Elle Macpherson e il cancro, l’oncologa: “Guarita con la chirurgia”
"Le è stato asportato un nodulo, l'approccio olistico non c'entra"
"Elle Macpherson? L'approccio olistico di cui parla l'ex modella non c'entra nulla. E' guarita grazie alla chirurgia". Così all'Adnkronos Salute Rossana Berardi, oncologa e tesoriere nazionale di Aiom (Associazione italiana oncologia medica), commenta la notizia secondo la quale l'attrice e modella australiana oggi 60enne, soprannominata The Body, ha rifiutato la chemioterapia preferendo un percorso non ordinario per trattare il suo cancro. "Si è sottoposta a una nodulectomia, l'asportazione di un nodulo del seno, sebbene non sia la procedura maggiormente indicata per questo tipo di cancro" aggiunge.
"Aspettativa di questo cancro superiore al 90% dei casi"
Per l'oncologa il racconto dell'ex top model "è un po' controverso". "Leggendo gli articoli sulla vicenda non sono chiari alcuni elementi, come ad esempio l'aver consultato - secondo quanto ha detto la stessa MacPherson - 32 medici ed esperti che le hanno consigliato di sottoporsi a mastectomia con radioterapia, chemio, terapia ormonale e ricostruzione del seno, puntualmente da lei rifiutate. Ecco, per fare chiarezza questo carcinoma non necessita di chemioterapia e la radioterapia in genere fa seguito a interventi meno demolitivi della mastectomia - spiega Berardi che è professore ordinario di Oncologia Università Politecnica delle Marche e direttrice Clinica Oncologica Aou Marche -, quindi, mi sembra strano che così tanti medici le abbiano sottoposto queste opzioni". E poi c'è il discorso dell'approccio olistico. "L'ex modella parla anche di cure integrative. Su questo punto occorre capire di cosa stiamo parlando - avverte Berardi - Sicuramente non sono terapie che sostituiscono le terapie a oggi scientificamente validate. Anzi. Ma in alcuni casi, come il sostegno alla persona, possono aiutare durante il percorso diagnostico-terapeutico".
Il tumore, la medicina tradizionale e le cure alternative
Il carcinoma intraduttale estrogeno-recettivo Her2-positivo è un tipo di tumore che "necessita di un approccio chirurgico e lei si è sottoposta a intervento che non è da Linee guida. Occorre capire, inoltre, se è stato asportato un solo nodulo o più di uno, se nel suo caso sarebbe stato sufficiente un intervento conservativo, anche se più ampio di quanto effettivamente eseguito, o se necessitava anche dell'asportazione del seno con conseguente ricostruzione. Una cosa è certa: è sbagliato e molto grave far passare il messaggio che un carcinoma si possa curare con terapie integrative e con la medicina alternativa", conclude.
Cronaca
Giulia Cecchettin, pm: “Omicidio ultimo atto...
Al via la requisitoria, il pm chiederà l'ergastolo. Assente in aula Gino Cecchettin
L'omicidio di Giulia Cecchettin è l’ultimo atto del controllo esercitato sulla vittima dall’ex fidanzato Filippo Turetta. E' iniziata la requisitoria con cui il pm Andrea Petroni è pronto a chiedere l'ergastolo per il giovane, imputato per omicidio volontario pluriaggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere dell’ex fidanzata.
In prima fila, davanti alla corte d’Assise di Venezia, accanto ai difensori, nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, c’è l’imputato. Assente Gino Cecchettin, per impegni con la fondazione che porta il nome della figlia morta: a rappresentare in aula la famiglia Cecchettin c’è lo zio e la nonna Carla Gatto.
“Il rapporto tra Giulia Cecchettin e l’imputato è caratterizzato da forte pressione, dal controllo sulla parte offesa, le frequentazioni, le amicizie, le uscite”: quanto accade l’11 dicembre del 2023 è “l'ultimo di quegli atti” di controllo. Per l'accusa, Turetta ha pianificato di uccidere.
“Non ci saranno riflessioni sul femminicidio come tematica o alla Giornata di oggi, simbolo contro la violenza contro le donne, perché in questa sede si accertano solo responsabilità individuali”, ha esordito il pm sottolineando: “Noi siamo stati sempre prudenti nelle imputazioni, ma la richiesta finale di condanna è la conseguenza inevitabile dell’esito delle indagini”.
Le parole di Turetta
"Ho ucciso Giulia perché non voleva tornare con me, soffrivo di questa cosa. Volevo tornare insieme e lei non voleva…mi faceva rabbia che non volesse" sono state le parole di Turetta. "Ho ipotizzato di rapirla in macchina, di allontanarci insieme verso una località isolata per stare più tempo insieme…poi aggredirla, togliere la vita a lei e poi a me" ha detto l'imputato.
Cronaca
Incendio devastante a Roma Est: Paura e famiglie evacuate...
Una notte infernale a Roma Est, ancora una volta. Ancora un capannone abbandonato, ancora quelle maledette fiamme che spaccano il buio e riempiono l’aria di paura, di incertezza, di domande senza risposta. Questa volta è toccato alla Rustica, un quartiere che già conosce troppo bene il significato di degrado e abbandono. Era la notte tra il 24 e il 25 novembre, quando quel capannone industriale dismesso – 6.000 metri quadrati di niente e di troppo – ha preso fuoco. Le fiamme erano alte, altissime, si vedevano da chilometri di distanza, un bagliore che urlava “pericolo” a chiunque lo guardasse. Dentro c’era di tutto: plastica, pneumatici, vernici. Cose che, quando prendono fuoco, si trasformano in un inferno vero. E così è stato. Un inferno.
I vigili del fuoco sono arrivati subito, senza perdere un attimo, con otto squadre e sei autobotti, pronti a combattere contro quelle fiamme infernali. Hanno lottato per ore, tutta la notte, senza sosta, cercando di domare quel mostro impazzito. Non è stato facile, per niente. L’area era enorme, e quei materiali – così maledettamente infiammabili – sembravano non voler smettere di alimentare le fiamme, come se avessero una volontà propria. Dal rogo si è alzata una colonna di fumo nero, denso, pesante, che ha invaso ogni angolo dell’aria, preoccupando tutti. Sul posto sono arrivati anche i tecnici dell’ARPA Lazio, per monitorare la qualità dell’aria. Perché, diciamocelo, quell’incendio ha liberato sostanze nell’atmosfera che certo non fanno bene e questo lo sappiamo tutti.
Ma c’è di più. Quel capannone, anche se dismesso, non era affatto vuoto. Dentro c’erano decine di famiglie. Persone che cercavano un rifugio, un riparo, un posto dove stare. E invece, all’improvviso, si sono ritrovate a dover lasciare tutto, a scappare via, con il cuore in gola, nella fretta più totale. Immaginate la paura. Non solo per loro ma anche per chi viveva lì vicino, attorno a quel capannone. La paura è stata reale, intensa. Sui social sono apparsi messaggi, tanti messaggi di residenti. C’era chi lamentava l’odore acre del fumo, chi non riusciva a dormire, chi aveva paura per la propria salute. Fortunatamente, al momento non ci sono vittime. Ma quella tensione, quel senso di inquietudine, lo si sente ancora, pesante, nell’aria.
Le cause? Ancora non si sa con certezza cosa abbia scatenato tutto questo caos. Forse un fuoco acceso all’interno del capannone, magari solo per scaldarsi un po’ in una notte gelida. Gli inquirenti sono all’opera, esaminano ogni dettaglio, cercano indizi, cercano di capire se ci siano responsabilità, se qualcuno abbia colpa. E noi? Noi restiamo qui, ad aspettare risposte.
E qui torniamo a un problema che, purtroppo, non è affatto nuovo. Solo qualche mese fa, il 26 giugno, un altro capannone industriale abbandonato era finito in fiamme a San Basilio. Ancora una volta, un edificio dimenticato, pieno di materiali infiammabili, lasciati lì senza controllo, senza nessuno che se ne occupasse. Ancora una volta, fiamme altissime, paura, disperazione. Ma cosa stiamo facendo davvero per evitare che succeda ancora? Le autorità hanno avviato indagini, hanno fatto sopralluoghi ma serve di più, molto di più. Serve un piano serio per questi luoghi abbandonati, serve impedire che diventino bombe pronte a esplodere, rifugi precari che possono trasformarsi in trappole mortali.
Intanto, le raccomandazioni per i residenti sono chiare: fare attenzione alla qualità dell’aria, seguire le indicazioni ufficiali. Ma, diciamocelo, quanto ancora dovremo convivere con questi rischi? Quanto ancora dovremo aspettare prima che qualcosa cambi davvero?
Cronaca
Pioggia e tanto freddo in arrivo sull’Italia,...
Spesso grigi e temperature nemmeno troppo fredde visto il flusso perturbato di origine atlantica
Dopo un avvio di settimana con qualche pioggia e un clima più mite sull'Italia, ci aspetta una nuova irruzione di aria fredda. Dopo una breve tregua nella giornata di oggi lunedì 25 novembre, dove a far notizia sarà soltanto qualche isolato piovasco sulla Liguria, una nuova perturbazione farà il suo ingresso da domani, martedì 26, provocando un blando peggioramento del tempo dapprima al Nord e poi in estensione anche al Centro-Sud. Si tratterà di piogge deboli e intermittenti tipiche della stagione autunnale con cieli spesso grigi e temperature nemmeno troppo fredde visto il flusso perturbato di origine atlantica.
Da sabato 29 novembre in avanti è prevista una nuova svolta fredda: un nocciolo d'aria molto fredda di origine polare scenderà rapidamente verso la Russia, per poi puntare dritto verso le regioni balcaniche e coinvolgendo anche il nostro Paese, specialmente le regioni adriatiche e meridionali fa sapere iLMeteo.it. Gli effetti saranno evidenti con un peggioramento del meteo accompagnato da precipitazioni sparse al Sud e lungo le aree adriatiche e il tutto condito da un deciso calo delle temperature, che scenderanno ben al di sotto delle medie climatiche stagionali. Tornerà anche la neve sugli Appennini sotto i 1000 metri di quota.
Oggi, lunedì 25 novembre - Al Nord: nuvoloso con pioviggine in Liguria. Al Centro: piovaschi sul Lazio. Al Sud: soleggiato e mite.
Domani, martedì 26 novembre - Al Nord: coperto con piogge sparse da ovest verso est. Al Centro: coperto su Toscana, Umbria e Marche. Al Sud: bel tempo prevalente.
Mercoledì 27 novembre - Al Nord: piogge sui settori orientali e Levante Ligure. Al Centro: piogge sparse in Toscana, occasionali altrove. Al Sud: soleggiato, peggiora in serata sulla Campania.
Tendenza: da venerdì irruzione di aria più fredda dalla Russia.