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Forma Maris, workshop a Lecce e Porto Cesareo il 5 e il 6 settembre sul mondo subacqueo

Forma Maris, workshop a Lecce e Porto Cesareo il 5 e il 6 settembre sul mondo subacqueo

Due giornate, il 5 e 6 settembre a Lecce e Porto Cesareo, dedicate al mondo subacqueo. Università del Salento in collaborazione con Fondazione Leonardo e Marina Militare, nell’ambito del programma ‘Civiltà del mare. Il subacqueo’, promuove il workshop 'Forma Maris - Sistemi per la conoscenza e la mappatura del mondo subacqueo'. Obiettivo: condividere metodologie e tecnologie per la ricerca e il monitoraggio del patrimonio sommerso culturale e naturale a diverse profondità, in ottica di tutela e valorizzazione.

Prima giornata aperta al pubblico, presso l’Auditorium Museo Castromediano a Lecce, con ricercatori ed esperti a confronto. Numerosi gli interventi in programma che racconteranno le esperienze sul campo, spaziando dalla ricerca e mappatura archeologica a quella degli habitat costieri fino all’impiego delle tecnologie aereo-subacquee. A fine giornata la premiazione del concorso video-fotografico ‘Mare sottosopra.

Racconti video e/o fotografici delle coste e dei mari del Salento’ per le scuole di II grado inferiori e superiori con inaugurazione della mostra e visita guidata al Museo Castromediano. In programma anche laboratori didattici di storia e archeologia del mare per bambini dai 6 ai 12 anni. Il 6, presso l’Amp Porto Cesareo, una giornata dedicata ai convegnisti con sperimentazione di percorsi subacquei e costieri.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Economia

Pari opportunità, in Puglia meno di due consiglieri su 10...

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Emerge dall’indagine condotta a Manageritalia su dati Modefinance, società del gruppo TeamSystem

Domenico Fortunato

Donne nei Cda, queste sconosciute: o così almeno dicono i dati che vedono una presenza di poco più del 19% di donne nei Consigli di amministrazione delle imprese Pugliesi. E' quanto emerge dall’indagine condotta a Manageritalia su dati Modefinance, società del gruppo TeamSystem, su circa 225mila società di capitali con oltre 1 milione di fatturato.

A renderlo noto il presidente dei manager Pugliesi Domenico Fortunato in occasione dell’Assemblea Manageritalia Puglia, Calabria e Basilicata che si è svolta ieri presso gli spazi dell’Hotel “Villa Romanazzi Carlucci” a Bari. “La mancanza di donne nei Cda – spiega Domenico Fortunato, presidente Manageritalia Puglia, Calabria e Basilicata - ha ripercussioni dirette sul modo in cui le aziende prendono decisioni strategiche. Le aziende con una rappresentanza femminile significativa tendono a essere più resilienti e capaci di affrontare le sfide del mercato. La diversità di genere è un fattore chiave per l'innovazione e la performance aziendale”.

“La condizione delle donne nei cda pugliesi – conclude Fortunato - non è solo una questione di giustizia sociale, ma un'opportunità strategica per migliorare la competitività e la resilienza delle aziende. È fondamentale continuare a lavorare per affrontare le sfide esistenti e promuovere un ambiente di lavoro inclusivo in tutti i settori. Solo così potremo garantire che le donne possano contribuire pienamente e beneficiare equamente delle opportunità lavorative disponibili”. Se il dato generale della Puglia del 19% è di poco sotto la media nazionale (20,2%), quello di dettaglio è in chiaroscuro: sulle 9.749 imprese del territorio Pugliese, il 75,4% non ha donne nei cda (contro il 66,7% nazionale), il 24,6% ha una forma mista con almeno una donna (33,3% nazionale) e il 15% ha cda di sole donne (10,9% nazionale).

La scarsa presenza femminile nei Cda delle imprese pugliese è in antitesi però con la crescita della managerialità in rosa in tutta la regione. In Puglia la fotografia storica (2008 -2022) dimostra come queste siano crescite in maniera esponenziale +376% le donne manager arrivando a quota 443 su un totale di quasi 1850 manager in attività. Nell’ultimo anno la managerialità nell’intera regione è crescita del 21%. Bari si conferma la realtà con la maggior crescita di dirigenti e manager con +37%, qui le donne crescono addirittura del 99%, arrivando a 255 su un totale di 1.074. Bene anche le altre province con crescite che variano dal +3,7% di Lecce al +7% di Brindisi sino al +8% di Taranto. L’unico dato in negativo è rappresentato dalla provincia di Foggia che segna -7%, flessione che riguarda entrambi i generi per i maschi -6.7% e addirittura -10% per quanto concerne le manager donne.

Nella sua parte pubblica l’assemblea di Manageritalia Puglia ha offerto ai partecipanti un interessante momento di confronto e formazione sull’educazione finanziaria dal titolo “L'intelligenza finanziaria: come prevenire il rinoceronte grigio e migliorare il proprio benessere economico”. In termini finanziari i “rinoceronti grigi” sono eventi molto probabili e ad alto impatto: ecco perché meritano la massima attenzione e analisi da parte del mercato. Al contrario i “cigni neri” indicano eventi di grande impatto, ma altamente improbabili. L’unico modo per affrontarli è quello di lavorare perché i sistemi (economici, aziendali e le società) siano antifragili, solidi e resilienti.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Economia

Ossermare, in Emilia Romagna da filiera marittima prodotti...

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Presentato all’Adriatic Sea Forum report su regione

Ossermare, in Emilia Romagna da filiera marittima prodotti 13,3 miliardi di valore

Prosegue il road show di Ossermare che presenta ogni anno, in ognuna delle 15 regioni marittime italiane, un report sull’Economia del mare regionale. Nell’ambito dell’Adriatic Sea Forum, svoltosi a Ravenna il 25 ottobre, l’Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare – Ossermare con il suo coordinatore Antonello Testa ha presentato il Report Emilia Romagna 2024 sull’Economia del Mare.

“La regione Emilia Romagna, con i suoi 24 comuni definiti come zone costiere, con 320 abitanti per km quadrato, a fronte dei 187 degli altri comuni della regione, sempre di più mette al centro delle sue politiche la Blue Economy, centrale in tutte le principali filiere dell’economia del mare. Anche dal punto di vista strategico, della ricerca ed innovazione tecnologica contribuisce al sistema nazionale attraverso Art-Er e all’interno del Cluster Nazionale Big dando forza con importanti progettualità e fornendo grande competenza in materia. I numeri ci dicono in modo chiaro il valore di questa regione nell’ambito dell’Economia del Mare, con un moltiplicatore di 1,9 più alto di quello medio nazionale. Siamo felici di presentare qui il nostro report regionale in questo importante evento, l’Adriatic Sea Forum, e voglio ringraziare Risposte Turismo, che rappresenta uno dei nostri principali partner del nostro osservatorio", ha dichiarato il coordinatore dell’Osservatorio Nazionale sull’Economia del mare Antonello Testa nell’ambito della presentazione dei dati.

L’Emilia Romagna si attesta con un valore aggiunto diretto di 4,6 miliardi di euro che, sommato a quello indiretto, arriva ad un totale di 13,3 miliardi di euro. Il valore cresce rispetto alla rilevazione dello scorso anno del +15,5% con un + 0,4% in più del dato nazionale. Gli occupati sono 96.824 e le imprese sono 13.970. Anche le esportazioni registrano 1 miliardo di valore con una variazione dalla rilevazione rispetto allo scorso anno di un +39,6% con un + 5,2% rispetto al dato nazionale, che si attesta a + 34,4%. La ricchezza prodotta per settore dell’Economia del Mare dell’Emilia Romagna per valore aggiunto vede la filiera di servizi di alloggio e ristorazione con 1.555,3 milioni di Euro; seguita dall’attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale con 1.289,1 milioni di euro; la filiera della cantieristica con 752,5 milioni di euro; la filiera ittica con 412,2 milioni; la movimentazione di merci e passeggeri via mare con 379,6 milioni e le attività sportive e ricreative con 205,1 milioni.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Economia

Emilia-Romagna, ricerca Adnkronos, Bertini: “I...

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Per il notista politico, i numeri parlano di insicurezza, ma i candidati non ascoltano. Buoni segnali dal Made in Italy tra innovazione e identità

(Fotogramma)

Per commentare la ricerca condotta da Adnkronos attraverso la piattaforma SocialData, che ha analizzato le conversazioni online dei cittadini emiliano-romagnoli, abbiamo chiesto un commento a Carlo Bertini, notista politico del gruppo editoriale Nem. "Quel che stride, a leggere i trending topic registrati da Socialdata, è quanto poco i programmi dei candidati alla presidenza dell’Emilia Romagna mettano al centro le tematiche più discusse. Guardate qui: i dati del ministero dell’Interno certificano che non c’è alcun allarme criminalità, che l’Italia è più sicura rispetto a dieci anni, fa, ma è proprio la sicurezza a raccogliere il sentiment più negativo. Anche nella placida Emilia Romagna tutti si spaventano, pare, ad uscire di casa la sera. Tranne a Bologna, unica delle metropoli italiane infatti che segna un calo di quasi il 6 per cento dei reati denunciati rispetto al 2019. Sotto le Due Torri il trend negativo sui social media rilevati dalla ricerca si concentra sull’energia e sui trasporti, a differenza che nel resto della regione".

Prosegue il cronista, "se la sicurezza domina i pensieri degli elettori, non domina i pensieri dei candidati alla carica di governatore in palio il 16-17 novembre in Emilia-Romagna: nessuno la mette al centro dei suoi impegni, il favorito Michele De Pascale men che meno. Sanità, innovazione, lavoro e green, mobilità e welfare sono i suoi cavalli di battaglia".

Secondo Bertini, "il primo punto è che c’è una distanza, uno iato, un canyon tra gli elettori e chi vuole governarli. I candidati governatori forse tengono poco conto della percezione di insicurezza, che è un po’ come il caldo percepito quando c’è il picco di umidità: è molto maggiore della temperatura rilevata. E quale è il fattore scatenante di tale percezione falsata rispetto ai dati reali, meno ansiogeni, sulla sicurezza in Italia? Saranno forse i media tradizionali, la tivù che scodella valanghe di ansia con talk a tema fisso sull’equazione più immigrati-più reati? In ogni caso, il trend negativo sulla sicurezza è identico in ogni paese d’Europa, il problema di una percezione del rischio esiste, malgrado la realtà dei numeri sia diversa".

Per spiegare il fenomeno, il giornalista usa un paradosso: "si può dire che l’Emilia Romagna indossi a rovescio la dottrina di J.K. Galbraith: nel suo best seller “La Società Opulenta” l’economista americano, consigliere di JFK, denunciava come la crescita della ricchezza dei singoli attraverso il capitalismo e il liberismo producesse una peggiore qualità dei servizi pubblici (strade, scuole, etc.). Nella regione del “bon vivre” è stata invece proprio la crescita della qualità dei servizi pubblici a far aumentare la qualità della vita. E gli emiliano-romagnoli ringraziano, se è vero, come si vede dalla ricerca AdnKronos-Socialdata, che “l’identità culturale e storica dell’Emilia Romagna è una componente essenziale del dibattito pubblico”. Che il made in Italy sia al centro delle interazioni, inteso come innovazione e tecnologia, quali elementi identitari del territorio. E che più in generale tutte le analisi mostrino la soddisfazione per la possibilità di conciliare lavoro e famiglia".

"Bastano questi fattori - prosegue - per avere una conferma di quanto per il centrodestra sia ardua la sfida per strappare la rossa Emilia Romagna ad una sinistra che ha in questa regione una roccaforte consolidata: un territorio da cui il Migliore, ovvero Palmiro Togliatti, già settanta anni fa pescava i più rocciosi dirigenti per dare forza e solidità al “suo” Pci: con il diktat leggendario che “agli emiliani va affidata l’organizzazione”. Senza discutere. Se chi ci vive è orgoglioso della sua terra è anche perché questa capacità pone l’Emilia-Romagna al top per benessere e qualità della vita: sanità top, scuole top e via dicendo. E quindi va da sé che Elena Ugolini, coraggiosa sfidante civica sostenuta da tutto lo schieramento di centrodestra, provi a smentire che nella regione funzioni tutto al meglio. Dei sei punti che corredano il suo guanto di sfida: welfare, sanità, scuola, lavoro, infrastrutture e pubblica amministrazione, lei vuole evidenziarne le lacune. Si capisce, gli scontenti sono sempre una maggioranza, i mugugni imperano malgrado tutto".

Bertini conclude con un elemento che colpisce chi legge la ricerca: "nel programma del centrosinistra non svetta il dissesto idrogeologico, dopo i ripetuti disastri delle alluvioni nella regione e malgrado l’ambiente figuri tra i trending topic. C’è anche da chiedersi perché, dopo sicurezza, trasporti ed energia, nella top five dello scontento spicca proprio il sentiment negativo per la politica, che svela una popolazione critica verso le dinamiche politiche regionali. Ormai la stanchezza per i poteri consolidati e ossificati fa tendenza in tutta Italia. Ma malgrado ciò i sondaggi sorridono a Michele De Pascale, il candidato governatore del centrosinistra. A differenza che in Liguria e Umbria, l’assetto attuale dell’Emilia Rossa (sulla carta) non dovrebbe dar adito a sorprese. Forse perché in E.R. si vive tutto sommato bene e la sanità è un’eccellenza. Ecco perché non figura tra i trend, pochi parlano sui social delle cose che funzionano".

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