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Gaza, Hamas: “100 morti in raid su scuola”. Israele: “Era nascondiglio terroristi”

L'edificio era utilizzato come rifugio per gli sfollati. Hamas: "Grave escalation". Usa: "Profondamente preoccupati per le vittime civili a Gaza". Egitto: "Attacco mostra che Israele non ha volontà politica di fermare guerra"

Macerie a Gaza dopo raid - (Afp)

 Almeno 100 persone sono state uccise e altre decine sono rimaste ferite in un attacco aereo israeliano contro una scuola di Gaza City, secondo quanto dichiarato da fonti mediche e di sicurezza nel territorio palestinese. L'ufficio stampa del governo controllato da Hamas a Gaza ha dichiarato che l'esercito israeliano ha attaccato la scuola, utilizzata come rifugio per gli sfollati, durante le preghiere del mattino. L'informazione è stata verificata in modo indipendente.

L'esercito israeliano (Idf) dal canto suo ha detto di aver colpito i militanti di Hamas che "operavano nella scuola Al-Taba'een e vicino a una moschea a Daraj Tuffah, che serve come rifugio per i residenti di Gaza City" e che il centro "serviva come nascondiglio per i terroristi e i comandanti di Hamas".

L'esercito israeliano non ha fornito informazioni sulle vittime nella dichiarazione pubblicata su Telegram, ma ha affermato che "sono state prese numerose misure per mitigare il rischio di danneggiare i civili", mentre ha accusato l'organizzazione militante palestinese Hamas di "sfruttare brutalmente la popolazione civile e le istituzioni come scudi umani per le loro attività di terrore".

Hamas: "Grave escalation"

L'attacco alla scuola di Gaza City "costituisce un crimine orrendo e rappresenta una grave escalation di una serie senza precedenti di crimini e massacri nella storia delle guerre", si legge in una dichiarazione di Hamas in cui si legge inoltre che le affermazioni di Israele riguardo alla presenza di un centro di commando del gruppo all'interno della scuola sono false "scuse per colpire civili, scuole, ospedali e accampamenti dei rifugiati, tutti falsi pretesti e bugie smascherate per coprire i suoi crimini".

"Chiediamo ai nostri Paesi arabi e islamici e alla comunità internazionale di rispettare la loro responsabilità e assumere azioni urgenti per fermare questi massacri e fermare l'escalation dell'aggressione sionista contro il nostro popolo e i cittadini senza difesa", conclude la nota.

Israele: "In raid su scuola a Gaza uccisi 19 terroristi Hamas e Jihad"

Nel raid sulla scuola al Tabin di Gaza sono stati uccisi almeno 19 "terroristi" di Hamas e della Jihad islamica. Israele reagisce con questi numeri alla nuova ondata di indignazione internazionale per l'attacco nel quale, secondo fonti della Striscia, sono morti almeno un centinaio di civili, tra cui undici bambini.

"Oggi le Forze di difesa israeliane e lo Shin Bet hanno attaccato i terroristi che operavano nel quartier generale situato in una moschea nel complesso di al Tabin", si legge in una nota delle Idf, secondo cui le indagini dell'intelligence "hanno confermato" che "almeno 19 terroristi di Hamas e della Jihad islamica che hanno agito per perpetrare attività terroristiche contro le forze militari israeliane e contro lo Stato di Israele". Il comunicato diffuso contiene i nomi e le foto dei 19 "terroristi".

Secondo "varie indicazioni di intelligence" c'è "un'alta probabilità" che nella scuola al Tabin di Gaza colpita nel raid di stamattina ci fosse il comandante della Brigata dei Campi Centrali della Jihad islamica, Ashraf Juda. A renderlo noto è il portavoce delle Idf, Daniel Hagari, secondo cui non è ancora chiaro se Juda sia rimasto ucciso nell'attacco. "Nelle ultime settimane, la nostra intelligence ha monitorato da vicino una struttura militare attiva di Hamas e della Jihad islamica, dove operavano circa due decine di militanti di Hamas e della Jihad islamica - ha riferito Hagari in un video -. I nomi di 19 di questi terroristi che operavano nel complesso sono stati pubblicati. Abbiamo anche indicazioni di intelligence che il terrorista Ashraf Juda, comandante della Brigata dei Campi centrali della Jihad, si trovava nel complesso".

Secondo il portavoce delle Idf, "dopo aver ricevuto informazioni chiare sulla minaccia rappresentata da questi terroristi e in conformità con il diritto umanitario internazionale, abbiamo adottato numerose misure per mitigare il rischio per i civili, tra cui l'uso della sorveglianza aerea prima dell'attacco e la scelta di munizioni molto precise per evitare vittime civili".

Usa: "Preoccupati per vittime civili a Gaza, chiesti a Israele altri dettagli"

Gli Stati Uniti si dicono "profondamente preoccupati per le notizie di vittime civili a Gaza". Dopo l'attacco israeliano contro una scuola, si legge in una nota del portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, "siamo in contatto con le nostre controparti israeliane, che hanno dichiarato di aver colpito alti funzionari di Hamas, e chiediamo ulteriori dettagli". "Sappiamo che Hamas usa le scuole come luoghi per riunirsi e operare, ma abbiamo anche detto ripetutamente e coerentemente che Israele deve prendere misure per ridurre al minimo i danni ai civili". "Piangiamo ogni palestinese morto in questo conflitto, compresi i bambini, e troppi civili continuano a essere uccisi e feriti. Questo sottolinea l'urgenza di un cessate il fuoco e di un accordo sugli ostaggi, per raggiungere il quale continuiamo a lavorare instancabilmente", conclude la nota.

Usa sbloccano 3,5 miliardi di aiuti militari per Israele

Intanto l'amministrazione Biden ha sbloccato 3,5 miliardi di dollari che Israele potrà usare per armi ed equipaggiamento militare, fondi che erano stati approvati mesi fa dal Congresso. Lo rivela la Cnn, citando fonti informate della notifica inviata dal dipartimento di Stato al Congresso riguardo all'intenzione di inviare gli aiuti che fanno parte del pacchetto da 14,1 miliardi in favore di Israele approvato lo scorso aprile. I fondi, che arrivano in un momento in cui continua a salire la tensione tra Israele e l'Iran, permetteranno a Tel Aviv di acquistare armi dagli Stati Uniti attraverso il Foreign Military Financing program.

Media: "Funzionari Amministrazione Usa attesi nella regione"

Funzionari dell'Amministrazione Biden pianificano missioni in Medio Oriente per la de-escalation nella regione e per arrivare a un accordo su un cessate il fuoco e sul rilascio degli ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza. Lo riferisce Axios secondo cui il consigliere del presidente americano Joe Biden per il Medio Oriente, Brett McGurk, è atteso al Cairo all'inizio della prossima settimana per colloqui con funzionari egiziani e israeliani che portino alla definizione della gestione della sicurezza al confine tra la Striscia e l'Egitto. E il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha detto ieri al ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, di valutare una missione in Medio Oriente per la prossima settimana. Entrambi i viaggi potrebbero però saltare in caso di escalation.

Intanto prosegue il lavoro di Usa, Egitto e Qatar, che continuano la mediazione tra Israele e Hamas prima dei negoziati previsti per il 15 agosto, in un luogo ancora da definire tra Il Cairo e Doha. E' un'occasione "ora o mai più" per un accordo, dicono funzionari israeliani. Il capo della Cia, William Burns, dovrebbe guidare la delegazione Usa ai negoziati ed essere quindi in Medio Oriente la prossima settimana. Al contempo Usa e alleati continuano il pressing su Iran e Hezbollah affinché non diano seguito alle minacce a Israele, accusato per l'uccisione, il 31 luglio a Teheran, dell'ormai ex capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e per un comandante di Hezbollah ucciso il giorno prima a Beirut.

Tajani: "Attacco scuola inaccettabile, Israele rispetti diritto umanitario"

"È assolutamente inaccettabile il bombardamento di una scuola a Gaza che ha provocato tante vittime innocenti" scrive su X il ministro degli Esteri Antonio Tajani. "Chiediamo a Israele il rispetto del diritto umanitario. È per proteggere i civili che chiediamo l'immediato cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas".

Egitto: "Raid scuola mostra che Israele non ha volontà politica di fermare guerra"

Il "deliberato assassinio" di palestinesi disarmati durante il raid oggi contro la scuola a Gaza City, usata come rifugio per gli sfollati, mostra che "Israele non ha la volontà politica" di mettere fine alla guerra a Gaza. E' quanto ha dichiarato con una nota il ministero degli Esteri egiziano. Il raid è arrivato dopo che Israele ha accettato l'appello rivolto da Egitto, Stati Uniti e Qatar per un round conclusivo dei negoziati per raggiungere un accordo per il cessate il fuoco, fissato per il 15 agosto.

Il fatto che Israele "commetta questi crimini in larga scala, come l'assassinio deliberato di civili ogni volta che gli sforzi dei mediatori si intensificano, è la prova definitiva della mancanza di volontà politica di mettere fine a questa guerra brutale". Al contrario, prosegue la nota del ministero egiziano, Israele "persiste" nel provocare "la continua sofferenza umana dei palestinesi sotto il peso di una catastrofe umanitaria internazionale che il mondo è incapace di fermare".

Nonostante questo l'Egitto riafferma l'impegno diplomatico per "garantire l'ingresso di aiuti umanitari con diversi mezzi e lavorare per arrivare ad un cessate il fuoco, a prescindere da quanto sia difficile o da quanti ostacoli vi siano".

Onu: "Inorridita da escalation"

Nelle ultime settimane, gli attacchi alle scuole da parte di Israele sono diventati molto più frequenti, con Israele che ha preso di mira sette plessi scolastici, rileva l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani. In un rapporto di questa settimana, le Nazioni Unite affermano di essere “inorridite” dall’escalation. I gruppi per i diritti umani affermano che ci sono prove che Israele non sta facendo abbastanza per distinguere i civili dai combattenti a Gaza, dove la guerra, che dura da mesi, ha ucciso 40mila persone. Il ministero della Sanità di Gaza non fa distinzioni tra civili e combattenti nel bilancio, ma afferma che la maggior parte dei morti sono donne e bambini.

Josep Borrell si dice "inorridito per le immagini della scuola trasformata in rifugio a Gaza colpita da un raid israeliano". "Almeno dieci scuole sono state colpite nelle scorse settimane, non c'è giustificazione per questi massacri, siamo sgomenti per questo terribile bilancio di morti", aggiunge su X l'Alto rappresentante della Ue per la politica estera. Nel post Borrell condanna anche "l'opposizione del ministro Smotrich, contro l'interesse del popolo israeliano, all'accordo. Un cessate il fuoco - conclude - è l'unico modo per fermare l'uccisione dei civili e assicurare il rilascio degli ostaggi".

Dal 4 luglio scorso Israele ha condotto 21 raid contro scuole nella Striscia di Gaza, usate come rifugio dagli sfollati, ha denunciato l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani. Secondo l'agenzia dell'Onu, gli attacchi di quest'ultimo mese hanno ucciso 274 persone, "tra cui donne e bambini", e, "nonostante l'esercito israeliano dichiari di prendere tutte le misure possibili per evitare danni ai civili", i continui attacchi a queste aree "dove le popolazioni sono costrette a spostarsi, e il "consistente e prevedibile impatto sui civili suggeriscono una violazione" del diritto internazionale umanitario.

L'Alto commissariato per i diritti umani sottolinea che questi "attacchi sistematici" alle scuole arrivano in un momento in cui "il 90% della popolazione di Gaza è stata sfollata, mentre l'esercito israeliano continua a bombardare edifici residenziali e a limitare l'ingresso e la distribuzione di assistenza umanitaria". "Israele, in quanto potenza occupante - conclude l'Onu - è obbligato a garantire alla popolazione che ha sfollato con la forza i bisogni umanitari di base, compreso un rifugio sicuro".

La condanna della Francia

La Francia "condanna con la massima fermezza il raid israeliano" che ha colpito ieri la scuola di Al Tabeen a Gaza City. "Da diverse settimane - si legge in una nota del ministero degli Esteri - gli edifici scolastici vengono ripetutamente presi di mira, con un numero intollerabile di vittime civili". Il Paese d'Oltralpe "ricorda" a Israele "il rispetto del diritto internazionale umanitario", ribadendo l'appello alla "liberazione senza condizioni né rinvii di tutti gli ostaggi" trattenuti nella Striscia di Gaza e a "un cessate il fuoco immediato di fronte all'emergenza umanitaria a Gaza".

Hezbollah rivendica lancio droni esplosivi contro il nord di Israele

Hezbollah ha rivendicato il lancio di droni esplosivi contro il nord di Israele. Il gruppo libanese sostiene di aver preso di mira la base Michve Alon delle forze di difesa israeliane (Idf), che sarebbe usata come deposito di munizioni, e questo per rappresaglia all'attacco di ieri nei pressi di Sidone, dove è stato ucciso un importante membro di Hamas.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Trump in 7 giorni nomina falchi e fedelissimi, verso...

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Dossier cruciale sui migranti affidato a Homan e Miller. A Noem, la governatrice che sparò al suo cucciolo, la guida del Dipartimento di Sicurezza Interna. Marco Rubio probabile segretario di Stato

Donald Trump - (Afp)

Dimenticate il 2016, quando Donald Trump stesso fu colto di sorpresa, e senza alcuna squadra pronta, dalla vittoria elettorale. Ora, otto anni dopo e con un partito repubblicano completamente controllato da lui e orientato al Maga, il presidente in meno di sette giorni ha già nominato un nutrito gruppo di fedelissimi e falchi per mantenere le promesse fatte all'America che l'ha votato, di un governo con il pugno di ferro contro migranti, avversari e il 'deep state', cioè le migliaia di dipendenti federali considerati un ostacolo alla sua agenda politica.

Dossier migranti affidato a Homan e Miller

Primo dossier affrontato è stato quello dell'immigrazione, argomento principe della campagna elettorale tutta incentrata, anche con toni razzisti e xenofobi, alla promessa di iniziare dal primo giorno a deportare milioni di migranti senza documento. Dossier che è stato affidato a Tom Homan, capo dell'Ice nei primi anni della prima amministrazione Trump che divenne il volto delle sue misure più criticate, dal muslim ban ai bambini migranti separati dai genitori e chiusi nelle gabbie, in qualità di 'zar dei confini', e a Stephen Miller, che di quelle misure fu il discusso architetto.

Il 39enne ex speechwriter infatti sarà il vice capo dello staff, al fianco di Susie Wiles, la 'ice baby', la ragazza di ghiaccio, come l'ha chiamata Trump nel discorso della vittoria ringraziandola per aver guidato la sua campagna alla vittoria, e che ora sarà la prima donna capo dello staff, una sorta di primo ministro, alla Casa Bianca.

Entrambi coinvolti nella stesura del Project 2025, un programma di governo di estrema destra pubblicato dalla Heritage Foundation, Homan e Miller nei mesi scorsi hanno più volte preso posizioni per una politica di tolleranza zero verso i migranti. Intervistato dal Washington Post dopo la nomina, il 62enne, un ex poliziotto che poi ha fatto tutta la carriera all'interno dell'Ice, la temuta polizia anti-migranti, ha affermato che "non sto parlando di arrestare un milione di persone in una settimana, inizieremo dai peggiori", riferendosi all'idea di iniziare con la deportazione dei migranti con precedenti penali.

Ma poi ha ribadito che chiunque degli 11 milioni di migranti senza precedenti abbia un ordine di rimpatrio sarà deportato: "Se questi ordini non vengono applicati, allora noi che diavolo facciamo, la legge non prevede che si debba commettere un crimine per essere deportato". "America è per gli americani e solo per gli americani", è arrivato a dire intervenendo al controverso rally del Madison Square Garden Miller, che nel 2018 dovette fare i conti con le accuse pubbliche di ipocrisia che gli rivolsero i familiari, ricordando che suoi antenati all'inizio del secolo sfuggirono ai pogrom anti-ebrei in Bielorussia accolti dall'America come i rifugiati a cui lui ora chiudeva le porte.

Ora Miller torna alla Casa Bianca ancora più agguerrito, con l'idea di utilizzare aerei militari e truppe della Guardia Nazionale, anche inviando quelle degli stati repubblicani in stati democratici, per assistere l'Ice nell'immensa operazione di deportazione di milioni di migranti che potranno essere rinchiusi i quelli che non ha esitato a definire "campi" di detenzione.

Ecco Noem e Waltz

Accanto ai due falchi anti-immigrati, Trump ha nominato un'altra fedelissima alla guida del Dipartimento di Sicurezza Interna, da cui dipende anche la gestione del dossier immigrazione, Kristi Noem. La governatrice del South Dakota ama così tanto proiettare un'immagine da "dura" di se stessa che non ha esitato nella biografia a raccontare di aver ucciso il suo cucciolo perché era irrequieto, provocando un'ondata di critiche che le sarebbero costate la possibilità di diventare la vice di Trump. Ma non le ha fatto perdere la stima e la fiducia del tycoon che ora le affida il mega dipartimento, con un budget di 60 miliardi e centinaia di migliaia di dipendenti.

Mike Waltz sarà il prossimo consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha confermato Trump su Truth Social, dopo le indiscrezioni delle ultime ore. "Sono onorato di annunciare che il deputato Mike Waltz, repubblicano della Florida, è stato nominato come mio consigliere per la Sicurezza nazionale", scrive il presidente eletto in un post.

"Mike è il primo berretto verde ad essere stato eletto al Congresso e in precedenza ha prestato servizio alla Casa Bianca e al Pentagono - ha scritto Trump nel post su Truth - Mike ha prestato servizio nelle Forze speciali dell'esercito per 27 anni, dove è stato impiegato più volte in combattimenti per i quali è stato insignito di quattro Stelle di bronzo, di cui due al valore".

"Mike è andato in pensione come colonnello ed è un leader riconosciuto a livello nazionale nel campo della sicurezza nazionale, un autore di bestseller e un esperto delle minacce poste dalla Cina, dalla Russia, dall'Iran e dal terrorismo globale”, ha detto il tycoon.

Rubio segretario di Stato

Secondo i media americani, Trump avrebbe anche scelto il prossimo segretario di Stato, puntando Marco Rubio, una scelta che è un riconoscimento del ruolo svolto dal senatore della Florida per mobilitare il voto ispanico in favore del tycoon.

Il 53enne repubblicano, noto per le posizioni da falco contro la Cina e, ovviamente, Cuba da dove è scappata la sua famiglia, diventerebbe il primo capo della diplomazia Usa di origine ispanica. Nei giorni scorsi si è scritto che Trump era orientato più verso Ric Grenell, un suo fedelissimo che era stato suo ambasciatore in Germania e poi direttore del National Intelligence, ma poi ieri si sarebbe orientato per Rubio, dopo una serie di contatti con alleati del senatore. Completa la squadra di politica estera, Elise Stefanik, 40enne deputata di New York che in pochi anni, da fedelissima del tycoon, ha fatto una rapida ascesa nel partito diventando numero 3 al Congresso, e ora ambasciatrice alle Nazioni Unite.

Ex deputato Zeldin all'agenzia per Ambiente

Per l'Epa, l'agenzia che svolge di fatto il ruolo di ministero dell'Ambiente, ha scelto l'ex deputato repubblicano Lee Zeldin, un avvocato che non ha esperienza in materia ambientale che ha già annunciato che la sua linea sarà la "deregulation", intesa a smantellare le misure e i regolamenti per la difesa dell'ambienta adottati dall'amministrazione Biden.

"Le industrie vogliono crescere, espandersi ed avere l'abilità di esportare quello che producono, invece di esportare posti di lavoro - ha detto intervistato ieri da Fox - ci sono regolamenti che la sinistra ha adottato che finiscono per spingere il business nella direzione sbagliata". L'indirizzo del suo lavoro sarà dato da Trump stesso che nei giorni scorsi ha confermato che nel primo giorno di mandato farà uscire gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sul clima, come già fece nel 2017.

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Esteri

Ucraina, Putin ha fretta: Russia prepara attacco a...

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L'avvento di Trump alla Casa Bianca e la prospettiva dell'avvio di un dialogo spinge Mosca ad accelerare per consolidare le posizioni

Vladimir Putin

La Russia prepara una nuova spallata in Ucraina nella guerra in corso da quasi 1000 giorni. Mentre si prepara ad attaccare con l'aiuto dei soldati nordcoreani per restituire a Vladimir Putin la regione di Kursk invasa dalle forze di Kiev, l'esercito di Mosca continua a spingere nel Donetsk, al momento l'area più calda del fronte. La Russia, però, si appresta a lanciare un'offensiva e punta a sfondare nella regione di Zaporizhzhia.

Le operazioni sono già iniziate, secondo le informazioni che l'Economist ha ottenuto dall'intelligence ucraina. "Le azioni militari sono già iniziate nella regione", scrive il giornale. L'imminente arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca sembra aver avuto un effetto sulle strategie dei due paesi.

Trump detta i tempi

La prospettiva dell'inizio di un dialogo, sotto la spinta del nuovo presidente degli Stati Uniti, impone ai due paesi uno sforzo immediato per consolidare o migliorare le proprie posizioni. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky riferisce che le brigate ucraine resistono a Kursk, per conservare un jolly da spendere al tavolo delle trattative. Putin, scrive l'Economist, "mantiene l'iniziativa e appare improbabile che voglia proporre un cessate il fuoco prima che i combattimenti" a Zaporizhzhia "siano terminati".

Nell'oblast, l'esercito russo sta schierando gruppi d'assalto addestrati nelle posizioni di prima linea, come riferisce Vladyslav Voloshyn, portavoce del Comando meridionale dell'esercito ucraino, confermando la possibilità di un nuovo assalto russo nella regione "da un giorno all'altro".

All'inizio di ottobre, le truppe russe hanno ripreso gli attacchi nel settore di Zaporizhzhia. Kiev ha avvertito di una potenziale spinta russa nella regione meridionale, proprio mentre le truppe di Mosca continuano ad avanzare nell'est dell'Ucraina. Secondo Voloshyn, la Russia si sta preparando a intensificare la sua offensiva verso la città di Orikhiv, nella provincia di Zaporizhzhia. Questa decisione, secondo il portavoce, consentirà all'esercito russo di assumere il controllo delle rotte logistiche verso Ucraina orientale.

Riflettori sull'Europa

In una fase cruciale della guerra, aumenta la pressione sui partner occidentali dell'Ucraina. La prospettiva di un disimpegno americano sposta inevitabilmente il baricentro sull'Europa. Un invito a "fare di più che permettere solamente all'Ucraina di combattere" è rivolto all'Occidente dal segretario generale della Nato, Mark Rutte, in una conferenza stampa al termine di un incontro a Parigi con il presidente francese, Emmanuel Macron.

"Dobbiamo mantenere la forza della nostra alleanza transatlantica. La sfida immediata che dobbiamo affrontare è sostenere l'Ucraina", che si sta "preparando per l'inverno più duro" dall'inizio dell'invasione, aggiunge Rutte.

Più diretta la premier estone Kaja Kallas, candidata come Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza e Vicepresidente della Commissione europea. I Paesi dell'Unione europea devono "investire più nella difesa" e "farsi carico delle proprie responsabilità", dice durante l'audizione di conferma al Parlamento europeo. Non si può accettare che Russia, Corea del Nord e Iran producano più equipaggiamenti e munizioni dell’area euroatlantica, evidenzia Kallas, sottolineando che l'Ue ha le risorse per colmare il divario e promettendo di lavorare in tal senso con il prossimo commissario Ue alla difesa se confermata.

L'ex premier estone si dice anche felice del progresso di una sua iniziativa, la produzione di un milione di munizioni per l'Ucraina in Ue, e promette di spingere ogni Paese a dedicare lo 0.25% del proprio Pil per poter superare la Russia in termini di risorse - misura proposta dall'Estonia che definisce "fondamentale per la sicurezza del nostro continente".

Parlando della guerra in corso, Kallas esorta gli europei a "trasformare la paura in azione" e sottolinea che la preparazione per affrontare le nuove sfide richiederà un "cambio radicale della nostra mentalità in tutti i campi della società". La relazione transatlantica rimane il "partenariato economico e di sicurezza più grande al mondo" e questo non cambierà, contina, perché Ue e Usa sono "più forti e sicuri se collaborano". Questo nel contesto della rielezione di Donald Trump, che ha minacciato un allontanamento di Washington dalla Nato.

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Esteri

Ue, veti incrociati bloccano i vicepresidenti: Fitto...

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L'audizione del ministro promossa anche dall'opposizione: "Elemento di ricchezza la sua presenza nel Mezzogiorno"

Raffaele Fitto - Afp

La partita per la nomina dei sei vicepresidenti esecutivi della von der Leyen 2 si va complicando e il verdetto slitta a data da destinarsi. Il nodo non è di merito, ma politico.

L'audizione di Fitto

Il vicepresidente designato alla Coesione, Raffaele Fitto, in audizione a Bruxelles davanti alla commissione Regi ha risposto a tutte le domande, anche a quelle più aggressive, con pazienza, senza mai perdere il suo aplomb.

Tanto che persino l’eurodeputato del Pd Dario Nardella, fiorentino, ha detto che la sua audizione è stata “tendenzialmente positiva”, anche se ha scherzato citando una canzone di Mina, “Sono come tu mi vuoi” per descrivere la performance di Fitto. Il suo collega di partito Raffaele Topo, l’unico del Pd membro della commissione Regi, campano, è stato ancora più esplicito: subito dopo l’audizione ha detto che è andata “bene, penso”. Un ruolo non piccolo lo gioca probabilmente la geografia, visto che la politica di coesione è assai importante per le regioni del Mezzogiorno d’Italia e avere un vicepresidente alla Coesione, per il Sud, non sarebbe poca cosa.

Il Pd lo promuove: "Non è un fascista"

Fitto, insomma, viene giudicato adatto ("Fitto fit", come scherzava Giancarlo Giorgetti) al ruolo di commissario alla Coesione, tendenzialmente, anche da non pochi eurodeputati del Pd (un altro discorso è la vicepresidenza esecutiva, per i Dem). Anche se è "un avversario politico", non è certo “un fascista”, spiegava ieri un eurodeputato italiano non di destra. Ad una parlamentare dei Verdi/Ale galiziana, Ana Miranda Paz, del Bloque Nacionalista Gallego, nazionalista di sinistra, che lo ha definito un "esempio" dell'estrema destra "ripulita", Fitto ha risposto con calma, facendo presente che lui non è affatto “un fascista”. Fitto si è comunque detto sicuro che, discutendo, si troveranno dei punti di “convergenza” anche con lei, pur aggiungendo che potrebbe essere difficile.

L'attacco dei Verdi

I più aggressivi nei confronti del candidato italiano sono stati, con accenti diversi, i Verdi, seguiti dai Liberali. Ma lui, ringraziando sempre ognuno “per la domanda”, non si è mai scomposto, neppure quando l’ecologista tedesco Rasmus Andresen ha notato che in Italia ci sono molte inchieste aperte sull’utilizzo dei fondi del Pnrr. Il ministro gli ha ricordato che, se ci sono inchieste in corso, non riguardano lui, ma semmai chi è accusato di aver utilizzato impropriamente i fondi. E ha citato la procuratrice europea Laura Codruta Koevesi, secondo la quale l’Italia “è vittima del suo successo”, visto che ha ottenuto più fondi di tutti gli altri Paesi, tra trasferimenti e prestiti, nell’ambito di Next Generation Eu.

Le inchieste sono tante, ha aggiunto Fitto, grazie al lavoro della Guardia di Finanza, che dovrebbe essere “un esempio” per molti altri Paesi Ue. Tra l’altro Fitto, che a Bruxelles ha fatto tre legislature da eurodeputato, ha detto che si impegnerà per tutelare lo Stato di diritto, un “valore fondamentale” dell’Ue e ha assicurato che da vicepresidente non rappresenterà né un partito né un Paese, ma l’interesse europeo. Agli europarlamentari socialisti di altre nazionalità che lo interrogavano diffidenti, il politico salentino ha più volte suggerito di parlare con i loro “colleghi del gruppo”, che lo conoscono bene. Lo stesso Topo, nel suo intervento in sala, l’unico targato Pd, ha sottolineato che la sua “presenza” nel Mezzogiorno sarà importante, un “elemento di ricchezza”.

Il peso della Balena Bianca

Gioca qui, probabilmente, anche la forza della ‘diaspora’ democristiana: Fitto ha iniziato la sua carriera politica nella Dc, e Raffaele Topo, oggi nel Pd, è figlio di Francesco Topo, detto Ciccio, già autista e amico di Antonio Gava, pezzo da novanta dei Dorotei, più volte ministro. La Balena Bianca, ufficialmente scomparsa nel 1994, in realtà si è inabissata e nei momenti giusti ‘soffia’ ancora, persino dalle parti di Bruxelles. Fitto, che aveva ricordato le sue origini democristiane già nelle risposte scritte, ha chiuso l’audizione di slancio, ricordando Alcide De Gasperi, “padre fondatore” dell’Ue, oltre che fondatore della Dc. Proprio al politico trentino è dedicata la sala in cui si è tenuta l'audizione.

I dubbi socialisti sulla vicepresidenza

Tuttavia per i Socialisti, e anche per il Pd, un conto è l’adeguatezza di Fitto, un altro conto è la sua indicazione a vicepresidente esecutivo della Commissione, che mette i Conservatori nella ‘prima fila’ del nuovo esecutivo Ue. Per i Verdi, Fitto è inadeguato a prescindere, dato che appartiene alla destra dell’Ecr: secondo il copresidente del gruppo ecologista Bas Eickhout, olandese, il ministro “ha dimostrato più volte, attraverso la sua affiliazione politica di estrema destra, di non sostenere i valori europei e di non avere a cuore l’interesse dell’Unione Europea e dei suoi cittadini. Ciò lo rende inadatto a rappresentare la Commissione in un ruolo così importante come quello di vicepresidente esecutivo”. Ignazio Marino, di Avs (Verdi/Ale), si è detto "deluso" dalle risposte di Fitto.

Il voto contrario a Von der Leyen

Fitto è dell’Ecr, un partito che non fa parte della maggioranza che ha rieletto Ursula von der Leyen e che, anzi, le ha votato contro in luglio, dopo che Giorgia Meloni si era astenuta in Consiglio Europeo. Pertanto, si pone “un problema politico”, che spetterà a Ursula von der Leyen affrontare e “risolvere”, ha spiegato Nardella. La presidente conosce le difficoltà, tanto che non è andata a Baku per la Cop29 proprio per restare qui a Bruxelles a trattare ed evitare che il voto sul collegio slitti ancora, magari all'ultima plenaria del 2024, impedendo così l’insediamento del nuovo collegio dal primo dicembre. La decisione sui sei vicepresidenti è stata dunque rimandata, forse a oggi, ma non è escluso che slitti addirittura alla settimana prossima.

I veti incrociati

Per Nicola Procaccini, copresidente del gruppo Ecr, i sei vicepresidenti sono “bloccati dai veti incrociati”, segno che le tensioni nella maggioranza sono elevatissime. Come spiega un eurodeputato, tra i membri del Parlamento “c’è molto scontento” per la composizione della Commissione von der Leyen bis.

I Conservatori, dal canto loro, non sono affatto scontenti. Sono stati "determinanti" per l'esito delle audizioni di molti commissari, perché senza il loro voto non ci sarebbe stata la maggioranza dei "due terzi", come ha sottolineato il capodelegazione di Fdi Carlo Fidanza. Il politico milanese ha annunciato che Fratelli d'Italia voterà "a favore" della Commissione von der Leyen due, proprio perché vede Fitto in prima fila.

Il capodelegazione della Lega Paolo Borchia, che non si è sbilanciato né sul voto del suo partito e di quello dei Patrioti sull’intero collegio (che è previsto in plenaria, a voto palese e a maggioranza semplice), si augura che “non si vada alla settimana prossima, perché sarebbe una mazzata alla credibilità del lavoro che stiamo cercando di fare”. Un ulteriore slittamento dell’insediamento della von der Leyen bis non sarebbe un buon segnale per l’Ue, specie dopo l’elezione di Donald Trump negli Usa, perché non farebbe che confermare l'acuirsi delle divisioni che percorrono il blocco e che il nuovo presidente potrebbe sfruttare.

Ma nella ‘Bubble’, come viene chiamata la bolla bruxellese, i ragionamenti che prevalgono, per adesso, sembrano essere altri. Per ora non conta, come prevede un membro italiano del Parlamento Europeo, che Trump, quando si insedierà, probabilmente “verrà in Europa e von der Leyen neppure la incontrerà”. Qualcuno a Bruxelles ancora ricorda che nel 2016, non appena venne eletto, il primo politico europeo che ricevette alla Trump Tower non fu né Jean-Claude Juncker, né Donald Tusk, rispettivamente presidenti della Commissione e del Consiglio Europeo. Fu Nigel Farage, l’inventore della Brexit.

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