali, viste le grandi trasformazioni che ci sono nel mercato del lavoro, i ritmi sempre più importanti, l'uscita sempre più tarda dal mondo del lavoro", sottolinea. "Quindi da parte nostra -spiega- insieme alle nostre categorie e alla Cgil tutta stiamo facendo un lavoro proprio di formazione e informazione sul tema sicuramente partendo dalla prevenzione da mettere in attoper avere ambienti salubri e per lavorare in sicurezza. E poi nel momento in cui succede che una lavoratrice o un lavoratore si fa male o si ammala di lavoro, mettere in campo e far conoscere qual'è la giusta tutela e quindi il diritto alla salute perché ci si ammala di lavoro".

"Tutto quello che deriva dalle temperature estreme, dal colpo di calore allo stress termico, dobbiamo dire con forza che è un infortunio sul lavoro. Troppo spesso oggi sottovalutiamo i rischi e i sintomi. Noi stiamo facendo formazione e informazione su questo tema: il colpo di calore è un infortunio, quindi trattato da Inail, con un tipo di tutela diversa e migliore rispetto a quello che può essere un semplice stato di malattia seguito da Inps".

"Il colpo di calore, le temperature estreme -spiega Palazzoli- lo possono subire sia i lavoratori che lavorano all'esterno, quindi i muratori, chi opera nell'edilizia, i rider, ma anche chi lavora in ambienti al chiuso estremamente esposti al calore, come le fonderie ma anche i cuochi. I lavoratori sono fortemente esposti ad ammalarsi, ad avere l'infortunio dovuto dal colpo del calore, dallo stress termico. È importante fermarsi, è importante andare immediatamente al pronto soccorso, perché poi anche i sintomi più forti possono avvenire nel medio e lungo periodo. Essere stato al pronto soccorso e averlo denunciato tempestivamente permette a noi di Inca di portare a termine un percorso che possa dare il giusto riconoscimento previsto per chi subisce un infortunio dovuto dallo stress da calore o dal colpo di calore in generale", ribadisce.

E Palazzoli ricorda che è fondamentale "far conoscere alle lavoratrici e ai lavoratori che il colpo di calore è un infortunio. E' importante prevenire, è importante dire alle lavoratrici e ai lavoratori di fermarsi, recarsi al pronto soccorso e venire poi all'Inca per mettere in campo la giusta tutela per il riconoscimento dell'infortunio per il colpo di calore o stress da calore in generale", sottolinea. E Palazzoli ricorda che come Inca Cgil "svolgiamo il compito di informare in maniera continua e costante in tutto il territorio nazionale, anche attraverso dei percorsi mirati di formazione, parlando, in base al settore, dei rischi ai quali la lavoratrice e il lavoratore sono esposti. Rischi che possono portare all'infortunio e alle malattie professionali".

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Economia

Diritti, a StatisticAll confronto su uguaglianze e lotta a...

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Cristina Freguja: "Bisogna far capire al pubblico che è necessario valorizzare l’ eterogeneità".

Diritti, a StatisticAll confronto su uguaglianze e lotta a discriminazioni

Inclusione e diritti sono tra i temi trattati a StatisticAll, il festival della statistica e della demografia in corso a Treviso. Nel panel intitolato “Uguaglianze, discriminazioni e diversity policy: dati, divari e diritti” si è osservato il quadro contemporaneo nazionale e internazionale sulla giustizia sociale, i diritti umani e le politiche di inclusività. La statistica ci può aiutare a rispondere a una domanda: la nostra società si sta finalmente liberando delle discriminazioni di genere, origine etnica, religione, orientamento sessuale o, invece, si tratta di un fenomeno in continuo aumento? Un compito arduo e allo stesso tempo imprescindibile per comprendere meglio la contemporaneità.

“La statistica ufficiale ha investito molto, negli ultimi anni, nella misura delle disuguaglianze, anche per far emergere fenomeni sommersi, cercando attraverso le indagini di studiare anche i processi discriminatori. Siamo in un contesto internazionale che spinge in questo senso, l’ Europa lavora contro queste discriminazioni” ha spiegato Cristina Freguja che poi ha aggiunto: “un problema che esiste anche sui luoghi di lavoro. Bisogna far capire al pubblico che è necessario valorizzare l’ eterogeneità. In questo modo si possono creare relazioni che creano coesione, un tessuto sociale. Un ambiente che favorisce la pluralità non avvantaggia solo la persona, ma la stessa produttività dell’azienda.“

Anche Agnese Canevari, dirigente dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR)–Dipartimento Pari Opportunità–PCM, ha voluto sottolineare come l’ambiente lavorativo possa fare la sua parte raccontando i risultati di una ricerca svolta con l’Istat: “In termini generali una persona su quattro ha dichiarato che il proprio orientamento sessuale ha costituito una discriminante sul posto di lavoro. Le persone non si sono sentite libere, nel proprio ambiente di lavoro, di manifestare la propria identità. Il tema dell’equality data è fondamentale, e il fenomeno della discriminazione deve essere dapprima conosciuto per essere poi affrontato. Linda Laura Sabbadini, che è stata Chair di Women20, ha analizzato il panorama internazionale: "La scarsa sensibilità della rilevanza statistica ufficiale ai fini di adozione di strategie, è un elemento fondamentale di cui tenere conto. Questo è un problema generale che si ha sempre nei contesti internazionali e mondiali. Si riflette particolarmente sulle discriminazioni, specie quelle di genere. Abbiamo paesi del G20, come la Russia, l’Arabia Saudita, il Brasile, in cui c’è il deficit di conoscenza su temi come la violenza sulle donne”.

Una testimonianza dall’estero è fornita anche da Tommaso Vitale, professore di Sociologia nell'Istituto di Studi politici di Parigi (Sciences Po): “La cosa più importante attiene al tipo di conoscenza di cui disponiamo sui fenomeni del razzismo, che può essere individuato come percezione soggettiva della discriminazione o sulle attitudini delle persone. La scelta in Francia è stata di demandare a un ente pubblico di misurare ogni anno le attitudini, con un campione significativo della popolazione. Il questionario è sottoposto a una commissione formata da esperti, in statistica pubblica e alla società civile. Pur nella volontà di mantenere il cuore e gli indicatori fissi, ogni anno viene introdotta una nuova questione a seconda della sensibilità dei cittadini. Credo che vi sia qualcosa di importante in questo metodo: è un metodo che coinvolge molte associazioni”.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Ue, Saraceno (Ofce): “Possiamo avere un’Europa...

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Intervento a StatisticAll con un focus sul futuro del Vecchio Continente

Ue, Saraceno (Ofce):

"Viviamo in un mondo in cui è difficile pensare che uno stato europeo, che sia l’Italia, la Francia o la Germania, possa da solo far fronte alle sfide globali. Dobbiamo ragionare in una dimensione europea, non ci sono le risorse per fare diversamente. È, però, possibile immaginare un’Europa diversa da quella avuta fino ad oggi”. Così Francesco Saraceno, vice direttore dell'Ofce, centro di ricerca in economia di Sciences Po a Parigi, durante il panel dal titolo “Un’altra Europa è possibile? La governance europea e il suo futuro” ospitato all’interno di StatisticAll, il festival della statistica e della demografia in corso a Treviso.

Con l’inflazione che torna rapidamente sotto controllo, occorre tornare a concentrare l’attenzione sulle sfide strutturali che il vecchio continente deve affrontare e un cambiamento che può avvenire anche a livello monetario: “Un altro euro è possibile e viste le sfide che abbiamo davanti è necessario – ha aggiunto Saraceno – L'Europa è drammaticamente in ritardo sulle sfide della transizione e della produttività, per questo non si può fare a meno di immaginare un'Europa moderna che funzioni meglio".

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Economia

StatisticAll, Chelli (Istat): “AI è di supporto per nostro...

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“Nel campo della statistica l’intelligenza artificiale ci può aiutare a trovare velocemente, consultando un numero infinito di documenti e di archivi, ciò che stiamo cercando”. Così Francesco Maria Chelli, presidente Istat, in occasione della decima edizione di StatisticAll, il Festival della Statistica e della Demografia. Una quattro giorni intensa e ricca di appuntamenti sul tema “Statistiche senza frontiere. Fiducia, etica, sistema: il futuro dei dati in Europa”, in svolgimento a Treviso.

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