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Ucraina, Farnesina: “In Russia fino a 5 anni di carcere a chi varca illegalmente il confine”

Rischio arresto altrove. In un post sul portale Viaggiaresicuri.it dell'Unità di crisi del ministero degli Esteri si precisa che non è noto l'elenco dei Paesi con cui Mosca ha accordi di cooperazione in materia di polizia

Il Cremlino (Afp)

"Qualsiasi attraversamento del confine internazionale tra Ucraina e Russia non debitamente autorizzato da entrambe le parti, così come lo svolgimento di attività giornalistica non autorizzata da Autorità russe all’interno del territorio internazionalmente riconosciuto della Federazione Russa, oltre ai profili di sicurezza comporta l’arresto nella Federazione Russa, con pena sino a 5 anni". E' quanto si precisa sulla pagina Viaggiaresicuri.it, portale della Farnesina, gestito dall’Unità di Crisi, creato "per fornire ai cittadini italiani una panoramica ampia e diversificata di informazioni su tutti i Paesi del mondo", in un post pubblicato oggi, la settimana dopo l'apertura in Russia di una inchiesta penale a carico dei giornalisti Rai Stefania Battistini e Simone Traini per il loro servizio nella regione russa di Kursk (le accuse formulate sono infatti l'aver attraversato illegalmente il confine con la Russia ed effettuato riprese video a Sudzha, ndr). Viaggiaresicuri.it aggiunge, sempre facendo riferimento a quanto reso noto dall'Fsb, che si rischia di essere arrestati "anche in tutti quei Paesi con i quali Mosca ha in vigore accordi di cooperazione in materia di polizia" e che Mosca "al momento non ha reso noto l’elenco dei Paesi con cui sono in vigore detti accordi".

Le raccomandazioni per chi è in Ucraina

"Ai connazionali, ancora presenti in Ucraina, è fortemente raccomandato di utilizzare i mezzi tuttora disponibili, inclusi i treni, per lasciare il Paese, negli orari in cui non è in vigore il coprifuoco", si aggiunge, ricordando che tale misura è in vigore generalmente a partire dalla mezzanotte alle ore cinque del mattino e che, in circostanze particolari, le Autorità locali possono imporre un coprifuoco 'rafforzato', che si può estendere anche per due giorni consecutivi. "Durante il coprifuoco, solo coloro che siano in possesso di specifica autorizzazione, possono spostarsi in città. Si può lasciare la propria abitazione, solo per recarsi nei rifugi". Queste raccomandazioni rivolte agli italiani in Ucraina, "sono estese anche a tutti i giornalisti e ai foto-cine operatori, tuttora presenti nel Paese". "Tutti i viaggi verso il Paese, a qualsiasi titolo, sono assolutamente sconsigliati".

Si ribadisce che, "alla luce dell’aumento degli attacchi e degli scontri diffusi su tutto il territorio ucraino, non sussistono le condizioni minime di sicurezza per operare sul terreno e non è possibile prestare assistenza diretta". "Ai connazionali che debbano recarsi in Ucraina per ragioni di lavoro, si ricorda che un eventuale viaggio, in presenza di questo sconsiglio, configura una responsabilità in capo al datore di lavoro, come da disposizioni di legge. Si raccomanda, pertanto, di adottare idonee misure di prevenzione e di mitigazione del rischio e massima cautela".

"Nonostante il contrario avviso della Farnesina a compiere viaggi a qualsiasi titolo nel Paese, qualora giornalisti e foto-cine operatori siano presenti nel Paese, questi sono invitati ad esercitare massima cautela e a valutare attentamente ogni spostamento interno, mentre si raccomanda, ai datori di lavoro, di adottare idonee misure di prevenzione e di mitigazione del rischio".

Viaggi sconsigliati

"Si continuano a registrare sempre più pesanti attacchi missilistici a Kiev e in tutto il territorio ucraino. Si raccomanda la massima prudenza e di seguire aggiornamenti ed indicazioni delle Autorità locali", si sottolinea. "Tutti i viaggi verso l’Ucraina, a qualsiasi titolo, sono assolutamente sconsigliati", si ribadisce.

"I ripetuti bombardamenti russi sulle infrastrutture energetiche ucraine comportano gravi e prolungate interruzioni di elettricità, acqua corrente e riscaldamento, in tutte le aree del Paese, compresa la capitale Kiev. Frequente è il non funzionamento di Internet e delle linee telefoniche, nelle aree rurali ma anche nei centri urbani, in tutte le regioni dell'Ucraina. La situazione resta critica, con il concreto rischio di completo collasso delle infrastrutture energetiche. In questo contesto, risulta spesso impossibile ricevere assistenza in caso di necessità", si sottolinea ancora.

L'attività giornalistica

Tutti i giornalisti stranieri, inoltre, prima di fare ingresso nel territorio internazionalmente riconosciuto dell’Ucraina devono obbligatoriamente accreditarsi presso il Ministero della Difesa ucraino, seguendo scrupolosamente la procedura richiesta dalle Autorità ucraine e prevista dalla legge marziale in vigore. Qualsiasi esercizio dell’attività giornalistica non previamente autorizzato da parte delle autorità ucraine è sanzionabile con l’espulsione dal Paese e il divieto al reingresso fino ai 5 anni.

L’Unità di Crisi, si aggiunge, non è responsabile per il coordinamento di eventuali iniziative umanitarie e di assistenza alla popolazione ucraina e, in questa fase, non è possibile per l’Ambasciata italiana in Ucraina facilitare tali attività. È necessario che tali iniziative siano realizzate con una controparte affidabile in loco. Si tenga, inoltre, conto che tali iniziative potrebbero presentare ostacoli logistici dovuti alla situazione sul terreno, anche ai confini. Né l’Unità di Crisi, né l’Ambasciata italiana in Ucraina possono fornire garanzie di affidabilità in merito ad eventuali controparti locali.

I cittadini italiani di sesso maschile, di età compresa tra i 18 e i 60 anni, in possesso anche di cittadinanza ucraina o con pratica per l’ottenimento della cittadinanza ucraina in corso di definizione, una volta entrati sul territorio ucraino, sono impossibilitati a lasciare il Paese e sono soggetti alla Legge sulla mobilitazione, anche ove in possesso di Passaporto italiano in corso di validità. La legge ucraina, infatti, non riconosce la doppia cittadinanza. I connazionali in possesso di doppia cittadinanza italiana ed ucraina vengono considerati, dalle Autorità locali, esclusivamente come cittadini ucraini, quando si trovano sul territorio dell’Ucraina. Essi sono soggetti a tutti i diritti e agli obblighi in vigore per i cittadini ucraini, con particolare riferimento alle disposizioni previste dalla Legge marziale e dalla Legge sulla mobilitazione, sulla cui applicazione l'Ambasciata d'Italia a Kiev non può intervenire.

Inoltre, per l’espatrio dal territorio ucraino, in ogni caso, le Autorità locali richiedono ai cittadini ucraini di esibire un Passaporto ucraino in corso di validità. I doppi cittadini, anche ove autorizzati all'espatrio (come per esempio minori, donne, uomini over 60), non possono lasciare l'Ucraina esibendo esclusivamente il Passaporto italiano.

Viaggiaresicuri.it precisa anche che in Russia "è proibito lo svolgimento di qualsiasi attività giornalistica", quindi "pubblicazioni su giornali e riviste, canali televisivi, siti web, anche amatoriale o a carattere di blogging", agli stranieri sprovvisti di apposito visto per giornalisti e non ufficialmente accreditati come tali dal Ministero degli Esteri della Federazione Russa. "Il possesso di altra tipologia di visto senza l’accredito ufficiale non consente l’esercizio dell’attività giornalistica".

Al riguardo, si ribadisce, che in caso di inosservanza delle pertinenti disposizioni, le leggi russe prevedono pene severe, fino all’arresto, per quanti svolgano attività giornalistica, di inchiesta e mediatica, in assenza del necessario visto per giornalisti. Si invitano quindi i giornalisti italiani, ufficialmente accreditati, a prendere contatto con l’Ambasciata d’Italia a Mosca per segnalare la propria presenza e a prestare la massima cautela, una volta in Russia".

"Episodi recentemente verificatisi suggeriscono di evitare assembramenti di qualsiasi tipo (in Russia, ndr), per non mettere a repentaglio la propria incolumità fisica ed essere fatti oggetto di fermi e di altri provvedimenti restrittivi. Si invitano, inoltre, i giornalisti ad evitare gli spostamenti interni nel territorio russo, che non siano assolutamente necessari e non siano stati previamente concordati con le Autorità locali".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Ucraina, attacco a Kursk non convince tutti a Kiev: i dubbi...

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Non mancano le voci non allineate al piano di Zelensky

Volodymyr Zelensky

L'Ucraina ha invaso da oltre un mese la regione russa di Kursk aprendo un secondo fronte nella guerra con Mosca. Le forze armate di Kiev sono arrivate a controllare centinaia di km quadrati 'a casa' di Vladimir Putin, mettendo a nudo la fragilità delle difese nemiche. La Russia sta cercando di riprendere il controllo della situazione, con l'obiettivo di respingere i soldati ucraini al di là del confine.

L'offensiva ucraina, che secondo il presidente Volodymyr Zelensky prosegue "secondo il piano", non ha modificato in maniera radicale l'equilibrio della guerra. Non ha determinato, ad esempio, la diminuzione della pressione russa nel Donetsk, altra zona caldissima del conflitto.

Dubbi e domande dopo 40 giorni di offensiva in Russia

Dopo 40 giorni dall'inizio dell'incursione, ci si interroga sull'obiettivo finale dell'azione: allargare le maglie delle forze di Mosca? Conquistare peso in un eventuale tavolo delle trattativa? Le domande abbondano e anche i dubbi non mancano, anche ai vertici dell'apparato ucraino.

L'ex comandante delle forze di Kiev, ora ambasciatore a Londra, Valery Zaluzhny, non aveva nascosto la sua opposizione all'incursione. Identica posizione aveva espresso il comandante della 80esima brigata d'assalto dell'aeronautica, Emil Ishkulov, allontanato dall'incarico lo scorso luglio, non senza proteste degli ufficiali del suo entourage.

"Non capiamo perché i comandanti che hanno una autorità non messa in dubbio fra il personale, che hanno riportato risultati vittoriosi sul campo ed esperienza di una grande guerra, cadono in disgrazia fra i vertici delle forze armate", hanno dichiarato alcuni di loro in un video di protesta pubblicato sui social.

Qual è l'obiettivo a Kursk?

I media ucraini avevano allora scritto che la rimozione di Ishkulov era dovuta al fatto che "si opponeva a un compito che non corrispondeva alla forza della brigata". Compito che, testimoniano ora due alti ufficiali citati da Politico, era proprio l'operazione a Kursk. Il comandante temeva che la sua brigata sarebbe stata troppo esposta in Russia e che il numero delle vittime poteva aumentare drammaticamente.

Zaluzhny, dal canto suo, sosteneva che non era chiaro quale sarebbe stato il secondo passo dopo l'incursione oltre confine da parte delle unità di elite delle forze selezionate da quattro brigate. 'Una volta che hai la testa di ponte, che fai?' aveva chiesto, senza mai ottenere una risposta chiara da Zelensky, come testimoniano le fonti. "Appariva come un gioco d'azzardo", diceva il generale rimosso dall'incarico lo scorso febbraio, considerato un possibile sfidante politico di Zelensky.

Ucraina in difficoltà nel Donetsk

Domanda, la sua, che risuona fra i molti scettici, sia in Ucraina che in Occidente, per cui il dispiegamento di forze a Kursk significa meno contingenti nel Donetsk, dove è in corso una offensiva russa diretta verso Pokrovsk, cittadina di importanza strategica, e la strada che collega Donetsk a Zaporizhzhia, verso le linee difensive occidentali intorno a Vuhledar.

"Le forze russe continuano a fare progressi tattici significativi a sud est di Pokrovsk, un importante hub logistico che si trova all'incrocio di alcune fra le più importanti linee di rifornimento ferroviario", commenta l'Institute for the Study of War, think tank che monitora quotidianamente il conflitto sin dall'inizio.

Zelensky insiste invece nel dire che la situazione nel Donetsk si stia normalizzando, anche se ammette che continua a essere difficile. Il collegamento fra Kursk e Donetsk si riduce, secondo il presidente ucraino, a pensare che i russi sono stati costretti a distogliere risorse dalla linea del fronte dell'est dell'Ucraina. Una tesi ribadita dal comandante delle forze Oleksandr Syrskyi, considerato l'artefice dell'operazione Kursk, secondo cui le forze di Kiev hanno ora il controllo di quasi mille chilometri quadrati nella regione russa.

Ma il numero di militari ucraini che rimangono feriti o uccisi nel Donetsk aumenta rapidamente, testimoniano soldati al fronte. Ed è Syrskyi a essere costretto a iniziare il ridispiegamento di alcune unità da Kursk per potenziare le difese nel Donetsk. Tutto questo non conta però per i soldati in prima linea, euforici dal poter portare in Russia il dramma che soffrono in casa dal febbraio del 2022. "Mi sono sentito parte della storia perché era la prima volta dalla Seconda guerra mondiale che la Russia veniva invasa", testimonia Sergei, uno di loro.

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Esteri

Commissione Ue, arriva la von der Leyen bis: Ppe asso...

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Su 27 membri, ben 14, inclusa la presidente, sono espressione dei Popolari

Von der Leyen - (Afp)

Ha preso ufficialmente forma la squadra di “governo bis” di Von der Leyen. A due mesi dalla riconferma alla guida della Commissione Ue, la 65enne tedesca ha presentato nella mattinata di martedì 17 settembre il nuovo esecutivo comunitario, che sarà egemonizzato dal Ppe, che con i due commissari Conservatori potrà avere la maggioranza nel collegio. Su 27 membri, ben 14, inclusa la presidente, sono espressione dei Popolari.

Si aggiungono un commissario e un vicepresidente esecutivo dell'Ecr, il ceco Jozef Sikela (indipendente, ma nominato da un governo a guida conservatrice) e l'italiano Raffaele Fitto, di Fratelli d'Italia. Ci sono, poi, cinque Liberali di Renew Europe, quattro Socialisti più uno, lo slovacco Maros Sefcovic, che è membro dello Smer, sospeso dal gruppo S&D. C'è, infine, il commissario ungherese, Oliver Varhelyi, un diplomatico indipendente ma di area Fidesz, il partito del premier Viktor Orban, del gruppo dei Patrioti. All'ex rappresentante permanente magiaro, noto per non avere peli sulla lingua (ha dato degli "idioti" agli eurodeputati), la presidente Ursula von der Leyen intende affidare la Salute e il Benessere animale. Il suo Paese, durante la pandemia di Covid-19, si distinse per aver vaccinato i propri cittadini anche con i vaccini russi (Sputnik) e cinesi (Sinopharm). L'audizione del commissario ungherese si preannuncia vivace.

Un team di 16 uomini e 11 donne

Con 21 membri nuovi e 6 confermati, inclusa la presidente, a prima vista la von der Leyen II appare, nelle parole del capodelegazione del Pd Nicola Zingaretti, una Commissione "conservatrice". E' espressione dei governi nazionali, perché così prevedono i trattati, quindi, fotografa la situazione attuale nelle cancellerie. L'equilibrio di genere, vanto della von der Leyen uno, viene di fatto abbandonato, con 16 uomini e 11 donne a comporre il collegio. La presidente ha cercato di rimediare indicando sei vicepresidenti esecutivi, ben quattro dei quali donne.

Ha anche fatto pressioni sui Paesi più piccoli affinché le venissero presentate candidate donne, cosa che ha portato al cambio del candidato sloveno con una diplomatica, Marta Kos. Von der Leyen, prima di presentare il collegio alla stampa a Strasburgo, ha parlato nella conferenza dei presidenti del Parlamento, l'equivalente europeo della nostra capigruppo, ma, a quanto pare, mantenendosi sul generico e senza collegare alcun nome al rispettivo portafoglio.

"Non abbiamo dettagli", ha riferito la capogruppo di Renew Valérie Hayer subito dopo l'incontro. Von der Leyen, ha detto la capogruppo della Left Manon Aubry, "non ha presentato i portafogli né la lista dei commissari". La squadra è stata presentata subito dopo alla stampa. Alta Rappresentante e vicepresidente, come già deciso a giugno, sarà l'estone liberale Kaja Kallas. Una delle figure più forti del nuovo collegio, sulla carta, è la spagnola Teresa Ribera Rodriguez, del Psoe, che ottiene un portafoglio molto pesante: vicepresidente esecutiva, si occuperà di assicurare una "transizione pulita, giusta e competitiva" e avrà la delega alla Concorrenza, una delle competenze esclusive Ue.

I Socialisti, la cui capogruppo è una spagnola, Iratxe Garcìa Perez, anche lei del Psoe, si sono battuti molto per Ribera, portando a casa un evidente successo per il governo di Pedro Sanchez. Gli spagnoli sono la seconda delegazione del gruppo S&D, ma il ruolo di capogruppo è stato lasciato loro dal Pd, malgrado gli italiani abbiano la truppa di eurodeputati più numerosa. Oltre agli interessi di partito, a Bruxelles contano anche gli interessi nazionali. E gli spagnoli lo sanno benissimo.

Altro peso massimo, almeno sulla carta, è Stéphane Séjourné, francese di Renew, vicepresidente esecutivo per la prosperità e la strategia industriale. Séjourné prende il posto di un ex top manager ed ex ministro dell'Economia della caratura di Thierry Breton, che aveva criticato von der Leyen e che lei ha deciso di togliersi di torno (per “motivi personali", secondo Breton), promettendo ad Emmanuel Macron deleghe maggiori se avesse fatto un altro nome.

L'italiano Raffaele Fitto, di casa a Bruxelles e in ottimi rapporti nel Ppe (il capogruppo Manfred Weber lo ha chiamato “il mio amico Fitto”), si occuperà di Coesione e Riforme, il portafoglio affidato alla portoghese Elisa Ferreira, come ha spiegato la stessa von der Leyen. La delega al Pnrr è divisa con il commissario all’Economia Valdis Dombrovskis. Le altre due vicepresidenti esecutive sono Henna Virkkunen, finlandese del Ppe, che si occuperà di Sovranità tecnologica, sicurezza e democrazia, e la rumena Roxana Minzatu (S&D), alle Persone, competenze e preparazione.

La composizione dei vicepresidenti riflette la ricerca di un equilibrio politico (due socialiste, due liberali, un conservatore e una popolare), ma anche geografico, con due nordiche (Virkkunen e Kallas), due mediterranei (Fitto e Ribera), un francese (Séjourné) e un’europea dell’est (Minzatu, cui può essere aggiunta anche Kallas). Von der Leyen ha spiegato di aver scelto di nominare un vicepresidente esecutivo dell’Ecr per riflettere gli equilibri politici attuali, ricordando che anche il Parlamento Europeo ha due vicepresidenti conservatori. Come ha ricordato il copresidente dell'Ecr Nicola Procaccini, nei confronti dell'Ecr non c'è più alcun "cordone sanitario".

Tra i commissari ‘semplici’ spicca Valdis Dombrovskis, inossidabile ‘falco’ lettone a palazzo Berlaymont dal 2014. Il politico popolare, pur non essendo più vicepresidente, ottiene l’Economia e la Produttività, più l’Attuazione e Semplificazione (su quest’ultima riporterà direttamente a von der Leyen). In questo mandato, Dombrovskis non avrà più il ‘contrappeso’ rappresentato da Paolo Gentiloni, che ad ogni occasione utile sottolineava la necessità di effettuare investimenti e di non ripetere gli errori fatti dall’Eurozona con la crisi finanziaria. Il Commercio e la Sicurezza Economica vanno allo slovacco Maros Sefcovic, anch’egli confermato: milita nello Smer di Robert Fico, ma è un eurocrate a tutto tondo, da molto tempo a Bruxelles.

La croata del Ppe Dubravka Suica è commissaria al Mediterraneo; il popolare olandese Wokpke Hoekstra ottiene il Clima, le emissioni nette zero e la crescita pulita. L’ex premier lituano Andrius Kubilius ottiene la Difesa e lo Spazio. La liberale slovena Marta Kos, diplomatica di carriera, ottiene l’Allargamento. L’ungherese Varhelyi, come detto, ha la Salute e il Benessere animale. Al ceco dell’Ecr Jozef Sikela vanno le Partnership internazionali, all’indipendente cipriota (area Ppe) Costas Kadis la Pesca e gli Oceani, alla portoghese Maria Luis Albuquerque (Ppe) i Servizi finanziari; alla liberale belga Hadja Lahbib la Preparazione alla gestione delle crisi e l’Uguaglianza.

Al popolare austriaco Magnus Brunner toccano gli Affari Interni e Migrazioni, alla popolare svedese Jessika Roswall l’Ambiente, la resilienza idrica e l’economia circolare, anche in questo caso, come per Ribera, “competitiva”. La scelta degli aggettivi non è casuale e indica la volontà di declinare il Green Deal in modo compatibile con le esigenze dell’economia europea. Il polacco Piotr Serafin (Ppe) si occuperà di Bilancio, lotta alle frodi e pubblica amministrazione. Il socialdemocratico danese Dan Jorgensen avrà l’Energia e la Casa (quest’ultima delega era stata insistentemente richiesta dai Socialisti). La popolare bulgara Ekaterina Zaharieva lavorerà su Start-up, ricerca e innovazione, mentre il liberale irlandese Michael McGrath ha la delega a Giustizia, Democrazia e Stato di diritto. Il greco Apostolos Tzitzikostas (Ppe) è commissario ai Trasporti sostenibili e al Turismo; il lussemburghese Christophe Hansen (Ppe) ha l’Agricoltura e Cibo, mentre al maltese Glenn Micallef (S&D) toccano l’equità intergenerazionale, giovani, cultura e sport. Ora inizierà il processo di esame dei candidati commissari. Intanto, ha annunciato il portavoce Eric Mamer, oggi pomeriggio von der Leyen accoglierà i nuovi commissari a Bruxelles, in vista delle audizioni che si terranno in ottobre.

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Esteri

Cercapersone come bombe, strage in Libano: Hezbollah accusa...

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Il Mossad avrebbe collocato all'interno dei 'pager' un potente esplosivo. Axios: "Attacco approvato questa settimana da Netanyahu". Hamas: "In Libano escalation che porterà a sconfitta di Tel Aviv"

Esplosione cercapersone in Libano - (Afp)

Migliaia di cercapersone esplodono tutti insieme in Libano. Un'azione coordinata contro Hezbollah con effetti dirompenti: almeno 11 morti e circa 4000 feriti in un attacco hi-tech che assesta un colpo durissimo ai miliziani.

A sferrare il colpo, sarebbe stato Israele, che non rivendica l'azione e non commenta le accuse. Le news che trapelano, chiamano in causa il Mossad: gli uomini dell'intelligence avrebbero collocato una quantità di un potente esplosivo - la pentrite - all'interno dei 'pager', che sarebbero esplosi a causa dell'aumento delle temperature delle batterie.

Ci si interroga sull'attuazione concreta del piano che rappresenta un unicum: mai, fino ad ora, si era assistito ad un'offensiva di tale portata e con simili caratteristiche. Funzionari della sicurezza libanesi hanno rivelato che i dispositivi di comunicazione erano arrivati in Libano cinque mesi fa ed erano stati distribuiti di recente agli operativi di Hezbollah.

L'ipotesi più concreta prevede che prima della distribuzione siano stati intercettati proprio dai servizi segreti dello stato ebraico: all'interno di ogni apparecchio sarebbero stati inseriti meno di 20 grammi di pentrite, una quantità sufficiente a innescare l'esplosione di strumenti che, generalmente, vengono tenuti in tasca.

Vittime e feriti

Le esplosioni hanno causato almeno 11 morti e oltre 4mila feriti, 400 delle quali in condizioni critiche. Il ministero della Sanità di Beirut ha precisato che la maggior parte delle esplosioni hanno causato ferite alle mani e al volto. I numeri dell'attacco sono aumentati di ora in ora, arrivando a livelli impressionanti: si è partiti da 800 feriti, poi 2000, quindi 3000, alla fine più di 4000. Non sarebbe stato coinvolto il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah.

Tra le vittime una bambina di nove anni, Fatima Jaafar Abdullah, e due "combattenti" di Hezbollah, uno dei quali sarebbe il figlio del deputato del gruppo, Ali Ammar. Ferito anche l'ambasciatore iraniano in Libano, Mojtaba Amani. Il diplomatico ha riportato "una ferita superficiale" ed è "attualmente sotto osservazione in ospedale", ha riferito una fonte informata citata dall'agenzia di stampa iraniana Fars. "Le sue condizioni generali sono buone", ha fatto sapere l'ambasciata iraniana a Beirut X.

L'attacco ha avuto effetti anche in Siria, dove evidentemente sono stati distribuiti alcuni degli apparecchi: Secondo quanto riferito da Saberin News, affiliato ai Guardiani della rivoluzione iraniani, sette persone sono rimaste uccise a Damasco, nella roccaforte sciita di Seyedah Zeinab.

Perché tante vittime: la spiegazione

I numeri impressionanti della strage non sono casuali. I cercapersone, in Libano, sono uno strumento fondamentale di comunicazione per Hezbollah. Pochi mesi fa, il 13 di febbraio, Nasrallah, aveva chiesto a tutti i membri del partito di smettere di usare telefonini, di distruggerli, seppellirli o chiuderli in una scatola di ferro. "In questa fase, sbarazzatevi di tutti i cellulari, sono agenti di morte", aveva dichiarato dopo l'uccisione di comandanti in raid mirati di Israele (dallo scorso sette ottobre più di 20 operativi sono morti in raid mirati lontani dalla linea del fronte, fra cui tre comandanti delle forze speciali Radwan).

Sul campo di battaglia quindi, i cellulari hanno lasciato il posto ai pager, che ricevono notifiche o messaggi senza essere allacciati a una rete internet.

Axios: attacco approvato questa settimana da Netanyahu

I media libanesi hanno rilanciato immediatamente la pista israeliana. La tesi viene sposata anche dal sito statunitense Axios, che delinea un quadro sulla base di informazioni fornite da un'anonima fonte informata: l'attacco è stato approvato durante incontri avvenuti questa settimana tra il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ed esponenti del suo governo .

Per la fonte lo Stato ebraico intende così portare la sua lotta contro Hezbollah a una nuova fase, cercando allo stesso tempo di evitare di arrivare a una guerra su larga scala.

L'attacco prende forma mentre si diffondono le news relative ad un imminente viaggio del segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin: il numero 1 del Pentagono dovrebbe recarsi in visita in Israele domenica e lunedì. Washington, intanto, chiarisce che non è stata coinvolta e non è stata avvisata in anticipo dell'operazione attribuita a Israele, dice il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller. "Gli Stati Uniti non sono stati coinvolti. Gli Stati Uniti non erano a conoscenza di questo incidente in anticipo e, in questo momento, stiamo raccogliendo informazioni", afferma Miller durante una conferenza stampa.

Hezbollah promette "giusta punizione"

Hezbollah ha promesso che Israele riceverà la "giusta punizione" per le esplosioni. Nel secondo comunicato diffuso dopo l'attacco, l'organizzazione sciita libanese ha accusato lo Stato ebraico di essere "pienamente responsabile" dell' "aggressione criminale" che ha portato "al martirio di alcune persone e al ferimento di un gran numero di persone". "Questo nemico traditore e criminale riceverà sicuramente la sua giusta punizione per questa aggressione peccaminosa, da un luogo che non si aspetta, e Allah è testimone di ciò che diciamo", ha aggiunto Hezbollah.

Hamas: "In Libano escalation che porterà a sconfitta di Israele"

"Gli attentati in Libano rappresentano un'escalation che porterà solo al fallimento e alla sconfitta di Israele", dichiara Hamas, condannando l'esplosione. "L'operazione terroristica avvenuta in Libano rientra nel quadro dell'aggressione sionista globale contro la regione", ha aggiunto la fazione palestinese, indicando Israele come "totalmente responsabile delle ripercussioni del grave crimine".

Diverse compagnie aeree annullano voli per Israele

Diverse compagnie aeree hanno iniziato a cancellare i voli per Israele per il timore di una potenziale rappresaglia di Hezbollah. Secondo alcuni media in ebraico, Air France ha annullato i suoi voli Tel Aviv-Parigi per le prossime 48 ore. E così, secondo il Times of Israel, hanno fatto Lufthansa, Swiss International Air Lines e Brussels Airlines.

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