Israele contro Hezbollah, ecco perché attacco preventivo ha ‘congelato’ guerra totale
L'intenso scambio di razzi, missili e droni, il più intenso da ottobre, è stato una sorte di freno d'emergenza
L'attacco preventivo condotto domenica da Israele sul Libano, per fermare un'eventuale azione su larga scala di Hezbollah, che a sua volta ha risposto rivendicando il lancio di centinaia di razzi contro lo Stato ebraico, potrebbe aver evitato, almeno per il momento, lo scoppio di una guerra totale tra le parti.
Ne sono convinti diplomatici mediorientali e analisti esperti di Difesa interpellati dal Washington Post, secondo i quali l'escalation 'controllata' di domenica permette sia a Israele che Hezbollah di attribuirsi un successo militare e salvare la faccia di fronte alle rispettive opinioni pubbliche. L'intenso scambio di razzi, missili e droni, il più intenso da ottobre, è stato una sorte di freno d'emergenza tirato prima di un'escalation potenzialmente drammatica.
"Entrambi sono soddisfatti dei risultati, il che rende meno probabile lo scoppio di una guerra vera e propria", ha affermato un diplomatico mediorientale di alto livello, sottolineando come Hezbollah abbia potuto rivendicare di aver vendicato l'uccisione del suo comandante Fuad Shukr, mentre Israele ha dimostrato la forza del suo apparato di sicurezza e la sua capacità di proteggere i propri cittadini.
"Oggi sia Hezbollah che Israele condividono una cosa: sono entrambi felici - ha commentato un funzionario israeliano d'accordo con l'analisi del diplomatico - Possono dire di aver attaccato e di aver colpito postazioni militari chiave e Israele può dire di aver impedito un attacco più grande e protetto i civili".
Nello scontro hanno perso la vita tre presunti miliziani di Hezbollah in Libano e un marinaio israeliano, colpito dai frammenti di un missile intercettore. In molti in tutto il Medio Oriente, scrive il Washington Post, hanno tirato "un sospiro di sollievo". E che la situazione non sia precipitata irrimediabilmente lo dimostra anche il prosieguo al Cairo dei negoziati sul cessate il fuoco ed il rilascio degli ostaggi a Gaza, con la Casa Bianca che ha parlato di "progressi".
"Se questa è stata la risposta totale di Hezbollah, è l'ultima dimostrazione che il gruppo cercherà di evitare l'escalation con Israele a tutti i costi", ha detto Harrison Mann, un ex analista di intelligence per il Medio Oriente presso la Defense Intelligence Agency.
La risposta calibrata da entrambe le parti, tuttavia, non ha affatto eliminato le minacce regionali, come ricordato ieri anche dal Pentagono. La tensione lungo il confine resta altissima. Hezbollah ed Israele hanno ripreso gli scambi transfrontalieri a bassa intensità. Decine di migliaia di civili rimangono sfollati da entrambe le parti del confine e la guerra a Gaza continua a infuriare.
"Siamo tornati alle operazioni di routine iniziate l'8 ottobre", ha confermato una fonte vicina a Hezbollah. Ma la vera incognita è l'Iran, la cui rappresaglia per l'omicidio a Teheran del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, si fa ancora attendere. Diversi analisti sostengono che il rischio di una guerra regionale più ampia sia stato solo rinviato, non evitato, e dipenderà soprattutto dai progressi dei colloqui su Gaza.
"L'Iran probabilmente reagirà in un modo o nell'altro, in quale misura e quando non è chiaro, ma ovviamente la speranza è che i progressi nei colloqui portino a una de-escalation", ha detto al Washington Post un funzionario mediorientale.
Esteri
Mali, attacco al-Qaeda a Bamako: oltre 70 morti e 200 feriti
Nel mirino una scuola di ufficiali e l'aeroporto militare della capitale maliana
E' di oltre 70 morti e 200 feriti il bilancio di un duplice attacco sferrato dai jihadisti di al-Qaeda a Bamako, in Mali. Lo riferiscono fonti della sicurezza maliana parlando di 77 morti e 255 feriti. Nel mirino una scuola di ufficiali e l'aeroporto militare della capitale maliana. Il quotidiano Le Soir de Bamako ha seguito oggi un ''funerale di una cinquantina di studenti della gendarmeria''.
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Ucraina, Pd vota risoluzione all’Europarlamento:...
Annunziata si è astenuta per errore sul paragrafo 8: l'eurodeputata lo ha segnalato, verrà registrato voto contrario
Gli eurodeputati italiani del gruppo S&D non hanno votato compatti sulla risoluzione sul sostegno all'Ucraina, che contiene un paragrafo, il numero 8, che ribadisce la richiesta di rimuovere le restrizioni all'uso delle armi inviate dall'Ue, affinché possano essere utilizzate anche per colpire obiettivi militari legittimi in territorio russo. Molti eurodeputati hanno votato a favore della risoluzione nel suo insieme, inclusi il capodelegazione Nicola Zingaretti, Lucia Annunziata e Sandro Ruotolo, oltre a Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento, Irene Tinagli, Camilla Laureti, tra gli altri. Gli indipendenti Marco Tarquinio e Cecilia Strada si sono astenuti.
Nel voto separato per confermare il paragrafo 8, quello più controverso, Picierno si è espressa a favore, come ha annunciato pubblicamente prima del voto. Hanno votato contro gli eurodeputati Brando Benifei, Annalisa Corrado, Nicola Zingaretti, Camilla Laureti, Antonio Decaro, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada e Alessandro Zan. Si è astenuta Annunziata.
Dalla delegazione italiana del gruppo S&D precisano che Annunziata si è astenuta per errore sul paragrafo 8 della risoluzione, quello che riguarda la rimozione delle restrizioni all'uso delle armi. L'eurodeputata ha segnalato l'errore e verrà registrato voto contrario, come la maggior parte della delegazione. Anche sul testo della risoluzione sul Venezuela, dove Annunziata dal roll call risultava essersi astenuta, si tratta di un errore: il suo voto è contrario, come quello degli altri eurodeputati Pd.