Venezuela, Istituto Friedman scrive a ministro Esteri: “Immediato rilascio Davila e de Grazia”
Istituto Friedman scrive a ministro degli Esteri venezuelano: "Immediato rilascio di Davila e de Grazia"
Il governo italiano "continua a seguire con forte preoccupazione la situazione in Venezuela, in stretto raccordo con i partner internazionali". E' quanto si legge si legge in una nota di Palazzo Chigi.
L'Italia, prosegue la presidenza del Consiglio, "chiede alle Autorità venezuelane di rispettare i diritti di tutti i cittadini e di procedere alla liberazione di tutti gli oppositori politici, condannando fermamente qualsiasi minaccia o privazione delle libertà civili".
Istituto Friedman scrive a ministro degli Esteri del Venezuela
Alessandro Bertoldi, Direttore esecutivo dell'Istituto Milton Friedman, ha scritto una lettera al ministro degli Esteri venezuelano, Yvan Gil, in cui si chiede "l'immediato rilascio" di Williams Davila e Americo de Grazia, ricordando che Davila è stato "sequestrato a Caracas da degli individui armati e portato in una località sconosciuta con delle auto prive di targa", poco dopo aver "rilasciato un’intervista all’agenzia italiana Adnkronos in cui si è appellato al Governo italiano, chiedendo il supporto dell’Italia nel sostenere la richiesta di trasparenza nel processo elettorale in Venezuela".
"Signor Gil, Le scriviamo, pur disconoscendo la sua carica di Ministro degli Esteri del Venezuela, nella sua veste di rappresentante del Regime violento e sanguinario guidato dal criminale Nicolas Maduro, il quale ha ripetutamente violato la vostra Costituzione, usurpando il potere e commettendo ogni tipo di violazione dei diritti democratici, civili e umani nei confronti del Popolo venezuelano", si legge nella lettera.
I fatti
"Nella giornata dell’8 agosto scorso l’On. Williams Davila è stato sequestrato a Caracas da degli individui armati e portato in una località sconosciuta con delle auto prive di targa", si legge ancora nella lettera in cui si ricorda che "Davila fa parte del Comitato scientifico del nostro Istituto, è cittadino europeo e gode della protezione internazionale del Comitato latinoamericano per i diritti umani". Vengono poi ricordate le condizioni di salute dell'esponente dell'opposizione venezuelana che necessita di una terapia quotidiana.
Si denuncia anche la scomparsa dell'On. Americo de Grazia, italo venezuelano: "Di entrambi non vi sono notizie da oltre 24 ore e in entrambi i casi le Autorità venezuelane abusive che lei rappresenta, le quali detengono l’uso esclusivo della forza in Venezuela, non hanno fornito alcuna notizia su quanto accaduto e sulle sorti dei due deputati".
"Anche su nostra richiesta le istituzioni italiane, portoghesi ed europee stanno chiedendo a gran voce a voi delle spiegazioni circa quanto accaduto e l’immediato rilascio dei due deputati e di tutti gli oppositori politici. Rinnoviamo questo appello", prosegue la lettera in cui si comunica che la protesta continuerà fino "al loro rilascio e che voi sarete ritenuti responsabili della loro incolumità in ogni sede, finanche all’incriminazione individuale dinanzi alla Corte penale internazionale, di cui saremo solleciti sostenitori. Ogni ulteriore vostro sostegno a politiche criminali e violente non farà che aggravare la vostra posizione personale dinnanzi alla giustizia".
Politica
Autonomia, Calderoli: “Farò tesoro indirizzi...
Schlein: "Non decide il governo cosa dice l'opposizione"
"Ora farò tesoro degli indirizzi della sentenza" della Consulta e "una volta che travaso quelle richieste nella legge, le opposizioni taceranno e mi auguro taceranno per sempre". Così Roberto Calderoli ad un incontro sull'autonomia a Brescia con il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana.
"Sono state presentate un centinaio di eccezioni su 43 commi e ne hanno accettate 7. Abbiamo trovato la strada per una perfetta coincidenza della Costituzione. La legge nel suo impianto regge e reggerà. E questa è la cosa più importante", ha sottolineato Calderoli.
"Rispetto al referendum" a prescindere dalla sentenza della Consulta, ha aggiunto, "ricordo che nel 2015 raccolsi le firme per abolire un articolo della legge Fornero, ma venne giudicato irricevibile" anche perché "collegato alla legge di bilancio, come lo è l'autonomia differenziata".
Le reazioni
Le opposizioni insorgono. “Le affermazioni di Calderoli sono estremamente gravi e dimostrano scarso rispetto della democrazia", dichiara la segretaria del Pd, Elly Schlein.
"Invece di assumersi la responsabilità per aver presentato alle Camere un provvedimento incostituzionale, lo Spacca Italia, e per aver ignorato prima ogni forma di critica, anche costruttiva, da parte delle opposizioni in parlamento e di autorevoli costituzionalisti, anche dopo le censure della Corte costituzionale, continua a insistere con arroganza e oggi auspica che le opposizioni tacciano per sempre".
"Ma lo chiarisco a questo governo e a tutti i suoi ministri, una volta ancora: non è la maggioranza a decidere cosa può o deve dire l’opposizione. Noi continueremo sempre con più forza a farci sentire, questo è il ruolo che spetta all’opposizione in una democrazia. Contro i tagli alla sanità pubblica, alla scuola pubblica, prima grande leva di emancipazione sociale, ai comuni e ai trasporti. Noi continueremo a far sentire la nostra voce e attraverso la nostra anche quella di chi questo governo rifiuta di ascoltare. Questo clima di repressione costante del dissenso deve finire, non è accettabile in una democrazia costituzionale”.
“Incredibile quanto non finisca mai di stupire Calderoli. Augurarsi che le opposizioni possano tacere per sempre è quanto di più antidemocratico possa uscire dalla bocca di un Ministro della Repubblica, un uomo dello Stato le cui parole disonorano la carica che ricopre", afferma in una nota la senatrice Alessandra Maiorino, vice capogruppo M5S al Senato.
"Più passa il tempo e più gli esponenti di governo dimostrano il loro vero volto, fatto di autoritarismo e insofferenza verso qualunque pensiero diverso dal loro. Di una cosa può star certo Calderoli: finché avremo voce non staremo mai zitti e buoni, soprattutto su una riforma così aberrante quale è l’autonomia differenziata che lui stesso ha concepito e che sta facendo acqua da tutte le parti”.
Spettacolo
Rozsa Tassi a Verissimo: “Ecco com’è nata la...
La moglie dell'attore è stata ospite nel salotto di Silvia Toffanin
Rozsa Tassi e Rocco Siffredi sono sposati da 30 anni e fidanzati da 31. Oggi, sabato 16 novembre, la moglie dell'attore è stata ospite a Verissimo per la prima volta da sola per raccontarsi.
La storia di Rozsa Tassi
Rozsa Tassi nel salotto di Silvia Toffain ha parlato del suo matrimonio con Rocco Siffredi. Non è stato facile combattere i pregiudizi, ma l'amore ha vinto su tutto: "Io vedevo lui, la persona che era e non quello che faceva", ha detto la modella.
Per Rozsa la famiglia è la cosa più importante e sceglie ogni giorno l’amore sopra tutto il resto. “Io sono cresciuta da sola, ecco perché volevo la mia famiglia. Inizialmente non volevo sposarmi proprio per l’esempio che ho avuto nella mia infanzia”.
Rozsa Tassi e Rocco Siffredi si sono sposati nel 1994: "Prima di conoscere Rocco non sapevo nemmeno cosa fosse un film porno, anche perché io vengo dall’Ungheria e certe cose sono un tabù”. Riguardo alla loro relazione, Rozsa ha detto: “Non è stata facile, ma nemmeno difficile perché litighiamo come tutte le altre coppie. Ma insieme superiamo tutto”.
Rozsa ha parlato a Silvia Toffanin del difficile periodo che ha passato Rocco Siffredi quando era diventato dipendente dal sesso: “Io l'ho vissuta male questa cosa perché non me ne ha parlato, mi ha tenuto nascosto tutto e la fiducia è cominciata a sfumare. Ma io avevo basato il nostro rapporto sulla fiducia, quindi quello è stato un momento davvero difficile per noi. Il primo a parlarne è stato lui. Io gli ho detto che il problema era suo perché aveva lasciato il suo lavoro per la famiglia, per paura di deluderci, ma nessuno gli ha mai chiesto di farlo, quindi, gli ho detto di tornare a lavorare e così ha fatto”.
Parlando dei figli Lorenzo e Leonardo, Rozsa ha detto: "Sono dei ragazzi fantastici. Loro sono la mia gioia più grande. L’amore che non ho ricevuto io l’ho dato tutto a loro”.
Esteri
Libano, 6 morti in raid Israele: la metà sono bambini
Due paramedici uccisi in attacchi nelle città meridionali di Borj Rahhal e Kafr Tibnit. Capo Idf: "Guerra in Libano continua fino a che non ci sarà completa sicurezza nel nord di Israele". Fonti Jihad: "Uccisi due leader in bombardamento su Damasco"
Attacco aereo di Israele oggi, 16 novembre, nella valle della Bekaa, nella parte orientale del Libano. Sei i morti, di cui la metà bambini come riferisce il ministero della Salute libanese. "Un attacco nemico israeliano a Khraybeh ha causato la morte di sei persone, tra cui tre bambini, uno dei quali aveva tre anni, e il ferimento di 11 persone, tra cui cinque bambini", ha affermato dal dicastero. L'agenzia di stampa nazionale ufficiale del Libano Nna ha affermato, inoltre, che un attacco israeliano al villaggio ha ucciso sei persone della stessa famiglia.
Due paramedici morti in attacco
Almeno due paramedici sono stati uccisi nei raid israeliani sul Libano meridionale. Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Beirut. Gli attacchi sono avvenuti nelle città meridionali di Borj Rahhal e Kafr Tibnit, dove i paramedici erano impegnati in missioni di soccorso.
Uno degli attacchi ha colpito una squadra di soccorritori a Kafr Tibnit, ferendo anche altre persone. Nello stesso incidente, altri due paramedici risultano ancora dispersi. Il ministero ha condannato quelli che ha definito attacchi "barbari" contro paramedici impegnati in operazioni di soccorso. "Questo dimostra una scala di violenza senza precedenti che non lascia spazio nemmeno ai valori umanitari più basilari," si legge in una dichiarazione. Non ci sono stati commenti immediati da parte di Israele.
L'Idf e la durata della guerra in Libano
In Libano, i militari israeliani "si fermeranno quando saremo certi di aver riportato i residenti sani e salvi" nel nord di Israele. Lo ha dichiarato il capo di stato maggiore delle Idf, Herzl Halevi, durante una visita a Kfar Kila, nel Libano meridionale. Halevi ha detto che nell'esercito "vediamo difficoltà", anche nelle lettere delle mogli dei riservisti. "Cercheremo di prenderci cura meglio anche delle famiglie. Ci sono cose belle che sono state fatte, cercheremo di farne di più", ha detto.
Fonti Jihad: "Uccisi due leader in raid su Damasco"
Due leader della Jihad islamica sono stati uccisi in un raid attribuito a Israele condotto giovedì alla periferia di Damasco. Lo ha detto all'Sfp una fonte del gruppo, secondo cui le vittime sono Abdel Aziz Al Minaoui, membro dell'ufficio politico della Jihad islamica, e Rasmi Abou Issa, responsabile delle relazioni estere.