Anche gli Abba contro Trump: “Basta usare le nostre canzoni nei comizi”
Sono solo gli ultimi di un lunghissimo elenco di artisti che ha impedito al candidato repubblicano di utilizzare la loro musica
Anche dagli Abba arriva a Donald Trump la diffida a continuare a usare canzoni e video del leggendario gruppo svedese nei suoi comizi e rally. In particolare diverse storiche canzoni del gruppo pop degli anni settanta, ma ancora popolarissimo, tra le quali 'Money, Money, Money', 'The Winner Takes It All' e 'Dancing Queen', sono state usate durante un comizio a St Cloud, in Minnesota, che ospita la più grande comunità di svedesi di America, come riporta il giornale Svenska Dagbladet. In più durante l'evento sono stati trasmessi sul mega schermo di uno stadio da hockey video di componenti degli Abba insieme ad appelli per donare alla campagna di Trump.
Dalla casa discografica del gruppo, la Universal Music, è partita a breve giro una protesta in cui si afferma di non aver "ricevuto nessuna richiesta di permesso e nessuna autorizzazione è stata data a Trump". "Insieme ai membri degli Abba abbiamo scoperto che sono stati pubblicati video con loro musiche e immagini durante gli eventi di Trump e quindi abbiamo chiesto che questi vengano immediatamente rimossi", ha spiegato un portavoce della casa discografica. Lo stesso messaggio è arrivato da Björn Ulvaeus, componente del gruppo e autore di uno dei più famosi successi, 'Mamma Mia': "La nostra casa discografica si sta assicurando che vengano rimossi".
Non solo gli Abba: gli altri artisti che hanno detto 'no' a Trump
Gli Abba sono gli ultimi di una lunga serie di artisti che in questa campagna elettorale, come nelle precedenti, hanno protestato per l'utilizzo delle loro canzoni nei comizi del tycoon. Tra gli ultimi, Céline Dion non ha gradito che la sua 'My Heart Will Go On' sia stata usata in un rally in Montana e i Foo Fighters che hanno voluto sottolineare anche sui social di non aver autorizzato l'uso di 'My Hero' per accogliere Kennedy jr sul palco insieme al candidato repubblicano.
Beyoncé aveva impedito a Trump di continuare a usare in un suo video la canzone 'Freedom', diventata invece una sorta di colonna sonora della campagna della democratica Kamala Harris. No anche da Dave Porter, co autore del brano di Sam & Dave intitolato 'Hold on, I'm coming': "Non scrivo musica per dividere le persone" era stato il commento. E ancora, lo scorso marzo gli eredi di Sinéad O’Connor avevano diffidato Trump dall’usare 'Nothing compares 2U'.
In precedenza l'artista canadese Neil Young si era opposto al fatto che Trump usasse le sue canzoni, e nel 2020 i Rolling Stones avevano minacciato il tycoon di azioni legali dopo che la canzone 'You Can't Always Get What You Want' è stata suonata in una manifestazione politica a Tulsa, in Oklahoma. Ozzy e Sharon Osbourne avevano inviato un avviso a Trump vietandogli di utilizzare la musica dei Black Sabbath nei video della campagna nel 2019 e lo stesso avevano fatto Tom Petty, Bruce Springsteen, Adele e gli eredi di George Harrison.
Legalmente, i politici statunitensi non hanno sempre bisogno del permesso diretto degli artisti. Le loro campagne possono acquistare pacchetti di licenza da organizzazioni per i diritti musicali che danno loro accesso legale a più di 20 milioni di brani. Tuttavia, gli artisti hanno il diritto di rimuovere la propria musica da tale elenco.
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Mali, attacco al-Qaeda a Bamako: oltre 70 morti e 200 feriti
Nel mirino una scuola di ufficiali e l'aeroporto militare della capitale maliana
E' di oltre 70 morti e 200 feriti il bilancio di un duplice attacco sferrato dai jihadisti di al-Qaeda a Bamako, in Mali. Lo riferiscono fonti della sicurezza maliana parlando di 77 morti e 255 feriti. Nel mirino una scuola di ufficiali e l'aeroporto militare della capitale maliana. Il quotidiano Le Soir de Bamako ha seguito oggi un ''funerale di una cinquantina di studenti della gendarmeria''.
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Esplosione da 1,8 chilotoni, annientato deposito di...
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Ucraina, Pd vota risoluzione all’Europarlamento:...
Annunziata si è astenuta per errore sul paragrafo 8: l'eurodeputata lo ha segnalato, verrà registrato voto contrario
Gli eurodeputati italiani del gruppo S&D non hanno votato compatti sulla risoluzione sul sostegno all'Ucraina, che contiene un paragrafo, il numero 8, che ribadisce la richiesta di rimuovere le restrizioni all'uso delle armi inviate dall'Ue, affinché possano essere utilizzate anche per colpire obiettivi militari legittimi in territorio russo. Molti eurodeputati hanno votato a favore della risoluzione nel suo insieme, inclusi il capodelegazione Nicola Zingaretti, Lucia Annunziata e Sandro Ruotolo, oltre a Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento, Irene Tinagli, Camilla Laureti, tra gli altri. Gli indipendenti Marco Tarquinio e Cecilia Strada si sono astenuti.
Nel voto separato per confermare il paragrafo 8, quello più controverso, Picierno si è espressa a favore, come ha annunciato pubblicamente prima del voto. Hanno votato contro gli eurodeputati Brando Benifei, Annalisa Corrado, Nicola Zingaretti, Camilla Laureti, Antonio Decaro, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada e Alessandro Zan. Si è astenuta Annunziata.
Dalla delegazione italiana del gruppo S&D precisano che Annunziata si è astenuta per errore sul paragrafo 8 della risoluzione, quello che riguarda la rimozione delle restrizioni all'uso delle armi. L'eurodeputata ha segnalato l'errore e verrà registrato voto contrario, come la maggior parte della delegazione. Anche sul testo della risoluzione sul Venezuela, dove Annunziata dal roll call risultava essersi astenuta, si tratta di un errore: il suo voto è contrario, come quello degli altri eurodeputati Pd.