Ritiro Biden, la sfida di Kamala Harris: oltre 500 deputati Dem già pronti a sostenerla
Previsto oggi un discorso alla Casa Bianca. Per la vicepresidente più di 10 ore al telefono domenica con oltre 100 leader
Sono oltre 500 i delegati democratici che, secondo la Cnn, sono già pronti a sostenere la vicepresidente Kamala Harris nella sua corsa alla Casa Bianca. Un numero che continuerà a crescere, prosegue la Cnn, sia perché sempre più delegati si schiereranno a sostegno della vicepresidente, sia perché si continuerà a lavorare per raggiungere i circa 4.700 delegati totali della Convention nazionale democratica che si terrà ad agosto a Chicago.
Questi endorsement non sono vincolanti. E, con il presidente Joe Biden che ha deciso di abbandonare la corsa alla Casa Bianca, i delegati sono liberi di votare per il candidato di loro scelta.
Oggi discorso Harris alla Casa Bianca
Intanto Harris pronuncerà oggi un discorso sul South Lawn della Casa Bianca oggi alle 11.30 (ora locale) in occasione di un evento che celebra le squadre del campionato 2023-24 della National Collegiate Athletic Association. L’evento precedentemente programmato sarà la prima apparizione pubblica della Harris da quando Joe Biden si è ritirato dalla corsa presidenziale.
Prima che il presidente Usa annunciasse il ritiro, ieri mattina Harris ha avuto diverse conversazioni telefoniche con lui in merito alla sua decisione. Secondo la Cnn, che cita una fonte a conoscenza dei fatti, la vicepresidente, circondata dai familiari e dal personale nella sua residenza, ha trascorso più di 10 ore telefonando a oltre 100 leader di partito, membri del Congresso, governatori, dirigenti sindacali e leader di organizzazioni per i diritti civili e di difesa dei diritti.
La vicepresidente ha anche chiamato il suo pastore, Amos Brown III, che, insieme alla moglie, ha pregato per lei, ha aggiunto la fonte. In ciascuna di queste chiamate, la Harris ha chiarito di essere estremamente grata per l'appoggio del presidente, ma che ha intenzione di impegnarsi duramente per guadagnarsi la nomination democratica a pieno titolo, come aveva affermato dopo l'annuncio del presidente Biden di farsi da parte.
Harris ha parlato con Obama e i Clinton
Secondo la Cnn Harris ha parlato nelle ultime ore anche con gli ex presidenti Barack Obama e Bill Clinton e con l'ex segretario di Stato Hillary Clinton. Ieri, dopo l'annuncio di Biden i Clinton hanno dato il loro sostegno alla vice presidente, mentre Obama non lo ha ancora fatto.
Comitato democratico discuterà mercoledì il quadro delle nomine
In ogni caso il comitato democratico che determinerà le regole per la nomina del partito si riunirà nuovamente mercoledì pomeriggio, hanno annunciato i copresidenti del comitato. "Ora è responsabilità del Comitato implementare un quadro per selezionare un nuovo candidato, che sarà aperto, trasparente, equo e ordinato", hanno affermato i co-presidenti del governatore del Minnesota Tim Walz e della storica attivista democratica Leah Daughtry. "Il processo presentato per la valutazione sarà completo, equo e rapido".
Il sostegno dei principali donatori a Harris
Intanto i principali donatori Dem hanno espresso il loro sostegno a Kamala Harris come candidata alla presidenza Usa, ancor prima che Biden ufficializzasse il suo ritiro ha riportato la Cnn. ''Se qualcosa cambia, noi siamo lì per te'', aveva detto uno dei principali donatori.
Le donazioni più ingenti alla campagna per la rielezione di Biden si erano ridotte notevolmente nelle settimane successive al dibattito sulla Cnn con Donald Trump e alla conseguente crisi di fiducia nel Partito Democratico. Secondo una fonte coinvolta nelle discussioni, i grandi donatori che avevano trattenuto gli assegni a causa delle preoccupazioni sulla candidatura di Biden hanno improvvisamente iniziato a contattare i loro consulenti, esprimendo la loro disponibilità a donare alla campagna.
Esteri
Pakistan, scontri tra polizia e sostenitori ex premier...
Islamabad blindata. Le violenze anche nelle regioni nordoccidentali, dove è saltata la tregua faticosamente raggiunta tra sunniti e sciiti
Caos in Pakistan dove "quattro paramilitari pakistani sono stati uccisi'' a Islamabad negli scontri con i sostenitori dell'ex primo ministro Imran Khan, attualmente in carcere. Lo ha annunciato il ministro degli Interni pakistano Mohsin Naqvi.
Il primo ministro Shebhaz Sharif ha affermato che i quattro paramilitari sono stati "travolti da un veicolo durante un attacco 'guidato' dai manifestanti", arrivati a migliaia nella capitale pakistana blindata per chiedere la scarcerazione di Khan. La polizia ha inoltre confermato che circa cinquanta manifestanti e una ventina di poliziotti sono stati feriti e stanno ricevendo cure mediche.
Scontri anche al nord
Gli scontri hanno coinvolto anche le regioni nordoccidentali, dove è saltata la tregua faticosamente raggiunta tra sunniti e sciiti e sono ripresi i combattimenti settari che la scorsa settimana avevano causato la morte di oltre 80 persone. Domenica era infatti stata concordata una tregua di sette giorni tra sunniti e sciiti nel distretto di Kurram, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, ma “da diverse aree continuano a giungere notizie di scontri tribali e spari”, ha dichiarato all'Afp il vice commissario di Kurram, Javedullah Mehsud.
Proprio dal Khyber Pakhtunkhwa, regione roccaforte del Pakistan Justice Movement (Pti) di Khan, sono arrivati gran parte dei manifestanti guidati dalla moglie dell'ex premier Bushra Bibi che stanno assaltando Islamabad, chiedendo il rilascio dell'ex leader. La capitale è isolata da sabato, ossia da quando i manifestanti hanno dichiarato la propria intenzione di liberare Khan con la forza.
A Islamabad la scorsa settimana i lavoratori del Pakistan Tehreek-e-Insaf (Movimento pakistano per la giustizia, Pti) di Khan si erano scontrati con la polizia antisommossa e avevano manifestato contro la partecipazione del Paese al vertice dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco). Venerdì scorso, almeno 32 persone sono state uccise e 47 ferite in scontri settari nel nord-ovest, solo due giorni dopo attacchi a convogli di passeggeri sciiti che avevano causato 43 morti.
Le accuse a Khan e l'attuale premier
Khan è in carcere dall'agosto 2023 e sta affrontando un processo per presunta istigazione alla violenza riguardo ai fatti del 9 maggio 2023, quando i suoi sostenitori attaccarono in massa installazioni militari.
L'attuale premier ad interim, Anwaar-ul-Haq Kakar, è sunnita, così come la netta maggioranza della popolazione. Sebbene mantenga una posizione tutto sommato neutrale sul piano religioso, la sua vicinanza all'establishment militare e le sue posizioni nazionaliste sollevano dubbi tra i critici sull'inclusività del suo governo, anche nei confronti delle minoranze religiose, tra cui quella sciita.
Durante il governo di Khan, invece, il suo partito ha spesso cercato di adottare un’immagine di unità nazionale includendo le minoranze e impegnandosi a porre un freno agli scontri settari.
Usa chiedono moderazione
Gli Stati Uniti hanno lanciato un appello alla moderazione da parte delle autorità pakistane e delle migliaia di manifestanti. “Chiediamo ai manifestanti di avanzare pacificamente e di astenersi dalla violenza e, allo stesso tempo, chiediamo alle autorità pakistane di rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali e di assicurare il rispetto delle leggi e della Costituzione del Pakistan mentre lavorano per mantenere l'ordine pubblico”, ha dichiarato ai giornalisti il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller.
Esteri
Hamas sotto pressione, da tregua in Libano speranza per...
Ben Gvir: "Cessate il fuoco in Libano errore storico, Netanyahu spieghi". Borrell: "Va attuato oggi, non ci sono scuse"
Un accordo per il cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah in Libano può portare anche a una svolta nei negoziati con Hamas per la liberazione degli ostaggi ancora nella Striscia di Gaza. A dichiararlo fonti dell'establishment della sicurezza israeliana a Walla, secondo cui la pressione militare esercitata su Hamas e sui suoi alleati ha reso più vicina che mai la possibilità di raggiungere un accordo per la restituzione degli ostaggi.
L'agenzia di stampa israeliana ha riferito inoltre che i funzionari della sicurezza ritengono che la capacità di Hamas di coordinare le proprie attività con Hezbollah sia stata interrotta, sottoponendo l'organizzazione che controlla Gaza a un'enorme pressione.
Il punto sulla tregua tra Israele Hezbollah
Le notizie su una possibile svolta nel Paese dei cedri scontinuano a rincorrersi. Secondo fonti ben informate citate dal quotidiano Asharq Al-Awsat, oggi il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il capo dell'Eliseo Emmanuel Macron "annunceranno la cessazione delle ostilità tra Libano e Israele per un periodo di 60 giorni". I media israeliani sostengono che il gabinetto di sicurezza si riunirà per approvare il testo dell'accordo. Channel 12 riferisce che l'intesa sia stata finalizzata nelle scorse ore e che dovrebbe succedere "qualcosa di drastico" per far naufragare l'accordo. Lo stesso portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha confermato che l'accordo è "vicino", ma "non ci siamo ancora". Insomma tutti i segnali puntano in un'unica direzione.
Ben Gvir: "Cessate fuoco in Libano errore storico, Netanyahu spieghi"
Secondo il ministro per la sicurezza nazionale israeliano, Itamar Ben-Gvir, l'accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah in Libano è "un errore storico". Riferendo in un'intervista a radio Kan di aver chiesto spiegazioni al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, Ben-Gvir ha aggiunto che ''è possibile che qualcuno non voglia ascoltare le mie obiezioni''. "Abbiamo un'opportunità storica di agire in modo deciso a sud e a nord. Sarà un'opportunità storica mancata se fermiamo tutto e torniamo indietro", ha sostenuto.
Borrell: "Cessate il fuoco in Libano oggi, non ci sono scuse"
"Non ci sono scuse per non attuare un cessate il fuoco altrimenti il Libano crollerà". Lo ha dichiarato l'Alto rappresentante per la Politica estera dell'Ue, Josep Borrell, auspicando che "oggi il governo Netanyahu approvi il cessate il fuoco" proposto da Stati Uniti e Francia. "Ci sono 100mila abitazioni distrutte" e migliaia di persone sfollate in Libano, ha proseguito Borrell, che ha chiesto a Tel Aviv di non avanzare "nuove richieste". "Basta combattimenti, basta uccisioni, è tempo di pensare alla pace", ha aggiunto.
Nyt: Iran informato di cessate fuoco imminente tra Hezbollah e Israele
Un cessate il fuoco tra Hezbollah e Israele è ''imminente'' e ''l'Iran è stato informato'' di questo, riferiscono due membri dei Guardiani della Rivoluzione iraniana, i Pasdaran, al New York Times. Hezbollah ha ricevuto il via libera per un accordo sul cessate il fuoco dal Grande Ayatollah iraniano Ali Khamenei.
Razzi Hezbollah su Nahariya, 2 feriti di cui una donna gravemente
Intanto Hezbollah ha lanciato questa mattina una raffica di razzi su Nahariya, nel nord di Israele, ferendo una donna di 70 anni e un uomo di 80 anni. Lo riferisce il Times of Israel. Secondo quanto riporta il servizio Magen David Adom, la donna è ferita in modo grave. Le Idf ha spiegato che Hezbollah ha lanciato una decina di razzi, alcuni dei quali sono caduti all'interno della città.
Esteri
Ucraina, attacco record della Russia con quasi 200 droni
Secondo quanto denunciato da Kiev, sono stati lanciati 188 aerei senza pilota e 4 missili balistici 'Iskander-M'. Mosca: conquistato un altro villaggio nel Kharkiv
Lancio 'record' di droni russi contro l'Ucraina. Secondo quanto denunciato da Kiev, Mosca ha condotto nella notte un attacco con 188 aerei senza pilota. Lanciati anche 4 missili balistici 'Iskander-M'. "Durante l'attacco notturno il nemico ha lanciato un numero record di droni Shahed e di droni non identificati”, ha dichiarato l'aeronautica ucraina in una nota, stimando che siano stati 188 gli aerei senza pilota usati per i raid. Di questi almeno 76 sono stati abbattuti.
"Purtroppo sono stati colpiti impianti infrastrutturali critici e sono stati danneggiati edifici privati e appartamenti in diverse regioni a causa dei massicci attacchi dei droni. Non ci sono state vittime o feriti", si legge in un comunicato. I droni distrutti sono stati intercettati nelle regioni di Kiev, Cherkasy, Kirovohrad, Chernihiv, Sumy, Kharkiv, Poltava, Zhytomyr, Khmelnytsky, Vinnytsia, Chernivtsi, Ternopil, Rivne, Zaporizhzhia, Dnipro, Odessa e Mykolaiv.
Mosca: conquistato un altro villaggio nel Kharkiv
La Russia ha dichiarato che le sue truppe hanno conquistato un altro villaggio nella regione orientale di Kharkiv, in Ucraina, dove fino a poco tempo fa la linea del fronte era rimasta relativamente stabile. Il ministero della Difesa di Mosca ha affermato che "le unità militari hanno liberato l'insediamento di Kopanky", un villaggio vicino alla città di Kupiansk, controllata dall'Ucraina.
"Gb non manderà truppe, incrollabile sostegno a Kiev"
La Gran Bretagna non invierà truppe in Ucraina. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri britannico David Lammy in una intervista a La Repubblica, Le Monde e Die Welt. "Siamo molto chiari sul fatto che continueremo a sostenere gli ucraini con l'addestramento e l'assistenza militare, ma da tempo affermiamo che non impiegheremo truppe britanniche sul terreno. Questa è la posizione della Gran Bretagna, e al momento resta la posizione della Gran Bretagna'', ha dichiarato Lammy.
''Non ci sono piani per l'invio di truppe britanniche'' in Ucraina, quindi, ma "il sostegno del Regno Unito è incrollabile e ovviamente vogliamo mettere l'Ucraina nella migliore posizione possibile con l'avvicinarsi dell'inverno". Per cui, ''abbiamo addestrato decine di migliaia di soldati ucraini oltremanica e continueremo a farlo''.
''Come Regno Unito, siamo convinti di mettere l’Ucraina nella miglior posizione possibile prima che arrivi l’inverno e per il 2025. Abbiamo promesso tre miliardi di aiuti militari all’anno, per ogni anno che sarà necessario. Dobbiamo continuare così nel 2025 e lo dirò ai miei colleghi del G7'', ha aggiunto Lammy. ''Non vedo alcuna voglia di negoziare da parte di Putin'' e ''assistiamo a una ennesima escalation'', ha proseguito citando ''l'utilizzo di missili balistici iraniani o l'inquietante coinvolgimento nel conflitto di truppe nordcoreane. E' vitale che noi Alleati sosteniamo più che mai l’Ucraina in questa guerra''.
Mosca conferma detenzione combattente britannico
Un tribunale russo ha confermato di aver posto in detenzione provvisoria un britannico accusato di aver combattuto per l'esercito ucraino nella regione russa del Kursk, dove Kiev ha lanciato un'offensiva in agosto.
Ieri, un tribunale del Kursk ha esaminato il caso a porte chiuse e ha deciso di incarcerare James Anderson, che, secondo quanto dichiarato dalla stampa, ha "attraversato illegalmente" il confine russo per prendere parte "alle ostilità" nella zona. Londra ha promesso di fornire il proprio "sostegno" al cittadino britannico.