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Diritto a disconnessione? In Italia nessuna legge ma solo contrattazione individuale

Rapporto Eurofound, analisi Adapt su come funziona anche negli altri Paesi

Diritto a disconnessione? In Italia nessuna legge ma solo contrattazione individuale

In Italia la legge 22 maggio 2017, numero 81 sulle misure per la tutela del lavoro autonomo e misure per incoraggiare l’articolazione flessibile di orario e luogo di lavoro, si applica a tutte le aziende pubbliche e private, come ricorda il rapporto dell’Eurofound 'Right to disconnect: implementation and impact at company level', specificando che la legge non riconoscere esplicitamente la disconnessione come un diritto, ma ne prevede la regolamentazione mediante contrattazione individuale tra datore di lavoro e lavoratore.

"Pur in assenza di specifiche normative comunitarie che impongano l’istituzione di un diritto esplicito alla disconnessione - analizza Paola de Vita, collaboratrice Adapt - in Europa la legislazione a livello nazionale ha conosciuto una significativa evoluzione negli ultimi anni. Ciò riflette la crescente rilevanza della questione della 'connessione costante' nel dibattito politico. Anche le disposizioni dei contratti collettivi riguardanti il diritto alla disconnessione sono in continua evoluzione. In Italia - precisa le modalità di connessione e disconnessione sono parte integrante dei contratti individuali dei lavoratori 'smart' e vengono pertanto negoziate tra il lavoratore e il datore di lavoro. L’Italia è stato il secondo paese dell’UE ad introdurre normative relative al diritto alla disconnessione attraverso accordi di lavoro 'agili'.

Questi accordi dovrebbero contemplare il diritto del lavoratore al tempo di riposo e le misure tecniche e organizzative necessarie per garantire la disconnessione dagli strumenti tecnologici utilizzati durante il lavoro (art. 19, comma 1). Durante la pandemia, nell’ambito delle misure sanitarie adottate per prevenire la diffusione del Covid-19, l’obbligo di negoziare contratti individuali per lo smart working era sospeso e il diritto di disconnettersi è stato applicato automaticamente a tutti i lavoratori che svolgevano attività da remoto. Questa esenzione temporanea è stata successivamente revocata il 31 dicembre 2022. Nel 2021, due accordi interconfederali per il settore pubblico e privato hanno ribadito il diritto alla disconnessione all’interno di modalità di lavoro flessibili e agili: il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale e il Protocollo nazionale sul lavoro agile nel settore privato; quest’ultimo stabilisce le disposizioni per l’attuazione del diritto alla disconnessione per i dipendenti".

"Nel giugno 2023 - dice - nove Stati membri disponevano di una legislazione inerente al diritto alla disconnessione (Belgio, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Lussemburgo, Portogallo, Slovacchia e Spagna). Inoltre, l’Irlanda ha adottato un codice di condotta nel 2021; anche se non si tratta di una legge formale, i tribunali possono fare riferimento ad esso quando decidono nel merito di un caso. Quattro Stati membri (Belgio, Francia, Italia e Spagna) avevano già attuato alcune disposizioni con il sopraggiungere della pandemia. Nel 2021, Grecia, Portogallo e Slovacchia hanno adottato una legislazione che prevede il diritto a disconnettersi, in gran parte a causa dell’aumento del telelavoro innescato dalla pandemia. Una nuova legislazione in Croazia è stata approvata nel 2022 e in Lussemburgo nel 2023. In entrambi i paesi le disposizioni sono entrate in vigore a partire dal 2023".

"Diverse caratteristiche chiave - spiega - caratterizzano e distinguono le disposizioni sul diritto di disconnessione in diversi Paesi. Gli aspetti più importanti sono la copertura della regolamentazione (ad esempio, la dimensione dell’azienda e le tipologie di lavoratori interessati), l’approccio alla implementazione (ad esempio applicabilità diretta o tramite contratti collettivi) e la presenza e la natura delle sanzioni. In sette dei nove paesi considerati le disposizioni riguardano sia il settore pubblico che quello privato. In alcuni paesi, i regolamenti si applicano solo ai telelavoratori (Grecia e Slovacchia) o lavoratori che utilizzano le tecnologie dell’informazione per svolgere il proprio lavoro a distanza permanentemente o occasionalmente (Lussemburgo, Portogallo e Spagna). In Spagna, la legislazione vale per tutti i lavoratori, ma la legge pare applicabile in particolar modo ai telelavoratori su base regolare o occasionale. In Italia la normativa si applica ai cosiddetti smart workers che lavorano in modo ibrido. In Belgio si applicano soglie dimensionali aziendali (aziende con più di 20 dipendenti) ed anche in Francia, ma in quest’ultimo caso i tribunali e i contratti collettivi hanno tendenzialmente eliminato la soglia dei 50 dipendenti".

"Le negoziazioni tra le parti sociali a livello aziendale - precisa de Vita - svolgono un ruolo fondamentale nell’attuazione del diritto alla disconnessione. Esse fanno sì che le specifiche modalità di attuazione siano adattate alle esigenze del posto di lavoro, a condizione che una serie di questioni chiave (ad esempio la formazione e la definizione delle modalità con cui ai lavoratori può essere riconosciuto il diritto alla disconnessione, siano garantiti). Tali negoziati delle parti sociali sono richiesti in Belgio (nel settore privato), Francia, Lussemburgo e Spagna. Nel caso in cui non si raggiunga un accordo, è previsto un piano alternativo. Questo di solito assume la forma di una politica aziendale o di uno statuto o strumento simile, i cui dettagli devono essere comunicati ai dipendenti". Ecco, quindi, Paese per Paese, il commento di Paola de Vita.

-FRANCIA: è stato il primo paese europeo a introdurre il diritto alla disconnessione, mediante un suo provvedimento, il cosiddetto Codice del Lavoro del 2016 (attualmente codificato ai sensi dell’art. L. 2242-17 del Codice del Lavoro). Il diritto di disconnettersi è entrato in vigore il 1° gennaio 2017 ed è destinato a garantire il rispetto della normativa relativa ai periodi di riposo e ferie, e promuovere la conciliazione tra lavoro e vita personale e familiare. La legge tiene conto della posizione delle parti sociali e della giurisprudenza dalle Corti Superiori che, dall’inizio degli anni 2000, ha sottolineato i limiti e le problematiche connesse alla interferenza del lavoro con la vita personale. Ispirandosi alla legge francese, anche il legislatore belga ha previsto alcune disposizioni sul diritto alla disconnessione nella legge del 26 marzo 2018 relativa al rafforzamento della crescita economica e della coesione sociale ('Loi du 26 mars 2018 au renforcement de la croissance économique et de la cohésion sociale'). Le nuove disposizioni si applicano alle aziende con 20 o più dipendenti".

In Francia la parità professionale tra uomini e donne deve essere garantita includendo disposizioni volte a raggiungere un equilibrio tra lavoro e vita privata, compreso il diritto alla disconnessione. Il paragrafo 7 del Codice del Lavoro afferma che l’accordo deve includere procedure per i dipendenti atte a far sì che gli stessi possano esercitare integralmente il proprio diritto alla disconnessione, e l’istituzione da parte dell’azienda di meccanismi di regolamentazione per l’utilizzo degli strumenti digitali, in un’ottica di rispetto delle norme relative ai periodi di riposo e alle ferie. Se non viene raggiunto alcun accordo, il datore di lavoro deve redigere una carta, previa consultazione dell’Ufficio Sociale e Comitato Economico (se l’azienda ha più di 11 dipendenti). La presente carta definisce le procedure per esercitare il diritto di disconnessione e prevede l’organizzazione di attività di formazione e sensibilizzazione sull’uso ragionevole degli strumenti digitali per i dipendenti e datori.

-SPAGNA: è stato introdotto per la prima volta il diritto alla disconnessione nell’articolo 88.1 della legge organica 5 dicembre 2018, numero 3 sulla tutela dei dati personali. Il più recente regio decreto legge 22 settembre 2020, n. 28 sul lavoro a distanza definisce meglio i contorni del diritto alla disconnessione. Esso inquadra il lavoro a distanza come lavoro svolto a distanza per almeno un periodo pari al 30% dell’orario di lavoro. La legge afferma che la prevenzione dei rischi e le misure di tutela dovrebbero concentrarsi in particolare sulla risoluzione dei problemi psicosociali e organizzativi legati alla distribuzione dell’orario di lavoro, sulla limitazione dell’orario di lavoro e sulla disponibilità di pause. In Spagna ai datori di lavoro è richiesto di elaborare una politica interna per i dipendenti, dettagliando le modalità di esercizio del diritto di disconnessione. Inoltre, sono previste attività di formazione e sensibilizzazione per il personale sull’uso appropriato degli strumenti tecnologici.

-SLOVACCHIA: è stato introdotto il diritto alla disconnessione nell’ambito della modifica del Codice del Lavoro attraverso la legge 1° marzo 2021, n. 76. Le disposizioni riguardano i telelavoratori (compresi quelli che telelavorano occasionalmente). In risposta al significativo aumento del telelavoro innescato a causa della pandemia, la Grecia ha varato una nuova legislazione recante disposizioni sul telelavoro e sul diritto alla disconnessione nel settore privato, come parte di un più ampio pacchetto di misure previste dalla legge numero 4808 del 2021. Anche il legislatore portoghese ha risposto all’ incremento del telelavoro adottando la legge numero 83 del 2021. Nella legislazione slovacca, i dipendenti che lavorano da casa hanno diritto ad astenersi dall’utilizzo delle attrezzature lavorative durante i periodi di riposo giornaliero o festivi. I datori di lavoro non possono penalizzare i dipendenti che non rispondono alle comunicazioni, e le modalità di attuazione di questo diritto possono essere definite mediante politiche o regolamenti aziendali.

-LUSSEMBURGO: la modifica del Codice del Lavoro (attraverso i nuovi articoli L.312-9 e L.312-10) ha introdotto una disposizione relativa al diritto di disconnessione. Essa si basa sulla evoluzione giurisprudenziale (in particolare sulla decisione della Corte d’Appello del 2 maggio 2019) e sul parere rilasciato dal Consiglio economico e sociale, che raccomanda l’implementazione di meccanismi per incoraggiare il riconoscimento del diritto alla disconnessione. L’Irlanda ha introdotto un codice di condotta per datori di lavoro e dipendenti sul diritto alla disconnessione, insieme alla guida sul lavoro a distanza nel 2021. Essa prevede una serie di politiche che incoraggiano i destinatari delle e-mail a non rispondere al di fuori dell’orario di lavoro contrattuale.

-BELGIO: la legge del 26 marzo 2018 non prevedeva l’obbligo di garantire il diritto a disconnettersi, ma richiedeva semplicemente ai datori di lavoro di consultarsi sulla salute e sicurezza dei lavoratori. Nello specifico, l’art. 16 è stato modificato per prevedere, per i datori di lavoro che impiegano 20 o più dipendenti, le modalità del diritto di disconnessione da parte del dipendente e l’attuazione da parte delle aziende di meccanismi per regolare l’uso di strumenti digitali, in un’ottica di rispetto dei periodi di riposo, nell’ambito delle previsioni della contrattazione collettiva. Come nel caso della Francia, queste nuove disposizioni stabiliscono un meccanismo alternativo, richiedendo che le regole anche a livello aziendale stabiliscano il diritto di disconnessione in assenza di un contratto collettivo aziendale.

-GRECIA: l’articolo 67 della legge numero 4808 del 2021 si occupa dei termini e delle condizioni del telelavoro nel settore privato, incluso il diritto alla disconnessione. I lavoratori hanno il diritto di astenersi completamente dal lavoro e dalle comunicazioni digitali al di fuori dell’orario di lavoro e durante le vacanze e non possono essere discriminati per l’esercizio di tale diritto. Eventuali provvedimenti di licenziamento in relazione a tale diritto sono considerati nulli e privi di effetto. E' necessario includere le modalità di connessione e disconnessione nei contratti individuali di telelavoro, i quali devono essere concordati tra datore di lavoro e rappresentanti dei lavoratori.

-PORTOGALLO: la legislazione portoghese non menziona esplicitamente il diritto alla disconnessione ma richiede ai datori di lavoro di astenersi dal contattare i dipendenti, indipendentemente dal luogo di lavoro, durante i periodi di riposo, tranne nel caso di forza maggiore. In Lussemburgo, si richiede l’istituzione di un piano che assicuri il rispetto del diritto alla disconnessione al di fuori dell’orario lavorativo. Il piano deve, in particolare, stabilire: a) le disposizioni pratiche e le misure tecniche per la disconnessione dai dispositivi digitali; b) le misure di sensibilizzazione e formazione e disposizioni per il risarcimento nel caso di mancato rispetto del diritto di disconnessione. In assenza di un accordo collettivo a livello settoriale o aziendale, i metodi per attuare il diritto alla disconnessione devono essere definiti a livello aziendale, nel rispetto dei requisiti pertinenti in termini di informazione e consultazione della delegazione del personale (se tale delegazione è presente).

Nel rapporto dell’Eurofound 'Right to disconnect: implementation and impact at company level' vengono riportate anche le sanzioni. "In Francia - continua Paola de Vita - il datore di lavoro può essere sanzionato se non rispetta il suo obbligo di negoziare sull’uguaglianza e la qualità della vita lavorativa. Gli ispettori del lavoro possono imporre sanzioni in caso di violazione del diritto del lavoro in Grecia, Lussemburgo e Slovacchia. In Spagna, l’Agenzia per la protezione dei dati può imporre sanzioni legate a violazioni della legge sulla protezione dei dati, inclusa la normativa relativa al diritto alla disconnessione".

"In Belgio - dice - la mancanza di sanzioni specifiche è stata intesa come una forte carenza della legge. In Francia, gli accordi a livello aziendale non sono vincolanti e non sono previste sanzioni per la violazione di tali accordi. Tuttavia, il datore di lavoro potrebbe essere sanzionato per non aver adempiuto all’obbligo di negoziare sulla qualità della vita sul lavoro, compreso il diritto di disconnettersi. In questo caso, il datore di lavoro potrebbe essere punito con un anno di reclusione e una multa di euro 3.750 (come previsto dagli artt. L.2243-1 e L.2243-2 del Codice del Lavoro). In termini di sanzioni, l’Agenzia spagnola per la protezione dei dati ha l’autorità di infliggere sanzioni ai datori di lavoro che non rispettano gli obblighi previsti dalla legge del 2018. L’importo della sanzione può variare da euro 70 ad euro 750 per violazioni minori e può arrivare ad importi molto più elevati per violazioni gravi".

"In Slovacchia - spiega - l’Ispettorato nazionale del lavoro ha il potere di sanzionare i datori di lavoro che violano il diritto del lavoro. L’importo delle multe varia in base al grado e alla gravità della violazione e può andare da euro 1.000 a euro 200.000 euro. In Portogallo, i reati gravi sono soggetti all’applicazione di sanzioni pecuniarie comprese tra euro 612 ed euro 9.690. In Lussemburgo si prevede che, qualora i datori di lavoro violino l’obbligo di attuare il diritto di disconnessione, possono incorrere in una sanzione amministrativa da euro 251 a euro 25.000 euro, imposta dal direttore dell’Ispettorato del lavoro".

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Lavoro

Paoletti (Camera Com. Venezia Giulia): “Crescono...

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Il presidente dell'Ente camerale, occupazione tiene ma bilancio in chiaroscuro per tessuto produttivo territorio

Antonio Paoletti. presidente della Camera di Commercio Venezia Giulia (Trieste e Gorizia)

L'occupazione va, il turismo si consolida, l'industria cantieristica e navale cresce, ma altri settori soffrono, come il commercio e, dopo il boom dei bonus, anche l'edilizia. E' in chiaroscuro il bilancio sulla condizione delle imprese del tessuto produttivo della Camera di Commercio Venezia Giulia (Trieste e Gorizia), come spiega, intervistato da Adnkronos/Labitalia il presidente dell'ente Camerale, Antonio Paoletti.

"Lo stato di salute delle imprese del territorio -spiega- è diciamo così a corrente alternata, ci sono alcuni settori in forte crescita, altri settori stabili e altri ancora in forte diminuzione. Chi sta peggio è il settore abbigliamento, calzature e complementi sia uomo che donna. A Trieste si salva un po' di più perché c'è un turismo ormai consolidato tutto l'anno, fatto per lo più di stranieri oltre che di italiani, un turismo che acquista nei negozi. Nel resto del territorio c'è forte crisi. I motivi? Il commercio on line, ma anche lo smart working visto che lavorando da casa si sta in tuta e si è perso quel modo di vestirsi elegante che portava a fare acquisti. E poi primo tra i fattori: gli stipendi, sono troppo bassi, c'è sempre meno potere d'acquisto", sottolinea.

Ma non è solo il commercio ad arrancare."L'edilizia ha avuto il boom dei bonus, c'è ancora qualche strascico quest'anno, ma finito quello anche per questo settore si prospettano venti di crisi, specie se non si metteranno in campo bonus per le case green", sottolinea.

A fare la parte del leone sul territorio è il turismo. "E' in piena crescita -sottolinea Paoletti- si trascina dietro la produzione agroalimentare, ma anche gli interventi di restauro delle strutture ricettive e altri comparti. C'è un movimento importante".

E il territorio della Camera di Commercio Venezia Giulia è storicamente legato alla cantieristica. "L'industria cantieristica, con Fincantieri, si porta dietro un indotto di piccoli, medi e grandi artigiani, è veramente importante. E sulla scena di questo si è creato un distretto della nautica diffuso, con sede principale a Monfalcone, che sta andando alla grande. Con grandi imprese anche internazionali che si insediano nella zona".

Note dolenti arrivano però dal porto di Trieste. "Il porto, il primo porto italiano, ha un momento non dico di stasi, ma con il blocco del canale Suez si stanno perdendo traffici, per cui se non cambia qualcosa lì veramente ci saranno altri problemi".

In sostanza il bilancio sul tessuto produttivo del territorio "è in chiaroscuro, diciamo. In linea di massima l'occupazione tiene, anzi siamo in forte crescita nella regione grazie alle politiche regionali, sia sul tema della formazione, sia su quella degli incentivi alle imprese che assumono", sottolinea ancora.

Centrale per il presente e il futuro è la formazione. "E' vero che da una parte stiamo perdendo mestieri, stiamo perdendo certi tipi di lavori, ma in un nostro studio che abbiamo presentato lo scorso maggio noi abbiamo selezionato ben 117 nuovi mestieri che stanno già arrivando e arriveranno", sottolinea.

E la Camera di commercio è pronta fare la sua parte per l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. "Noi chiediamo di dare la possibilità agli artigiani che escono dal mercato del lavoro di diventare tutor dei giovani che vogliono avviarsi verso questi mestieri artigiani. Parlo dei carrozzieri, falegnami, meccanici, elettricisti e chi ne ha più ne metta. Questo sarebbe un bel modo per incentivare l'artigiano che deve concludere e dare una mano a chi ha bisogno", sottolinea.

Ma in un percorso verso un'economia sana per Paoletti non può mancare il contributo positivo dell'immigrazione. "Noi abbiamo un bisogno estremo di manodopera. Ormai tutti i settori economici, da infermieri, medici, ingegneri oppure semplici operatori, non si trovano. Secondo me dovremmo creare delle politiche che attraverso il mondo delle Camere di Commercio e le associazioni di categoria potrebbero intanto insegnare la lingua italiana a chi vuole rimanere da noi. Formarli nei vari mestieri e inserirli sul mercato del lavoro. Perché che piaccia o no, noi abbiamo bisogno degli immigrati", conclude.

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Lavoro

Il lavoro autonomo? Per il 41% è attraente

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Emerge dall'edizione 2023 dell’Amway global entrepreneurship report (Ager)

Il lavoro autonomo? Per il 41% è attraente

Amway, azienda leader globale nel settore della vendita diretta, rende nota l’edizione 2023 dell’Amway global entrepreneurship report (Ager), il più completo e longevo studio dedicato all’imprenditorialità nel mondo. La ricerca, condotta su un panel di 15.000 persone in 15 Paesi tra i quali l’Italia, come unico rappresentante del mercato europeo insieme alla Germania, rileva un interesse evidente per l'idea di imprenditorialità anche grazie ad una nuova considerazione del lavoro da subordinato derivata dal post pandemia.

I risultati del campione italiano, in linea con i dati globali, dimostrano come nella top 5 delle opportunità di business più stimolanti, oltre alla vendita tradizionale (49% di desiderabilità da parte degli intervistati), vi siano gig work (42%), social selling (41,5%), freelancing (38,5%) e direct selling (36,5%), professioni che abbracciano in toto le nuove necessità del 'new normal' tra cui la flessibilità e l’autonomia.

“Mai nessun altro studio ha analizzato in modo così approfondito l'atteggiamento nei confronti dell'imprenditorialità come l'Amway global entrepreneurship report", afferma Melodie Nakhle, managing director Amway Esan (Europe, Southern Africa, Australia e New Zealand). "I risultati mostrano come le persone siano più pronte che mai a intraprendere un'attività imprenditoriale, evidenziando la necessità di promuovere un ambiente favorevole alla loro continua crescita. Aver inserito nella ricerca l’Italia come uno degli unici due paesi europei, sottolinea l’importanza del mercato italiano per Amway. La Vendita Diretta si allinea alle nuove priorità dei lavoratori – che si tratti di donne, uomini, giovani che si affacciano al mondo del lavoro o professionisti con esperienza – offrendo indipendenza, dinamicità e flessibilità. Queste qualità definiscono il ruolo degli Incaricati alle vendite, che vengono riconosciuti sempre più come imprenditori di successo".

Il 41% degli intervistati della ricerca Ager dichiara di essere interessato ad avviare una propria attività considerando tre principali opportunità di business: l’e-commerce, la vendita diretta e la vendita tradizionale. In particolare, è significativo sottolineare la desiderabilità da parte agli under 35 con una percentuale che si attesta al 45%. Tra le motivazioni che inducono ad intraprendere questa strada si rileva per il 53% del campione la possibilità di fare della propria passione un lavoro, per il 45% la possibilità di essere indipendenti e non riportare a nessun responsabile, per il 42% l’autonomia nella gestione del tempo, per il 41% il desiderio di indipendenza economica e per il 39% un’opportunità di avere un guadagno extra.

Focalizzandosi sui requisiti per intraprendere un’attività in proprio, il 40% degli intervistati ritiene di possedere le capacità necessarie. Nonostante la raccolta di capitali sia percepita come la principale barriera per l'avvio di un'impresa, il dato incoraggiante a livello Italia è che il 22% degli intervistati ritiene di avere le risorse economiche necessarie per avviare un'attività rispetto al 18% del 2019. Oltre a questo, nel nostro Paese, persistono anche fattori culturali come la paura di fallire: il 42% degli intervistati italiani infatti ritiene il fallimento un deterrente, una percentuale alta se si pensa che la media mondiale si attesta al 34%.

Le forme emergenti di commercio suscitano grande attrattività nei possibili imprenditori italiani; in particolare, l'e-commerce e il digitale hanno registrato una crescita massiccia durante la pandemia Covid-19, tanto che la ricerca Ager rileva come il 73% si senta a proprio agio nell'acquistare prodotti attraverso i social media. Il 41% pensa inoltre che i social media siano la modalità migliore per promuovere la propria attività.

L'interesse nei confronti di opportunità di reddito secondario crea un ambiente ideale per gli imprenditori di tutto il mondo: il 94% lo ritiene infatti del tutto normale e lo consiglierebbe ai conoscenti. Il 47% degli intervistati ritiene che avviare un'attività in proprio sia più allettante quando si conosce qualcuno che ha già esperienza sul campo, come normale è il coinvolgimento di amici e parenti nell’attività: il 54% ha amici o familiari che partecipano a opportunità di reddito.

La ricerca dimostra quanto gli italiani siano alla ricerca di opportunità di reddito che si adattino alla loro vita e alla nuova normalità: il direct selling grazie alle sue caratteristiche intrinseche risponde a tutto questo.

La prima edizione di Ager è stata lanciata nel 2010 come Amway european entrepreneurship report. Lo studio si è esteso poi a livello mondiale nel 2013 e ad oggi risulta come il più grande e più lungo studio dedicato alla propensione al lavoro. Nel 2023 sono state poste 10 domande in Canada, Germania, Hong Kong, India, Italia, Giappone, Cina continentale, Malesia, Messico, Singapore, Corea del Sud, Taiwan, Thailandia, Stati Uniti e Vietnam. Per lo studio, Amway si è avvalsa di Ipsos global advisor in collaborazione con Reputation economy advisors per fornire i principali risultati e approfondimenti di Ager.

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Lavoro

Energia, NatPower: “Progetti di infrastrutture per...

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Intervista al ceo e founder Fabrizio Zago

Fabrizio Zago ceo e founder di NatPower

"Le direttive dell'Unione Europea rappresentano una chiara chiamata all'azione per tutte le aziende del settore energetico. NatPower, come sviluppatore indipendente di progetti di infrastrutture per la creazione di energia pulita, che supporta imprese, utility e investitori a livello globale, si posiziona come un acceleratore cruciale di questa transizione. Il nostro approccio è duplice: da un lato, continuiamo a sviluppare grandi progetti di infrastrutture per le energie rinnovabili, dall'altro stiamo innovando con iniziative che esplorano soluzioni complementari alla produzione di energia pulita". Così, in un'intervista all'Adnkronos/Labitalia, Fabrizio Zago, ceo e founder di NatPower, società indipendente che sviluppa progetti di infrastrutture per l'energia rinnovabile, supportando aziende, utility e investitori in tutto il mondo.

"Ad oggi - spiega - abbiamo venduto nel mondo oltre 1GW di progetti per la produzione di energia rinnovabile. In particolare, gli impianti produrranno, una volta realizzati, 1.500.000 MW/h anno di energia con le principali tecnologie (solare, eolica, e sistemi di accumulo di energia rinnovabile). Inoltre, gli impianti eviteranno l’emissione in atmosfera di ben 750.000 tonnellate di CO2 all’anno, corrispondenti a circa 50.000.000 di alberi e al consumo energetico di circa 400.000 famiglie. Stiamo anche investendo in ricerca e sviluppo per migliorare l'efficienza dei nostri impianti e per esplorare nuove tecnologie che potrebbero accelerare la transizione energetica. Siamo convinti che il futuro dell'energia sarà caratterizzato da un mix di tecnologie complementari, e siamo pronti a giocare un ruolo da protagonisti in questo cambiamento".

NatPower ha una pipeline di oltre 35 GW di progetti green in cinque Paesi del mondo: "Operare su scala globale comporta sicuramente una serie di sfide, tra cui diverse normative locali, differenze culturali e logistiche, e ovviamente il coordinamento tra i vari stakeholder. Tuttavia, queste sfide sono anche opportunità. La nostra presenza in Italia, Regno Unito, Stati Uniti, Kazakistan e Canada ci permette di diversificare il nostro portafoglio e di adattarci rapidamente alle evoluzioni del mercato. L’Italia, avendo avviato i suoi progetti in anticipo, vanta iniziative in fase più avanzata rispetto agli altri paesi in cui NatPower opera. Il focus si concentra su fotovoltaico (PV), eolico (wind) e sistemi di accumulo di energia (Bess), con una pipeline complessiva di circa 10 GW distribuita su tutto il territorio nazionale, con particolare attenzione al sud e alle isole maggiori. Tra i progetti principali spiccano Ventitalia, una pipeline eolica da 3 GW, e altre due pipeline: 3 GW di Bess e 4 GW di impianti fotovoltaici (PV)".

"Un altro progetto significativo - sottolinea Fabrizio Zago - è lo sviluppo del più grande progetto per la realizzazione di sistemi di accumulo a batterie per oltre 60 GWh in UK con un investimento di oltre 10 miliardi di sterline. Inoltre, entro fine anno svilupperemo nuovi progetti per la creazione di energia pulita (impianti solari ed eolici) che contribuiranno ad accelerare il percorso del Regno Unito verso l’obiettivo del 100% di energia rinnovabile entro il 2035. In Kazakistan, invece, ci siamo aggiudicati la gara indetta dal ministero dell’Energia della Repubblica del Kazakistan per lo sviluppo di una centrale idroelettrica sul bacino di Bartogai situato nel fiume Shelek nella regione di Almaty. La centrale avrà una capacità installata di 33 MW e una produzione annuale prevista di 150 GWh, che corrispondono al fabbisogno di elettricità medio di 50.000 famiglie all’anno. Il progetto si inserisce all’interno del piano per lo sviluppo di una serie di centrali idroelettriche con una capacità installata totale di 206 MW, che supporterà la transizione energetica del Paese verso fonti più pulite. Questi sono solo alcuni esempi del nostro impegno globale per sviluppare soluzioni energetiche sostenibili".

NatPower ha recentemente lanciato due nuove società: NatPower H e NatPower Marine: "NatPower H è un progetto unico nel suo genere, in quanto rappresenta il primo sviluppatore globale di infrastrutture innovative per la produzione, stoccaggio e rifornimento di idrogeno verde per la nautica da diporto. Il nostro obiettivo è installare hub di energia sostenibile nei principali porti turistici internazionali, creando le condizioni ideali per facilitare lo sviluppo e l’utilizzo di imbarcazioni alimentate a idrogeno. Questo progetto è cruciale perché l'idrogeno verde rappresenta una delle soluzioni più promettenti per decarbonizzare settori difficili da elettrificare, come appunto il trasporto marittimo e la nautica da diporto".

Per quanto riguarda NatPower Marine, "il nostro team sta sviluppando la più grande rete indipendente di strutture di ricarica per navi a livello globale, offrendo energia pulita sia per la propulsione che per il cold ironing, ovvero l'alimentazione delle navi mentre sono ormeggiate. Crediamo che questa iniziativa possa diventare una pietra miliare nella transizione energetica del settore marittimo, unendo sostenibilità e innovazione con un approccio integrato che chiamiamo 'Smart energy transition-as-a-service'. Entrambi i progetti sono fondamentali per accelerare la transizione verso un futuro a basse emissioni di carbonio".

"Nel guardare al futuro - assicura - siamo molto ottimisti riguardo alle opportunità che ci attendono. Nei prossimi anni, NatPower continuerà a espandere la sua presenza internazionale, puntando su mercati emergenti che hanno un grande potenziale per lo sviluppo di energie rinnovabili. Inoltre, continueremo a investire nelle tecnologie emergenti. Per quanto riguarda i trend nel settore ci sono diversi trend emergenti che stanno trasformando il panorama energetico globale. Oltre alla transizione verso l'idrogeno verde, che è considerato un potenziale game-changer, c’è la conferma della rapida espansione dell’energia solare ed eolica grazie anche alla continua riduzione dei costi. Le tecnologie fotovoltaiche diventano più efficienti e le turbine eoliche più grandi e potenti, soprattutto per i parchi eolici offshore, altra tendenza che attira grandi investimenti e una conseguente innovazione tecnologica".

"Lo sviluppo di sistemi di accumulo energetico (Bess) - osserva - diventa sempre più cruciale per integrare fonti rinnovabili intermittenti come solare ed eolico. Questa tecnologia è agevolata anche alla forte digitalizzazione che sta avvenendo nel settore rendendo più efficiente la gestione dell'energia prodotta, e ottimizzandone la distribuzione. Cresce l’esigenza di decarbonizzare e adottare pratiche più sostenibili. Le industrie pesanti, come quelle dell'acciaio e del cemento, insieme ai settori dei trasporti marittimi e su strada, stanno lavorando per ridurre significativamente il loro impatto ambientale".

"Sempre più progetti - afferma - adottano i principi dell'economia circolare, puntando a ridurre gli scarti e riutilizzare materiali per produrre energia pulita e abbattere le emissioni. Ad esempio, i materiali utilizzati nelle pale delle turbine eoliche e nei pannelli solari vengono sempre più riciclati, così come l'energia viene generata dalla valorizzazione di rifiuti e scarti agricoli, forestali e urbani. Questi trend evidenziano l'evoluzione costante del settore delle rinnovabili, che grazie all'innovazione affronta le sfide della transizione energetica e del cambiamento climatico".

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