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E’ sempre Cartabianca riparte, oggi ospiti Renzi e Al Bano

Riparte la trasmissione condotta da Bianca Berlinguer

Bianca Berlinguer e Mauro Corona

Torna E' sempre Cartabianca. La trasmissione condotta da Bianca Berlinguer su Rete4 debutta oggi, martedì 3 settembre, aprendo la nuova stagione. Si parte alle 21.25 e come di consueto l'apertura è affidata all'intervento di Mauro Corona. Quindi, il lungo elenco di ospiti. Si segnala la presenza di Matteo Renzi, Nicola Fratoianni, Al Bano, Concita De Gregorio, Alessandro Sallusti, Constanze Reuscher, Marina La Rosa, Mario Giordano, Andrea Giuliacci, Silvia Sardone, Sonny Olumati, Andrea Scanzi.

Rispetto alla scorsa stagione, almeno nella prima puntata, non figura tra gli ospiti Alessandro Orsini. Il professore di sociologia del terrorismo internazionale nel corso dell'ultima annata è stata una presenza quasi regolare nel programma con le sue analisi sulla guerra tra Ucraina e Russia e sul conflitto in Medio Oriente con scambi spesso accesi con alcuni degli interlocutori.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Politica

Cittadinanza, lo stop di Meloni: “Non servono nuove...

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"Siamo tra le nazioni europee che concedono il maggior numero di cittadinanza". Forza Italia domani riunirà i gruppi parlamentari per la proposta di legge, Tajani: "La presenteremo prima agli alleati"

Giorgia Meloni

Lo stop arriva dal quartier generale delle Nazioni Unite, a New York. Mentre in Italia rimbalza la notizia della volata delle firme per il referendum sulla cittadinanza -obiettivo sforbiciare di 5 anni la residenza legale continuativa, ovvero il termine dopo il quale gli stranieri possono diventare 'nuovi italiani'- la presidente del Consiglio Giorgia Meloni stronca ogni entusiasmo.

Ma anche le aspirazioni di Forza Italia, che domani riunirà i gruppi parlamentari per mettere a punto la proposta di legge 'azzurra'. Una legge che mira a un 'restyling' di cui, per la premier, non c'è alcun bisogno. "Penso che l'Italia abbia un'ottima legge sulla cittadinanza – dice chiaro Meloni in un punto stampa al Palazzo di Vetro - e questo è dimostrato dal fatto che siamo tra le nazioni europee che concedono il maggior numero di cittadinanze, dunque non ne ravvedo la necessità".

Eppure nella sua maggioranza, come è ormai noto, non tutti sembrano pensarla come lei. Sempre da New York, appena due ore prima, era stato il vicepremier e ministro agli Affari esteri Antonio Tajani, segretario forzista, a parlarne, spiegando che sì, Forza Italia lavora a una pdl da presentare "prima agli alleati e poi in Parlamento". Salvo poi mettere in chiaro che il suo partito non cadrà in tranelli, o meglio in 'giochini parlamentari'.

Dunque sì alla proposta di legge, a cui domani lavoreranno i gruppi di Camera e Senato, "ma non ci prestiamo a operazioni politiche sfruttando il tema della cittadinanza – mette in chiaro il vicepremier -, non votiamo emendamenti a sorpresa o risoluzioni presentate qua e là per cercare di dividere la maggioranza. E' una questione seria quella della cittadinanza e non può essere oggetto di giochini parlamentari".

Tajani chiude così all'opposizione, ma Meloni spegne ogni spiraglio su una legge che possa nascere su spinta della maggioranza: "Non conosco la proposta di legge di Forza Italia…", taglia corto con i cronisti. "D'altronde – rimarcano fonti di Fdi – di un provvedimento di questo tipo non c'è traccia nel nostro programma".

Se la legge sulla cittadinanza dovrà cambiare, il cambiamento dovrà arrivare dal basso. Spinta dall'onda di firme gonfiata sui social da influencer, atleti, attori, registi, con il risultato di aver raggiunto quota 500mila in appena 72 ore. "Se c'è un referendum – riconosce la stessa Meloni - quella è democrazia e decidono gli italiani, io ho sempre grande rispetto di quel che decidono gli italiani". (dall'inviata Ileana Sciarra)

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Politica

Nomine Rai, parte il countdown: domani il voto, ma non...

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Maggioranza e opposizione navigano ancora a vista, partita piena di insidie e apertissima fino all'ultimo momento utile

Antenne Rai - Fotogramma

E' partito il countdown per le nomine Rai. Domani dovrebbe essere la giornata decisiva ma il condizionale è d'obbligo perché, come sempre, la partita è piena di insidie e apertissima fino all'ultimo momento utile. La conferenza dei capigruppo del Senato ha confermato l'appuntamento, nonostante nel corso della giornata di ieri si fossero sovrapposte le voci di un possibile slittamento.

Maggioranza e opposizione navigano ancora a vista. Gli occhi sono puntati sul voto di giovedì in Parlamento (si comincia alla Camera alle 9.30, mentre a Palazzo Madama è previsto mezz'ora dopo), data in cui è prevista l'elezione dei 4 componenti del nuovo Consiglio di amministrazione.

Per il centrodestra niente proroghe, due voti per portare a casa la partita

Niente proroghe, il centrodestra vuole rinnovare i vertici dell'azienda di viale Mazzini senza rinvii di sorta e punta all'elezione di un presidente di riferimento in Vigilanza. Il nome c'è, salvo 'fuoco amico', ed è quello di Simona Agnes, gradita a Forza Italia.

Maurizio Gasparri, capogruppo azzurro al Senato, è perentorio: ''La nostra posizione non è mai cambiata: siamo per la presidenza ad Agnes e ci auguriamo che venga designata. E' certamente una persona a noi gradita, ma, lo ripeto, è anche molto qualificata. Il presidente viene votato dopo in Vigilanza Rai, con i due terzi. Se c'è un clima costruttivo, bene, ma se il clima è ostativo'', ''non si può pensare di fare la legge sulla governance, gli Stati generali...".

L'esponente forzista avverte le opposizioni che il partito azzurro tirerà dritto per la sua strada se non sarà disposto a cercare sponde: ''Noi abbiamo fatto una proposta ma se non c'è un atteggiamento costruttivo, andiamo avanti''. Per la presidenza serve l'ok dei due terzi della Commissione di Vigilanza Rai, quindi un accordo con almeno una parte dell'opposizione. Il Cda è composto da sette membri: due vengono eletti dalla Camera e due dal Senato, altri due vengono indicati dal ministero dell'Economia (uno è l'amministratore delegato, l'altro il presidente che appunto deve passare per il gradimento della Vigilanza) e un altro membro viene eletto dai dipendenti dell'azienda.

Dopo il passaggio di Maria Stella Gelmini nelle file di Noi Moderati, al centrodestra mancano due voti per portare a casa la partita, vale a dire il raggiungimento del quorum dei due terzi necessario per l'entrata in carica del presidente. Secondo lo schema del centrodestra, se FI punta alla presidenza con Agnes spetterà a FdI esprimere una delle tre quote rosa del board (in ballo ci sono Valeria Falcone e Federica Frangi); un'altra casella resta in quota Lega.

Contatti tra opposizioni, incognita Renzi

Sul fronte delle opposizioni Pd e Avs minacciano l'Aventino. In particolare il Pd potrebbe non solo non partecipare al voto in Vigilanza sul presidente, ma anche a quello di giovedì in aula. Nulla, però, al momento è deciso. "Vedremo", è la risposta laconica del presidente dei senatori dem Francesco Boccia. Il rischio che si profila è anche quello di una spaccatura delle opposizioni. Il M5s sarebbe intenzionato a partecipare al voto di giovedì indicando Alessandro Di Majo per scongiurare, è questo il ragionamento che viene fatto, un Cda 'monocolore' di maggioranza.

In queste ore sono in corso contatti per arrivare a una linea comune delle opposizioni. Da giorni Giuseppe Conte ha aperto alla possibilità di convergere su un nome di garanzia, qualora "ci fosse un presidente autorevole, assolutamente non riconducibile a logiche partitiche". Un identikit che però non corrisponde, secondo i pentastellati, al profilo di Agnes. La palla, comunque, sottolineano nel Movimento, è nelle mani della maggioranza.

A scompaginare i piani potrebbe essere ancora una volta Matteo Renzi, potenziale ago della bilancia visti i due membri in quota Iv. Negli ultimi giorni sono tornate ad affacciarsi diverse ipotesi alternative per la presidenza Rai, come Antonio Di Bella e Giovanni Minoli, due figure interne all'azienda con alle spalle una lunga carriera nel servizio pubblico. Altra ipotesi gradita per il Movimento guidato da Conte sarebbe Milena Gabanelli.

Se non dovesse arrivare un accordo, ipotesi da non escludere, la soluzione sarebbe la nomina a presidente del membro più anziano: il timone del cda spetterebbe a quel punto ad Antonio Marano, ex direttore di Rai2 ma anche un passato da deputato nelle file della Lega L'incarico di amministratore delegato, salvo sorprese, dovrebbe andare a Giampaolo Rossi, in quota FdI.

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Politica

Omicidio Dalla Chiesa, il figlio di Andreotti: “In...

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"In più di un'occasione generale esternò preoccupazioni sul figlio Nando"

Stefano Andreotti

"Le accuse a mio padre? Da parte della famiglia Dalla Chiesa non è una novità, perchè soprattutto il fratello Nando, già negli anni '80, ha avuto degli alterchi verbali anche abbastanza violenti, con mio padre su questi argomenti. Mio padre, in tutti i processi dove in qualche modo si è parlato dell'omicidio Dalla Chiesa, non è stato ritenuto mai in nessun modo responsabile di nulla...''. Così Stefano Andreotti, terzo dei quattro figli dell'ex presidente del Consiglio e senatore a vita, ai microfoni di '5 minuti' di Bruno Vespa commenta le allusioni alla responsabilità del padre Giulio per l'omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa fatte durante un'intervista televisiva alla figlia Rita.

''Nelle lettere da aprire post mortem, in particolare prima di subire un'operazione, mio padre giura davanti a Dio di non avere niente a che vedere, nè con la mafia, nè con Pecorelli, nè con Dalla Chiesa, nè con qualsiasi altro omicidio''.

''Dalla Chiesa in più di un'occasione -ha detto il figlio di Andreotti confermando indiscrezioni su uno sfogo del generale sulla famiglia- esternò le sue grandi preoccupazioni per avere un figlio che era su posizioni davvero lontanissime da lui. Mio padre non volle mai raccontarlo questo fatto ma poi nel corso degli anni lo raccontò a noi e a chi era vicino a lui e venne fuori. Una volta addirittura Dalla Chiesa quasi pianse davanti a mio padre per la preoccupazione che gli dava questo figlio''.

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