Decreto carceri, opposizioni abbandonano lavori commissione Senato
La scelta di Pd, M5S, Avs e Italia Viva dopo il no a tutti gli emendamenti: "Ottusa e cinica chiusura da parte di governo e maggioranza"
Le opposizioni al completo hanno abbandonato i lavori della Commissione Giustizia del Senato, dove è in corso l'esame del decreto carceri. Da Pd, M5S, Avs e Italia Viva la scelta dopo che sono stati dati pareri negativi su tutti i 225 emendamenti presentati. Critiche anche per i tempi, dopo l'arrivo in Commissione di altri 14 emendamenti del governo, che lamentano dalla minoranza non c'è tempo per valutarli. Risultano invece accantonati i 9 emendamenti di Forza Italia.
"Non c'è stata alcuna considerazione del lavoro da noi effettuato, nemmeno loro erano convinti del decreto, tant'è che l'avevano riscritto con gli emendamenti del governo, vista l'assenza di totale collaborazione è inutile la nostra presenza qui", ha spiegato Ada Lopreiato, senatrice del M5S, lasciando la Commissione. "Tutto questo è chiaramente a discapito di quelli che sono gli effettivi problemi nelle carceri, che non considerano assolutamente, parliamo dei suicidi, parliamo dei minori in carcere, quindi in barba a quelle che sono le vere problematiche all'interno delle carceri", ha concluso.
La dichiarazione dei capigruppo
"Come forze di opposizione abbiamo deciso di abbandonare i lavori della Commissione Giustizia di fronte ad un incredibile atteggiamento di relatori e governo che hanno rifiutato di prendere in considerazione tutti gli emendamenti presentati a un decreto vuoto, che non affronta in alcun modo la drammatica emergenza delle carceri, il dramma dei suicidi quotidiani, l’intollerabile sovraffollamento, anche degli istituti minorili, la situazione dei bambini in carcere", dichiarano i capigruppo nella Commissione Giustizia del Senato di Pd, Avs, M5S e Iv, Alfredo Bazoli, Ilaria Cucchi, Ada Lopreiato e Ivan Scalfarotto.
"Avevamo auspicato e offerto un confronto vero. Avevamo presentato proposte emendative che nascevano dalla realtà delle carceri, dalle audizioni con i garanti, dai magistrati di sorveglianza, dalla stessa polizia penitenziaria, dagli esperti che vivono ogni giorno la realtà di un sistema spesso disumano, lontano dall’articolo 27 della Costituzione. Non ce la sentiamo di continuare a partecipare a questo simulacro di discussione e di condividere la responsabilità morale dell'inazione rispetto alla situazione drammatica delle nostre carceri dovuta a una ottusa e cinica chiusura da parte di governo e maggioranza. Questo ci conduce alla grave decisione di abbandonare i lavori della Commissione", concludono dai gruppi di opposizione.
Politica
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La manifestazione di Pontida, in calendario il 6 ottobre, "sarà una grande mobilitazione per il diritto alla sicurezza dei cittadini italiani, per la libertà di pensiero e di parola, per il rispetto della sovranità popolare e nazionale''. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, al 'Federale' riunito oggi a Montecitorio.
Anche per questo, si legge in una nota del Carroccio, "c’è grande attenzione da parte di osservatori stranieri e sul pratone in provincia di Bergamo si attendono delegazioni in arrivo da oltreconfine".
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Salvini ha dato il via al Consiglio federale convocato ad hoc dopo la richiesta di condanna a sei anni nell’ambito del processo Open Arms. "Ringrazio il governo e i partiti di maggioranza per la grande e affettuosa solidarietà - ha affermato il leader della Lega - Si tratta di un processo politico e di un tentativo della sinistra di attaccare il governo ed il diritto alla difesa dei confini nazionali".
"Tutta Europa, compresa quella con i governi socialisti - ha sottolineato il vicepremier - sta presidiando i confini e aumentando controlli ed espulsioni''.
In una nota diffusa dalla Lega al termine del Consiglio federale si legge che "l'enormità di quanto sta accadendo a Palermo sarà un motivo di ulteriore confronto di Salvini anche con Elon Musk, oltre che con i repubblicani americani".
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"Siamo anche d'accordo sul fatto che non bisogna avere timore ad esplorare soluzioni nuove" per fronteggiare l’emergenza migranti, "abbiamo parlato del protocollo Italia-Albania su cui il governo britannico ha molta attenzione, abbiamo offerto elementi per comprendere meglio questo meccanismo". Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nelle dichiarazioni con il primo ministro britannico Keir Starmer.
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La durissima lettera del leader del Movimento
Giuseppe Conte scrive a Beppe Grillo e minaccia lo stop ai contratti che legano il 'garante' al M55. Le tue esternazioni "sono del tutto incompatibili con gli obblighi da te specificamente assunti nei confronti del Movimento con riferimento sia alla malleveria sia ai contratti di pubblicità e comunicazione: ciò mi obbliga a valutare possibili iniziative dirette a sospendere l'esecuzione delle prestazioni a carico del Movimento derivanti dalla malleveria, e il recesso dai contratti di pubblicità e comunicazione", scrive Conte nella lettera anticipata dal presidente del Consiglio. Una missiva che ha irritato, e non poco, garante e fondatore del M5S.
L'ex presidente del Consiglio, a proposito della nota pubblicata da Grillo il 5 settembre, evidenzia quelle che a suo giudizio sono "gravi inesattezze ed evidenti distorsioni" sul ruolo e sui poteri del garante: "La custodia dei valori fondamentali dell'azione politica del movimento e il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme statutarie (non voglio qui discutere la legittimità e la concreta rilevanza giuridica di tale altisonante previsione), si risolvono in una moral suasion, ma di certo non si estendono all'esercizio di un supposto diritto di veto o addirittura alla inibizione della consultazione assembleare su uno o più temi della vita del Movimento", mette in chiaro Conte.
L'ex premier ricorda a Grillo che "nessuna norma statutaria è sottratta a possibili modifiche e/o revisioni da parte dell'assemblea; la stessa Carta dei principi e dei valori è in astratto modificabile" così come "è prevista dallo statuto la possibilità di modificare il simbolo". "Quanto al nome", rimarca Conte, "non esistono disposizioni specifiche che ne impediscono la modificazione, soggiacendo quindi una simile eventualità alle ordinarie regole di revisione statutarie". Inoltre, la regola del limite del doppio mandato "è contenuta nel Codice Etico (in sé sottratto al tuo potere di interpretazione autentica), anche esso modificabile tramite consultazione in rete". Dunque, secondo Conte "nessuna preclusione può essere imposta al potere deliberativo dell'assemblea su nessuno dei temi sopra richiamati".
Infine - prosegue Conte rivolgendosi sempre a Grillo - "le tue reiterate esternazioni pubbliche stanno accreditando agli occhi della opinione pubblica una concezione 'dominicale' del Movimento", una condotta che a detta del leader M5S "rischia di appannare le energie e l'entusiasmo che questo processo costituente sta liberando".