Ricerca, scoperto l’interruttore del sonno Rem e il primo farmaco mirato
Novità all'orizzonte contro i disturbi del sonno e alcune malattie neurologiche correlate. Uno studio congiunto delle università di Padova, McGill e Toronto (Canada), pubblicato sul 'Journal of Neuroscience', ha identificato l''interruttore' del sonno Rem - il recettore della melatonina MT1 - e il primo farmaco mirato, in grado di agire selettivamente su questa fase cruciale del riposo, senza alterare il sonno non-Rem. "Significativo è il potenziale clinico della scoperta", sottolineano dall'ateneo padovano, non solo per la comprensione dei meccanismi del sonno e quindi per il trattamento delle sue alterazioni, ma soprattutto per chi soffre di patologie come Parkinson e demenza con corpi di Lewy.
Il sonno umano - ricorda UniPd - si compone di una sequenza precisa di fasi non-Rem e Rem, ognuna delle quali svolge funzioni fisiologiche distinte. Il sonno Rem (acronimo che sta per Rapid Eye Movement, il movimento oculare rapido che lo caratterizza), quello in cui si sogna, riveste un ruolo fondamentale nel consolidamento della memoria e nella regolazione delle emozioni. Il sonno non-Rem supporta invece i processi di recupero e riparazione fisica. Le interruzioni di questo ciclo possono compromettere le funzioni cognitive e aumentare la vulnerabilità alle malattie neuropsichiatriche. Gli autori della nuova pubblicazione - frutto della ricerca sulla melatonina e i suoi due recettori, MT1 e MT2, sviluppata negli ultimi 15 anni dal team internazionale - hanno individuato nel recettore MT1 il regolatore chiave del sonno Rem, il che ha permesso di identificare la prima molecola specificatamente mirata a questa fase del sonno.
MT1 è espresso in neuroni specifici chiamati neuroni della noradrenalina, situati in un'area del cervello detta Locus Coeruleus (punto blu) per la sua colorazione tendente all'azzurro, dovuta ai granuli di melanina al suo interno. Durante il sonno Rem, questi neuroni noradrenergici riducono la propria attività elettrica e diventano silenziosi. Circa lo 0,5-1% della popolazione generale è affetta da un disturbo del comportamento del sonno Rem, che è un serio fattore di rischio per lo sviluppo di patologie neurodegenerative come il morbo di Parkinson e altre malattie come la demenza con corpi di Lewy, che attualmente non dispongono di trattamenti efficaci. Utilizzando un nuovo farmaco che agisce selettivamente sui recettori MT1, gli scienziati sono riusciti ad aumentare la durata del sonno Rem negli animali da esperimento, riducendo contemporaneamente l'attività dei neuroni noradrenergici del Locus Coeruleus.
"Questa scoperta non solo fa progredire la nostra comprensione sui meccanismi del sonno, ma ha anche un significativo potenziale clinico", afferma Gabriella Gobbi, principal investigator dello studio, professoressa di Psichiatria alla McGill University, clinico al McGill University Health Center e Canada Research Chair in Therapeutics for Mental Health. "Finora - precisa - il recettore specifico che innesca il sonno Rem era sfuggito agli scienziati", mentre "il nuovo studio ha identificato come importante regolatore di questa fase del sonno proprio il recettore MT1 della melatonina situato nel Locus Coeruleus".
Non solo. "Fino ad oggi - rimarca Stefano Comai, coautore senior del lavoro, professore di Farmacologia all'università di Padova e professore aggiunto alla McGill University - non si conoscevano farmaci specificamente mirati a modificare il sonno Rem. La maggior parte dei farmaci ipnotici in commercio, pur prolungando la durata totale del sonno, tendono a influenzare negativamente il sonno Rem. Con lo studio pubblicato, oltre a svelare la specificità del recettore MT1 della melatonina, abbiamo scoperto la prima molecola capace di agire selettivamente sul sonno Rem senza alterare il sonno non-Rem".
Secondo gli autori, "ulteriori ricerche sulla neurobiologia e la farmacologia del sonno Rem sono fondamentali per sviluppare trattamenti mirati che potrebbero migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da queste malattie neurodegenerative debilitanti. Man mano che gli scienziati continuano a esplorare le complessità della regolazione del sonno, la speranza di interventi efficaci nei disturbi neurologici diventa sempre più promettente". Per i ricercatori, "se studi futuri confermeranno il coinvolgimento specifico del recettore MT1 della melatonina nella regolazione del sonno Rem, si potranno sviluppare nuovi farmaci in grado di trattare i disturbi del sonno Rem che, come detto, sono noti essere strettamente legati ad esempio al morbo di Parkinson e altre condizioni correlate cosiddette parkinsonismi, quali la demenza con corpi di Lewy".
Salute e Benessere
Nuovo presidente Cda Fondazione Gemelli, prende quota...
L'ex ministro dell'Economia del governo Draghi sembrerebbe il profilo giusto
Prende quota il nome dell'ex ministro Daniele Franco come prossimo presidente della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma. Entro la fine del mese dovrebbe essere nominato tutto il nuovo Consiglio d'amministrazione della Fondazione Policlinico che si è insediato a metà ottobre 2020. Nulla trapela dal Gemelli ma il nome di Franco - secondo quanto apprende l'Adnkronos Salute - sembrerebbe essere il profilo giusto. Franco è un economista, tra gennaio 2020 e febbraio 2021 ha ricoperto il ruolo di ministro dell'Economia e delle Finanze del Governo Draghi, ma è stato in precedenza Ragioniere generale dello Stato e direttore generale della Banca d'Italia.
Il Cda della Fondazione privata no-profit è nominato dagli enti fondatori del Gemelli, Università Cattolica del Sacro Cuore e l'Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ed è costituto da 11 componenti. Oggi ne fanno parte: Carlo Fratta Pasini (presidente); Sergio Alfieri; Alessandro Azzi; Renato Balduzzi; Antonio Gasbarrini; monsignor Claudio Giuliodori; Giuseppe Guerrera; Cesare Mirabelli; Alfredo Pontecorvi; Mario Taccolini. Nel Cda c'era anche il rettore dell'Università Cattolica, Franco Anelli, prematuramente scomparso il 23 maggio scorso.
Salute e Benessere
Giovagnoni (Sirm): “Su teleradiologia una normativa...
Al convegno Fism, 'tavolo aperto con Agenas e società scientifiche europee per trovare una soluzione'
"La teleradiologia sta al centro di numerosi dibattiti. Abbiamo aperto diversi tavoli di discussione, uno con Agenas, proprio per cercare di trovare una soluzione ai problemi di vecchia normativa che ci sta un pochino inchiodando e limitando quello che è stato, parallelamente, l'avanzamento tecnologico in questi anni". Lo ha detto Andrea Giovagnoni, presidente Sirm, Società italiana radiologia medica, partecipando al convegno organizzato dalla Federazione delle Società medico-scientifiche italiane (Fism) sul tema della trasformazione digitale e dell'intelligenza artificiale, oggi al ministero della Salute.
"Le norme - spiega Giovagnoni - sono di 10 anni fa. Le cose adesso sono cambiate, le norme non lo sono, ma bisogna non fare il passo più lungo dalla gamba. E' una delle materie di cui discuteremo negli Stati generali a novembre, quando riuniremo i 12.500 radiologi iscritti alla società scientifica, e che raccolgono diverse anime all'interno della professione per trovare una quadra, soprattutto per un tema così importante". A tale proposito, "da qualche anno abbiamo aperto un tavolo di confronto con altre due società scientifiche internazionali, francesi e spagnole, proprio perché abbiamo problemi simili e forse, proprio con la contaminazione di esperienze diverse europee, potremmo trovare sicuramente un inquadramento per quella che - conclude - è la via giusta per prendere".
Salute e Benessere
Carcinoma retto, guarigione completa per 1 su 4 anche senza...
All'Esmo 2024 presentato studio promosso e realizzato dall'ospedale Niguarda di Milano
Un paziente su 4 con carcinoma del retto medio-basso localmente avanzato guarisce completamente anche senza la chirurgia. Ne sono convinti gli autori dello studio No-Cut, i cui risultati sono stati presentati al Congresso Esmo 2024 in corso a Barcellona. I ricercatori dello studio - promosso e realizzato dall'Ospedale Niguarda di Milano - hanno dimostrato che preservare l'integrità del retto, garantendo gli stessi livelli di sicurezza e guarigione dati dall'approccio chirurgico tradizionale, è possibile.
Allo studio, condotto dal 2018 al 2024, hanno partecipato con radioterapisti, oncologi medici, chirurghi, radiologi, endoscopisti, patologi, biologi, farmacisti, coordinatori di studio, amministrativi e ricercatori in 4 istituzioni in Italia: l'Ospedale Niguarda di Milano (ente promotore), l'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, l'Istituto oncologico veneto (Iov) di Padova e l'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. A illustrare i dati nel simposio presidenziale 'Eyes to The Future' l'oncologo Alessio Amatu di Niguarda: "Gli obiettivi traslazionali di genomica e trascrittomica, presentati per la prima volta al congresso Esmo, riguardano il valore predittivo del Dna tumorale circolante (ctDna, liquid biopsy) e dell'Rna tumorale e sono anch'essi significativi e indicativi perché in grado di predire la risposta clinica".
Nei tumori del retto localmente avanzato, una delle strategie di cura attualmente più utilizzate prevede la rimozione chirurgica della malattia. In particolare, i casi di carcinoma del retto medio-basso localmente avanzato fino al 2017 venivano sempre curati in tutti i casi con chemio-radioterapia e chirurgia del retto, e a seguire chemioterapia precauzionale (adiuvante) post-chirurgica per diminuire il rischio di recidiva. Con lo studio No-Cut i ricercatori hanno voluto invece indagare l'efficacia di un percorso di cura che potesse preservare l'integrità del retto garantendo gli stessi livelli di guarigione e sicurezza dati dalla chirurgia. Il protocollo ha previsto la somministrazione preventiva di una terapia più intensa, composta da una prima fase di chemioterapia seguita da una seconda potenziata con radioterapia. Successivamente, se alla rivalutazione clinica strumentale (con esame rettale, risonanza magnetica nucleare, ecoendoscopia rettale e biopsia) veniva evidenziata una remissione clinica completa della malattia, il paziente poteva evitare la chirurgia rettale venendo invece sottoposto a sorveglianza attiva con stretti controlli nel tempo.
Nello studio in questi anni sono state curate e studiate 180 persone e il risultato clinico è stato che una persona su 4 ha raggiunto la remissione clinica completa che si è mantenuta nel tempo. Una caratteristica che ha consentito loro di evitare la chirurgia del retto e la colostomia, migliorando sensibilmente la qualità di vita. All'interno dello studio No-Cut, inoltre, sono stati studiati alcuni biomarcatori multiomici (caratteristiche radiologiche e patologiche, 'radiopatomica'; Dna del tumore e circolante nel sangue, 'genomica e biopsia liquida'; Rna del tumore, 'trascrittomica'), con lo scopo di identificare a priori in quali casi fosse possibile evitare la chirurgia del retto o coloro che, non raggiungendo una remissione clinica completa, avrebbero potuto beneficiare in futuro di nuove terapie.
"L'obiettivo principale dello studio - commenta Salvatore Siena, direttore Oncologia dell'Ospedale Niguarda di Milano e principal investigator di No-Cut - è molto innovativo e rilevante per lo sviluppo della terapia senza chirurgia del carcinoma del retto localmente avanzato: si tratta di verificare se evitare la chirurgia (il Non-Operative Management, Nom) condizioni il tasso di metastasi del tumore. L'obiettivo principale è stato raggiunto ed è positivo, perché seguendo la Nom la sopravvivenza dei pazienti a distanza di 30 mesi era del 97%, e libera da metastasi. Un risultato ampiamente più favorevole di quanto atteso".
Lo studio No-Cut è finanziato dal grant IG-20685 di Fondazione Airc Ets, da Fondazione Oncologia Niguarda Ets e dal Fondo Divisionale della Struttura complessa Oncologia Falck di Niguarda.