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Sanità, sul Garda il primo ospedale di comunità in cooperativa

Domani l'inaugurazione di Genesaret gestito da Raphaël che ha goduto degli interventi di Cfi

Sanità, sul Garda il primo ospedale di comunità in cooperativa

E' una struttura sanitaria di ricovero della rete di assistenza territoriale che svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, ma in forma di cooperativa. Si chiama Genesaret, si trova a Desenzano del Garda (Brescia) ed è il primo ospedale di comunità ad essere gestito con questa formula grazie a una cooperativa sociale, Raphaël con il sostegno di Cfi, Cooperazione finanza impresa, investitore istituzionale partecipato e vigilato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy. La nuova struttura Raphaël-Genesaret, che viene inaugurata domani, 27 luglio - spiega una nota - si trova all'interno della 'Cittadella della Salute', assimilabile a una Casa della comunità prossima al territorio, che offre risposte integrate ai bisogni di salute primari. All'interno ci sono un punto prelievi, alcuni ambulatori di medicina generale della cooperativa Medicinsieme, una comunità religiosa composta da tre suore della Congregazione delle Missionarie francescane del verbo incarnato, la sede dei servizi domiciliari e uno dei tre poliambulatori specialistici della cooperativa Raphaël, accreditata con il Servizio sanitario nazionale.

L'ospedale - che conta 20 posti letto accreditati - è dedicato alla degenza leggera e breve, intermedia, fra l'ospedale e il domicilio, funzionale alla ripresa del malato. L'opera, costata 4 milioni di euro, è stata realizzata anche grazie al progetto Small2big, iniziativa inedita nella scena imprenditoriale italiana, concepita dalla Commissione Ue e programmata da Cfi per introdurre anche le imprese di dimensioni minori a percorsi di capitalizzazione e consolidamento patrimoniale. Una rampa di lancio, dunque, per sostenere la crescita delle realtà cooperative.

La cooperativa Raphaël, fondata il 13 gennaio 1984 a Iseo da don Pierino Ferrari, opera nei territori del Garda, Bassa Bresciana Orientale e Sebino e conta 58 soci, dei quali 12 soci lavoratori. "Le intuizioni di don Pierino sulla dignità della persona fragile, sia essa indebolita dalla disabilità o dalla malattia, trovano oggi continuità nei servizi attivi - afferma il presidente della cooperativa, Roberto Marcelli - Lo sforzo che li accomuna è quello di dare solidità umana, giuridica, organizzativa ed economica a un'impresa che ha coinvolto ormai migliaia di persone delle quali, in qualche modo, si sente la responsabilità: gli ammalati, in primo luogo, e le loro famiglie, i collaboratori che offrono la loro competenza e poi i sostenitori, i donatori, i volontari e tutti coloro che hanno ritenuto credibili le proposte di don Pierino a vivere la carità, a progettarla, a renderla capace di dialogo con il mondo, aperta alle ricchezze di innovazione e di progresso che il mondo è in grado di offrirle e al tempo stesso ardita a proporre al mondo un'alta idealità".

Questa "grande e consolidata rete di carità e solidarietà - commenta Mauro Frangi, presidente di Cfi - è diventata 'impresa sociale', generando risposte sempre più avanzate e qualificate ai bisogni di cura delle persone e della comunità". Si tratta di "un processo che migliora in modo sensibile la qualità della vita di una comunità perché genera istituzioni sociali capaci di produrre risposte efficaci a bisogni decisivi come la salute delle persone e, nello stesso tempo, stimola le persone ad essere protagonisti attivi, soggetti responsabili. Per queste ragioni Cfi ha scelto con convinzione di essere uno dei partner finanziari del progetto, diventando socio della cooperativa sociale Raphaël. Sicuramente una delle esperienze di eccellenza della sanità lombarda ed italiana".

La cooperativa Raphaël è una delle attività avviate dal sacerdote di cui, peraltro, è in corso la causa di beatificazione. Di questa realtà fanno parte anche due fondazioni, un'associazione di volontariato e un'associazione di promozione sociale. Globalmente i due enti gestori di servizi, cooperativa Raphaël e fondazione Mamré onlus, garantiscono il funzionamento sul territorio bresciano di: 8 servizi residenziali per la disabilità (a Desenzano, Calcinato, Brescia, Villa Carcina, Concesio, Clusane); 4 alloggi protetti; una comunità per minori a Lograto; un centro diurno integrato e una casa albergo per anziani a Clusane per 200 persone; un ambulatorio di comunicazione aumentativa alternativa (Caa) a Brescia. Inoltre, due ambulatori di prevenzione oncologica personalizzata (a Calcinato e a Clusane) e un poliambulatorio specialistico, convenzionato con il Ssn, a Desenzano del Garda, ai quali hanno avuto accesso più di 10mila persone, e infine un servizio di cure domiciliari e un'unità di cure palliative domiciliari che hanno seguito quasi 400 pazienti presso le abitazioni. Complessivamente, le due realtà occupano circa 200 dipendenti.

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Salute e Benessere

Nuovo presidente Cda Fondazione Gemelli, prende quota...

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L'ex ministro dell'Economia del governo Draghi sembrerebbe il profilo giusto

Daniele Franco

Prende quota il nome dell'ex ministro Daniele Franco come prossimo presidente della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma. Entro la fine del mese dovrebbe essere nominato tutto il nuovo Consiglio d'amministrazione della Fondazione Policlinico che si è insediato a metà ottobre 2020. Nulla trapela dal Gemelli ma il nome di Franco - secondo quanto apprende l'Adnkronos Salute - sembrerebbe essere il profilo giusto. Franco è un economista, tra gennaio 2020 e febbraio 2021 ha ricoperto il ruolo di ministro dell'Economia e delle Finanze del Governo Draghi, ma è stato in precedenza Ragioniere generale dello Stato e direttore generale della Banca d'Italia.

Il Cda della Fondazione privata no-profit è nominato dagli enti fondatori del Gemelli, Università Cattolica del Sacro Cuore e l'Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ed è costituto da 11 componenti. Oggi ne fanno parte: Carlo Fratta Pasini (presidente); Sergio Alfieri; Alessandro Azzi; Renato Balduzzi; Antonio Gasbarrini; monsignor Claudio Giuliodori; Giuseppe Guerrera; Cesare Mirabelli; Alfredo Pontecorvi; Mario Taccolini. Nel Cda c'era anche il rettore dell'Università Cattolica, Franco Anelli, prematuramente scomparso il 23 maggio scorso.

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Salute e Benessere

Giovagnoni (Sirm): “Su teleradiologia una normativa...

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Al convegno Fism, 'tavolo aperto con Agenas e società scientifiche europee per trovare una soluzione'

Giovagnoni (Sirm):

"La teleradiologia sta al centro di numerosi dibattiti. Abbiamo aperto diversi tavoli di discussione, uno con Agenas, proprio per cercare di trovare una soluzione ai problemi di vecchia normativa che ci sta un pochino inchiodando e limitando quello che è stato, parallelamente, l'avanzamento tecnologico in questi anni". Lo ha detto Andrea Giovagnoni, presidente Sirm, Società italiana radiologia medica, partecipando al convegno organizzato dalla Federazione delle Società medico-scientifiche italiane (Fism) sul tema della trasformazione digitale e dell'intelligenza artificiale, oggi al ministero della Salute.

"Le norme - spiega Giovagnoni - sono di 10 anni fa. Le cose adesso sono cambiate, le norme non lo sono, ma bisogna non fare il passo più lungo dalla gamba. E' una delle materie di cui discuteremo negli Stati generali a novembre, quando riuniremo i 12.500 radiologi iscritti alla società scientifica, e che raccolgono diverse anime all'interno della professione per trovare una quadra, soprattutto per un tema così importante". A tale proposito, "da qualche anno abbiamo aperto un tavolo di confronto con altre due società scientifiche internazionali, francesi e spagnole, proprio perché abbiamo problemi simili e forse, proprio con la contaminazione di esperienze diverse europee, potremmo trovare sicuramente un inquadramento per quella che - conclude - è la via giusta per prendere".

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Salute e Benessere

Carcinoma retto, guarigione completa per 1 su 4 anche senza...

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All'Esmo 2024 presentato studio promosso e realizzato dall'ospedale Niguarda di Milano

Carcinoma retto, guarigione completa per 1 su 4 anche senza chirurgia

Un paziente su 4 con carcinoma del retto medio-basso localmente avanzato guarisce completamente anche senza la chirurgia. Ne sono convinti gli autori dello studio No-Cut, i cui risultati sono stati presentati al Congresso Esmo 2024 in corso a Barcellona. I ricercatori dello studio - promosso e realizzato dall'Ospedale Niguarda di Milano - hanno dimostrato che preservare l'integrità del retto, garantendo gli stessi livelli di sicurezza e guarigione dati dall'approccio chirurgico tradizionale, è possibile.

Allo studio, condotto dal 2018 al 2024, hanno partecipato con radioterapisti, oncologi medici, chirurghi, radiologi, endoscopisti, patologi, biologi, farmacisti, coordinatori di studio, amministrativi e ricercatori in 4 istituzioni in Italia: l'Ospedale Niguarda di Milano (ente promotore), l'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, l'Istituto oncologico veneto (Iov) di Padova e l'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. A illustrare i dati nel simposio presidenziale 'Eyes to The Future' l'oncologo Alessio Amatu di Niguarda: "Gli obiettivi traslazionali di genomica e trascrittomica, presentati per la prima volta al congresso Esmo, riguardano il valore predittivo del Dna tumorale circolante (ctDna, liquid biopsy) e dell'Rna tumorale e sono anch'essi significativi e indicativi perché in grado di predire la risposta clinica".

Nei tumori del retto localmente avanzato, una delle strategie di cura attualmente più utilizzate prevede la rimozione chirurgica della malattia. In particolare, i casi di carcinoma del retto medio-basso localmente avanzato fino al 2017 venivano sempre curati in tutti i casi con chemio-radioterapia e chirurgia del retto, e a seguire chemioterapia precauzionale (adiuvante) post-chirurgica per diminuire il rischio di recidiva. Con lo studio No-Cut i ricercatori hanno voluto invece indagare l'efficacia di un percorso di cura che potesse preservare l'integrità del retto garantendo gli stessi livelli di guarigione e sicurezza dati dalla chirurgia. Il protocollo ha previsto la somministrazione preventiva di una terapia più intensa, composta da una prima fase di chemioterapia seguita da una seconda potenziata con radioterapia. Successivamente, se alla rivalutazione clinica strumentale (con esame rettale, risonanza magnetica nucleare, ecoendoscopia rettale e biopsia) veniva evidenziata una remissione clinica completa della malattia, il paziente poteva evitare la chirurgia rettale venendo invece sottoposto a sorveglianza attiva con stretti controlli nel tempo.

Nello studio in questi anni sono state curate e studiate 180 persone e il risultato clinico è stato che una persona su 4 ha raggiunto la remissione clinica completa che si è mantenuta nel tempo. Una caratteristica che ha consentito loro di evitare la chirurgia del retto e la colostomia, migliorando sensibilmente la qualità di vita. All'interno dello studio No-Cut, inoltre, sono stati studiati alcuni biomarcatori multiomici (caratteristiche radiologiche e patologiche, 'radiopatomica'; Dna del tumore e circolante nel sangue, 'genomica e biopsia liquida'; Rna del tumore, 'trascrittomica'), con lo scopo di identificare a priori in quali casi fosse possibile evitare la chirurgia del retto o coloro che, non raggiungendo una remissione clinica completa, avrebbero potuto beneficiare in futuro di nuove terapie.

"L'obiettivo principale dello studio - commenta Salvatore Siena, direttore Oncologia dell'Ospedale Niguarda di Milano e principal investigator di No-Cut - è molto innovativo e rilevante per lo sviluppo della terapia senza chirurgia del carcinoma del retto localmente avanzato: si tratta di verificare se evitare la chirurgia (il Non-Operative Management, Nom) condizioni il tasso di metastasi del tumore. L'obiettivo principale è stato raggiunto ed è positivo, perché seguendo la Nom la sopravvivenza dei pazienti a distanza di 30 mesi era del 97%, e libera da metastasi. Un risultato ampiamente più favorevole di quanto atteso".

Lo studio No-Cut è finanziato dal grant IG-20685 di Fondazione Airc Ets, da Fondazione Oncologia Niguarda Ets e dal Fondo Divisionale della Struttura complessa Oncologia Falck di Niguarda.

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