Boccia, ‘Sangiuliano ricattato, ho documenti che provano la mia verità’
La versione dell'imprenditrice in lunga intervista a 'La Stampa': "Dietro le registrazioni, una frase 'Io sono il ministro, io sono un uomo, io rappresento l'istituzione e in futuro nessuno crederà a tutto quello che tu dirai'".
"Mi chiamano ricattatrice ma i veri ricattatori stanno nei palazzi del poter e. Io ho ascoltato conversazioni e letto messaggi di persone che a mio avviso hanno ricattato il ministro" ma su quale sia la loro identità "lo dovrebbe dire lui. Posso dire che ci sono direttori di settimanali". E' uno dei passaggi chiave dell'intervista esclusiva che Maria Rosaria Boccia ha dato al quotidiano 'La Stampa' in cui ripercorre molti punti del suo rapporto con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che sarebbe - "secondo me" spiega - sotto ricatto. Per sostenere la propria versione la donna - che si definisce "imprenditrice da 20 anni nel settore del wedding", specializzata in "moda e comunicazione in generale" e ideatrice in parlamento "di due intergruppi" - fa capire di avere "dei documenti per certificare la verità di una donna che diversamente non sarebbe stata creduta". Sono documenti, spiega, "che la segreteria e il gabinetto del ministro mi hanno fornito". Ma non solo: " Io ero a stretto contatto con il ministro. Quindi ho ascoltato telefonate e ho letto messaggi".
Maria Rosaria Boccia ripercorre il suo rapporto con il ministro spiegando di essersi avvicinata alla politica "per una vicenda personale. Sentivo il bisogno di divulgare agli italiani i benefici della dieta mediterranea e della corretta alimentazione".
Con Sangiuliano, "ci siamo conosciuti nell'agosto del 2023 a Pompei alla presentazione della candidatura della cucina italiana patrimonio dell'Unesco, attraverso conoscenze comuni" quindi - aggiunge, contestando la versione del ministro che sostiene di averla conosciuta la scorsa primavera - "da maggio di quest'anno ci siamo frequentati lavorativamente molto più spesso".
In questo periodo "il ministro è venuto più di cinque volte a Pompei. Poi siamo stati ad Ercolano, a Polignano a Mare, a Riva Ligure, a Taormina, a Sanremo e a Milano all'Accademia di Brera", viaggi affrontati con il ruolo di "consigliere grande eventi". "Il ministro mi ha detto che questi viaggi mi servivano per conoscere la realtà del ministero in attesa che venisse formalizzata la nomina" sottolinea, aggiungendo che - quanto alla copertura delle spese - "io ho sempre saputo che le trasferte venivano pagate dal ministero" come dimostrerebbe il fatto che "io comunicavo solo ed esclusivamente, anche per le trasferte, con il capo segreteria".
Quanto alla visita a Pompei Sangiuliano - ricorda - "era stato invitato più volte dal direttore del Parco per verificare nuove scoperte ma non aveva mai accolto l'invito. Poi è venuto in visita privata a Pompei e, dopo aver pranzato, siamo andati agli Scavi e abbiamo fatto anche il sopralluogo per il G7, come certifica la mail pubblicata da Dagospia, inviata dal direttore del parco anche a me. Zurchtrieghel in tal senso è stato sollecitato più volte da Sangiuliano".
Nella mail del 5 giugno "erano contenuti il percorso principale, i due percorsi alternativi per i ministri che partecipano al G7 e il dettaglio dell'organizzazione". Una consulenza per il G7 decisa - spiega - dallo stesso Sangiuliano: "io ho visto il decreto firmato dal ministro e io personalmente ho firmato il mio contratto che è stato controfirmato dal capo di gabinetto in presenza del ministro". «Io ho avuto accesso semplicemente a tutta l'organizzazione del G7», dunque non solo catering e concerti perché - ribadisce - "io coordino gli eventi".
Sul perché il contratto per la consulenza "gratuita" non sia andato a buon fine "questo lo deve chiedere sempre al ministro perché l'istituzione è lui».
In queste missioni Maria Rosaria Boccia spiega di essere stata presentata come "consigliera grandi eventi" e di relazionarsi al ministero "col ministro, con il capo gabinetto e con alcuni dipendenti", aggiungendo di avere "documenti che certificano la mia presenza". Al ministero spiega di essere stata "forse più di 20 volte sempre con il ruolo di consigliera».
Quanto alla relazione privata ammessa in tv da Sangiuliano "anche questo dovrebbe chiarirlo lui. C'è stata molta confusione fin dall'inizio nella comunicazione di questa sfera" osserva. "Confermo che il ministro è un po'confuso. Perché il giorno prima ha detto che nelle nostre chat potevano esserci solo delle foto carine, non compromettenti e qualche cuoricino o qualche emoticon carina. Ma un conto è dire quello che ha detto il giorno prima ovvero che ci sono delle chat blande, un altro è dire che ci sono delle chat con una persona con cui hai una relazione. Con una persona con la quale ho una relazione non mi scambio solo delle foto innocenti ed emoticon. Parliamo della nostra vita personale quotidiana. Semmai posso scambiarmi anche qualche messaggio più piccante".
Sul fatto che pubblicare questi messaggi sia un reato "a me questa cosa fa sorridere. Perché tutto quello che io faccio semplicemente per divulgare la verità è un reato, mentre tutte le omissioni e le verità distorte che dicono lui e i suoi collaboratori non sono un reato".
Altro punto i viaggi in auto ufficiali: "Sono sempre stata con il ministro anche in lunghe trasferte, abbiamo fatto anche trasferimenti personali. Siamo andati al concerto dei Coldplay, al concerto de Il Volo. Da Roma, siamo arrivati in macchina fino a Pompei. Siamo andati a eventi miei personali e privati, dove lui ha voluto presenziare. Un evento alla base dell'Aeronautica a Roma e un altro a Roma".
Di questi viaggi "ci sono foto, video e chat con le persone che ci stavano aspettando. Ad esempio al concerto de Il Volo c'era il capo segreteria che ci attendeva con un amico».
Tornando all'intervista di Sangiuliano al TG1 "mi ha fatto sorridere" , spiega, aggiungendo - in riferimento all'atteggiamento della premier Giorgia Meloni che l'ha definita 'questa persona' . che "chi si richiama i valori dell'essere donna ha il diritto e il dovere di difendere la propria dignità" come la presidente del Consiglio ha fatto "quando ha interrotto una relazione profonda tramite un post sui social". "Mi chiedo perché io vengo trattata con arroganza, additata senza nome e cognome. I comportamenti sessisti vanno sempre denunciati, come ha fatto lei anche utilizzando i social perché una donna deve proteggere la propria dignità indipendentemente dal ruolo che ricopre. Non si può rivendicare la dignità di una donna, offesa nei sentimenti, a fasi alterne. Inoltre non si può dirsi cristiani senza praticare il perdono. Io mi limito a difendermi da un comportamento sessista".
Maria Rosaria Boccia - che ricorda di lavorare spesso gratis "per passione e perché ovviamente questi incarichi arricchiscono il curriculum" - contesta poi le accuse di essere stata manovrata da qualcuno per tendere una trappola al ministro: «Hanno molta fantasia».
Se da un certo punto però ha iniziato a registrare tutti i suoi rapporti con Sangiuliano la motivazione, spiega, è perché "a fine luglio...il ministro mi ha detto una frase che mi ha colpito molto. Ha detto: "Io sono il ministro, io sono un uomo, io rappresento l'istituzione e in futuro nessuno crederà a tutto quello che tu dirai".
L'imprenditrice si dice convinta di non aver commesso qualche reato: "Forse il reato lo commette chi dice bugie. Io ho sempre e solo detto la verità». "Io mi sento tradita dalle persone a cui voglio bene. Sicuramente dal ministro Sangiuliano mi sento non rispettata". Ma se "lui si pente delle bugie che ha detto e mi chiede scusa con gli stessi mezzi che ha usato per farmi passare per quella che non sono di certo lo perdono. Sono una persona cristiana che crede nei valori".
Ministro valuta esposto
Oggi Sangiuliano, avrà un incontro con i suoi legali per valutare la presentazione di un esposto presso la Procura della Repubblica sul caso delle consulenze dell'imprenditrice Boccia. Se il ministro presenterà l'esposto, con ogni probabilità la procura convocherà l'imprenditrice affinché faccia i nomi e i cognomi di coloro che secondo lei terrebbero sotto ricatto un ministro della Repubblica italiana.
Intanto nessun vertice di governo sul caso Sangiuliano si è tenuto ieri sera. La smentita è arrivata dall'ufficio stampa di palazzo Chigi dopo che erano circolate notizie di un incontro tra la premier Giorgia Meloni e i leader delle forze di maggioranza Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi, per fare il punto sulla vicenda che ha coinvolto il ministro della Cultura.
Politica
Migranti, Cassazione: “Su Paesi sicuri attendere...
I Supremi giudici: "Valutazione dei Paesi sicuri spetta a ministri". Fratelli d'Italia: "Cassazione dà ragione a governo su Albania"
In tema di definizione di Paesi sicuri, la Cassazione - accogliendo la richiesta della Procura generale - ha “sospeso ogni provvedimento” in attesa della decisione della Corte di Giustizia dell’Unione europea. E’ quanto si legge nell’”ordinanza interlocutoria” in riferimento ai ricorsi presentati dal governo contro le mancate convalide del trattenimento di migranti in Albania decise dalla sezione immigrazione del tribunale di Roma lo scorso 18 ottobre.
“Al dialogo tra giurisdizioni la Corte di Cassazione partecipa offrendo, nello spirito di leale cooperazione la propria ipotesi di lavoro, senza tuttavia tradurla né in decisione del ricorso né in principio di diritto suscettibile di orientare le future applicazioni” si legge nell’atto di 35 pagine.
Valutazione Paesi sicuri spetta ai ministri
In materia di definizione di Paese sicuro, “il giudice della convalida, garante, nell'esame del singolo caso, dell'effettività del diritto fondamentale alla libertà personale, non si sostituisce nella valutazione che spetta, in generale, soltanto al Ministro degli affari esteri e agli altri Ministri che intervengono in sede di concerto”, si legge ancora.
Il giudice è “chiamato a riscontrare, nell'ambito del suo potere istituzionale, in forme e modalità compatibili con la scansione temporale urgente e ravvicinata del procedimento ‘de libertate’, la sussistenza dei presupposti di legittimità della designazione di un certo paese di origine come sicuro, rappresentando tale designazione uno dei presupposti giustificativi della misura del trattenimento” si legge nelle 35 pagine dell’ordinanza.
“Il giudice ordinario - afferma la Cassazione- sebbene non possa sostituirsi all'autorità governativa sconfinando nel fondo di una valutazione discrezionale a questa riservata, ha, nondimeno, il potere-dovere di esercitare il sindacato di legittimità del decreto ministeriale, nella parte in cui inserisce un certo paese di origine tra quelli sicuri, ove esso contrasti in modo manifesto con la normativa europea vigente in materia”.
“Questo stesso principio non può non valere - opportunamente declinato e adattato in forme e modalità compatibili con la scansione temporale urgente e ravvicinata del procedimento di convalida - là dove il giudice è chiamato a valutare la legittimità del trattenimento - sottolineano i giudici della prima sezione civile della Cassazione- La valutazione di sicurezza contenuta nel decreto ministeriale, cioè, non impedisce al giudice di prendere in considerazione specifiche situazioni di persecuzione che per il loro carattere esteso e generalizzato siano tali da rendere il Paese obiettivamente insicuro”.
Fratelli d'Italia: "Cassazione dà ragione a governo su Albania"
“Le decisioni del Tribunale di Roma sui migranti fatti rientrare dall’Albania erano sbagliate e soprattutto, come avevamo detto, nel caso specifico il governo aveva ragione. Lo dice l’ordinanza depositata oggi dalla Cassazione a proposito di uno dei migranti non trattenuti in Albania. Quindi, chi per settimane da sinistra ha attaccato il Governo e il ‘modello Albania’, che peraltro tutta Europa vuole conoscere e utilizzare, dovrebbe leggersi l’ordinanza e chiedere scusa". Lo dichiara il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, Lucio Malan.
"In particolare, la Cassazione oltre a rinviare alla Corte di Giustizia Ue, precisando che si tratta comunque di un atto di rispetto verso di essa, ribadisce in maniera netta che la competenza sulla decisione di quando un Paese è o non è sicuro spetta in via esclusiva al governo. L’esame della singola situazione resta al magistrato, il quale però non può arrogarsi la facoltà di stabilire quali siano i paesi sicuri e quali no. L’auspicio è che adesso le tantissime falsità siano messe da parte e che si possa continuare lungo la strada che il presidente Meloni e che questo governo hanno tracciato: riportare l’immigrazione alle regole della legge e combattere trafficanti e scafisti”.
Politica
Dal G7 a ‘benedizione’ di Trump, per Meloni un...
Al giro di boa il suo è il settimo esecutivo più longevo
Il 2024 segna il giro di boa del governo Meloni, consegnandogli la targa di settimo governo più longevo della storia repubblicana. Un anno di luci ed ombre per la premier, che porta a casa la casella di vicepresidente esecutivo della Commissione europea per Raffaele Fitto, l'endorsement di Donald Trump -"è una leader e una persona fantastica"- e l''incoronazione' di 'Politico' come “persona più potente d'Europa", l'"uomo forte" nei rapporti tra Bruxelles e States. Di contro il 2024 è l'anno in cui la presidente del Consiglio incassa la battuta d'arresto sugli hotspot in Albania, vive un avvio d'anno ammaccato dalla vicenda Delmastro-Pozzolo e un'estate terremotata dall'affaire Sangiuliano, assiste al braccio di ferro FI-Lega sulla manovra vedendosi costretta a bacchettare gli alleati dopo un infruttuoso vertice 'apparecchiato' a casa sua.
L'anno che stiamo per lasciarci alle spalle è segnato anche della presidenza italiana del G7, con il summit dei Grandi a Borgo Egnazia, l'ultimo per Joe Biden nelle vesti di Presidente degli States. E l'anno dall'amicizia 'chiacchierata' della premier con Elon Musk, l'uomo domino della campagna elettorale di 'The Donald'.
Se il 2024 di Palazzo Chigi venisse raccontato con una raccolta di scatti, tra questi non potrebbero mancare la foto del paterno bacio sulla testa di Biden a Meloni nella cornice della Casa Bianca, lo scatto della premier con la testa nella giacca per canzonare le opposizioni finita sul Wall Street Journal, la photo opportunity con Chico Forti rientrato in Italia dopo 24 anni di carcere in America, la stretta di mano con stoccata a Vincenzo De Luca: ''sono quella stronza della Meloni", si auto-apostrofò la premier facendo calare il gelo sul fumantino governatore dem.
Le dimissioni di Sgarbi - Il ritorno di Chico Forti dopo 24 anni di 'esilio'
Ma procediamo per gradi raccontando il 2024 in salsa Meloni. Un anno che a gennaio si apre col disco verde alla discussa riforma dell'autonomia differenziata, nel mirino delle opposizioni come 'spacca Italia', e con il 'vertice internazionale Italia-Africa' che ha visto approdare a Roma, su iniziativa della premier, tutte le nazioni del continente per dare linfa al Piano Mattei. A febbraio, a seguito di un procedimento giudiziario su un possibile furto di beni culturali, il sottosegretario al ministero della Cultura Vittorio Sgarbi rassegna le dimissioni, dopo un incontro con la presidente del Consiglio a Palazzo Chigi.
Il 24 febbraio, in occasione del secondo anniversario dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, Meloni vola a Kiev con la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il primo ministro belga Alexander De Croo e il canadese Justin Trudeau, dove presiede una riunione del G7 insieme al Presidente Volodymyr Zelensky. E' l'ennesima conferma del sostegno italiano alla causa ucraina, rispetto alla quale, anche in questo 2024, la premier non ha mai compiuto passi indietro né mostrato tentennamenti.
A marzo la presidente del Consiglio si reca a Washington D.C. per un nuovo incontro con il Presidente Joe Biden. Dagli Usa annuncia il ritorno a casa di Chico Forti, al centro di un controverso caso giudiziario che lo vede detenuto in America da ben 24 anni. Marzo è anche il mese di un acceso botta e risposta con la magistratura, né il primo né l'ultimo, stavolta innescato dal via libera del Cdm all'introduzione di test psico-attitudinali per i magistrati.
La discesa in campo per le europee, 'scrivete Giorgia'
Aprile si apre con due mozioni di sfiducia, entrambe respinte: una tocca Matteo Salvini e riguarda i rapporti della Lega con il partito di Vladimir Putin Russia Unita, l'altra la ministra del Turismo Daniela Santanché in ordine alle inchieste sulle società Visibilia, Bioera e Ki Group. A fine mese, dalla convention di Fdi a Pescara, Meloni annuncia la sua discesa in campo per le elezioni europee invitando gli elettori a scrivere sulla scheda elettorale anche solo il suo nome di battesimo, 'Giorgia'. La premier gioca la carta dell'empatia e punta sulla propria leadership. I risultati sembrano darle ragione: alle urne di giugno Fdi si conferma primo partito italiano (28,8%) migliorando di quasi tre punti il risultato delle elezioni politiche che le hanno consegnato le chiavi di Palazzo Chigi.
Dopo aver approvato l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio, il governo a fine maggio torna ad occuparsi di giustizia e approva un disegno di legge di revisione costituzionale finalizzato a riformare l'ordinamento della magistratura, prevedendo, nello specifico, un'obbligatoria separazione in magistratura requirente e giudicante e la relativa introduzione di due nuovi organi di autogoverno destinati a mandare in pensione il Consiglio Superiore della Magistratura.
A giugno il Consiglio dei ministri approva due provvedimenti per 'sforbiciare' le liste d'attesa di una sanità in affanno. Rumoreggiano le opposizioni puntando il dito contro misure che giudicano vuote e prive di risorse. Sempre a giugno, prima di volare in Puglia per il summit del G7, Meloni si reca in Albania insieme al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi per verificare lo stato dell'arte dei lavori dei due hotspot battenti bandiera italiana. La visita viene funestata dall'accesa contestazione del segretario di +Europa Riccardo Magi, spintonato dalla sicurezza e protagonista di un botta e risposta al vetriolo con la premier.
Il summit del G7 in Puglia - La missione in Cina per ricucire strappo via della Seta
Dal 13 al 15 giugno i riflettori del mondo si accendono sulla Puglia, a Borgo Egnazia, per il summit dei 7 grandi del mondo. Il vertice centra l'obiettivo di un prestito di 50 miliardi all'Ucraina acceso sugli asset russi congelati, ma viene segnato anche dalle tensioni tra Meloni e il Presidente francese Emmanuel Macron. A innescare il duello è il tema dell'aborto nelle dichiarazioni finali del summit, ma sottotraccia si gioca anche la partita della nuova governance dell'Unione europea.
Su Bruxelles a luglio la premier compie una scelta inattesa e, nello stupore generale, vota contro la riconferma di Ursula von der Leyen, destinata al bis al timone della Commissione europea. Meloni, a capo del gruppo dei conservatori, nonostante gli ottimi rapporti con la leader tedesca si chiama fuori, assieme ai Patrioti di Matteo Salvini, Viktor Orban e Marine Le Pen. Una mossa che, nello scacchiere internazionale, molti leggono come un potenziale e pericoloso isolamento dell'Italia. A fine mese la premier vola in Cina e cerca di ricucire lo strappo consumatosi a fine 2023 con l'addio alla via della Seta.
Dopo un'estate in cui ha destato non poco stupore l''outing' di Arianna Meloni sulla separazione dal ministro Francesco Lollobrigida, il 30 agosto il Consiglio dei ministri approva ufficialmente la candidatura di Raffaele Fitto a Commissario europeo. A distanza di una manciata di giorni esplode una nuova mina in grado di far tremare l'intero governo: il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano viene coinvolto in uno scandalo che rimbalza di bocca in bocca, diventando motivo di gossip anche sotto gli ombrelloni. L'imprenditrice e influencer Maria Rosaria Boccia va all'attacco del governo, a muoverla è la sua presunta nomina da parte dello stesso ministro della Cultura a consigliere per i grandi eventi, una nomina abortita a causa della relazione tra i due. Meloni, dopo aver inizialmente respinto le dimissioni del titolare della Cultura, si vede costretta ad accettarle per frenare l'onda d'urto che ha travolto il governo e 'chiama' Alessandro Giuli a sostituire Sangiuliano.
La sintonia con Musk, il presunto 'smarcamento' da Biden
A settembre Meloni vola a New York per la 79esima Assemblea generale delle Nazioni Unite e, prima dell'avvio dei lavori, incontra i ceo di Google, Motorola e Open Ai per discutere di investimenti delle big i-tech in Italia. Nei giorni newyorkesi è soprattutto la decisione della premier di ricevere il premio dell'Atlantic Council dalle mani di Elon Musk a far discutere, tanto più che si accompagna alla decisione di 'disertare' la tradizionale cena offerta dai Biden ai capi di stato e di governo presenti nella 'Big Apple', una scelta che molti leggono come uno 'smarcamento' di Meloni verso l'amministrazione dem alla luce della possibile ascesa di Donald Trump.
Ad ottobre la maternità surrogata, già vietata in Italia, diventa reato universale, perseguibile anche all'estero se attuata da cittadini italiani. Negli stessi giorni il governo, Meloni in testa, si trova a fare i conti con una nuova grana: i primi 12 migranti sbarcati nel porto albanese di Shengjin vengono ricondotti in Italia perché il tribunale di Roma non convalida il loro trattenimento nel centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader, frutto dell’accordo Roma-Tirana. La decisione dei giudici di Roma rischia di mettere in discussione l’intero impianto del Memorandum siglato da Meloni e Edi Rama.
Una manciata di giorni dopo, il Cdm adotta un decreto legge ad hoc per definire ed aggiornare la lista dei 'paesi di origine sicuri', prima regolata da un semplice decreto interministeriale, 'elevandola' così a fonte di livello primario. L'obiettivo è saltare l'ostacolo che mina l'avvio dei due hotspot in Albania, che ancora oggi, tuttavia, continuano a restare vuoti in attesa della pronuncia della Corte di giustizia europea. Meloni continua a difendere a spada tratta il progetto di 'colonia detentiva' in terra albanese, dicendosi convinta che si tratti di una strategia non solo valida ma esportabile e spendibile in Europa per arginare la "mafia dei trafficanti di vite umane" e fermare le morti in mare.
La missione a Buenos Aires - Il voto a favore della Commissione europea
Il 21 novembre, dopo il G20 di Rio de Janeiro, Meloni raggiunge Buenos Aires per la sua prima missione in Argentina. Con l'"amico" Javier Milei la premier si affaccia dal balcone della Casa Rosada, reso celebre per i discorsi con cui Evita Peron infiammava i 'descamisados'. Milei il 'loco', come lo chiamano in Argentina e come ama esser chiamato anche fuori confine, amico di Trump tanto da volare a Mar-a-Lago per celebrarne la vittoria, il presidente argentino rilancia l'idea di una 'internazionale sovranista' che unisca "Paesi del mondo libero che condividono valori e obiettivi comuni" liberando l"'Occidente dalla tenebre che l'avvolgono". Nel cielo di Milei, i puntini uniscono gli States di Trump alla "vecchia Europa" impersonificata da Meloni e a Israele di Benjamin Netanyahu.
Il 27 novembre nasce la nuova Commissione europea, ancora una volta guidata da von der Leyen. Fdi vota a favore, dopo il segnale positivo arrivato dalla leader tedesca sulla nomina di Fitto, eletto commissario europeo e vicepresidente esecutivo della Commissione. Le opposizioni salgono sulle barricate e puntano il dito contro "la giravolta di Meloni", "un'inversione a U" impensabile fine a qualche mese prima.
La premier risponde per le rime, accusando i socialisti, 'famiglia' del Pd a Bruxelles, di aver scritto una lettera chiedendo a von der Leyen di tenere Fitto fuori dalla squadra, "un'iniziativa contro l'Italia", l'accusa della presidente del Consiglio reiterata ad ogni occasione utile. Dopo l'addio di Fitto, al suo posto Meloni chiama Tommaso Foti in squadra, tenendo tuttavia per sé la delega per il Sud.
A Parigi per il 'ritorno' di Notre-Dame, il primo faccia a faccia con Trump
Il sette dicembre, quasi a sorpresa, Meloni vola insieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Parigi per assistere alla riapertura al pubblico della Cattedrale di Notre-Dame, distrutta da un incendio nell'aprile del 2019. Durante la cena organizzata da Macron, con lo zampino dell'amico Musk, ha il suo primo faccia a faccia, fruttuoso, con Donald Trump, 'antipasto' di un'alleanza che si preannuncia già solidissima. E che potrebbe condurre Meloni a rivestire un ruolo di primo piano sulla rotta Washington-Bruxelles: potrebbe essere lei la persona giusta per oliare un meccanismo che al momento sembra cigolare, tra lo spauracchio dei dazi e l'incognita sul futuro dell'Ucraina.
E' con questa convinzione che 'Politico' le tributa il titolo di “persona più potente d'Europa". "Chi chiami se vuoi parlare con l’Europa?”, si legge nella motivazione del riconoscimento: “Se sei Elon Musk, l'uomo più ricco del mondo e consigliere chiave del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, il numero che componi è quello di Giorgia Meloni”. (di Ileana Sciarra)
Politica
Carceri, Brunetta: “Indulto parziale per dare...
Sensi (Pd): "Proposta Brunetta va sostenuta, chi ci sta?"
"Mi associo alla nobile esortazione del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, che ha esortato le forze politiche a ragionare sulla ipotesi di un indulto parziale". Così il presidente del Cnel Renato Brunetta, in un intervento sul Sole 24 Ore.
“In un carcere sovraffollato, luogo di isolamento, umiliazione, malattia e morte, la pena rischia di perdere la certezza dell'esempio, che è la vera fonte di legittimazione della potestà punitiva, per trasformarsi invece in certezza della recidiva - afferma - Lo Stato può punire perché, a differenza di chi si macchia di un reato, non cede all'irrazionalità, non pratica la vendetta, che invece è la leva del male, non punta all'isolamento e all'emarginazione degli individui, ma fa piuttosto comunità. Nelle condizioni date c'è il rischio che la pena venga meno alla sua certezza, intesa nel senso più ampio".
"Perciò una riflessione pragmatica sul rischio di questo tragico capovolgimento diventa ineludibile per qualunque responsabilità politica. In questo mi associo alla nobile esortazione del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, che ha esortato le forze politiche a ragionare sulla ipotesi di un indulto parziale. L'ipotesi di un indulto parziale, che coinvolga i detenuti per reati meno gravi, cioè coloro che il lavoro può recuperare alla società e il carcere può cronicizzare in professionisti criminali, realizza - sottolinea - almeno quattro obiettivi: umanizzare le carceri, concorrere ad abbattere la recidiva, risarcire vittime e società, produrre ricchezza. Una pena così 'certa' realizzerebbe i propri effetti retributivi, deterrenti e, naturalmente, rieducativi, in una visione d'insieme, la sola vincente, indirizzando la capacità punitiva dello Stato verso un obiettivo di inclusione sociale. Ma, soprattutto, non avrebbe controindicazioni politiche".
"Penso che la proposta di Renato Brunetta oggi sul Sole24ore vada ripresa, sostenuta, resa effettiva. Spero che opposizione e maggioranza possano convergere su un obiettivo minimo di umanità, civiltà, decenza. Chi ci sta?", scrive sui social il senatore Pd Filippo Sensi.