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Netanyahu al Congresso Usa: “E’ guerra tra civiltà e barbarie, insieme vinceremo”

Il premier israeliano accolto da una standing ovation: "Una vergogna le accuse assurde a Israele di crimini di guerra". Spray al peperoncino contro manifestanti, 5 arresti

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu al Congresso degli Stati Uniti - (Afp)

Un lunghissimo applauso ha accolto il premier israeliano Benjamin Netanyahu al suo ingresso nell'aula del Congresso degli Stati Uniti, dove ha tenuto il suo discorso, il quarto davanti ai senatori ed ai deputati americani riuniti. "Non siamo di fronte ad uno scontro tra civiltà, ma tra barbarie e civiltà e per far trionfare le forze della civiltà America e Israele devono stare insieme. Perché quando stanno insieme, succede una cosa semplice, noi vinciamo e loro perdono. E noi vinceremo", le prime parole del premier israeliano, che ha ribadito come "Israele resterà un alleato indispensabile per gli Stati Uniti, resterà il vostro amico leale e il vostro partner costante".

Netanyahu ha parlato di "una grande alleanza" fra i due Paesi. "Grazie America, grazie per il vostro sostegno e la vostra solidarietà. Grazie per essere al fianco di Israele nel momento del bisogno. Insieme difenderemo la nostra civiltà comune, insieme garantiremo un futuro brillante per entrambe le nostre nazioni", ha ripetuto.

"Non avrò pace fino a quando tutti gli ostaggi non saranno a casa", ha poi aggiunto Netanyahu, ricordando che "135 li abbiamo riportati a casa". "Una di loro Noah Agarmani è qui nella galleria insieme a mia moglie Sarah", ha detto ancora il premier israeliano, tra gli applausi di senatori e deputati, ricordando il blitz delle forze speciali che l'ha liberata insieme ad altri 3 ostaggi. "Siamo così emozionati di averti qui con noi", ha concluso.

Riguardo poi agli sforzi per la liberazione degli ostaggi, il premier israeliano ha detto che "mentre stiamo parlando siamo impegnati in intensi sforzi e sono fiducioso, alcuni sforzi sono in corso ora". "Dateci i mezzi più velocemente e finiremo il lavoro", l'appello rivolto agli Stati Uniti.

Netanyahu ha accusato quindi Hamas di una “strategia” in cui “in realtà vuole che i civili palestinesi muoiano”, in modo che Israele “venga infangato dai media internazionali e venga spinto a porre fine alla guerra". "Voglio assicurarvi che, a prescindere dalle pressioni esercitate, non permetterò mai che ciò accada".

Il premier ha quindi illustrato la sua visione per il dopoguerra, non prima di aver ribadito che la guerra durerà “finché non avremo distrutto le capacità militari di Hamas e il suo dominio a Gaza e non avremo riportato a casa tutti i nostri ostaggi”. “Non ci accontenteremo di niente di meno”, ribadisce. Quanto al post guerra, continua, "la mia visione per quel giorno è di una Gaza smilitarizzata e de-radicalizzata. Israele non vuole rioccupare Gaza, ma per il futuro prevedibile, dobbiamo mantenere il controllo della sicurezza per prevenire la rinascita del terrore, per assicurare che Gaza non rappresenti mai più una minaccia per Israele”.

Ringraziamenti poi a Joe Biden per "mezzo secolo di amicizia con Israele" e per "gli sforzi instancabili per gli ostaggi". “Il presidente Biden e io ci conosciamo da oltre 40 anni - ha detto il premier israeliano - Voglio ringraziarlo per mezzo secolo di amicizia verso Israele e per essere, come dice lui, un orgoglioso sionista. Anzi, come dice lui, un fiero sionista irlandese-americano”. “Ringrazio il presidente Biden per il suo sentito sostegno a Israele. Dopo il barbaro attacco del 7 ottobre, ha giustamente definito Hamas 'male puro'", ha continuato, ricordando che gli Stati Uniti hanno inviato "due portaerei in Medio Oriente per scoraggiare una guerra più ampia ed è venuto in Israele per stare al nostro fianco nel momento più buio, una visita che non sarà mai dimenticata”.

Grazie anche a Donald Trump, che vedrà venerdì in Florida. "Voglio ringraziare il presidente Trump per tutte le cose che ha fatto per Israele, dal riconoscimento della sovranità israeliana sulle alture del Golan alla risposta all'aggressione iraniana, al riconoscimento di Gerusalemme come nostra capitale e al trasferimento dell'ambasciata americana in quella città”, dice. E aggiunge: “Come gli americani, anche gli israeliani sono stati sollevati” dal fatto che sia sopravvissuto all'attentato del 13 luglio scorso.

"Ci incontriamo oggi a un bivio della storia. Il nostro mondo è in subbuglio. In Medio Oriente, l'asse del terrore iraniano si confronta con l'America, Israele e i nostri amici arabi", ha detto il premier israeliano, secondo il quale "l'Iran sta promuovendo le proteste anti-Israele in America, vogliono distruggere l'America". "L'Iran sta finanziando anche la protesta fuori da questo edificio, non sono tanti ma ci sono", ha aggiunto riferendosi alla mobilitazione contro la sua visita in Washington. "Ho un messaggio per voi siete diventati gli utili idioti dell'Iran", ha detto ancora.

Netanyahu ha poi parlato in tono molto concitato contro le proteste che nei mesi scorsi ci sono state nei mesi scorsi nei campus americani, prendendosela non solo con gli studenti che hanno protestato ma anche con i presidenti della principali università, compresa la sua alma mater Mit, che ha chiamato "intellettuali istupiditi" che non hanno condannato in modo chiaro le proteste anti-Israele.

Quanto alle decine di esponenti democratici che hanno boicottato il suo discorso, Netanyahu ha accusato chi protesta contro Israele di stare con gli assassini di Hamas, di "stare con il male". "Dovrebbero vergognarsi, si rifiutano di fare la semplice distinzione tra chi difende il proprio popolo e chi prende di mia i civili", ha detto il premier israeliano.

Infine un attacco a Karim Khan, procuratore del Tribunale penale internazionale, che ha “vergognosamente” accusato Israele di aver deliberatamente affamato la popolazione di Gaza. “Questa è una completa assurdità. È una completa invenzione”, denuncia il premier israeliano. “Le calunnie oltraggiose che dipingono Israele come razzista e genocida hanno lo scopo di delegittimare Israele, demonizzare lo Stato ebraico e demonizzare gli ebrei ovunque”, l'accusa rilanciata da Netanyahu, che paragonato quelle che ha definito “accuse selvagge” al tipo di menzogne storiche antisemite che hanno portato all'Olocausto.

Presenti e assenti al discorso

Al discorso erano assenti oltre una cinquantina di deputati democratici oltre alla vice presidente Kamala Harris, impegnata in un evento elettorale. . Harris, ormai nuova candidata in pectore dei democratici, domani avrà un faccia a faccia con il premier israeliano. Non c'è neanche Nancy Pelosi. L'ex Speaker ha reso noto che "non parteciperà oggi alla sessioni a camere riunite del Congresso", ma "questa mattina parteciperà ad un incontro con le famiglie che hanno sofferto a causa dell'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre e i rapimenti". Anche la vice presidente Kamala Harris, che è la presidente del Senato, non presiederà la seduta, ma - assicurano dal suo ufficio - a causa di impegni precedenti della campagna elettorale

Secondo quanto riferisce Nbcnews, alcuni boicotteranno completamente il discorso, altri lo ascolteranno dai loro uffici senza andare in aula. Ed alcuni hanno organizzato programmi alternativi.

Tra i senatori che non saranno in aula anche Patty Murray, presidente pro tempore del Senato avrebbe dovuto presiedere dal momento che Kamala Harris, che è anche presidente del Senato, non ci sarà per impegni precedenti. "Assicurare un duraturo, reciproco cessate il fuoco è di vitale importanza in questo momento, ed io continuerò a spingere affinché si raggiunga al più presto possibile - ha dichiarato la senatrice dem eletta nello stato di Washington - spero che il primo ministro Netanyahu usi l'opportunità di questo discorso per dire come intende assicurare un cessate il fuoco ed una pace duratura nella regione".

Anche la frusta della maggioranza dem al Senato, Dick Durbin, ha annunciato che diserterà il discorso in una dichiarazione in cui afferma che la guerra a Gaza sotto la direzione di Netanyahu "è una strategia brutale che va oltre un livello accettabile di autodifesa. Io starò al fianco di Israele ma non applaudirò all'attuale primo ministro al Congresso".

Anche JD Vance non ha assistito al discorso, conferma Jason Miller, consigliere della campagna di Trump, assicurando che il senatore dell'Ohio scelto da Donald Trump come candidato alla vice presidenza "è solidamente schierato con il popolo di Israele nella sua lotta per difendere la propria patria, sradicare la minaccia terroristica e riportare a casa i suoi cittadini tenuti in ostaggio". "Non sarà tuttavia presente al discorso del primo ministro Netanyahu al Congresso a causa dei suoi impegni come candidato repubblicano alla vice presidenza", conclude Miller.

Presente Elon Musk che, avvicinato dai giornalisti, ha detto di essere ospite del premier israeliano. In effetti, il Ceo di Tesla e Space X è stato fermato mentre usciva dall'ufficio dello Speaker repubblicano, Mike Johnson, ed ha detto di aver avuto "una grande incontro", ma non ha specificato con chi.

Manifestanti arrestati

La polizia del Campidoglio ha allontanato e arrestato cinque persone che nella Galleria della Camera protestavano contro il discorso di Netanyahu. Lo ha reso noto su X la Capitol police, che in un altro post ha affermato che alcune persone "avevano cominciato a diventare violente, disobbedendo agli ordini di indietreggiare. Abbiamo spruzzato spray al peperoncino verso chiunque cercasse di violare la legge e di superare le barriere".

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Esteri

Israele colpisce Hezbollah nel Sud del Libano –...

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(Fotogramma)

Si intensificano, dopo le migliaia di piccole esplosioni di apparecchi elettronici che nei giorni scorsi hanno provocato morti e feriti in Libano, gli scontri al confine del Paese dei Cedri con Israele. L'esercito israeliano ha fatto sapere di aver colpito sette siti di infrastrutture terroristiche di Hezbollah e un deposito di armi nel Libano meridionale durante la notte.

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Esteri

Dopo ‘gattara senza figli’, Harris accusata di...

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Polemiche per la frase della governatrice dell'Arkansas, ex portavoce di Trump alla Casa Bianca

Kamala Harris - Afp

I repubblicani continuano ad attaccare Kamala Harris, in corsa per diventare la prima donna presidente degli Stati Uniti, per non essere madre biologica. E dopo la "gattara senza figli", la frase del candidato alla vice presidenza Dj Vance che continua a rivelarsi il più grande autogol mediatico del ticket repubblicano, ora ad attaccare è Sarah Huckabee Sanders, governatrice dell'Arkansas ed ex portavoce della Casa Bianca di Donald Trump, che ha moderato una town hall con il suo ex boss in Michigan.

"I miei figli mi tengono con i piedi per terra, sfortunatamente Kamala Harris non ha niente che le tenga i piedi per terra", ha detto la repubblicana affermando di considerare il ruolo di madre il più importante della sua vita. Parole che stanno provocando una nuova ondata di critiche e polemiche, da parte di chi, a prescindere dalla visione che riduce la donna solo al ruolo di madre, ricorda che Harris è 'stepmom' dei due figli del primo matrimonio del marito in una famiglia allargata presentata con orgoglio alla convention.

Il 'second gentleman' tra i primi a replicare alle parole "incredibili" di Sanders: "Non importa come si diventa genitori, tutti fanno gli stessi sacrifici e godono delle stesse gioie crescendo i figli", ha detto Doug Emhoff.

Anche la sua prima moglie, Kerstin Emhoff, sui social ha difeso il rapporto di Harris con i suoi figli: “Cole e Ella continuano a spingerci a rendere il mondo un posto migliore, Kamala Harris ha speso la sua intera carriera a lavorare per la gente e tutte le famiglie, questo ti tiene abbastanza con i piedi per terra", ha scritto su X.

Intanto, critiche arrivano anche dalla campagna di Trump, che ancora deve fare i conti con la sequela di attacchi e prese in giro per la battuta della gattara, culminata con la foto di Taylor Swift con il gattino nel post di endorsement a Kamala, sono arrivate critiche all'uscita di Sanders. "Ho trovato quelle parole veramente offensive, non ho molto più da dire, sono deluso da Sarah", ha dichiarato il consigliere della campagna, Byran Lanza, affermando di avere avuto "la fortuna di avere una stepmom".

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Esteri

Attacchi a Hezbollah, il piano di Israele con cercapersone...

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Si ritiene ampiamente che dietro queste operazioni ci sia Tel Aviv, ma chi ha realizzato i dispositivi e come sono esplosi?

Cercapersone e walkie-talkie esplosi - (Afp)

Potrebbero volerci anni prima che venga raccontata la storia completa di come sono state orchestrate le esplosioni coordinate di migliaia di cercapersone e walkie-talkie usati da Hezbollah. I dubbi su cosa li abbia fatti esplodere restano e, anche senza che Israele ammetta pubblicamente la responsabilità, è chiaro che l'attacco deve essere stato pianificato con cura. Lo scrive il Guardian, che ha intervistato Alan Woodward, professore di sicurezza informatica alla Surrey University, secondo cui, per trasformare in piccole bombe questi dispositivi "non ci sarebbe bisogno di molto esplosivo: la loro vicinanza al corpo umano causa lesioni anche se si tratta di pochi grammi".

La prima ondata di esplosioni, verificatasi martedì alle 15.30 circa ora locale, sembra essere stata innescata da un messaggio speciale della leadership di Hezbollah, il che implica, ha sostenuto Woodward, una specifica modifica del software incorporato nei cercapersone. Ciò significa che avrebbe innescato un'esplosione quando fosse stato inviato il messaggio appropriato. Potrebbe dunque essere stata un'impostazione predefinita sui cercapersone, esplosi dopo un segnale acustico, che ha dato ai possessori il tempo necessario per avvicinare il dispositivo al volto, motivo per cui i dottori libanesi hanno riferito di aver curato ferite multiple a mani e occhi dopo l'esplosione.

Dodici persone sono state uccise e circa 2.800 ferite nelle esplosioni di martedì, e 14 sono morte in una seconda ondata di esplosioni che è seguita ieri, quando i walkie-talkie hanno iniziato a esplodere. Ciò suggerisce che gli attacchi equivalevano a un tentativo concertato di interrompere le comunicazioni di Hezbollah, il tipo di attività che potrebbe essere un preludio a un bombardamento del Libano meridionale o ad altri attacchi militari convenzionali.

Sabotare i cercapersone non è un'impresa da poco - prosegue il giornale britannico citando Oleg Brodt, direttore dei Cyber Labs della Ben-Gurion University - Potrebbe anche aver richiesto la collaborazione dei produttori o che il Mossad (o chiunque abbia eseguito gli attacchi in Libano) abbia prodotto da sé i cercapersone manipolati. Si tratta, ovviamente, soltanto di speculazioni, al momento.

I cercapersone recavano il logo di un produttore taiwanese, Gold Apollo. Il suo fondatore, Hsu Ching-Kuang, ha affermato che la sua azienda aveva subappaltato la fabbricazione del modello Ar-924 coinvolto nell'attacco alla poco conosciuta Bac Consulting Kft con sede a Budapest, un accordo che, a suo dire, era stato stipulato tre anni fa.

Da qui la pista diventa strana. Bac Consulting è stata registrata in Ungheria nel 2022 e ha fornito un indirizzo di Budapest sul suo sito web, lo stesso indirizzo utilizzato da numerose aziende. Il suo amministratore delegato è Cristiana Bársony-Arcidiacono, secondo il suo profilo su LinkedIn, ed è descritta come laureata alla London School of Economics e madrelingua sia ungherese che italiana.

Il Guardian racconta di aver chiamato la Bársony-Arcidiacono e che questa, dopo aver chiesto come la giornalista avesse ottenuto il numero, ha riattaccato. Tuttavia, ha confermato alla Nbc che la sua azienda lavorava con Gold Apollo. Alla domanda sui cercapersone e sulle esplosioni, la Bársony-Arcidiacono ha detto: "Non produco i cercapersone. Sono solo l'intermediario. Penso che abbiate sbagliato". In seguito, anche i funzionari ungheresi hanno affermato che i cercapersone non erano stati prodotti nel paese.

La fabbricazione dei letali cercapersone con trappole esplosive è solo metà della storia, tuttavia - sottolinea il giornale - chiunque li abbia costruiti aveva una buona conoscenza dell'intelligence all'interno di Hezbollah. Sapevano che Hezbollah aveva ordinato circa 5.000 cercapersone, dopo che il leader del gruppo, Sayyed Hassan Nasrallah, aveva messo in guardia a febbraio contro l'uso dei telefoni cellulari . "Il tuo telefono è il loro agente", aveva avvertito all'epoca il capo di Hezbollah, senza prevedere che i nemici del suo gruppo sarebbero stati pronti a piazzare degli esplosivi nei cercapersone.

Gli aggressor i sapevano anche chi avrebbe fornito i dispositivi sabotati a Hezbollah e avevano un modo per assicurarsi di poter controllare la loro consegna al gruppo militante, così come la loro fabbricazione o compromissione. "La portata, la distruzione e la precisione dell'attacco suggeriscono un'operazione sofisticata in preparazione da mesi", ha affermato Emile Hokayem dell'International Institute for Strategic Studies. Sebbene Israele non abbia rivendicato la responsabilità dell'attacco, pochi dubitano che le sue forze di sicurezza siano dietro allo sforzo, straordinario perché ha coinvolto migliaia di dispositivi anziché un singolo telefono con trappola esplosiva del tipo usato per assassinare il leader di Hamas Yahya Ayyash nel 1996.

Yoav Gallant, ministro della Difesa del Paese, ha chiamato Lloyd Austin, il suo omologo statunitense, "diversi minuti" prima che i cercapersone iniziassero a esplodere per comunicargli che un'operazione in Libano stava per iniziare, secondo il sito web Axios. Non sono stati condivisi dettagli specifici e il dipartimento di Stato ha affermato che gli Stati Uniti non erano stati preavvisati del piano di attacco, sebbene la telefonata di Gallant si avvicini a un riconoscimento di responsabilità.

Ma per quanto sofisticata sia stata la pianificazione, la realtà è che molti civili sono rimasti feriti quando i cercapersone sono esplosi. Un video ha ripreso un cercapersone che esplodeva in un mercato; altri hanno mostrato adulti e bambini in ospedale con gravi ferite traumatiche penetranti alla testa, al corpo e agli arti. Human Rights Watch, un gruppo di monitoraggio, ha affermato che la legge sui diritti umani "proibisce l'uso di trappole esplosive, proprio per evitare di mettere i civili in grave pericolo".

Sembra che Israele abbia voluto intensificare il suo attacco al gruppo militante, due giorni dopo che il suo gabinetto di sicurezza ha dichiarato che consentire a 60.000 sfollati di tornare sani e salvi alle loro case nel nord del paese era ora un obiettivo di guerra.

Hokayem ha sostenuto che l’operazione del cercapersone, seguita ora dall’attacco con il walkie-talkie, “rappresenta un colpo umiliante e un grave fallimento della sicurezza operativa per Hezbollah”, già scosso dall’assassinio tramite attacco aereo del suo comandante militare di punta a luglio. "Il gran numero di vittime e la loro distribuzione nel Paese hanno avuto un profondo impatto sulla società libanese e su Hezbollah", ha concluso. Ma è anche probabile che si rischino ritorsioni e un'intensificazione delle ostilità, poiché entrambe le parti sono sull'orlo della guerra.

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