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“L’orgasmo? Fa bene alla coppia” e un test italiano può misurarlo

Domani 31 luglio è la Giornata mondiale. All'Adnkronos Salute il Professor Emmanuele Jannini: "Giusto parlare di questa funzione poco studiata e molto chiacchierata"

Una coppia ()

"E' la funzione meno studiata, e che produce più dibattiti. Più chiacchiere e poca scienza. Eppure, l'orgasmo è in realtà la cosa più importante della nostra funzione sessuale, perché nella nostra specie lo scopo fondamentale del sesso è l'elemento del piacere e dell'unione. Noi non ci accoppiamo con l'obiettivo di riprodurci". A spiegare all'Adnkronos Salute perché ha senso una Giornata in cui accendere i riflettori sull'orgasmo è Emmanuele Jannini, ordinario di sessuologia medica all'università di Roma Tor Vergata. Un po' in tutto il mondo questa Giornata si celebra il 31 luglio. Anche se esiste una sorta di 'spin off' l'8 agosto dedicato esclusivamente a quello femminile ("tema su cui tutti si sentono di poter dire a loro", osserva tra l'altro Jannini), e c'è chi negli anni ha proposto sfumature diverse, come gli attivisti Donna Sheehan e Paul Reffell, fautori di un Global Orgasm Day da celebrare tra il 21 e il 22 dicembre, in occasione del solstizio d'inverno, come un messaggio universale di pace.

Sesso e ossitocina, l'importanza dell'orgasmo

Ma l'orgasmo prima di tutto fa bene alla coppia, assicura l'esperto. "E' infatti anche in grado di produrre una serie di sostanze, in particolare l'ossitocina che è poi il 'cemento biochimico' della coppia stessa". E' perciò qualcosa che "ha delle solide basi scientifiche". E fa bene in tanti sensi, anche alla salute, "perché viene a stimolare nel nostro cervello le aree della ricompensa, le aree della zona dopaminergica.

L'orgasmo si può misurare

Ma c'è di più: l'orgasmo si può misurare", chiarisce Jannini. Proprio il suo gruppo di ricerca lo ha fatto, sviluppando un test ad hoc. "Questo metodo scientifico per misurare l'intensità dell'orgasmo è stato un po' come 'l'uovo di colombo', noi lo abbiamo creato capovolgendo il test che da cento anni si usa per il dolore". Stesso modello, oggetto di studio diverso. "Lo abbiamo chiamato orgasmometro. Quello maschile è stato pubblicato su 'Andrology' e quello femminile su 'Plos One', ed è un test molto utilizzato, entrato nelle linee guida internazionali. Perché, mentre disponevamo da decine e decine di anni di test dedicati all'eiaculazione, alla lubrificazione, al desiderio, a tutte le funzioni sessuali possibili e immaginabili, all'orgasmo non aveva pensato nessuno". Un tabù anche scientifico? "Sicuramente - riflette - c'è anche questo elemento nella nostra civiltà occidentale, nel senso che una certa lettura della religione è particolarmente negativa nei confronti della dimensione del piacere". In realtà questo, fa notare l'esperto, "è un problema non banale, perché appunto il sesso è per noi piacere. Non si può andare contro l'evidenza. Tutti gli animali fanno sesso per riprodursi. Noi e i bonobo, con cui abbiamo in condivisione il 98% dei geni, abbiamo imparato ad accoppiarci fuori dal momento della fecondità. La natura, o l'evoluzione o chi per lei, ci hanno dotato di un preciso meccanismo di esclusione della dinamica riproduttiva come motore, come scopo del sesso".

Le differenze di genere

E parlando di evoluzione, "non si può non citare anche l'evoluzione culturale che ha subito l'orgasmo", precisa Jannini. "Fino alla rivoluzione sessuale degli anni '70 il sesso, e quindi il piacere, veniva giustificato dalla riproduzione, si diceva che lo si deve fare per fare i figli. Poi ci si è resi conto che questa è una cosa senza fondamento biologico e si è fatto strada il neoromanticismo. Era cioè contenuta sempre una sorta di necessità moralistica: il sesso va benissimo purché ci sia amore, l'elemento sentimentale era considerato assolutamente centrale. Oggi questo continua a essere valido per le generazioni come la mia, per le nuove generazioni non è più necessariamente così. Non so se finalmente oppure no, in ogni caso molti giovani si accoppiano per piacere e non devono cercare nessuna giustificazione. Se è un'evoluzione o un'involuzione non saprei dirlo, ma è un dato di fatto. Va detto, poi, che tutte le volte in cui si cerca di usare il sesso come un mezzo, il sesso si vendica, cioè funziona male. Il sesso dà il meglio di sé quando è fine a se stesso".

Istruzioni per l'uso? "Qui entriamo in un altro contesto, che è il contesto di genere. Se vediamo - per usare una metafora - il piacere come un cavallo, per il maschio le redini devono essere tirate, per la donna devono essere sciolte", dice Jannini. Cosa vuol dire? "Che il maschio ha una tendenza biologica a eiaculare più rapidamente possibile e quindi deve imparare a trattenere il piacere, al contrario la donna quanto più si abbandona maggiori sono le possibilità di esperire un orgasmo intenso, piacevole. C'è proprio una differenza di genere. Il maschio ha necessità di imparare a governare il proprio piacere perché questo tende biologicamente ad avvenire nel più breve tempo possibile, lasciando in certi casi anche delusione, sofferenza. Ricordiamoci che l'eiaculazione precoce è il più frequente dei disturbi maschili. E nell'ambito dei consigli pratici va evidenziato che il medico della sessualità ha delle risposte sia per le problematiche di ritardo o di assenza di orgasmo femminile sia per l'eccessiva precocità nel caso maschile".

In ogni caso l'orgasmo cementifica l'unione, anche con questo venirsi incontro oltre le differenze di genere. "Crea un legame", è un meccanismo biochimico "dedicato a questo scopo", conclude Jannini. "Prima lo dicevano i poeti - sorride - adesso anche gli endocrinologi".

National Orgasm Day, perché in estate

Parlarne "non significa solo affrontare il tema del piacere fisico - fanno notare per esempio gli esperti di Anlaids Lombardia, che si occupano di sensibilizzare sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse come l'Hiv - ma anche delle disparità di genere, delle differenze tra orgasmo maschile e femminile e, più in generale, significa parlare di libertà considerando che, nel mondo, a molte ragazze i diritti vengano negati, tramite pratiche disumane come le mutilazioni genitali. E poi significa anche affrontare il tema dell'educazione sessuale e della cultura della prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili". Il National Orgasm Day si celebra un po' in tutto il mondo e può essere un occasione per aumentare la consapevolezza, è la convinzione degli esperti dell'associazione, che in occasione della Giornata ricordano alcuni servizi dedicati proprio alla prevenzione e all'informazione. Uno di questi è il servizio delivery dei test, e ricorda l'importanza dei controlli e della diagnosi precoce per le malattie sessualmente trasmissibili. La Giornata dell'orgasmo cade proprio in estate, osservano, "quando si creano maggiori possibilità di incontro in particolare tra i giovani".

Sesso e malattie

Ancora oggi la maggior parte delle persone non sa come si diffondono l'Hiv e le Ist (infezioni sessualmente trasmissibili) in questi ambiti, oltre all’ignoranza. Ci sono ancora pregiudizi e paure. Ogni giorno il servizio di counseling telefonico gratuito di Anlaids Lombardia Ets riceve richieste di aiuto e chiarimento. C'è chi per esempio racconta di aver avuto un rapporto a rischio 20 giorni prima e di aver eseguito il test Hiv, con esito negativo. "Posso stare tranquillo?", è la domanda. La risposta degli esperti chiarisce: "Per il test rapido su saliva o sangue (pungidito) devono passare 90 giorni dall'evento a rischio perché il risultato sia definitivo. Per il test ematico con prelievo di sangue devono passare 40 giorni dall'evento a rischio perché il test sia definitivo".

C'è poi chi chiede quale sia il livello di rischio legato a circostanze diverse, come rapporti orali e così via. "Conoscere il proprio stato sierologico, grazie ai test salivari rapidi è fondamentale per stare bene e far stare bene gli altri", esortano gli esperti di Anlaids Lombardia, che ha ideato il progetto 'A casa mi testo' (realizzato con il contributo non condizionante di Gilead Science, vincitore del Bando Community Award di Gilead), una sorta di 'delivery' che prevede la consegna a casa del kit dei test Hiv e Hcv, e il counseling telefonico gratuito (tel. 02 33608683) di un operatore prima, durante e dopo il test (15 euro per 1 test Hiv o Hcv, 20 euro per Hiv più Hcv, spedizione inclusa, erogazione liberale).

All'interno della busta, che non è contrassegnata dal mittente Anlaids, in modo da garantire ulteriormente la privacy del contenuto, ci sono le istruzioni per eseguire facilmente il test di screening che rileva gli anticorpi e che prevede una risposta attendibile e rapida in circa 20 minuti. "Fare il test in modo regolare deve essere un gesto normale: è il modo per garantire sicurezza e salute a tutti e tutte", concludono gli esperti.

Secondo gli ultimi dati disponibili dell'Istituto superiore di sanità nel 2022 sono aumentate le nuove infezioni tra i 25 e 35 anni, di cui la metà delle nuove diagnosi è tardiva. Infatti, "l'infezione Hiv viene scoperta nel 58,1% dei nuovi casi già in stato avanzato, tra queste persone il 42% presentava già sintomi correlati all'Aids", ricordano gli esperti. "Per evitare una diffusione degli stati avanzati dell’infezione è necessario diffondere la cultura della prevenzione, dall’educazione all’informazione, realizzando campagne capillari di screening, che rendano i test facili e accessibili per i giovani".

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Salute e Benessere

Droga. L’esperto di dipendenze: “Cocaina rosa,...

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Gatti: "Così il mercato spinge le novità usando i social e i media per renderle accattivanti e desiderabili. Non sottovalutiamo il rischio di un effetto 'spot/influencer'"

Droga. L'esperto di dipendenze:

"C'è qualcosa che mi preoccupa in tutta questa storia della cocaina rosa, del fentanil, dei nuovi mix" che si affacciano nel mondo delle droghe. A parlare è Riccardo Gatti, medico specialista in psichiatria e psicoterapeuta, da anni al lavoro sul tema delle sostanze psicoattive, delle dipendenze e delle dinamiche che portano al consumo. Mentre continuano le segnalazioni sull'avanzata delle new entry nel 'paniere' delle sostanze illegali, finiscono sotto i riflettori anche le storie di consumo: solo per richiamare gli esempi più recenti, "giovani ricchi che fanno feste in cui il piatto forte sembra siano lampade di sale imbottite di cocaina rosa", una miscela di sostanze ormai "leggendaria per i prezzi stellari (forse inverosimili)", ma anche perché associata al nome di vip, battezzata con "nomignoli accattivanti", come 'la tusi' (richiamando il nome della sostanza psicoattiva che contiene, '2CB'). Insomma, evidenzia Gatti all'Adnkronos Salute, "qui è anche questione di marketing".

Il camice bianco mette in guardia dall'effetto 'spot-testimonial-influencer'. Un tema, quello che attiene al rapporto fra droghe illecite e comunicazione, da lui spesso richiamato: "Se i messaggi diventano molteplici, veicolati in modi diversi, talvolta evidenti, talvolta sottotraccia e meno espliciti della scena di un film, talvolta come opinioni di 'gente come noi', talvolta, ancora, come notizie legate a fatti reali conditi, però, con semplici aggettivi che ci fanno capire ad esempio che una sostanza 'spopola' (e quindi è particolarmente gradita), anche quando (ancora?) non è così, allora le opinioni cambiano. La propensione al consumo aumenta", sottolinea anche in un post sul suo blog.

Per Gatti tutto questo potrebbe essere successo "anche col fentanil". Sembra che l'arrivo della novità sul mercato, analizza, sia "preceduto da una sorta di 'campagna pubblicitaria'. La domanda è: stiamo cadendo in una specie di 'loop' in cui tutti hanno bisogno di novità e in cui anche social e media rischiano di diventare, a loro volta ed involontariamente, strumento di presentazione e promozione di prodotti? E intanto chi consuma corre a comprarsi la novità".

Va detto poi, avverte ancora l'esperto, che sotto un 'cappello di tendenza', come oggi è la cocaina rosa, "il rischio è che circoli anche altro". La cocaina rosa di cui si parla anche nell'ultimo report europeo contiene - si è detto - 2CB. "In realtà - avverte Gatti - quello che circola in Europa spesso non è nemmeno quello. C'è però questa immagine accattivante e misteriosa. Fonti dicono che la sostanza costa da 200 a 400 euro al grammo, e che spopola. Ma come fanno così tanti minori", e non solo, "ad avere a disposizione tutti questi soldi? Forse c'è qualcosa che non abbiamo capito".

Le droghe illecite, evidenzia Gatti nel suo focus, "sono da tempo diventate un bene di consumo diffuso. Spesso sono legate a danni per la salute e alcune anche a decessi, non solo per overdosi. Eppure si vendono e si vendono bene. Il mercato sembra in grado di condizionare la domanda e, per accontentare sempre più clienti di diversa tipologia, si va differenziando con prodotti nuovi. Il salto generazionale della proposta commerciale sembra orientarsi progressivamente verso prodotti mix, dove diversi principi attivi, sintetizzati in laboratorio, generano l'effetto che, in definitiva, è ciò che il cliente compra: l'effetto, più che la sostanza".

Ma "chiunque produca e venda qualcosa, sa bene come sia difficile farsi strada per incontrare la domanda della clientela e, ancor più, per imporre nuovi prodotti. Nella società interconnessa, poi, l'uso dei nuovi media, dei social e dei media tradizionali è ancor più complesso di un tempo: richiede strategie e planning ben studiati, l'utilizzo di testimonial e influencer adatti e soprattutto la convergenza di azioni necessaria per creare di continuo aspettative favorevoli o, almeno, curiosità, verso un determinato consumo". Il problema, osserva Gatti, è che "per quanto riguarda le droghe illecite siamo portati a pensare che tutto ciò non avvenga. In pratica, le droghe sarebbero prodotti che si vendono (magicamente) da soli, al più veicolati dai pusher che vediamo in strada". Forse non è proprio così, conclude. "E continuare ad ignorare che esiste un lavoro attivo e continuo per far sì che nella testa di ciascuno il consumo di droghe diventi qualcosa di desiderabile e vincente o almeno accettabile, è davvero un errore. Ho la sensazione netta che anche il mercato delle droghe giochi con la comunicazione. Ed è un segnale che sulla questione dipendenze bisogna lavorare di più dal punto di vista della prevenzione".

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Salute e Benessere

Fumo, cardiologo Festinese: “Più tempo per...

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Alla 21esima edizione di 'Romacuore': "Combustione vera causa del danno cardiopolmonare"

 - (Fotogramma)

"Nel monitoraggio dei fattori di rischio cardiovascolare noi cardiologi usiamo ormai di prassi indici quali glicemia e colesterolo, in particolare quello 'cattivo' (Ldl), così come la microalbuminuria e l'acido urico. Tuttavia, non abbiamo indici oggettivi per un monitoraggio sul consumo di tabacco, che rimane uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare. Ad oggi ci basiamo solo su quanto riferisce il paziente, ma in 2-3 minuti non riusciamo ad averne una storia esaustiva. Servirebbe dedicare più tempo all’anamnesi così da intercettare il livello di rischio per quanto riguarda il tabagismo". Lo ha detto all’Adnkronos Salute Silvio Festinese, coordinatore cardiologo della Asl Roma 1 e coordinatore della Cattedra di Farmacologia dell'Università Unicamillus di Roma, in occasione della 21esima edizione di 'Romacuore', incontro promosso dalla Società italiana di cardiologia per fare il punto sulle novità in ambito cardiologico e sui reali progressi applicabili nella clinica. Tra i temi affrontati, con una apposita sessione, il contrasto al fumo.

"Il poco tempo che dedichiamo all'abitudine tabagica dei nostri pazienti è una nota dolente – ammette Festinese – Il tabagismo necessita di più di empatia nel rapporto medico-paziente, uno o due minuti sono davvero insufficienti così come le domande estemporanee 'quante sigarette al giorno fuma?’, e 'da quanto tempo?'”.

Per Festinese 'il gold standard è che il fumo fa male, ed è ormai acclarato che per la nostra salute non bisogna fumare. Il consumo della nicotina è un fattore di rischio. Però, evidenze precise pubblicate su autorevoli riviste internazionali ci dicono che è la modalità del consumo di nicotina ad essere la vera causa del danno, non solo cardiovascolare ma anche oncologico. Infatti è la combustione che libera decine di sostanze tossiche e cancerogene che determinano poi il danno cardiopolmonare" conclude.

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Salute e Benessere

Fumo, Richter (Esc): “Sei mesi dopo l’infarto...

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"Per queste persone la riduzione del rischio è una possibilità grazie ai prodotti senza combustione"

 - (Fotogramma/Ipa)

"Da quanto sappiamo oggi scientificamente la cosa migliore per tutti è non fumare. Tuttavia, esiste una grandissima parte di fumatori che non riesce a smettere. Basti pensare che a sei mesi da un infarto quasi la metà di coloro che smettono ricominciano. Per queste persone è molto utile il principio della riduzione del rischio, cioè se non smettono di fumare possono passare a prodotti senza combustione, i quali hanno minore emissione di sostanze nocive, che sappiamo fino a oggi diminuisce il rischio di avere malattie collegate al fumo". Lo ha detto Dimitri Richter, president of the Council of Cardiology practice at European Society of Cardiology (Esc) in occasione della 21esima edizione di ‘Romacuore’, incontro promosso dalla Società italiana di cardiologia per fare il punto sulle novità in ambito cardiologico e sui reali progressi applicabili nella clinica. Tra i temi affrontati, con una apposita sessione, il contrasto al fumo.

"Questi prodotti – spiega – contengono nicotina e la nicotina non sembra essere la causa fondamentale dell'aterosclerosi legata al fumo, determinata invece da oltre 2000 sostanze che vengono emesse quando accendiamo una sigaretta. La nicotina, quindi, non è la causa fondamentale del danno da fumo".

“La Grecia ha già emesso un decreto che riconosce i dispositivi senza combustione come prodotti che riducono l'emissioni di sostanze nocive – conclude - Altri Paesi, anche in Europa, non lo hanno fatto e il consumatore senza Linee guida ufficiali resta così privo di indicazioni".

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