Covid, Bassetti: “Troppa enfasi, non voltiamo pagina e si alimenta complottismo”
"Continuare a parlare così di un virus che è cambiato è un errore, e mondo no-vax ringrazia"
"Credo che continuare a parlare di Covid facendolo diventare, ogni volta che c'è un incremento del numero di casi, argomento da prima pagina dei giornali, mentre invece le migliaia di persone che muoiono ogni giorno in Italia di infezioni da batteri resistenti non hanno mai nessuna ribalta, sia un errore clamoroso di comunicazione, che continua ad alimentare il complottismo e il mondo no-vax". Lo evidenzia all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova, facendo il punto sulla situazione attuale di Covid e sui messaggi che arrivano ai cittadini.
Per rendere l'idea l'esperto pubblica su X anche gli screenshot di una mail ricevuta in cui il mittente parla di Covid ipotizzando complotti internazionali e manipolazioni di laboratorio. Bassetti allarga poi la riflessione e fa notare: "Tanti casi di raffreddore o forme lievi di Covid, quasi tutti a casa loro. In ospedale quasi nessuno grave e nessuno in terapia intensiva. Ha ancora senso parlare di Covid con l'enfasi degli ultimi giorni? Si continuano a commettere gli stessi errori di comunicazione già commessi. In Italia non riusciamo a voltare pagina purtroppo". E per l'infettivologo questo fa sì che si "alimenti il complottismo. Il messaggio che ho ricevuto stamattina ne è la prova. Bastava dire con molta semplicità che le persone anziane, oltre gli 80 anni d'età, e i grandi fragili, una volta all'anno si devono fare la vaccinazione. Grazie a questo il virus per la popolazione generale non è più un problema: fra vaccini fatti e varie infezioni da Covid che hanno stimolato il nostro sistema immunitario, oggi assomiglia di più a un virus del raffreddore che non al virus della polmonite del 2020".
"Dopodiché - incalza Bassetti - se dobbiamo guardare a ciò che oggi fa male agli italiani e al mondo intero, parliamo della lotta ai batteri resistenti agli antibiotici: abbiamo già 5 milioni di persone che muoiono ogni anno nel mondo" per questo. "Vogliamo parlare di problemi che possono riguardare chiunque, chi va in ospedale, chi sta a casa con una cistite, chi ha un'infezione della pelle? Di questo invece non si parla e continuiamo a sbagliare", sottolinea Bassetti riferendosi alle prescrizioni inappropriate di antibiotici che si continuano a registrare. "E' il vero problema presente. Stiamo parlando di qualcosa che esiste già. Poi, per carità, guardiamo anche all'aviaria, alla Dengue, che però sono problemi che potranno esserci" in prospettiva. "Ma oggi" sul fronte comunicativo "è un continuo girare intorno al Covid, che è stato certamente un grandissimo problema, ma che dobbiamo essere capaci di mettere dietro di noi".
Ora, conclude, "dobbiamo guardare avanti, perché questo continuare a parlare di Covid fa sì che i complottisti dicano: 'Vedete, ve l'avevo detto, è Bill Gates che vuole vendere i vaccini avanzati', o cose simili. Basta, è l'ora di voltare pagina. Credo ci sia qualcuno, non so chi e non mi interessa, che ogni volta che si prova a voltare pagina è pronto lì a dire qualcosa" che lo impedisce. Per esempio, "abbiamo levato giustamente l'obbligo delle mascherine in ospedale il 30 di giugno? Immediatamente una settimana si è incominciato a dire con enfasi che ci sono casi di Covid. Credo che ci sia una volontà di non voltare pagina e non farlo su questo argomento purtroppo fa sì che si alimenti il complottismo".
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Ritorno a Wuhan: un nuovo studio punta sull'origine naturale Sars-CoV-2
Alle radici del covid. Ritorno a Wuhan, Cina, dove tutto è cominciato a fine 2019, anno in cui un nuovo coronavirus, Sars-CoV-2, faceva il suo ingresso nel mondo degli esseri umani scatenando di lì a poco una pandemia senza confini. Virus fuggito da un laboratorio o arrivato all'uomo per vie naturali, tramite un animale 'ospite intermedio'? E' il giallo mai risolto di Covid-19. Un nuovo studio riavvolge il nastro, seguendo le tracce del 'Dna fantasma' nei campioni ambientali raccolti a inizio 2020 nel mercato all'ingrosso di frutti di mare di Huanan, dove sono stati censiti i primi casi umani. Gli autori del lavoro pubblicato su 'Cell' sono riusciti così a stringere il cerchio, fornendo una 'short list' delle specie selvatiche presenti nel mercato su cui si concentrano i sospetti.
Lo studio collaborativo internazionale porta la firma di scienziati di diversi atenei statunitensi ed europei e si basa su una nuova analisi dei dati pubblicati dal Cdc cinese, Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, provenienti da oltre 800 campioni raccolti nel mercato di Huanan e nei dintorni, a partire dall'1 gennaio 2020 e dai genomi virali segnalati dai primi pazienti Covid.
Nell'elenco delle specie da cui secondo il team molto probabilmente ha fatto il salto all'uomo Sars-CoV-2, ci sono diversi sospettati: secondo la ricerca, il virus era presente in alcune delle stesse bancarelle della fauna selvatica venduta al mercato, tra cui cani procioni (piccoli animali simili a volpi con macchie simili ai procioni) e zibetti (piccoli mammiferi carnivori imparentati con manguste e iene).
"Questo - evidenzia Florence Débarre, coautrice corrispondente del Centro nazionale francese per la ricerca scientifica (Cnrs) - è uno dei set di dati più importanti esistenti sull'origine della pandemia di Covid e siamo grati che siano stati condivisi". Lo studio, aggiunge il coautore corrispondente Kristian Andersen dello Scripps Research Institute, "aggiunge un ulteriore livello alle prove accumulate che puntano tutte allo stesso scenario: che gli animali infetti sono stati introdotti nel mercato da metà a fine novembre 2019, il che ha innescato la pandemia". Come si è arrivati a questi risultati. Analizzando i dati raccolti dal Cdc cinese "in modi nuovi e rigorosi", interviene l'altro coautore corrispondente, Michael Worobey dell'Università dell'Arizona.
Le indagini
L'1 gennaio 2020, dopo che gli animali erano stati rimossi e a poche ore dalla chiusura del mercato di Huanan, i ricercatori del Cdc cinese si sono recati nella struttura per raccogliere campioni. Hanno fatto tamponi su pavimenti, pareti e altre superfici delle bancarelle e sono tornati giorni dopo per concentrarsi sulle aree in cui si vendevano animali selvatici, e quindi su gabbie e carrelli usati per spostare gli animali. Infine hanno anche raccolto campioni dagli scarichi e dalle fogne.
Su quei campioni è stato eseguito il sequenziamento metatrascrittomico, tecnica che mira a ottenere tutte le sequenze di Rna (e che può anche raccogliere il Dna) da tutti gli organismi presenti in un campione: virus, batteri, piante, animali, esseri umani. Il team cinese, guidato da Liu Jun, ha pubblicato i propri risultati nel 2023 su 'Nature' e ha condiviso in modalità ad accesso aperto i dati raccolti. Quello che veniva lasciato irrisolto era il nodo delle identità esatte delle specie animali trovate che potrebbero rappresentare plausibili ospiti intermedi. Secondo l'ultima analisi di questi dati condotta dal team internazionale, in alcuni casi il materiale genetico del virus Sars-CoV-2 e degli animali è stato persino trovato sugli stessi tamponi. Le specie sono state identificate tramite la genotipizzazione dei loro genomi mitocondriali nei campioni.
"Molte delle specie animali chiave erano state eliminate prima dell'arrivo dei team del Cdc cinese, quindi non possiamo avere prove dirette che gli animali fossero infetti", afferma Débarre. "Stiamo osservando i 'fantasmi' del Dna e dell'Rna di questi animali nei campioni ambientali, e alcuni si trovavano in stand in cui è stato trovato anche il virus. Questo è ciò che ci si aspetterebbe di vedere in uno scenario in cui ci fossero stati animali infetti nel mercato". Tra l'altro, fa notare Worobey, "questi sono gli stessi tipi di animali che sappiamo aver facilitato il passaggio del coronavirus Sars originale agli esseri umani nel 2002. La cosa più rischiosa che si può fare è prendere animali selvatici che pullulano di virus e poi metterli a contatto con esseri umani che vivono nel cuore di grandi città, la cui densità di popolazione rende facile per questi virus prendere piede".
Potrebbe essere successo proprio questo nel 2019. Il team internazionale ha anche eseguito un'analisi evolutiva dei primi genomi virali riportati, comprese queste sequenze ambientali, e ha dedotto i genotipi progenitori più probabili del virus che ha infettato gli esseri umani e portato alla pandemia di Covid. I risultati implicano che ci fossero pochissime persone infettate, se non nessuna, prima del focolaio nel mercato.
Gli animali 'sospettati'
Attraverso la nuova analisi si è arrivati alla short list di specie animali presenti nel mercato umido e trovate contestualmente a campioni virali, che potrebbero rappresentare gli ospiti intermedi più probabili per Sars-CoV-2: il comune cane procione, specie suscettibile al virus e nota per aver portato la Sars nel 2003, è l'animale geneticamente più abbondante nei campioni delle bancarelle, e poi è stato trovato in una bancarella con Rna di Sars-CoV-2 del materiale genetico di civette delle palme mascherate, anch'esse associate alla precedente epidemia di Sars. Anche altre specie come il ratto del bambù e i porcospini malesi sono state trovate presenti in campioni positivi a Sars-CoV-2, così come una moltitudine di altre specie.
Gli esperti sottolineano l'importanza di comprendere le origini della pandemia di Covid, anche ora che è alle spalle, soprattutto alla luce di altri recenti 'spillover', salti di specie come quello che ha portato negli Usa alla diffusione del virus dell'influenza aviaria nei bovini. "C'è stata molta disinformazione" sulle radici di Sars-CoV-2, conclude Worobey. Capire queste dinamiche può avere un peso, a suo avviso, per la sicurezza nazionale e la salute pubblica. "La verità - chiosa - è che da quando la pandemia è scoppiata più di 4 anni fa, nonostante ci sia stata una maggiore attenzione al tema della sicurezza in laboratorio, non è stato fatto molto per ridurre la possibilità che uno scenario perfetto per una zoonosi si verifichi di nuovo".
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