Federmoda, ‘nonostante saldi a luglio vendite non decollano, – 8,1%’
Federazione Moda-Italia Confcommercio fa un primo consuntivo sull'andamento delle vendite di abbigliamento e accessori nel periodo dei saldi con l'Adnkronos. Il presidente Felloni: "Per il mese di agosto è prevista una leggera impennata, speriamo"
Ad un mese dalla partenza i saldi estivi non decollano e si registra un segno negativo dell'8,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. A fare un primo consuntivo sull'andamento delle vendite di abbigliamento e accessori nel periodo dei saldi con l'Adnkronos è Federazione Moda-Italia Confcommercio, in base a un sondaggio, condotto a livello nazionale, tra i titolari dei negozi di vicinato del settore moda.
L'andamento dei saldi, partiti il 6 luglio nelle varie regioni, registrano nel 60% dei casi vendite in calo mentre il restante 40% sono per il 25% stabili e solo per il 15% in crescita. "Le zone turistiche stanno andando meglio anche perché i viaggiatori extra europei possono usufruire della tax free che rende più vantaggioso l'acquisto di capi di lusso" afferma Giulio Felloni, presidente di Federmoda. Quanto ai generi più venduti il sondaggio segnala la maglieria leggera quali magliette a polo, t-shirt, pantaloni e camicie soprattutto di lino (da uomo) ma anche indumenti leggeri e accessori come borse e scarpe da donna sono risultati particolarmente appetibili.
Le percentuali di sconto, in questo primo mese, sono variate in generale dal 20 al 30% mentre da oggi e per tutto il mese di agosto subiranno ulteriori aumenti fino al - 50%, se dovessero superare questa soglia, invece, tra il 60 e il 70%, "bisogna fare attenzione perché non sono attendibili" raccomanda Felloni. Quanto alle vendite nei centri commerciali, i negozianti che hanno le loro attività all'interno non segnalano grandi differenze rispetto ai negozi nelle vie dello shopping, anche se c'è qualche vendita in più, in quanto la gente è più propensa a frequentare questi luoghi, soprattutto nelle grandi città, dove ci si può rifugiare per sfuggire al grande caldo.
I saldi durano 60 giorni nella maggioranza delle regioni, in alcuni casi un po' di meno, in altre regioni andranno avanti fino a metà settembre e dunque i commercianti auspicano che nel periodo rimanente possano finalmente decollare le vendite. "Il saldo che si svolge in maniera corretta è un grande vantaggio per il consumatore, consente di vedere nelle vetrine dei negozi di vicinato i prezzi nella massima trasparenza, e poi si possono acquistare prodotti di qualità, nuovi, a prezzi interessanti. Per il mese di agosto è prevista una leggera impennata, speriamo che sia così" sottolinea il presidente Felloni invitando gli italiani a comprare perché "in un momento come questo, in cui la capacità di spesa è minima, ci si può togliere la voglia di capi belli a prezzi bassissimi".
Economia
Agrofarmaci, Agrofarma: “In Italia 99,5% campioni...
99,5% dei campioni residui al di sotto dei limiti di legge in Italia, -14% di vendite di agrofarmaci negli ultimi dieci anni e l’obiettivo di diminuzione delle amissioni di ammoniaca concordato con l’UE raggiunto già nel 2021: sono i risultati del comparto agricolo italiano fotografati dall’Osservatorio Agrofarma nel report presentato a Roma. “Credo che ognuno di noi possa ritrovarsi in un 2023 e 2024 sono stati anni molto particolari dal punto di vista climatico, le piante, come organismi viventi, hanno subito lo stesso impatto che abbiamo subito noi uomini - ha dichiarato Paolo Tassani Presidente di Agrofarma-Federchimica, durante la presentazione del report dell’Osservatorio Agrofarma -. Di conseguenza l’industria si è attivata per mettere a disposizione soluzioni che permettano alle piante di rispondere in maniera adeguata a questi stress esattamente come accade per gli altri organismi viventi”. All’interno dell’Osservatorio sono stati analizzati per la prima volta anche i dati relativi al clima e agli effetti meteorologici che hanno interessato l’Italia negli ultimi decenni. Se dal 1997 in poi le temperature medie in Italia hanno subito un aumento rispetto al periodo precedente, negli ultimi dieci anni lo scostamento si è accentuato. “Quasi raddoppiano i principi attivi negli ultimi dieci anni dei prodotti di tipo biologico – dichiara Enrica Gentile, CEO & Founder Areté Srl, società indipendente di ricerca responsabile scientifica del report –. In realtà all’interno del mercato degli agrofarmaci che è in contrazione, in risposta alla domanda di sostenibilità, abbiamo un aumento dei principi attivi biologici che salgono”.
Economia
Confindustria nautica partecipa al Metstrade di Amsterdam...
Il made in Italy è leader mondiale nel settore di componentistica e accessori nautici
Confindustria nautica partecipa con 74 aziende al Metstrade di Amsterdam, il salone internazionale dedicato agli operatori del settore della componentistica e degli accessori per l’industria nautica da diporto, che partirà il 19 novembre. La 'collettiva' di imprese è organizzata in collaborazione con l'agenzia Ice nell’ambito del piano di promozione del made in Italy del ministero degli Affari esteri. “Tutta l’eccellenza del made in Italy del settore sarà protagonista ad Amsterdam'', dichiara Saverio Cecchi, presidente di Confindustria nautica. ''Nel 2023 il fatturato complessivo dell’intero settore degli accessori supera i 2 miliardi di euro, con +10,9% rispetto al 2022 per la parte relativa alla produzione nazionale”.
Il made in Italy del settore di componentistica e accessori sarà rappresentato ad Amsterdam da una collettiva di 74 aziende italiane che esporranno la propria produzione in uno spazio totale di 1.664 metri quadrati. ''Il primato della nautica made in Italy nel mondo si è confermato anche per l’anno 2023, consolidando la sua fase di crescita che prosegue da 7 anni'', si legge in una nota.
Il fatturato del comparto industriale ha, infatti, raggiunto il massimo storico di 8,33 miliardi di euro, con una crescita del 13,6%. Le esportazioni della produzione cantieristica nautica hanno alimentato e supportato questo ulteriore incremento: nel 202 l’export di unità da diporto prodotte in Italia ha raggiunto un picco di 4,23 miliardi di euro.
Economia
Auto cinesi, prezzi da record, Europa in sofferenza: il...
In collaborazione con: noleggiolungotermine
Secondo un’indagine sulla mobilità degli italiani che ogni anno conduce ANIASA, l’Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio della Sharing mobility e dell’Automotive Digital, si prevede che le vendite in Europa di auto cinesi raggiungeranno il 7% del mercato automobilistico entro il 2030.
Auto cinesi in aumento
I marchi cinesi dell’automotive propongono dei prezzi molto competitivi, in opposizione ai prezzi delle auto europee che, nell’ultimo periodo, hanno raggiunto vette da record.
Ma se le auto cinesi domineranno il mercato delle autovetture, il danno economico per l’Europa sarà notevole, soprattutto per l’Italia, il Regno Unito e la Francia, tre dei principali paesi importatori di veicoli.
Fino a pochissimi anni fa, infatti, le auto vendute in Cina con marchio europeo toccavano il 42% e solo il 27% era prodotto da brand locali. I dati dello scorso anno, invece, mostrano uno scenario europeo di forte sofferenza con percentuali del tutto ribaltate. Nel 2023, infatti, in Cina sono state immatricolate il 43% di auto cinesi e il 32% di auto europee.
In questo contesto, il mercato automobilistico globale crede fermamente che l’Europa e l’Italia non possano subire una totale sconfitta e che, anzi, da questa crescita del segmento asiatico se ne possa trarre vantaggio in termini di collaborazione e innovazione, per tutelare la competitività nel mercato globale.
Ad ogni modo, la Cina è il più grande mercato automobilistico del mondo, con la produzione di 25-28 milioni di veicoli all’anno che rispondono a standard di qualità, efficienza e sicurezza più elevati, oltre a mantenere livelli di produzione sufficienti a ridurne i costi. Eppure, se non cresce la presenza delle auto cinesi in Europa, il dominio globale automobilistico della Cina non verrà raggiunto, dunque conquistare l’Europa è un importante obiettivo delle auto cinesi.
Prezzi auto in aumento
Se è vero che le preferenze dei consumatori e le loro abitudini di acquisto attraversano dei cambiamenti a cui il settore automobilistico deve adattarsi, è anche vero che un altro importante fenomeno si sta delineando nei tempi recenti: l’aumento dei prezzi delle automobili.
I listini delle vetture in Italia, ma in generale in Europa, sono aumentati di circa il 40%. Un esempio? Il prezzo di una Volkswagen Golf 5 modello base nel 2004 partiva da 15.950€, nel 2014 saliva a 17.650€, fino ad arrivare ai 30.150€ del 2024.
Le motivazioni della crescita dei prezzi sono attribuite ad una serie di fenomeni, primo fra tutti la crisi dei microchip durante gli anni della pandemia da Covid-19, dovuta al blocco e al rallentamento nella produzione di semiconduttori, con conseguente rallentamento della produzione di veicoli, della riduzione dell’offerta, dell’aumento della domanda e dei prezzi delle auto.
A questo si aggiunge l’aumento del costo delle materie prime come acciaio, alluminio, rame e materie plastiche, con conseguente crescita dei costi per il trasporto, la logistica, la lavorazione. E la crescita dell’inflazione, che ha inciso anche sui costi produttivi delle auto e sul prezzo finale per i consumatori.
Infine, l’inasprimento delle normative ambientali in Europa ha costretto i produttori di auto a investire in tecnologie a basse emissioni ma a costo più alto, fra cui i sistemi avanzati per ridurre le emissioni e motori più efficienti.
La conseguenza di tutti questi fattori è il calo del numero di auto vendute, a cui le case automobilistiche devono ovviare con l’aumento del prezzo del singolo veicolo venduto, per evitare di perdere troppi profitti e incrementare i loro margini di guadagno.
Pertanto, sono sempre di più gli automobilisti che scelgono di prendere un’auto a noleggio lungo termine in Italia piuttosto che acquistarne un modello nuovo, perché attualmente il noleggio è la soluzione migliore per abbattere i costi da record del mercato del nuovo.