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Medio Oriente, Tajani: “Rischio serio per la regione, siamo sul filo del rasoio”

Il nostro ministro degli Esteri: "L'Iran sia lungimirante, eserciti la moderazione"

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani (Fotogramma)

Il Medio Oriente corre un rischio "serio", perché l'intera regione è "sul filo del rasoio". Lo dice il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in audizione a Roma davanti alle commissioni Esteri di Camera e Senato. Il "rischio" cui la regione mediorientale "è esposta - afferma - è serio. Le questioni prioritarie del cessate il fuoco a Gaza, della liberazione degli ostaggi sono diventate decisive per poter stabilizzare l'intera area. Servono percorsi politici capaci di portare l'intero quadrante verso la stabilizzazione e la riconciliazione, per far sì, insomma, che la guerra non diventi inevitabile".

Il governo italiano "continua a lavorare senza sosta, insieme ai nostri partner internazionali e regionali, per disinnescare le tensioni e giungere a una pace duratura e sostenibile. La situazione è divenuta ormai incandescente. Stiamo facendo di tutto per spegnere l'incendio e proviamo a farlo con una diplomazia operosa e attiva a 360 gradi".

In questi giorni "stiamo vivendo un momento molto difficile sullo scacchiere mediorientale". "Il governo italiano, anche in qualità di presidente del G7, si sta adoperando a ogni livello per scongiurare la possibilità di un conflitto su larga scala in Medio Oriente".

"Riteniamo essenziale continuare a invitare l'Iran a esercitare moderazione e ad astenersi da nuove iniziative destabilizzanti in relazione all'uccisione" di Ismail Haniyeh. "Chiediamo all'Iran di affrontare in maniera strategica e lungimirante il confronto con gli attori principali della regione".

"Siamo impegnati ora più che mai in ogni attività, politica e diplomatica, per fermare la spirale della violenza" nella regione. L'obiettivo "continua ad essere il dialogo e la de-escalation. Vista la gravità della situazione, domenica pomeriggio ho voluto convocare e presiedere una riunione in videoconferenza dei ministri degli Esteri del G7. Abbiamo dimostrato l'unità politica delle democrazie avanzate. Con la dichiarazione congiunta abbiamo lanciato un forte appello alle parti per ridurre le tensioni e interrompere il ciclo distruttivo di attacchi e rappresaglie" in Medio Oriente.

Nel Medio Oriente "la questione centrale rimane il raggiungimento necessario del cessate il fuoco a Gaza". "Sono assolutamente convinto che, se non si raggiunge quell'obiettivo, sarà molto complicato arrivare a una riduzione della tensione. E' un passaggio imprescindibile". A Israele "continuiamo a riconoscere il diritto all'autodifesa, che è indiscutibile, ma facciamo presente a Israele che non deve cadere nella trappola di reazioni sproporzionate alle provocazioni di Hamas".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Nuovi raid aerei di Israele nel sud del Libano –...

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(Fotogramma/Ipa)

Nuovi raid aerei di Israele contro il sud del Libano. Distrutti centinaia di razzi pronti per essere lanciati in territorio israeliano, e altre infrastrutture militari. I media libanesi denunciano che ci sono stati fra i 50 e i 70 attacchi aerei, concentrati in brevissimo tempo, e che quella di ieri è stata l'operazione più pesante dall'inizio del conflitto a Gaza lo scorso ottobre. Il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant ha anticipato che le azioni militari contro Hezbollah "proseguiranno" e ha parlato di "una nuova fase della guerra".

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Esteri

Israele-Libano, rischio escalation preoccupa Usa e Russia:...

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Wsj: "Pentagono non esclude operazione di terra Tel Aviv nel prossimo futuro". Ma Washington teme che la situazione possa andare fuori controllo

Carro armato israeliano - (Fotogramma)

Crescono i timori per l'avvio di una operazione militare di terra delle forze israeliane nel sud del Libano nel prossimo futuro. Ad essere preoccupati sono non solo gi Usa, ma anche la Russia, che parla di "conseguenza catastrofiche".

Secondo quanto scrive il Wall Street Journal, nei giorni scorsi ne ha parlato il segretario della difesa Lloyd Austin e l'attacco contro Hezbollah con cercapersone e walkie talkie esplosivi dà sostanza a tali timori. Austin e il dipartimento di stato hanno insistito nel sollecitare Israele a dare più tempo alla diplomazia, ma gli Stati Uniti temono che la situazione possa andare fuori controllo.

Russia: "Da operazione vasta scala effetti catastrofici e conseguenze in regione"

Da Mosca a parlare è la portavoce del ministero degli esteri russo, Maria Zakharova. "Date le dimensioni e le potenziali conseguenze degli eventi in corso, siamo profondamente preoccupati dai pericolosi sviluppi in Libano", ha affermato, denunciando le esplosioni dei dispositivi in dotazione agli esponenti di Hezbollah come "cyber attacchi di terrorismo". "Siamo convinti che l'avvio di una operazione militare su vasta scala in Libano avrebbe le conseguenze più distruttive per la sicurezza dell'intero Medio Oriente. E' necessario evitare tale scenario catastrofico", ha aggiunto. Mosca esprime la sua disponibilità per "strette interazioni con partner regionali e internazionali per ridurre le tensioni e stabilizzare la situazione militare e politica".

Wsj: improbabile accordo Israele-Hamas entro fine mandato Biden

Intanto, sempre dalla pagine del Wall Street Journal, alti funzionari statunitensi hanno ammesso che è "improbabile" che Israele e Hamas raggiungano un accordo prima della fine del mandato del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Questo dopo che per mesi diversi esponenti dell'Amministrazione hanno indicato che un cessate il fuoco e un accordo per il rilascio degli ostaggi sia a portata di mano.

La Casa Bianca ha precedentemente affermato che le parti in conflitto hanno già accettato il "90%" del testo dell'accordo, quindi ci sarebbe la speranza di una svolta. Ma diversi funzionari di alto livello della Casa Bianca, del Dipartimento di Stato e del Pentagono sono piuttosto scettici in merito a un via libera definitivo. "Nessun accordo è imminente" e "non sono sicuro che verrà mai raggiunto", ha affermato uno dei funzionari statunitensi.

Le fonti hanno spiegato che dietro il loro pessimismo ci sono diversi motivi. Il numero dei prigionieri palestinesi che Israele dovrebbe rilasciare in cambio degli ostaggi era uno dei nodi principali, ma si è ancora più complicato dopo la morte di sei rapiti, tra cui un cittadino americano. E l'attacco di due giorni a Hezbollah con cercapersone e walkie-talkie esplosivi, seguito da raid aerei israeliani, ha reso molto più probabile la possibilità di una guerra totale, complicando la strada per una soluzione diplomatica con Hamas.

Un altro problema è che, secondo i funzionari dell'Amministrazione Biden, Hamas prima avanza delle richieste e poi si rifiuta di dire "sì" dopo che gli Stati Uniti e Israele le accettano. L'intransigenza ha frustrato i negoziatori, che ritengono sempre di più che la fazione palestinese non sia seriamente intenzionata a concludere un accordo. I critici hanno anche accusato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, di sabotare il processo, in parte nel tentativo di placare l'estrema destra della sua coalizione di governo.

Di conseguenza, l'umore all'interno dell'Amministrazione e in Medio Oriente è cupo come non lo è mai stato negli ultimi mesi. "Non c'è alcuna possibilità che accada ora - ha aggiunto un funzionario di un Paese arabo poco dopo l'operazione contro Hezbollah - Tutti sono in modalità attesa fino a dopo le elezioni. L'esito determinerà cosa può accadere nella prossima Amministrazione".

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Esteri

Ucraina, von der Leyen a Kiev: “Qui per garantire...

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"La mia ottava visita mentre inizia a breve la stagione che richiede riscaldamento e la Russia continua a prendere di mira le infrastrutture energetiche", scrive su X

Ucraina, von der Leyen a Kiev:

La presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen è arrivata a Kiev per discutere con Volodymir Zelensky del sostegno dell'Europa all'Ucraina, dei preparativi per l'inverno e dei progressi sul dossier dei prestiti del G7. "La mia ottava visita a Kiev si svolge a ridosso dell'inizio della stagione del riscaldamento, con la Russia che continua a colpire le infrastrutture dell'energia", ha scritto su X. Ieri aveva annunciato lo stanziamento, per le necessità umanitarie urgenti dell'Ucraina quest'inverno, di 160 milioni di euro frutto dei ricavi degli asset russi congelati.

Ue verso annuncio prestito da 35 mld a Kiev

La Commissione Europea dovrebbe annunciare oggi un prestito di 35 miliardi di euro all'Ucraina come parte di un piano del G7 per raccogliere 50 miliardi di dollari sulla base dei profitti futuri derivanti dai beni statali russi congelati. Lo scrive il Financial Times, sul suo sito, mentre la presidente Ursula von der Leyen si trova in visita a Kiev. La quota finale dell’Ue verrà ridotta, se gli Stati Uniti contribuiranno al prestito in una fase successiva. I leader del G7 hanno concordato nel giugno scorso di condividere i 50 miliardi di dollari in base al rispettivo peso economico dei loro Paesi, con l’Ue e gli Stati Uniti a 20 miliardi di dollari ciascuno, e Canada, Giappone e Regno Unito per complessivi 10 miliardi di dollari.

Tajani: "Stiamo per inviare batteria antiaerea Samp-T"

"Stiamo per inviare una nuova batteria antiaerea Samp-T per proteggere le città, gli ospedali, le scuole e le università di questo Paese attaccato dalla Federazione russa". Lo ha dichiarato a proposito della guerra in Ucraina il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un'intervista a Radio 24.

Giuli: "Guerra all'Ucraina toglie libertà e democrazia"

"Inizio i lavori con il ministro della Cultura ucraino, Mikola Tochytskyi. Lui e il suo popolo si stanno difendendo dalla Russia di Putin. Un'aggressione scellerata e criminale che viola i principi del diritto internazionale e che riporta in Europa l'orrore del conflitto militare. Una guerra lanciata per togliere al popolo ucraino la libertà e la democrazia e che sta producendo morte e indicibili sofferenze alla popolazione". Così il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, apre il G7 Cultura che si sta svolgendo a Napoli e che si terrà fino a domani, 21 settembre. "La cultura è identità e anima di una nazione ed è un imperativo proteggerla dalle minacce del nostro tempo. La guerra al popolo ucraino sta provocando anche un attacco indiscriminato al patrimonio culturale ucraino. Sono ormai tanti i casi di chiese, musei, teatri, edifici storici o altri luoghi della cultura che sono stato bersaglio delle bombe russe. E numerose le opere d’arte trafugate o distrutte nel corso di operazioni militari". "Di fondo - prosegue Giuli - sembra esserci un tentativo di cancellare l’identità culturale ucraina, di annientare i segni di una Nazione, che ha dimostrato, con il coraggio e la determinazione di voler scegliere autonomamente il proprio futuro. Non possiamo permetterlo. Dobbiamo continuare ad essere al fianco del popolo ucraino nella difesa della sua sovranità. Dobbiamo aiutarlo a proteggere il suo patrimonio culturale e assisterlo nell’opera di ricostruzione. Spero che da questa riunione G7 parta un messaggio forte e condiviso per la tutela dell’identità culturale ucraina", conclude.

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