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Roma, inchiesta su false testimonianze: Ricucci e altri 10 a processo
L'imprenditore lo scorso dicembre era stato condannato a sei anni per l’accusa di corruzione in atti giudiziari
Stefano Ricucci rinviato a giudizio. E’ stato fissato per il prossimo 26 marzo il processo per l'imprenditore e per un'altra decina di persone accusate di falsa testimonianza. Oggi il gup di Roma ha rinviato a giudizio l’imprenditore e gli altri indagati in relazione all’inchiesta sulle testimonianze, ritenute false, rese in aula da alcuni testimoni, in suo favore nell'ambito di un procedimento che lo vedeva imputato per corruzione in atti giudiziari.
Il processo si terrà davanti ai giudici della seconda sezione collegiale del tribunale della Capitale. Ricucci lo scorso dicembre era stato condannato a sei anni per l’accusa di corruzione in atti giudiziari.
Cronaca
Pronto soccorso, l’attesa in barella raddoppia il...
Lo rivelano i dati raccolti dall'Ufficio nazionale di statistica del Regno Unito. Allarme degli esperti: "Serve azione urgente"
Le attese infinite in barella in pronto soccorso possono lasciare un segno profondo. A mettere in luce il pericolo sono i freddi numeri: secondo un'analisi statistica, infatti, per i pazienti che hanno trascorso più di 12 ore nei reparti di emergenza urgenza degli ospedali il rischio di morte entro 30 giorni risulta essere più che doppio rispetto a chi invece è stato visitato entro 2 ore, e questa osservazione resta confermata anche dopo aver considerato un'ampia gamma di fattori sociodemografici e clinici.
I dati britannici
I dati sono britannici, e la scoperta dell'Office for National Statistics (Ons) arriva mentre il Servizio sanitario nazionale (Nhs) in Gb sta vivendo uno degli inverni più impegnativi mai registrati, fra ospedali sovraffollati e messi sotto stress dal mix di più infezioni respiratorie che stanno colpendo la popolazione, dall'influenza al virus respiratorio sinciziale Rsv, e segnalazioni di pazienti in attesa fino a 30 ore per le cure in reparti di pronto soccorso sommersi di casi. I dati di dicembre, si legge nell'analisi pubblicata sul 'British Medical Journal' (Bmj), mostrano che solo il 71,1% dei pazienti è stato visitato entro la soglia delle 4 ore, fissata come obiettivo.
La situazione in Italia
Anche in Italia in questo periodo clou della stagione influenzale sono salite alla ribalta delle cronache storie come quella di una paziente 94enne rimasta per 60 ore su una barella dell'ambulanza in un pronto soccorso.
Più attesa più morti
Tornando al Regno Unito, l'Ons ha analizzato le cartelle cliniche di 6,7 milioni di persone in Inghilterra, che sono andate in un pronto soccorso almeno una volta tra il 21 marzo 2021 e il 30 aprile 2022 e non sono decedute durante la loro permanenza. Di queste, 88.657 persone - l'1,3% - sono morte entro 30 giorni da quando sono uscite dal reparto di pronto soccorso per essere ricoverate in degenza o tornare a casa. I dati mostrano poi che, tra coloro che hanno trascorso al massimo fino a 2 ore in pronto soccorso dal loro arrivo, lo 0,02% dei pazienti di età pari o superiore a 20 anni è deceduto dopo la dimissione. Questa cifra è salita allo 0,1% nei pazienti di età pari o superiore a 40 anni, allo 0,3% nei pazienti da 60 anni in su e allo 0,8% nei pazienti over 80. Il rischio di morte entro 30 giorni dalla dimissione aumentava quanto più a lungo il paziente rimaneva in pronto soccorso.
Rispetto ai pazienti che necessitavano di assistenza non immediata e che trascorrevano massimo 2 ore in pronto soccorso, tra i pazienti che trascorrevano 3 ore in pronto soccorso le probabilità di morte post-dimissione erano 1,1 volte più alte; erano poi 1,6 volte più alte per chi di ore di attesa in Ps ne faceva 6; 1,9 volte più alte per i pazienti che avevano dovuto aspettare 9 ore, e 2,1 volte più alte per chi raggiungeva quota 12 ore in attesa. "Questo è un lavoro fondamentale dell'Ons, voce nazionale autorevole sui dati, che convalida e rafforza ciò che sappiamo: le lunghe attese in pronto soccorso sono estremamente pericolose e una minaccia significativa per la sicurezza del paziente", commenta Adrian Boyle, presidente del Royal College of Emergency Medicine.
Allarme degli esperti: serve azione politica urgente
"Deve esserci un punto - prosegue la riflessione di Boyle - in cui andiamo oltre l'analisi e accettiamo che questo è un problema serio che necessita di un'azione politica urgente. Questi dati sono troppo convincenti per essere ignorati e devono essere il catalizzatore del cambiamento".
La relazione tra il tempo totale trascorso in area emergenza urgenza e la morte post-dimissione tra i pazienti che necessitavano di cure non immediate variava in base all'età, alla regione, allo stato al momento dell'ammissione, ha rilevato l'analisi dell'Ons. Ad esempio, tra i pazienti di 20 anni le probabilità erano 4,6 volte più alte fra coloro che facevano 12 ore di attesa in pronto soccorso, rispetto a 2 ore. L'Ons ha anche precisato che non tutti i fattori relativi al tempo trascorso in emergenza urgenza e alla mortalità post-dimissione a 30 giorni potevano essere corretti. Ad esempio, i dati sul sovraffollamento non erano disponibili e alcuni pazienti potrebbero aver aspettato più a lungo perché avevano bisogno di accedere a trattamenti specialistici, consulenza o servizi.
Il periodo dello studio si colloca durante la pandemia di Covid, quando i reparti di emergenza urgenza hanno introdotto ulteriori misure di controllo per la prevenzione delle infezioni, il che significa che i risultati non riflettono necessariamente l'attuale mortalità post-dimissione, ha sottolineato l'Ons. I numeri delle presenze nei pronto soccorso erano comunque in gran parte tornati ai livelli pre-pandemia già entro giugno 2021, dopo essere scesi nei primi mesi. (di Lucia Scopelliti)
Cronaca
Milano: a piazzale Loreto spunta pupazzo Elon Musk appeso a...
Un pupazzo raffigurante il numero uno di Tesla e X, ex Twitter, Elon Musk è stato appeso a testa in giù in piazzale Loreto, a Milano. A rivendicare il gesto sono gli attivisti del collettivo Cambiare Rotta, che hanno pubblicato uno scatto accompagnato dalla scritta: "C'è sempre posto a Piazzale Loreto Elon...".
Il pupazzo, composto da una tuta bianca riempita da fogli di giornale accartocciati e frammenti di spazzatura e una maschera di cartoncino raffigurante un Musk sorridente, è stato posizionato accanto alla targa di marmo della piazza, sulla quale sono stati attaccati diversi adesivi di Cambiare Rotta e centri sociali.
Cronaca
Dalle alghe alla farina di insetti, l’esperto:...
Mauro Minelli: "Attenzione però, non tutti sono equilibrati dal punto di vista nutrizionale"
I 'novel food' "rappresentano una categoria di prodotti alimentari che comprende cibi non tradizionalmente consumati in un'area geografica o ottenuti attraverso tecnologie innovative, come proteine derivate da insetti, carne coltivata in laboratorio, alghe e alimenti a base di fermentazione di precisione. Dal punto di vista nutrizionale, i novel food possono effettivamente avere valore, ma questo dipende dalla loro composizione specifica e dal contesto in cui vengono consumati. Ad esempio, alcuni novel food hanno un'alta densità di nutrienti, essendo estremamente ricchi di proteine di alta qualità o di vitamine e minerali come ferro, zinco e vitamina B12". Lo sottolinea all'Adnkronos Salute l'immunologo Mauro Minelli, docente di nutrizione umana e nutraceutica all'Università Lum. I novel food possono essere "una valida alternativa agli alimenti tradizionali, specialmente in un mondo dove le risorse naturali sono limitate e la popolazione continua a crescere", suggerisce.
Quali sono i novel food? Secondo l'Associazione italiana novel food, nella categoria di quelli autorizzati rientrano: "Alcuni insetti, l'alga spirulina, l'olio di krill antartico, i semi di chia, il succo di frutta di noni, la polpa del frutto del baobab, il licopene, il lattitolo, l'estratto di cocco in polvere sgrassato, l'estratto di fagioli neri, oli estratti da batteri e funghi, nuove fonti di vitamina K o alimenti derivati da nuovi processi produttivi, come il trattamento con raggi Uv di pane, latte, funghi e lievito". All'elenco si deve aggiungere la novità di questi giorni: la polvere di larve intere di vermi gialli della farina (Tenebrio molitor), trattata con raggi Uv. Potrà essere venduta e impiegata per la produzione di pane, pasta, torte e altri prodotti alimentari destinati al consumo nei Paesi membri dell'Unione europea. Il via libera è arrivato dalla Commissione europea nonostante l'opposizione di una parte del Parlamento.
La spirulina "è ricca di aminoacidi essenziali, antiossidanti e acidi grassi omega-3", illustra Minelli. Molti novel food sono sviluppati per rispondere alla crescente domanda di fonti alimentari sostenibili. "Ad esempio, la carne coltivata potrebbe offrire lo stesso apporto proteico della carne tradizionale, ma - rimarca l'esperto - con un impatto ambientale minore, e grazie alle tecnologie innovative è possibile creare alimenti 'su misura' per rispondere a specifiche esigenze nutrizionali, come cibi arricchiti di vitamine, probiotici o minerali".
Da tenere presente. "Ci sono ovviamente molti aspetti da considerare - prosegue Minelli - Uno riguarda l'assorbimento e la biodisponibilità dei nutrienti di cui sono composti alcuni novel food, in quanto non tutti sono facilmente assimilabili. Ad esempio, la chitina presente negli insetti potrebbe essere difficile da digerire per alcune persone - puntualizza - Inoltre, non tutti i novel food sono equilibrati dal punto di vista nutrizionale. Alcuni potrebbero essere ricchi di proteine, ma poveri di altri nutrienti essenziali, come carboidrati o fibre. Infine, essendo alimenti nuovi, potrebbero esserci rischi legati a intolleranze o allergie. Per esempio, chi è allergico ai crostacei potrebbe reagire negativamente agli insetti commestibili".
I novel food "hanno il potenziale di rivoluzionare la nostra alimentazione, ma - conclude lo specialista - è importante affrontare questa innovazione con consapevolezza, considerando sia i benefici che i possibili rischi". (di Francesco Maggi)