Le fortune quotate dei tre primi miliardari in classifica (eredi Del Vecchio, Miuccia Prada-Patrizio Bertelli, dinastia Elkann-Agnelli-Nasi) sono a Parigi (Essilorluxottica), Hong Kong (Prada) e Amsterdam (Exor)
Sul podio della ricchezza in borsa dei Paperoni italiani le grandi assenti sono proprio le società quotate di Piazza Affari. Secondo quanto rilevato da MF-Milano Finanza nella consueta graduatoria di Ferragosto delle famiglie più ricche per consistenza azionaria, i primi tre nomi in classifica hanno tutti le principali partecipazioni all’estero.
Si tratta degli eredi di Leonardo Del Vecchio, primi con 39,4 miliardi (lo scorso anno 32,5 miliardi) grazie soprattutto alla loro quota del 32,5% nella francese Essilorluxottica; della coppia Miuccia Prada-Patrizio Bertelli (13,9 miliardi, più 0,9 miliardi rispetto al 2023), la cui omonima azienda di alta moda è quotata a Hong Kong; e della dinastia Agnelli-Elkann-Nasi (10,5 miliardi), che riconquista il podio grazie al valore azionario di Exor, quotata però ad Amsterdam. La classifica completa sul numero di MF oggi in edicola e su MilanoFinanza.it.
Per trovare la prima azienda quotata anche in Italia bisogna scendere al quarto posto (perde il podio, rispetto lo scorso anno), dove i fratelli Gianfelice e Paolo Rocca, grazie alla loro partecipazione di controllo in Tenaris, sono accreditati di una ricchezza di 9,2 miliardi. Segue in top 10 Piero Ferrari (oltre gli 8 miliardi), lanciato dal rally borsistico della Rossa di Maranello, diventata l’azienda più capitalizzata di Piazza Affari. Guadagnano poi due posizioni i Benetton (5,6 miliardi), saliti al sesto posto grazie alle partecipazioni rilevanti in quotate come Generali, Mediobanca e Cellnex. Settima piazza per Francesco Gaetano Caltagirone (5,4 miliardi), la cui ricchezza azionaria è cresciuta del 34%. Chiudono la classifica dei primi 10, tutti e tre in flessione rispetto allo scorso anno, Luca Garavoglia di Campari (5,1 miliardi), Andrea Iervolino di Ilbe e Tatatu (4,3 miliardi) e Franco Stevanato dell’omonimo gruppo farmaceutico (4,1 miliardi).
In generale, tolte le prime tre posizioni, la ricchezza aggregata dei Paperoni italiani è scesa del 6% su base annua, a fronte di una crescita del 9% del Ftse Mib. A pesare sul dato sono stati anche i vari delisting di peso (come Tod’s), cui non hanno fatto da contraltare quotazioni altrettanto significative.
Ma chi è il vero Paperone di Piazza Affari? Nonostante il governo Meloni stia provando, anche negli ultimi mesi, a inerpicarsi sul sentiero stretto delle privatizzazioni, è sempre lui: lo Stato italiano, la cui ricchezza azionaria è cresciuta da 63,3 a 64,4 miliardi. Un aumento (+1,5%) inferiore alla performance fatta segnare dal Ftse Mib, ma che è notevole alla luce di alcune cessioni (alleggerite le quote di possesso in Mps ed Eni) operate da parte del Mef di Giancarlo Giorgetti.
Tra i grandi investitori esteri va segnalato invece l’allungo di BlackRock: la società di gestione più grande al mondo, dopo il sorpasso compiuto nel 2023 ai danni del fondo sovrano norvegese, Norges Bank, ha consolidato la sua posizione superando i 17 miliardi. A pagare sono state le scommesse nell’ennesimo anno di grazia del settore bancario.
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