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Liguria, Toti vede Salvini e assicura: “Nessuna preclusione da centrodestra su candidato civico”

L'ex governatore torna a Roma per la sua prima uscita fuori dalla Liguria dopo la revoca degli arresti domiciliari

Giovanni Toti (Fotogramma)

Prima una riunione con il suo gruppo di Noi Moderati a Palazzo Theodoli, poi un colloquio con Matteo Salvini al ministero dei Trasporti, seguito da un pranzo con Maurizio Lupi, Ilaria Cavo e Pino Bicchielli, un faccia a faccia nel pomeriggio con Maurizio Gasparri al Senato e un incontro serale a Via della Scrofa con Giovanni Donzelli, fedelissimo di Giorgia Meloni. Giovanni Toti torna a Roma per la sua prima uscita fuori dalla Liguria dopo la revoca degli arresti domiciliari per l'accusa di corruzione e finanziamento illecito, nell'ambito di un'inchiesta aperta dalla Procura di Genova. In completo gessato con cravatta blu e camicia bianca, l'ex governatore sorride davanti a tv e cronisti che lo 'assediano' come ai vecchi tempi: "E' tanto bello tornare qui e incontrare tanti amici, alcuni dei quali mi sono stati particolarmente vicini...". Menu principale del tour capitolino il 'dopo Toti', ovvero le prossime regionali, che si terranno il 27 e 28 ottobre a meno che il governo non posticipi le urne con l'election day, dando di fatto più ossigeno al centrodestra, ancora in alto mare, per trovare un nome condiviso in grado di dare filo da torcere all'ex Guardasigilli Andrea Orlando, candidato forte del centrosinistra.

Focus sulle prossime regionali in Liguria

"Abbiamo parlato di Liguria, di cose che abbiamo fatto e che dovremo continuare a fare", assicura Toti, smentendo le voci secondo cui con Salvini si sarebbe discusso dell'ipotesi di uno 'scudo' giudiziario per il governatore, su proposta del Carroccio. "Credo sia un po' più complesso, certamente bisognerebbe rivedere il sistema delle garanzie della politica e anche la definizione di alcuni reati, ma non credo si possa fare un tanto al chilo", taglia corto il governatore dimissionario, rivelando che la carta del 'civico' andrebbe bene all'intera coalizione di centrodestra, compresa la Lega: "Da quello che ho capito io al primo giro di incontri non c'è nessuna preclusione nei confronti di un candidato civico", d'altra parte, "la Liguria al momento è governata all'incirca per il 75% da sindaci civici appoggiati dai partiti". "Detto ciò - mette le mani avanti - non c'è neanche una esclusione di una candidatura partitica ove ci fosse ovviamente un accordo".

La visita di Toti a Salvini, presente il viceministro ai Trasporti Edoardo Rixi, è stata l'occasione "per fare il punto della situazione sulla regione Liguria: non solo dal punto di vista delle infrastrutture e dello sviluppo economico, ma anche considerando le elezioni che il centrodestra è determinato a vincere", scrive il partito di Via Bellerio in una nota rivendicando i risultati conseguiti dalla giunta regionale uscente sul fronte dell'occupazione e della crescita: "Negli ultimi anni", hanno convenuto Salvini e Toti, "la Liguria ha fatto passi da gigante anche in termini di investimenti e nuove opere: un patrimonio - rimarca il Carroccio - che non può essere disperso".

Nel tardo pomeriggio Toti vede per oltre un'ora l'azzurro Gasparri. Nessuno contatto per ora con Antonio Tajani, numero uno di Fi. Al termine dell'incontro con il presidente dei senatori forzisti l'ex governatore precisa che "non c'è stata nessuna guerra e men che meno nessun tipo di ruggine" con il partito di Silvio Berlusconi che "lo ha difeso e sostenuto con grande vigore". Conferma che il leghista Rixi si è tirato fuori dalla mischia ("ho grande stima di Edoardo ma ha ribadito il suo 'no' anche oggi"), garantisce che il centrodestra punta a un nome condiviso come suo successore da contrapporre a Orlando: "La coalizione vuole l'unità, l'ex ministro della Giustizia è un candidato di sinistra e la sua sarà una coalizione sbilanciata a sinistra. Quindi, credo ci sia ampio spazio a destra e credo ci siano anche molte perplessità per gli elettori di Iv e Calenda per unirsi a chi fa le manifestazioni di piazza".

Anche se nei giorni scorsi Fi è stata la prima a parlare dell'ipotesi di un civico per il dopo-Toti, nel corso della conferenza stampa per il lancio della festa dei giovani azzurri Tajani fa il nome di Carlo Bagnasco, attuale coordinatore regionale azzurro in Regione e figlio del senatore Roberto, precisando che Forza Italia non intende mettere né tantomeno accettare veti: "Noi - ha scandito il ministro degli Esteri - siamo sempre pronti a discutere le candidature, ma devono essere candidature condivise. Noi cerchiamo il candidato vincente. Di fronte all'indisponibilità di Rixi abbiamo detto c'erano altri nomi, compreso quello di Bagnasco, sindaco uscente di Rapallo. Ne parleremo quando ci sarà il tavolo, siamo pronti ad ascoltare tutti senza pregiudizi nei confronti degli altri ma non vogliamo neanche pregiudizi nei nostri confronti".

Per il leader di Fi, il centrodestra può tornare alla vittoria in Liguria perché il candidato del centrosinistra Orlando "sarà molto di sinistra e questo mette in difficoltà l'elettorato moderato del Pd, che andrà in subbuglio. Questo significa che ci sono le condizioni per vincere anche in Liguria". In casa Fratelli d'Italia non ci si sbilancia sul toto-nomi al momento: "Per ora la nostra posizione è quella dell'ascolto e della riflessione. Poi sceglieremo tutti insieme valutando le proposte di tutti i partiti e del mondo civico", raccontano all'Adnkronos fonti del partito di Giorgia Meloni. Allo stato, dunque, l'unico nome in campo ufficialmente (dopo le parole di Tajani) è quello di Bagnasco, ma in corsa ci sarebbero anche il vicesindaco di Genova, indipendente ma considerato vicino alla Lega, Pietro Piciocchi, e Ilaria Cavo, deputata di Noi Moderati.

In una nota dell'ufficio stampa di Fdi si legge che il responsabile dell'organizzazione di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli, e il coordinatore regionale della Liguria, Matteo Rosso, hanno incontrato oggi Giovanni Toti nella sede romana Fdi di via della Scrofa. Durante l’incontro, ''è stata condivisa l'importanza di non disperdere il grande lavoro realizzato in questi anni, valorizzando e consolidando la compattezza del centrodestra. Occorre in ogni modo scongiurare il ritorno al governo della Regione della sinistra, che per decenni ha tenuto la Regione bloccata nell'arretratezza e nell'immobilismo".

Il "lavoro di Fratelli d'Italia, forza trainante del centrodestra", si legge ancora nella nota, "sarà incentrato, già a partire dai prossimi giorni, sull’informazione rispetto al cambiamento vissuto dalla Liguria negli ultimi anni, che ha visto la realizzazione di infrastrutture, un importante sviluppo turistico, una forte crescita economica ed occupazionale".

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Politica

Focus sull’energia e Piano Mattei, Meloni torna ad...

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La premier alla Sustainability week, poi vedrà bin Zayed. Prevista firma dell'intesa su nuova infrastruttura energia verde

Giorgia Meloni - Afp

L'Italia come grande "hub" mediterraneo e snodo per i flussi energetici tra l'Europa e Africa. Ad Abu Dhabi, nel giorno del suo compleanno, Giorgia Meloni tornerà oggi a ribadire uno dei capisaldi della politica estera ed energetica del suo governo in occasione della Sustainability Week 2025, evento che si svolge da oltre quindici anni per promuovere il dialogo e la collaborazione tra governi, settore privato e società civile sullo sviluppo sostenibile. La premier è arrivata nella capitale degli Emirati, anche per rafforzare le relazioni bilaterali e commerciali con uno dei player più importanti della regione. Per Meloni si tratta della terza visita nel Paese del Golfo dall'inizio del suo mandato, dopo il bilaterale del marzo 2023 e la partecipazione alla Cop28 a Dubai nel dicembre dello stesso anno.

Un rapporto, quello con gli Emirati, a cui il governo italiano tiene moltissimo. La visita nel 2023 a Mohammed bin Zayed Al Nahyan servì a riallacciare i rapporti con gli emiratini dopo le forti frizioni legate alla vicenda Etihad-Alitalia e lo stop all'export di armi deciso durante il secondo governo Conte. Un lavoro di ricucitura che ha dato i suoi frutti, tant'è vero che - sottolineano fonti italiane - le relazioni tra i due Paesi stanno attraversando una fase di particolare crescita. Il rilancio del partenariato strategico con gli Emirati "è tra le priorità dell'agenda di politica estera" del governo Meloni, viene spiegato: gli scambi commerciali hanno toccato quota 8,8 miliardi di euro nel 2023, con ulteriore crescita registrata nei primi nove mesi del 2024. E i due governi sembrano intenzionati a rafforzare ulteriormente la partnership economica e commerciale.

L'energia rappresenta ovviamente uno dei principali tasselli della cooperazione bilaterale, come testimonia la presenza negli Emirati di grandi aziende italiane. Governo italiano ed emiratino, spiegano le stesse fonti, "condividono un approccio pragmatico alla transizione energetica, ispirato al principio di neutralità tecnologica". Davanti alla platea del Summit, Meloni si concentrerà sulla "strategicità delle interconnessioni per la transizione energetica" e insisterà sul ruolo dell'Italia come collegamento energetico tra l'Europa e l'Africa. Traguardo a cui il governo sta lavorando anche attraverso l'attuazione del Piano Mattei e progetti infrastrutturali (tra questi, l'elettrodotto sottomarino Elmed tra Italia e Tunisia).

A margine del suo speech, Meloni assisterà alla firma di un'intesa quadro per lo sviluppo di una nuova infrastruttura di produzione e distribuzione di energia verde. Nel 2023 in occasione della prima visita di Meloni, Eni e Adnoc (la compagnia statale petrolifera degli Emirati) siglarono un accordo strategico per accelerare la riduzione delle emissioni e rafforzare la cooperazione nei settori dell'energia pulita e della sostenibilità. Alla missione partecipano anche i ministri dell'Agricoltura e dell'Ambiente, Francesco Lollobrigida e Gilberto Pichetto Fratin.

La visita ad Abu Dhabi sarà anche l'occasione per un nuovo incontro bilaterale con il presidente bin Zayed. Sul tavolo, i futuri investimenti nei settori innovativi ma anche temi caldi di politica estera, dall'Ucraina al Medio Oriente. Secondo quanto si apprende, Meloni e bin Zayed approfondiranno, inoltre, le possibilità di potenziare la cooperazione tra Italia e Uae "nel quadro del Piano Mattei e del Processo di Roma su migrazioni e sviluppo". Gli Emirati sono stati, infatti, i primi a contribuire al fondo fiduciario multi-donatore creato dall'Italia presso la Banca Africana di Sviluppo.

Tra l'altro, la questione migranti è stata affrontata ieri in Consiglio dei ministri dalla premier, che ha voluto ricordare i dati Frontex relativi al netto calo degli ingressi irregolari nella Ue nel 2024. Riduzione, ha spiegato Meloni, "dovuta principalmente al drastico calo degli ingressi sulla rotta del Mediterraneo centrale, grazie al crollo delle partenze da Tunisia e Libia. E questo - ha rivendicato la presidente del Consiglio - è sicuramente un risultato dovuto all'azione dell'Italia". (dall'inviato Antonio Atte)

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Politica

Consulta, centrodestra in affanno: Forza Italia tra veti...

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Lo stallo azzurro frena la trattativa, rischio rinvio voto. Ma i forzisti assicurano: "Quadra si troverà". Intanto spunta l'ipotesi Cassinelli

Palazzo della Consulta - Fotogramma /Ipa

Il centrodestra si impantana sulla Consulta. Sembrava cosa fatta fino a ieri mattina, poi qualcosa è cambiato. La scheda bianca ha tolto tutti dall'impaccio poco prima del voto delle 13. E' la quattordicesima fumata nera, se ne riparla forse giovedì, poi si capisce che nella maggioranza non è aria e si preferisce rinviare tutto alla prossima settima anche se l'ufficialità di uno slittamento potrà arrivare solo alla Conferenza dei capigruppo di questa mattina, alle 9.

Veti incrociati e fuoco amico

Dalle opposizioni raccontano che i maggiori problemi sono in casa Forza Italia, dove nessuno parla apertis verbis e trapela poco. Ma una cosa è certa, come sempre capita in questi casi, da tempo è partito tra gli azzurri il gioco dei veti incrociati, e soprattutto la mannaia del 'fuoco amico'.

I papabili, l'outsider e l'ipotesi Cassinelli

Fino ad ora tutti hanno scritto di una partita a due, tra Francesco Paolo Sisto e Pierantonio Zanettin, entrambi avvocati penalisti ed esponenti storici del partito (il primo è viceministro alla Giustizia, il secondo capogruppo in commissione Giustizia del Senato e 'padre' della riforma sulle intercettazioni). Ma alla fine potrebbero elidersi a vicenda e favorire la corsa di un outsider, che non sia politico e neanche parlamentare in carica, come il professore Andrea Di Porto, consulente da anni della Fininvest (noto alle cronache soprattutto per il ricorso vinto al Consiglio di Stato sulla vicenda Mediolanum che permise al Cavaliere di non cedere quote come invece obbligava Bankitalia). Ma sulla sua candidatura ci sarebbero le resistenze di chi nel centrodestra lo considera troppo riconducibile alla famiglia Berlusconi. Altro papabile azzurro, che circola in queste ore, sarebbe quello dell'avvocato genovese Roberto Cassinelli, esperto di diritto societario e finanziario, tra i fondatori di Fi in Liguria sin dal '94, già parlamentare azzurro e del Pdl.

C'è chi dice che c'è un altro nome in ballo che i vertici forzisti tengono coperto. Comunque, dentro il partito, in tanti sono pronti a scommettere che la spunterà un 'terzo' tra Sisto e Zanettin perché la comune volontà nella maggioranza (che nessuno vuole dire pubblicamente) è quella di non candidare parlamentari, forse per evitare rivendicazioni e pretese.

Dalle parti di via in Lucina assicurano che ''alla fine si troverà la quadra anche con le forze dell'opposizione per chiudere sui quattro giudici''. Resta blindato, invece, in quota Fdi il nome del consigliere giuridico di palazzo Chigi, Francesco Saverio Marini. Intanto, la premier Giorgia Meloni è volata ad Abu Dhabi per un vertice sull'energia e ci resterà per due giorni. Altro segnale, raccontano, che l'accordo sulla Consulta è lontano e le trattative proseguiranno senza sosta sotto traccia.

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Politica

Treni sospesi a Roma Termini, da Conte a Renzi opposizione...

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Il M5S: "Game over per il ministro". Italia Viva presenta una petizione: "Basta incompetenza, deve dimettersi". Schlein: "Lui e Meloni paralizzano l'Italia"

Stazione Termini a Roma - Fotogramma

Circolazione dei treni sospesa e poi ripartita oggi alla stazione Roma Termini per un guasto tecnico, con conseguenti deviazioni e ritardi per i convogli. E, così come era stato per il caos ferroviario di Milano nei giorni scorsi, anche lo stop alla principale stazione della Capitale diventa un caso politico con l'opposizione all'attacco del ministro dei Trasporti Matteo Salvini, della premier Giorgia Meloni e del governo.

"Game over, si dimetta"

"Aggiorniamo il governo, chiuso nelle sue stanze dorate, su quel che sta accadendo nel mondo reale: buio pesto per pendolari e viaggiatori anche a Roma Termini dove ci sarebbe un guasto della linea elettrica. Alcuni pendolari sono rimasti per minuti al buio dentro i treni, altri sono in fila davanti alla tabella dei ritardi aspettando notizie su tempi e sulle cancellazioni. Tutti i treni fermi e circolazione paralizzata: un altro disastro. Meloni non aveva due minuti da dedicare alle bollette, ce l'ha un minuto per questa emergenza? Quando ci proporranno soluzioni dignitose per un Paese civile? Sveglia!", scrive sui social Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle.

"A Termini la circolazione è sospesa per accertamenti tecnici: questo è quanto campeggia sul sito di Trenitalia. E’ il completamento di una giornata indecente sul fronte del trasporto ferroviario, ormai definitivamente tracollato nel nostro paese. La stazione romana è diventata ormai un 'hub dell’imprecazione' per i passeggeri: Salvini comprenda che la sua avventura da ministro dei Trasporti è arrivata al capolinea. Game over, si dimetta. Forse è giunta l’ora che anche Meloni provi a metterci la faccia, perché le nostre stazioni stanno diventando lo zimbello d’Europa in tema di disagi causati a chi viaggia in treno. Nell’anno del Giubileo la situazione è fuori controllo, bisogna ormai salvare il salvabile", commentano in una nota i parlamentari M5s delle commissioni Trasporti di Camera e Senato Antonino Iaria, Luciano Cantone, Roberto Traversi, Giorgio Fede, Gabriella Di Girolamo, Elena Sironi e Luigi Nave.

"Cosa fanno la Presidente Meloni e il Ministro Salvini per arginare il disastro che hanno creato sul trasporto pubblico? Con la loro gestione stanno paralizzando l’Italia, con effetti devastanti sulla vita quotidiana dei cittadini e danni incalcolabili all’economia e al turismo del Paese. Dopo una stagione estiva segnata da caos e disorganizzazione e un periodo natalizio caratterizzato da continui disservizi, la situazione rimane critica. Ogni giorno si registrano ritardi, mancanza di informazioni per i viaggiatori e rimborsi bloccati. Questo è un Paese che ogni giorno parte con un’ora di ritardo, non ce lo possiamo più permettere”. Così la segretaria del Pd, Elly Schlein.

"Roma Termini, oggi. A conclusione di una giornata di ritardi di ore e ore. Giornata in cui, sui suoi profili social, il ministro dei Trasporti ha pubblicato tre post: uno su dei rapinatori rom in fuga, uno su un 36enne nordafricano espulso e uno su Matteo Viviani de 'Le Iene'. Presidente Meloni, a che ora dimissiona un ministro dei Trasporti che fa tutto meno che il ministro dei Trasporti? Anche lei è in già in ritardo. Persino più dei treni", scrive quindi sui social il deputato dem Marco Furfaro, capogruppo Pd in commissione Affari sociali.

"Stamani Firenze, oggi Roma. Il trasporto su rotaia sembra impazzito. Ma che sta succedendo in Italia? Salvini venga in Senato a riferire: noi siamo pronti a presentare la mozione di sfiducia. Così non si può più andare avanti", scrive quindi sui social Matteo Renzi, leader di Italia viva.

“Basta disagi e ritardi nei trasporti, basta incompetenza: Matteo Salvini deve dimettersi!”, quanto chiede intanto una petizione di Italia Viva, i cui primi due firmatari sono la senatrice Raffaella Paita e il deputato Francesco Bonifazi.

“La rete ferroviaria nazionale è ormai al tracollo. Ogni giorno – afferma ancora la raccolta firme promossa da Iv - migliaia di italiani devono subire ritardi insopportabili, guasti continui, treni cancellati e condizioni di viaggio degradanti. Questa situazione non è più tollerabile e rappresenta un fallimento evidente della gestione del settore dei trasporti. I disagi colpiscono i pendolari, lavoratori, studenti, aziende e turisti, con un impatto devastante sull’economia e sulla qualità della vita di milioni di persone. Il responsabile di questa crisi è il Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che invece di affrontare il problema si è dimostrato assolutamente incapace e incompetente. È ora di dire basta. Matteo Salvini deve dimettersi al più presto".

"Nessun tweet, nessun post, nessuna sparata oggi da parte del ministro Matteo Salvini, che ha regalato all’Italia un’altra giornata di passione sui treni. Adesso un altro stop della circolazione a Termini. Salvini è desaparecido, mentre gli italiani ci sono, ma sono fermi nelle stazioni aspettando invano un ministro dei trasporti che pensa a tutto tranne che a fare il suo lavoro. Salvini vada a casa, se ci riesce almeno lui”, scrive su X il segretario di Più Europa Riccardo Magi.

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