Turismo: nell’austriaca Bad Ischl ‘la cultura è il nuovo sale’, con la Capitale europea torna al centro
La cittadina con la regione del Salzkammergut detiene quest'anno il titolo e punta al rilancio
L’imperatore Francesco Giuseppe, con la sua Sissi, l’aveva scelta come residenza estiva. Al suo seguito arrivarono aristocratici, letterati, musicisti. Così, da villaggio alpino, Bad Ischl, nel cuore dell’Austria, diventò una piccola Vienna, con palazzi fastosi, parchi lussureggianti e una intesa vita culturale. Ma nessuno, allora, avrebbe mai pensato che oltre un secolo dopo questa cittadina potesse diventare Capitale europea della cultura. Un titolo che, invece, si è guadagnata per il 2024 insieme alla regione circostante del Salzkammergut, paradiso per gli amanti della natura e degli sport open air, con ben 76 laghi in 2.800 chilometri quadrati e alcuni dei picchi più importanti d’Europa.
Una regione che prende il nome dalla sua storia, che è la storia dell’estrazione del sale, cominciata 7mila anni fa nella miniera di Hallstatt, la più antica del mondo. L’oro bianco qui ha scolpito montagne e vite, e tuttora è una delle risorse economiche più rilevanti. Ma in questo 2024 “la cultura è il nuovo sale”, come recita il motto scelto per Bad Ischl Salzkammergut 2024, Capitale europea della cultura insieme, quest’anno, alla norvegese Bodo e all’estone Tartu.
E’ la prima volta che una zona alpina e rurale detiene questo prestigioso titolo che ne fa una Capitale europea diffusa, in quest’area a cavallo fra tre regioni (Alta Austria, Stiria e Salisburghese), che ha riunito 23 Comuni, centrando l’obiettivo di farli cooperare in sinergia per una comune missione: rilanciare, fra tradizione e innovazione, l’appeal culturale dell’area, ancora troppo poco conosciuta soprattutto nel nostro paese, rimettendola al centro delle rotte internazionali, senza nulla da invidiare alla vicina più famosa, Salisburgo, che dista solo 55 chilometri.
“Una Capitale formata da 23 Comuni vuol dire 23 sindaci, autonomi, ognuno con le sue idee e concentrato sul proprio territorio, che per la prima volta si sono messi a lavorare insieme, facendo squadra anche per affrontare i problemi comuni che sono quelli di una regione alpina, dalla mobilità alla digitalizzazione, dalla fuga dei giovani alla carenza di personale. Ed è proprio per i giovani che bisogna creare prospettive”, afferma Elisabeth Schweeger, direttore artistico della Capitale europea della cultura Bad Ischl Salzkammergut 2024. “La Capitale europea della cultura - sottolinea - è un grande stimolo e volano per rendere questa area, diventata turistica solo nel 19° secolo, nuovamente attrattiva e in tutte le stagioni. Normalmente in questa zona il turismo è legato alla natura, ma può esserlo anche alla storia e all’arte. Un rinnovamento che parte proprio dalla destagionalizzazione. E con la Capitale europea si è riusciti a destagionalizzare, registrando un +5% di pernottamenti nel Salzkammergut e +20% a Bad Ischl, con la soddisfazione di tutto il settore turistico e anche di quello del commercio”.
“Si è cercato di mostrare - prosegue - che con l’arte si può sviluppare una regione rurale, e questo è molto importante per il futuro. Dall’impulso alla mobilità sostenibile alle nuove costruzioni con il legno ad alta efficienza energetica, attraverso la Capitale europea una regione rurale diventa esempio per l’Europa di come sviluppo locale e anche civile e urbano si realizzano nel rispetto della natura. E’ stato creato un laboratorio per promuovere la tradizione artigianale e connetterla a livello internazionale: il sapere artigianale della regione esce così dal territorio mentre un altro sapere entra in una sorta di scambio. Questa regione ha una forte identità, un legame con la sua storia e tradizione, elementi che rappresentano risorse per costruire il futuro, aprendosi agli scambi internazionali proprio come fece con il commercio del sale”.
“In un equilibrio tra natura e cultura, la Capitale europea mostra, quindi, come attraverso l’arte - fa notare - si può creare una strategia di sviluppo locale, un diverso sguardo sulle cose. Ad esempio, non c’erano spazi per esposizioni, e abbiamo dimostrato che rivitalizzando luoghi chiusi o non utilizzati si lascia qualcosa per il futuro e le persone prendono coscienza delle loro potenzialità. La più grande eredità che lascia la Capitale europea è proprio aver cambiato la consapevolezza, stimolato il dibattito. Resteranno quei luoghi che erano vuoti e che sono stati riaperti, i musei restaurati e riformulati, l’artigianato accelerato, la rete sinergica che si è cresta tra i Comuni. Con la Capitale europea si creano reti locali e internazionali e abbiamo dimostrato che una regione rurale è altrettanto importante di una città. Siamo soddisfatti, abbiamo avuto molti riconoscimenti, tanti visitatori, un’ampia copertura mediatica, grande interesse. La cerimonia di closing, in programma il 30 novembre, sarà una partenza e non una fine”.
Ultimo in ordine di tempo tra gli spazi restituiti alla città è ‘Hotel Austria’, il museo di Bad Ischl. Antica casa di mercanti di sale, come altre affacciate sull’Esplanade, la passeggiata ombreggiata lungo il fiume Traun, è stato a lungo un albergo, di cui conserva il nome, e poi un museo dal 1989. E in veste di museo, completamente rinnovato e ripensato, è stato riaperto e inaugurato il 18 luglio. “La riapertura è innanzitutto per la popolazione, è importante imparare la propria storia e farlo in modo moderno”, afferma la curatrice Herta Neiss. In questo edificio storico, che vide anche il fidanzamento tra Francesco Giuseppe e Sissi, si racconta la storia della città, compresi gli anni bui del nazismo su cui prima si preferiva sorvolare. Una sala è dedicata all’espressione delle proprie opinioni e tutto l’allestimento ha un impatto interattivo.
Come spiega l’altro curatore, Michael John, “il concept è cronologico, vuole raccontare tutta la storia della città: prima era concentrato solo sull’imperatore, adesso si rappresentano 7mila anni, con una proiezione verso il futuro; per narrarla abbiamo realizzato 6 interviste ad abitanti, tra cui anche Markus Habsburg”. Discendente diretto degli Asburgo, dopo 3 generazioni, questo illustre concittadino, che non è raro incontrare per strada, vive tuttora a Bad Ischl nella famosa Kaiservilla, la dimora - dono di nozze dell’arciduchessa madre - dove Francesco Giuseppe e Sissi soggiornavano in estate e dove l’imperatore firmò la fatale dichiarazione di guerra alla Serbia.
Se un’ala è tuttora di proprietà della famiglia che fu imperiale, l’altra si può visitare così come l’enorme parco che la circonda. Un polmone verde alle porte della città dove sorge anche il ‘Castello di marmo’, che Francesco Giuseppe regalò a Sissi, il quale ospita anche mostre d’arte contemporanea soprattutto in questo speciale 2024. Attualmente, è visitabile (fino al 27 ottobre) l’esposizione dell’artista e attivista cinese Ai Weiwei, ‘Transcending Borders. Dialogue with Hallstatt Culture’, che mette in relazione reperti archeologici dell’area con opere che richiamano l’antica Cina ed espressioni moderne dedicate al tema della violazione dei diritti, anche con installazioni di landart all’aperto.
Tra gli edifici di Bad Ischl recuperati grazie alla Capitale europea della cultura, c’è la Sudhaus, sede delle vecchie saline, chiusa dal 1965 e oggi riaperta per essere destinata, dal 2025, a polo culturale, con biblioteca e spazio esposizioni. Per quest’anno ospita la mostra ‘Arte con sale e acqua’, con suggestive installazioni di luci, suoni e materia e questa preziosa risorsa a fare da leitmotiv, dove è presente anche un’artista italiana, Caterina Gobbi, che ha rappresentato il suono del cambiamento climatico.
Il sale come fonte di ispirazione artistica, quindi, ma anche come testimonianza storica attraverso l’arte. Così, nella miniera di Altaussee, la più grande ancora attiva in Austria, nel nuovo centro visitatori al primo piano, la mostra del disegnatore satirico tedesco Simon Schwartz (‘Hidden in the rock. The mountain, the salt & the art’) racconta il lavoro e le lotte per i diritti sociali ma anche una storia che non tutti conoscono. La miniera, infatti, sul finire della Seconda guerra mondiale, fu teatro di un’azione eroica da parte dei minatori, che non solo ne impedirono il bombardamento ma salvarono innumerevoli capolavori d’arte saccheggiati in tutta Europea dai nazisti e poi nascosti qui.
Un’epopea che si può anche ‘respirare’ facendo l’esperienza del tour guidato attraverso i cunicoli della miniera, dove sono stati ricavati spazi museali e perfino una cappella e una sala concerti. “Abbiamo in media 30mila visitatori all’anno. Per il 2024 abbiamo questa importante mostra e il progetto è di ampliare lo spazio espositivo al primo piano con altre parti interattive dedicate anche alle opere salvate. La Capitale europea della cultura è certamente un’occasione per far conoscere la storia e il suo indissolubile legame con la natura in questa regione”, sostiene il responsabile della miniera Salzwelten, Harald Pernkopf.
Una zona, quella dell’Ausseer, scelta spesso da letterati e artisti in cerca di ispirazione - annoverati in un museo dedicato - e che da quest’anno ha una pagina del sito ufficiale dell’Ufficio del turismo anche in italiano, grazie a una campagna di promozione nel nostro paese lanciata a maggio. Fa parte del versante stiriano del Salzkammergut ed è facilmente raggiungibile da Bad Ischl in treno fino a Bad Aussee. Del resto, anche alla mobilità su rotaia guarda la Capitale europea della cultura, che ha voluto rivitalizzare spazi vuoti di stazioni ferroviarie con 30 installazioni di artisti austriaci e stranieri.
C’è poi un progetto originalissimo di realtà cine-virtuale che vuole offrire al viaggiatore un’esperienza audio-visiva lungo il tragitto in treno. Si chiama ‘Regional Express’ e si articola in 5 escursioni che propongono diverse tratte percorribili nel Salzkammergut, e in ciascuna si racconta una storia diversa, come spiega la curatrice Marlene Rutzendorfer: “Siccome per la prima volta una città alpina è Capitale europea della cultura, abbiamo pensato a qualcosa che rappresentasse il collegamento. ‘Regional Express’, che prende il nome dal treno che collega la regione, è un progetto di ‘living heritage’, multimediale, che offre un’esperienza audiovisiva a bordo del treno”.
“E’ accessibile con Qr code o tramite app. Per ognuno dei tragitti è proposto un tema. In 15-20 minuti, testimonianze di abitanti e 3 voci narranti guidano nel percorso, fanno commenti e riflessioni anche su temi di attualità e sociali e illustrano il paesaggio in un dialogo costante, con la montagna, con il lago e con la natura in generale. Volevamo fare qualcosa per il territorio coinvolgendo le persone del posto, per raccontare la storia che è nella natura e in particolare quella del sale, che fa parte della storia e del paesaggio di questa regione. Il progetto resterà anche dopo il 2024”, aggiunge.
Le aree tematiche in cui si articola il progetto Bad Ischl Salzkammergut 2024 sono quattro: Building the new (Costruire il nuovo); Culture in motion (Cultura nel flusso); Power and tradition (Potere e tradizione); Art of travelling (Arte del viaggiare). E un ruolo trasversale spetta alla sostenibilità, tanto da aver previsto un capo progetto dedicato a ecologia, agricoltura e affari sociali, ruolo ricoperto da Christina Jaritsch. “Ho curato due filoni di progetti: uno dedicato al cambiamento climatico e l’altro alla diversità di genere. Sono temi molto importanti per la regione ed è fondamentale svilupparli. Qui natura, arte e cultura sono interconnesse. E tutto il progetto della Capitale europea coinvolge molto natura e cultura”.
“Temi come il cambiamento climatico vanno affrontati ora - avverte - per essere in grado di gestirli in futuro. Lavoro sugli aspetti legati allo sfruttamento della natura, dal punto di vista ambientale ma anche economico. Il confine tra lavoro e sfruttamento della natura, infatti, è molto labile. Bisogna creare un equilibrio tra questi aspetti e favorire momenti di confronto e di discussione. Il Salzkammergut è un esempio di area rurale che sta affrontando problemi globali, come il cambiamento climatico, l’overtourism, la mancanza di opportunità per i giovani, l’urbanizzazione. Pensiamo di essere un esempio per l’Europa. Tutta la regione è coinvolta per la prima volta in un progetto culturale. Anche riaprire e rivitalizzare spazi prima chiusi vuol dire essere ecologici, mostrandone il potenziale”.
“Il cambiamento climatico - continua - è anche tema trasversale di alcune mostre, come quella alla Sudhaus. Vogliamo suscitare l’attenzione su questo che è un tema globale. Ma il cambiamento climatico è anche fonte di ispirazione per alcuni artisti. A ottobre avremo un’altra mostra Green, proprio sull’equilibrio tra lavorare la natura e sfruttarla. Cerchiamo di rappresentare questi temi in modo nuovo, coinvolgendo scienziati e artisti. A settembre si terranno gli Academy Games in collaborazione con l’Università di Vienna. Lavoriamo molto sul rapporto tra arte e scienza. Un altro progetto si chiama ‘Silent echoes’. E’ un’occasione anche per far parlare e cooperare i diversi comuni della regione, creare sinergie. La cultura inoltre aiuta la destagionalizzazione. La Capitale europea ha reso anche eventi che già si tenevano più coinvolgenti e favorisce l’immagine come destinazione culturale attrattiva”.
Tra le manifestazioni più famose di Bad Ischl che in questo anno speciale hanno avuto ulteriore slancio, c’è il ‘Lehar Festival’, uno dei più importanti festival dell’operetta in Europa che ogni anno si tiene a luglio e agosto nella maestosa Congress and Theater House. E’ intitolato a Franz Lehar, fra i più importanti compositori di questo genere che nella città ha vissuto (la sua dimora lungo il fiume, Lehar Villa, è da poco visitabile).
“Un Festival che si tiene da 60 anni - ricorda la regista Angela Schweiger, che ha curato l’operetta ‘Der Bettel-Student’, in calendario quest’estate - ed è dedicato alla memoria di Franz Lehar che, come altri musicisti, ha soggiornato a lungo qui, al seguito della corte. Poi il genere ha avuto un periodo buio con l’avvento del nazismo e la deportazione anche di artisti, molti dei quali erano ebrei. E’ il più importante Festival dell’operetta in Austria e il più antico nel mondo. Propone 3 titoli ogni anno: uno classico, uno stile Rivista anni ‘20 e uno nuovo. Per il 2024 c’è stata una competizione tra giovani compositori, ed è stata quindi anche un’opportunità per i giovani. Proviamo a rivitalizzare l’operetta in modo nuovo, sottolineando gli aspetti sarcastici”.
In città c’è un anche un teatro dedicato a Lehar, in fase di ristrutturazione. Ma la musica si incontra un po’ ovunque: concerti si tengono nella chiesa parrocchiale, dove è custodito uno dei più importanti e innovativi organi del paese e dove si celebrarono le nozze di Marie Valerie, la figlia prediletta di Sissi, diretta antenata del ramo di Asburgo che risiede a Bad Ischl, o anche all’aperto al Kurpark, in questa che è pure una città di cura dove si possono fare trattamenti che sfruttano le proprietà del sale e passeggiare nei parchi fioriti che hanno valso nel 2016 il riconoscimento dell’Entente floreale.
“Bad Ischl è un mix di natura e cultura, un luogo dove si possono fare molte cose e anche shopping, è una città giovane, un piccolo centro di quasi 15mila abitanti con un’elevata qualità della vita”, conferma Luzia Gamsjager, di Austria Guide, che accompagna turisti soprattutto italiani a conoscere Bad Ischl, con i suoi dintorni, che dispone di 2.300 posti letto e registra in media 100mila pernottamenti l’anno.
Che la città sia sempre in fermento si vede anche dai negozi. Saltano all’occhio quelli specializzati nell’immancabile sale, in tutte le sue preparazioni, dalle confezioni ad uso alimentare ai prodotti cosmetici, e che sicuramente è il souvenir più gettonato. C’è poi chi vende oggetti ricordo di design dedicati a Francesco Giuseppe e Sissi, come Sissikuss sull’Esplanade, dove a pochi passi si trova anche la galleria d’arte della collezionista Iris Daniela Auerbach, molto affezionata anche al nostro paese tanto da ospitare in questi giorni le creazioni di stilisti italiani.
Vero e proprio must è la pasticceria Zauner, tra le più famose in tutta l’Austria, dove sedersi per un caffè, alla maniera viennese, nel locale storico dell’isola pedonale, o per uno snack nella sede con i tavoli all’aperto affacciata sul fiume. Qui si possono comprare raffinati dolci e infinite varietà di cioccolatini e praline, esportati in tutto il mondo. Ci sono quelli ‘imperiali’ naturalmente e poi, per quest’anno, la limited edition dedicata alla Capitale europea della cultura. Un gusto che rimane impresso, come la visita in questo angolo d’Austria tornato al centro dell’Europa.
Lavoro
Assindatcolf, con credito imposta emersione nero di 460mila...
La nuova misura dovrebbe essere accompagnata dall’eliminazione dell’attuale deduzione contributiva per lavoro domestico pari ad un massimo di 1.549,37 euro l’anno e dal raddoppio degli oneri contributivi
Se le famiglie italiane potessero fruire di un credito d’imposta al 50% da applicare alla spesa sostenuta per colf, badanti e baby sitter avrebbero la possibilità di dimezzare i costi ed il tasso di irregolarità nel settore potrebbe passare dal 54% attuale, al 21%, con la conseguente emersione di circa 460mila lavoratori in nero. La misura, già sperimentata con successo in Francia, è stata analizzata dall’Ufficio Studi di Assindatcolf nel Rapporto 2024 'Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico', progetto editoriale in partnership con Censis, Effe, Centro Studi e Ricerche Idos e Fondazione studi consulenti del lavoro, presentato all’Auditorium dell’Ara Pacis.
Per comprendere le ricadute economiche della misura si è preso l’esempio più emblematico, quanto comune, la badante assunta per assistere una persona non autosufficiente a tempo pieno ed in regime di convivenza. Per questa figura una famiglia deve prevedere un budget annuale di 16.300 euro (tra retribuzione, ferie, tredicesima e Tfr), a cui si aggiungono 2.550 euro di contributi. Applicando un eventuale credito di imposta al 50% si avrebbe uno ‘sconto’ di ben 9.425 euro, sul totale di 18.850 euro.
Secondo le ipotesi formulate da Assindatcolf, la nuova misura dovrebbe essere accompagnata dall’eliminazione dell’attuale deduzione contributiva per lavoro domestico pari ad un massimo di 1.549,37 euro l’anno e dal raddoppio degli oneri contributivi. Il costo per lo Stato stimato sarebbe di 7,8 miliardi ma considerati i benefici diretti che deriverebbero dall’emersione di una quota significativa di occupati irregolari e da nuova domanda di mercato, il costo scenderebbe a 3,3 miliardi. Aggiungendo anche gli effetti indiretti che deriverebbero dai maggiori consumi che le famiglie potrebbero sostenere e dal gettito contributivo e fiscale derivante dalla potenziale nuova occupazione dei caregiver familiari in altri lavori, il costo netto della misura scenderebbe a 2,6 miliardi.
Nello studio non è considerato l’effetto derivante dalla riduzione del costo del sommerso, in un settore in cui il tasso di irregolarità attuale è stimabile al 55,3% (media tasso degli ultimi 5 anni 2017-2021). Con la nuova misura questo potrebbe scendere al 21%, facendo emergere circa 460mila lavoratori oggi irregolari su 765 mila stimati (in totale 1 milione e 384mila occupati, tra regolari e non). Infine i costi, oggi il sommerso pesa sulle casse dello Stato per circa 2,4 miliardi di euro l’anno, tra mancato gettito contributivo (1,5 mld) ed evasione Irpef (904 mln). Con l’introduzione del credito di imposta al 50% potrebbe arrivare a 959 milioni (361 mln di evasione Irpef e 598 mila di evasione contributiva).
“La storica battaglia di Assindatcolf - dichiara il presidente dell’Associazione Andrea Zini - è sempre stata quella di far ottenere alle famiglie la deduzione dell’intero costo sostenuto per il personale domestico. Tuttavia, nel corso di questi ultimi anni la situazione economica del Paese è andata peggiorando e questo ha reso sempre più inaccessibile il ricorso all’assistenza in casa, soprattutto per la non autosufficienza. Questo rende necessario un ripensamento del sistema fiscale, per risolvere non solo il problema dei costi ma anche quello del lavoro sommerso. Risultati che potrebbero essere raggiunti con l’introduzione del credito di imposta, uno strumento in grado di raggiungere una platea più ampia della deducibilità ed in modo più equo”.
Lavoro
Manovra, Ass. Commercialisti: “Verso rottamazione...
“A fine anno, con i regali di Natale, compare a sorpresa (ma non tanto) tra gli emendamenti al Dl 155/2024 Legge di Bilancio, la rottamazione quinquies. Le motivazioni della quinta pace fiscale possono essere sintetizzate nell’opportunità per il governo di incassare il delta del mancato incasso dalla 'quater' stimato in 100 milioni di euro, e per rispondere alle richieste di aiuto di un gran numero di contribuenti che pur aderendo alla rottamazione quater, non sono riusciti a pagare le rate. Ciò determinerebbe per tantissimi contribuenti il rischio di ricevere pignoramenti dello stipendio, conti correnti, case e automobili". Così, con Adnkronos/Labitalia, Mario Michelino, presidente Associazione Nazionale Dottori Commercialisti (Andoc) sull'emendamento della Lega alla manovra, che va ad aggiungersi al tentativo analogo di Forza Italia nel decreto Fiscale.
"Come funziona? Stando alle prime indiscrezioni, si tratterebbe -spiega Michelino- di una riapertura della quater che definiva i ruoli dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022 con la nuova possibilità di includere il periodo dal 1° luglio 2022 al 31 dicembre 2024. In tal modo sarebbero coperti esattamente quei debiti esclusi dalla precedente rottamazione. Le modalità sono quelle già note: il pagamento del debito con uno sconto sostanzioso su sanzioni e interessi, forfait del 5%, con il pagamento integrale dell'imposta dovuta. Sarà possibile pagare in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2025 o in 18 rate di cui la prima in scadenza entro la stessa data e le altre con interessi al 2%", aggiunge.
Secondo Michelino "nella rottamazione quinquies rientrano, come la precedente, l’Irpef, l’Iva, l’imposta di registro, le multe stradali, il bollo auto e i tributi locali, a fronte dell’annullamento di sanzioni, interessi per ritardata iscrizione a ruolo, somme aggiuntive ai crediti previdenziali e l’aggio della riscossione. Infine, i Comuni saranno liberi di decidere volontariamente se rottamare le ingiunzioni fiscali e gli accertamenti esecutivi, come previsto anche dalla precedente pace fiscale", aggiunge ancora.
Cosa potrebbe comportare? "In ogni caso questo ulteriore sconto a favore dei contribuenti -sottolinea- potrebbe intaccare gli equilibri di finanza pubblica generando problematiche per la tenuta dei conti. Vale la pena ricordare che sono in discussione ulteriori misure. Il ravvedimento speciale (da non confondere con quello legato al concordato) anche per le dichiarazioni appena chiuse (anno d’imposta 2023) e quelle dei periodi precedenti, il tutto con una sanzione ridotta a un diciottesimo. Sul tavolo, come l’anno scorso, anche la rateizzazione degli acconti fiscali e previdenziali per le persone fisiche titolari di partita Iva, fino a 170.000 euro di ricavi o compensi nel 2023. Una novità importante riguarda la cartolarizzazione del magazzino dei crediti, attualmente di circa 1.247 miliardi di cartelle per tasse, multe e contributi non pagati, che andrebbero affidate ad un soggetto pubblico per la riscossione", conclude Michelino.
E per Francesco Cataldi, presidente Unione Giovani Dottori Commercialisti: “si parla di "rottamazione quinquies" perché negli ultimi otto anni questa sarebbe la quinta volta in cui viene presentata questa misura. Sostanzialmente -spiega ad Adnkronos/Labitalia il professionista- la ricetta è sempre la medesima, ovvero si dà a privati ed imprese la possibilità di versare - con pagamenti decorrenti da luglio 2025, in unica soluzione o in misura rateale - le imposte già in carico all'agente della riscossione, senza dover corrispondere interessi di mora e sanzioni ma appunto unicamente le imposte e gli interessi in misura legale".
Come Unione giovani "rileviamo che la misura indubbiamente può essere d'ausilio ai contribuenti in difficoltà; allo stesso tempo, non possiamo non rilevare che la sistematicità con cui è stata introdotta negli ultimi anni e l'aspettativa che si crea inevitabilmente sulla futura riproposizione dello strumento crea un effetto che scoraggia l'adempimento regolare in una platea non indifferente di contribuenti, ed il fatto che una misura straordinaria venga reintrodotta regolarmente è probabilmente spia del fatto che la riscossione debba essere ripensata dalla fondamenta”, conclude Cataldi.
Lavoro
Manovra, Camisa (Confapi): “Luci e ombre, manca...
Il presidente della Confederazione, bene tenuta conti pubblici e taglio cuneo strutturale
"Se dovessi fare un titolo direi luce e ombre. Questo perché da un lato indubbiamente abbiamo apprezzato alcuni aspetti della manovra, come la grande attenzione alla tenuta dei conti pubblici che è sicuramente un tema importante, in un'ottica di potenziale poi risparmio in termini di interessi sul debito pubblico. Come è stato importante avere reso strutturale il taglio del cuneo fiscale per i dipendenti, perché noi vediamo con favore tutto ciò che è definitivo e non temporaneo, così come anche la riduzione dell'aliquota di tassazione dei premi di produttività dal 10 al 5%. Quello che manca, secondo noi, è però una politica industriale a medio termine che dia quelle che sono le linee guida che il Paese vuole seguire". Così, in un'intervista con Adnkronos/Labitalia, Cristian Camisa, presidente di Confapi, la Confederazione italiana della piccola e media industria privata, sulla manovra economica del governo, il giorno dopo l'incontro con l'esecutivo.
Secondo Camisa infatti "in un momento come questo occorrerebbe fare un piano triennale con al centro lo sviluppo delle nostre piccole e medie industrie, perché stiamo vivendo un momento di transizione estremamente importante, con sfide che, probabilmente, se non riusciamo a vincerle, ci porteranno fuori dal mercato", sottolinea.
E il presidente di Confapi non usa gira di parole sul momento economico del Paese. "Io solitamente, come un imprenditore è, sono sempre molto ottimista. Non nascondo però -sottolinea- che in quest'ultimo periodo vedo segnali negativi che non sono solo dal punto di vista economico. C'è sicuramente un Pil che arranca, una produzione industriale che ha fatto un -0,4% a settembre e un -4% su base annua, ed è il ventesimo calo consecutivo, ma soprattutto vedo che si stanno incastrando una serie di scenari non positivi. Tra cui ad esempio la meccanica che è al palo, un costo dell'energia che è uno dei temi di competitività di questo Paese, la crisi di uno dei mercati di sbocco principale che è la Germania. Ma soprattutto sta cominciando a mancare la fiducia. Ecco, una delle azioni che secondo me il governo deve porre in essere è cercare di avere una strategia a lungo termine che ridia fiducia a questo Paese e che faccia capire che vogliamo continuare a essere una potenza manifatturiera", ribadisce.
Uno dei nodi più critici oggi per il sistema Paese è l'automotive. "Abbiamo tantissime aziende -spiega- dell'indotto dell'automotive che sono in una crisi profondissima. Generalmente come Confapi abbiamo aziende dell'indotto di secondo livello, cioè non aziende che servono direttamente Stellantis, ma aziende che servono aziende che servono a Stellantis. Ecco, mentre le aziende di primo livello hanno internalizzato tutte le produzioni che prima avevano esternalizzato, questo ha comportato per le nostre aziende una mancanza completa di commesse da un giorno all'altro. Io ho visitato diverse aziende dell'indotto piemontese nell'ultima settimana, ho incontrato imprenditori disperati. Aziende sane, aziende che avevano avuto sviluppi molto importanti negli ultimi anni e che stanno chiudendo per mancanza di commesse. Noi abbiamo stimato almeno 35 mila posti di lavoro a rischio, senza contare quello che sarà poi l'indotto dell'indotto, cioè tutte quelle attività sinergiche a queste aziende", ribadisce.
E le proposte della Confederazione vanno dirette al 'cuore' del problema. "Per lo sviluppo dell'automotive -spiega- occorre dare un segnale molto forte. Per noi oggi dare un segnale molto forte, ad esempio, è entrare nel capitale di Stellantis attraverso una società veicolo. Ho ricordato ieri a Chigi che il costo dell'azione di Stellantis è passato dai 27 euro di marzo ai 12,50 attuali, quindi l'esborso sarebbe anche meno importante e si darebbe un segnale. Si farebbe capire che in Italia si vuole ancora fare produzione. Contestualmente a questo occorre immediatamente riportare quegli incentivi che sono stati traslati alla Difesa, quei famosi 4,5 miliardi, sul Mimit. E dare incentivi per l'acquisto di vetture solo se, e solo se, la percentuale della vettura è stata prodotta per almeno il 60 o il 70% in Italia o in Europa. Questo sicuramente è un segnale forte se vogliamo mantenere l'automotive", sottolinea Camisa.
Al contrario, spiega Camisa, "se invece si pensa che l'automotive non sia più un qualcosa all'interno del sistema Paese, occorre da un lato arrivare immediatamente, ho già scritto al Ministro Calderone, a un raddoppio delle settimane di cassa integrazione nel triennio, da 52 a 104 e avere un sistema di incentivi che però sia pluriennale, perché non è che le aziende si riconvertono in qualche mese, per permettere a queste aziende una riconversione industriale. Anche in questo caso però dovremmo dare delle linee guida per capire in che cosa e dove si devono riconvertire. Non penso che la sua Difesa possa andare a coprire tutti questi posti di lavoro, tutte queste aziende che stanno rischiando", sottolinea.
E sul tema dell'energia le richieste di Confapi sono chiare. "Noi ci alziamo ogni mattina -spiega- avendo un gap competitivo che va dal 70 al 40% del costo energetico rispetto ai principali competitori europei. Quindi è necessario indubbiamente non ascoltare più le minoranze chiassose ma ascoltare le maggioranze silenziose. Il tema del nucleare è un tema che deve essere posto all'ordine del giorno, un tema su cui noi abbiamo già dato -sottolinea- la nostra adesione, però non si deve partire domani, si doveva partire ieri perché comunque stiamo parlando di anni per arrivare alla realizzazione. E quindi secondo noi dobbiamo agire anche su altre direttrici. La prima, uno sviluppo ulteriore dell'energia pulita, quindi in particolare dal fotovoltaico e non solo. E poi serve anche un sistema di calcolo un po' differente dei prezzi perché mentre in molte parti d'Europa i prezzi stavano calando, in Italia sono continuati a crescere", aggiunge ancora.
"E quindi -spiega ancora Camisa- abbiamo da un lato il nostro mondo che sta continuando a pagare l'energia sempre più cara e dall'altro i big player dell'energia italiana che fanno utile a capogiro. Quindi io sono liberale e non ho mai parlato di extra profitti, però sicuramente un sistema diverso di calcolo del prezzo che possa un po' mitigare questa distorsione è assolutamente necessario", conclude.