Cruciverba e sudoku amici del cervello? Cosa dicono i medici anti fake news
Diversi studi suggeriscono possibili benefici e le promuovono come allenamento per mantenere mente giovane
Protagonisti indiscussi dell'estate nelle ore di relax al mare o in montagna, compagni di viaggio di chi va in ferie nelle lunghe ore su treni, aerei e autobus, ma anche scaccianoia collettivo per divertirsi insieme. Sono i giochi enigmistici: cruciverba, sudoku, indovinelli, rebus. Passatempi che potrebbero avere un valore che va oltre il divertimento. Ma aiutano davvero a mantenere il cervello in salute? A rispondere - in occasione del World Brain Day - sono i medici anti-fake news del portale 'Dottore, ma è vero che...?', curato dalla Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini medici). "Questi e altri enigmi logici aiutano ad allenare le capacità cerebrali durante la stagione meno frenetica dell'anno - analizzano - Secondo diversi studi scientifici, poi, risolvere giochi enigmistici contribuirebbe a mantenere giovane il cervello, rallentando gli effetti dell’invecchiamento".
"Negli ultimi anni sempre più ricercatori hanno dato prova della stretta relazione che esiste fra la qualità delle funzioni cognitive in età avanzata e la pratica dell'enigmistica - si legge nel focus dedicato a parole crociate & Co - Gli studi più recenti che hanno utilizzato dati provenienti da campioni rappresentativi e su larga scala della popolazione anziana hanno dimostrato che, rispetto ai coetanei che non amano le parole crociate, gli ultra 50enni con la passione per questo tipo di giochi riportano punteggi più alti nei test sull’attenzione, sul ragionamento e sulla memoria. Altri ricercatori si sono spinti oltre, suggerendo che divertirsi con la risoluzione di cruciverba, sudoku e altri enigmi logici diminuisce il rischio di demenza senile".
Perché i cruciverba fanno bene al cervello? "Giocare alle parole crociate richiede un certo impegno, è uno stimolo per il pensiero critico, permette di esercitare il ragionamento logico e in molti casi favorisce la socialità - spiegano gli esperti - La stimolazione cognitiva che deriva da questo hobby, così come dalla lettura di un romanzo, dall'apprendimento di una lingua straniera e in generale da tutte quelle attività che mantengono il cervello allenato, può aumentare la resilienza cerebrale, cioè la capacità del cervello di affrontare i cambiamenti che possono portare a una malattia, favorendo la comunicazione tra neuroni e consentendo un utilizzo più efficiente delle reti neuronali". La scienza risponde anche a chi si chiede quanti cruciverba si dovrebbero fare per tenersi in allenamento: "Dopo aver seguito per 5 anni quasi 500 anziani sani all'inizio dell'esperimento, uno studio dell'Albert Einstein College of Medicine ha dimostrato che gli over 75 che risolvono cruciverba 4 volte a settimana hanno un rischio quasi dimezzato di ammalarsi di demenza senile rispetto a chi si dedica a questo tipo di attività una volta a settimana o più raramente".
In generale, fra le ricerche che hanno documentato la frequenza con cui le persone di una certa età si dedicano all'enigmistica, le performance cognitive più alte erano associate a un uso quotidiano di questo passatempo. Ma si può dire che è un elisir contro l'Alzheimer? "Premesso che non esistono farmaci in grado di prevenire la malattia di Alzheimer e altre malattie neurodegenerative - chiariscono i medici - le conclusioni cui sono giunti negli anni alcuni studi suggeriscono la possibilità che l'enigmistica diventi uno strumento alla portata di tutti per il potenziamento delle funzioni cerebrali delle persone con un lieve deterioramento cognitivo".
Per esempio, fa notare il blog della Harvard Medical School, in uno studio del 2022 che aveva indagato i presunti benefici dell'enigmistica su un gruppo di anziani con diagnosi di Alzheimer, i miglioramenti riscontrati nel peggioramento cognitivo e neurologico dei pazienti erano paragonabili agli effetti di un tipo di farmaci utilizzati nel trattamento delle forme meno gravi di questa malattia. A conclusioni simili era arrivato qualche anno prima anche un team di ricercatori inglesi. Dopo aver confrontato le prestazioni cognitive degli over 50 che giocano spesso a sudoku con quelle dei coetanei che non lo fanno quasi mai, i ricercatori avevano scoperto che il miglioramento riportato dai primi era paragonabile agli effetti di un farmaco usato per gestire i sintomi della malattia di Alzheimer. Tuttavia, gli stessi autori sottolineano la necessità di esperimenti controllati e a lungo termine, che al momento scarseggiano, prima di trarre conclusioni definitive.
L'ultima domanda a cui risponde il portale dei medici anti-fake news è: Possiamo dire che giocare all'enigmistica mantiene il cervello giovane? "Anche se si sarebbe tentati di concludere che le parole crociate aiutano a prevenire l'invecchiamento cerebrale, le evidenze scientifiche di cui disponiamo al momento presentano alcune criticità - puntualizzano gli esperti - Innanzitutto, anche se parliamo di invecchiamento fisiologico, non si hanno ancora informazioni definitive su un eventuale rapporto di causalità. La maggior parte degli studi che dimostra l'esistenza di un legame fra invecchiamento cognitivo ed enigmistica è di tipo osservazionale, cioè scatta solo 'un'istantanea' di questa relazione, mentre per dimostrare una corretta inferenza causale sono necessari studi controllati. In attesa che la ricerca scientifica produca evidenze più solide, nulla vieta di portare in spiaggia la propria rivista di enigmistica preferita. Facendo attenzione, dopo qualche pagina, ad alzarsi dalla sdraio. Perché, non dimentichiamolo, anche per il cervello il movimento è il modo più efficace per proteggersi dai danni dell’età che avanza".
Cronaca
Covid, chi deve fare il vaccino e quando: tutte le risposte
Si 'riscaldano i motori' della campagna vaccinale, che partirà in contemporanea con quella antinfluenzale i primi di ottobre
Nell'ultima settimana sono stati registrati in Italia 9.670 nuovi contagi Covid, in calo del 25% circa rispetto ai 12.876 della settimana precedente. I decessi sono passati invece da 75 a 97, in aumento di circa il 30%. Con questi numeri si 'riscaldano i motori' della campagna vaccinale anti-Covid, che partirà in contemporanea con quella antinfluenzale i primi ottobre. Ma chi dovrà fare il vaccino e quando? E chi ha avuto la malattia da Sars-CoV-2 in estate - quando c'è stato un rialzo dei casi - quando deve fare il vaccino?
Vaccino anti covid, chi e quando? Tutte le risposte
Alla prima domanda ha risposto la circolare del ministero della Salute con le indicazioni per la campagna vaccinale. I pilastri sono la raccomandazione per alcune categorie e l'offerta gratuita comunque per chi vuole fare la dose dei vaccini adattati alla variante JN.1. Alla seconda domanda risponde Roberta Siliquini, presidente della Società italiana di igiene e medicina preventiva e sanità pubblica (Siti). "Per chi ha avuto la malattia Covid in estate e rientra nelle categorie per cui il ministero ha indicato la raccomandazione, le linee guida dell'Oms e della Siti ci dicono che è opportuno fare la dose di richiamo dopo 3 mesi dalla positività al Covid. Quindi - chiarisce all'Adnkronos Salute - chi ha fatto la malattia a luglio-agosto può fare il vaccino, aggiornato all'ultima variante, a novembre".
Il vaccino è quindi raccomandato alle "persone con età superiore a 60 anni; ospiti delle strutture per lungodegenti; donne che si trovano in qualsiasi trimestre della gravidanza o nel periodo post-partum, comprese le donne in allattamento; operatori sanitari e sociosanitari addetti all'assistenza negli ospedali, nel territorio e nelle strutture di lungodegenza; studenti di medicina, delle professioni sanitarie che effettuano tirocini in strutture assistenziali e tutto il personale sanitario e sociosanitario in formazione; persone dai 6 mesi ai 59 anni di età compresi con elevata fragilità, in quanto affette da patologie o con condizioni che aumentano il rischio di Covid-19 grave".
"Dobbiamo ricordare - sottolinea Siliquini - che il vaccino non è lo stesso della campagna 2023-2024, ma è aggiornato alla variante JN.1. Quindi non può esserci la scusa 'ma ho fatto la dose lo scorso anno': chi è nelle categorie per cui è raccomandato, è bene che faccia il richiamo da ottobre". Si può fare il vaccino anti-Covid insieme all'antinfluenzale? Sì, anzi è consigliato dagli esperti e infatti la circolare Covid chiarisce che è "possibile la co-somministrazione dei nuovi vaccini aggiornati con altri vaccini (con particolare riferimento al vaccino antinfluenzale), fatte salve eventuali specifiche indicazioni d'uso o valutazioni cliniche".
Cronaca
Maculopatia ed edema diabetico, studi confermano efficacia...
Ulteriori evidenze dagli studi Pulsar e Photon presentate al Meeting annuale di Euretina2024 a Barcellona
La degenerazione maculare di tipo neovascolare correlata all'età (nAmd) è una patologia dell'occhio che progredisce rapidamente e che, se non trattata, può portare alla perdita della vista in pochi mesi. Nel mondo 170 milioni di persone sono affette da degenerazione maculare correlata all'età (Amd) e si prevede che questa cifra arriverà a 288 milioni entro il 2040. Circa il 10% delle persone affette da Amd svilupperà la forma avanzata neovascolare. L'edema maculare diabetico (Dme) è una complicanza oculare delle persone affette da diabete che può portare alla perdita della vista e, in alcuni casi, alla cecità. Attualmente, a livello globale, 146 milioni di persone soffrono di retinopatia diabetica (Rd), che può evolvere in una condizione più grave, il Dme che colpisce circa 27 milioni di persone nel mondo. Per questi pazienti una buona notizia arriva dal Meeting annuale della Società europea degli specialisti della retina (Euretina2024), in programma dal 19 al 22 settembre a Barcellona: ulteriori evidenze dagli studi Pulsar e Photon confermano i dati di efficacia e sicurezza duraturi di aflibercept 8 mg intravitreale, con lunghi intervalli di trattamento, in diverse popolazioni di pazienti affetti da nAmd e Dme.
Lo comunica Bayer, presente a Euretina2024 con 3 simposi e 8 abstract per dibattere sui risultati degli studi registrativi nella pratica clinica nella nAmd e nel Dme, mettendo in luce i benefici per i pazienti trattati con aflibercept 8 mg. Aflibercept 8 mg - riporta la nota - è stato sviluppato per ridurre il burden della gestione della patologia e prolungare gli intervalli di trattamento tra le somministrazioni, con un'efficacia e una sicurezza equiparabili a quelle dello standard di cura aflibercept 2 mg. Il successo degli studi clinici registrativi Pulsar e Photon ha portato all'approvazione del farmaco nell'Ue per la nAmd e il Dme, con la possibilità per la prima volta di estendere gli intervalli di trattamento fino a 5 mesi. Inoltre, l'iniziale fase di loading prevede, sempre per la prima volta, solo 3 iniezioni mensili sia per i pazienti affetti da nAmd sia per i pazienti con Dme con ulteriore riduzione del burden.
"Molti dei nostri pazienti necessitano di un approccio prolungato per controllare la loro malattia retinica e preservare la loro capacità visiva. Questo è esattamente ciò che gli studi clinici con aflibercept 8 mg hanno dimostrato e rappresenta un punto di svolta nella cura delle patologie della retina", ha dichiarato Anat Loewenstein, Direttore del Dipartimento di Oftalmologia del Tel Aviv Medical Center.
In questi giorni - si legge nella nota - aflibercept 8 mg ha inoltre ottenuto dal Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema) parere positivo per l'approvazione in Ue della siringa preriempita per la somministrazione di aflibercept 8 mg (114,3 mg/ml soluzione iniettabile). Il nuovo dispositivo (OcuClickTM) offrirà agli oftalmologi una modalità semplice ed efficace per somministrare con precisione la dose da 70 μl di aflibercept 8 mg nelle indicazioni approvate. Questo sistema semplice, maneggevole e accurato porterà notevoli benefici ai pazienti e agli oftalmologi, con la certezza di somministrare in modo rapido e preciso il corretto dosaggio di aflibercept 8 mg.
Aflibercept 8 mg è stato sviluppato da Bayer insieme a Regeneron, che detiene i diritti esclusivi per aflibercept 2 mg e aflibercep 8 mg negli Stati Uniti. Bayer ha in licenza i diritti esclusivi di commercializzazione al di fuori degli Stati Uniti. Aflibercept 8 mg (114,3 mg/ml soluzione iniettabile) è stato finora approvato in oltre 40 Paesi per il trattamento della degenerazione maculare di tipo neovascolare correlata all'età e dell'edema maculare diabetico. In altri Paesi sono in corso richieste di autorizzazione per l'utilizzo di aflibercept 8 mg.
Cronaca
Corazza (Apiafco): “Pazienti psoriasi aspettano 12...
"Chiediamo sia inserita nel Piano nazionale di cronicità per dare dignità alla malattia"
"Ben vengano tutte le innovazioni terapeutiche in grado di normalizzare il decorso della psoriasi, anche perché in genere il tempo medio per accedere a trattamenti specifici per noi pazienti è di 12 anni. Un'eternità, se consideriamo che la psoriasi presenta un forte impatto sulla vita quotidiana, in quanto i sintomi sono molto visibili e provocano un senso di vergogna e frustrazione. Parliamo di una malattia cronica e recidivante, ma che non è ancora inserita nel Piano nazionale di cronicità. E' una battaglia che combattiamo da 4 anni per dare 'dignità alla malattia'". Lo ha detto Valeria Corazza, presidente Apiafco-Associazione psoriasici italiani amici Fondazione Corazza, intervendo alla conferenza stampa a Roma sull'approvazione della rimborsabilità per il farmaco deucravacitinib.
"Oggi vivere con la psoriasi non è certamente come quando è stata diagnostica a me che di anni ne avevo 10 - spiega all'Adnkronos Salute - Oggi abbiamo a disposizione tantissime proposte terapeutiche che possono curare chi ha due macchioline ma, soprattutto, quei 250mila pazienti che invece soffrono di psoriasi severe e che per questo motivo possono avere il 90% del corpo coperto da placche oppure localizzate su viso e mani, il nostro biglietto di presentazione. Quindi poter avere più opzioni terapeutiche non è poco". Però, per la rappresentate dei pazienti, "c'è ancora una mancanza di informazione. Come associazione lavoriamo su questo aspetto - sottolinea Corazza - perché moltissime persone continuano a non curarsi, hanno paura degli effetti collaterali delle terapie o le abbandonano, o non sanno in quale centro e a quale specialista affidarsi". "Credetemi, c'è chi non sa dove andare, c'è chi non conosce le bellissime cose che vengono fatte per questa patologia che quando è in forma severa è una malattia devastante", conclude.