Almeno 8 le vittime. Secondo l'agenzia palestinese Wafa, si trovavano nelle tende dei rifugiati all'interno dell'edificio
E' di almeno 13 morti e 15 feriti il bilancio dei nuovi raid di Israele sulla Striscia di Gaza, colpendo anche due scuole che ospitavano rifugiati palestinesi. Secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa Wafa, nell'attacco che ha centrato la scuola Halima Saadia, nel campo di Jabalya, nel nord dell'enclave, sono morte otto persone e altre 15 sono rimaste ferite, mentre altre cinque vittime si contano dopo un raid che ha colpito un'abitazione nella parte orientale del campo profughi di Nuseirat. Secondo la Wafa le vittime si trovavano nelle tende dei rifugiati all'interno dell'edificio.
In precedenza, le Idf avevano dichiarato in una nota di aver "condotto un attacco preciso contro i terroristi che stavano operando all'interno di un centro di comando e controllo di Hamas, incastonato in un complesso che in precedenza fungeva da scuola". In seguito al raid Idf e lo Shin Bet hanno reso noto che sono stati uccisi i due comandanti del battaglione Deir al-Balah della Jihad islamica Abdallah Khatib, a capo delle operazioni del battaglione durante l'assalto del 7 ottobre dello scorso anno, e Hatem Abu Akjidian, comandante del battaglione per il distretto orientale.
Ore dopo una seconda scuole è stata bombardata: la Omar Ibn Al-Khattab, a Sheikh Radwan, a nord di Gaza City. Come ha reso noto la protezione civile della Striscia, almeno due persone sono state uccise e molte altre sono rimaste ferite
Arrestato pachistano che pianificava attentato a centro ebraico a Ny il 7 ottobre
Un cittadino pachistano residente in Canada è stato arrestato al confine con gli Stati Uniti, accusato di pianificare "un attentato terroristico" contro un centro ebraico a New York. Lo ha reso noto il ministro della Giustizia americano Merrick Garland in una nota, nella quale precisa che il sospetto voleva colpire "il 7 ottobre", in occasione dell'anniversario dell'attacco di Hamas, "con l'obiettivo dichiarato di massacrare, per conto dello Stato Islamico, il maggior numero possibile di persone di religione ebraica”.
Muhammad Shahzeb Khan, noto anche come Shazeb Jadoon, 20 anni, è accusato di “aver tentato di fornire supporto materiale e risorse” all'organizzazione terroristica e comparirà in tribunale a Montreal, in Canada, il 13 settembre, ha riferito Ctv News. Secondo le autorità statunitensi, che ne chiederanno l'estradizione, rischia una pena massima di 20 anni di carcere.
L'arresto è avvenuto mercoledì nella cittadina canadese di Ormstown, a 20 chilometri dal confine con gli Stati Uniti, dove l'accusato aveva tentato di entrare per compiere una "sparatoria di massa a sostegno" dell'Isis contro un “centro ebraico” a Brooklyn.
Esteri
Cecilia Sala, Iran conferma l’arresto: “Ha...
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani: "La trattativa è molto delicata e non è facile. Facciamo il possibile perché i tempi siano brevi"
Cecilia Sala è accusata di aver violato "le leggi della Repubblica islamica dell'Iran". È quanto afferma il dipartimento generale delle relazioni con i media internazionali del ministero della Cultura di Teheran, citato dall'agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna, confermando così l'arresto di Sala, avvenuto lo scorso 20 dicembre. Entrata in Iran con visto giornalistico il 14 dicembre, Cecilia Sala si trova in isolamento nel carcere di Evin da oltre 10 giorni.
"Il suo caso - si legge ancora nella dichiarazione citata dall'Irna - è ora nella fase delle indagini. Il suo arresto è avvenuto nel rispetto delle norme vigenti e l'ambasciata italiana a Teheran è stata informata". "Durante questo periodo" - si legge inoltre - a Cecilia Sala "è stato garantito l'accesso consolare ed è stata anche in contatto telefonico con la sua famiglia".
Tajani: "Tempi rilascio non ipotizzabili, trattativa delicata"
I tempi per il rilascio di Sala "non sono ipotizzabili, perché la trattativa è molto delicata e non è facile. Noi facciamo tutto il possibile perché i tempi siano brevi ma non dipende dall'autorità italiana, la situazione è abbastanza complicata per questo abbiamo chiesto il massimo riserbo", ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ospite a Zona Bianca.
"Il dialogo è aperto e noi stiamo cercando in tutti i modi per cercare di riportarla a casa il prima possibile. Il governo sta facendo il massimo", ha detto ancora Tajani assicurando di essere "in stretto contatto con la famiglia costantemente informata da me sull'evoluzione della situazione".
"Le condizioni di salute sono buone. Certamente è preoccupata per la sua condizione di detenzione e spera di uscire dal carcere il prima possibile", ha continuato il ministro.
Esteri
Moglie sedata e fatta violentare per anni, Pelicot non...
L'uomo, condannato a 20 anni, non seguirà la strada intrapresa da almeno 15 degli altri 50 imputati nello stesso processo
Dominique Pelicot, condannato il 19 dicembre a 20 anni di carcere con l'accusa di aver sedato e fatto violentare per anni la moglie Gisèle, non ricorrerà in appello contro la sentenza a 20 anni di reclusione pronunciata a suo carico da un tribunale di Avignone. Ad annunciare che il suo assistito non seguirà la strada intrapresa da almeno 15 degli altri 50 imputati nello stesso processo, è stata la sua legale Béatrice Zavarro a France Info.
51 a processo, tutti condannati
Si è concluso con 51 condanne il processo per gli stupri ai danni di Gisele Pelicot. Il caso è stato seguito in tutto il mondo non solo per l'efferatezza dei reati commessi, ma per il coraggio della vittima. La donna ha deciso di lottare e ha voluto rendere pubbliche le udienze, in modo da allontanare da sé la vergogna e "farla ricadere altrove", come ha spiegato uno dei suoi legali.
La corte penale di Vaucluse ha condannato l'imputato Dominique Pelicot a vent'anni di reclusione. Dominique è stato giudicato colpevole di tutti i capi d'accusa, di aver violentato e sedato la moglie e di averla fatta violentare da decine di uomini, filmandola, per un periodo di dieci anni. Sono stati registrati quasi 200 stupri. L'uomo è stato anche riconosciuto colpevole di aver registrato e posseduto immagini scattate a loro insaputa alla moglie, alla figlia alle ex nuore. La condanna comporta una pena di sicurezza di due terzi - il che implica che per circa tredici anni l'imputato non può aspirare a facilitazioni. La sua situazione inoltre dovrà essere riesaminata per valutare la possibilità di una detenzione di sicurezza, procedura che consente di collocare in un centro di sicurezza socio-sanitario-giudiziario i detenuti che pur avendo scontato la pena presentano un rischio molto elevato di recidiva. La pena inflitta a Pelicot è la massima pena possibile per stupro aggravato.
Nessuno dei 50 co-imputati è stato assolto al processo di Vaucluse. Le condanne inflitte loro - la minima a tre anni - sono inferiori a quelle richieste dall'accusa, che aveva fissato una pena minima di dieci anni per gli stupri, e inferiori in modo netto rispetto a quella dell'imputato. Una progressione di pene con cui - scrive Le Monde - la Corte ha voluto sottolineare la netta differenza tra Pelicot e i co-imputati. Uno di loro, Jean-Pierre M. è stato condannato a dodici anni di carcere. Il pubblico ministero aveva chiesto diciassette anni di reclusione. L'uomo, 63 anni, è stato descritto come il 'discepolo' di Dominique Pelicot. È stato l'unico imputato a non comparire per atti commessi contro Gisèle Pelicot, ma contro la sua stessa moglie, che ha drogato affinché Pelicot potesse violentarla.
In tutto, l'accusa aveva chiesto 652 anni di reclusione contro i 51 accusati, ottenendo alla fine nei loro confronti condanne a trascorrere 428 anni dietro le sbarre, ha calcolato l'Afp. Al termine del processo, i 18 imputati già in custodia sono stati mantenuti in detenzione. Per i 32 imputati liberi, sono stati emessi 23 mandati di cattura con effetto immediato (presi direttamente in custodia). Tre ordini di rinvio a giudizio sono stati emessi a causa delle condizioni di salute di tre imputati (saranno incarcerati in strutture adeguate). Sei imputati sono stati rilasciati, o perché la sentenza emessa copre la custodia cautelare già scontata, o perché la loro pena sarà adeguata direttamente.
Esteri
Gaza, Oms: “Ospedali come campi di battaglia, Israele...
L'appello del direttore dell'Organizzazione mondiale della Sanità: "Cessate il fuoco". Ancora un neonato morto di freddo nella Striscia, Houthi minacciano nuovi attacchi a Israele
Il direttore dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha chiesto a Israele di interrompere definitivamente i raid militari sugli ospedali di Gaza, intensificatisi negli ultimi giorni. L'Idf ritiene che molte delle strutture ospedaliere dell'enclave siano controllate da Hamas.
"Gli ospedali di Gaza sono tornati a essere campi di battaglia e il sistema sanitario è gravemente minacciato - ha scritto Ghebreyesus in un post su X - Ripetiamo: fermate gli attacchi agli ospedali. La gente di Gaza ha bisogno di accedere all'assistenza sanitaria. Gli operatori umanitari hanno bisogno di accedere per fornire assistenza sanitaria. Cessate il fuoco!".
L'esercito israeliano aveva annunciato un raid all'ospedale Al Wafa di Gaza city, su sospetto che nascondesse al suo interno agenti di Hamas. Le forze israeliane hanno inoltre arrestato più di 240 palestinesi, tra cui decine tra il personale medico dell'ospedale Kamal Adwan, tra cui il suo direttore Hussam Abu Safiya.
Intanto, secondo l'agenzia di stampa palestinese Wafa, almeno quattro pazienti, uno dei quali in condizioni molto critiche, in cura all'ospedale indonesiano nel nord della Striscia sono stati arrestati nella notte dall'Idf durante il trasferimento all'ospedale Al Shifa di Gaza City. Erano almeno dieci i pazienti ancora nell'ospedale indonesiano, non funzionante e privo delle attrezzature e dei rifornimenti essenziali per fornire le cure necessarie, e che stavano per essere trasferiti al centro Al Shifa di Gaza City.
Ancora un neonato morto di freddo a Gaza
Un altro neonato sarebbe intanto morto per il freddo in una tenda a Deir Al-Balah, nella Striscia di Gaza. La denuncia arriva da fonti mediche citate dall'agenzia palestinese Wafa, secondo cui il piccolo è il gemello del bimbo deceduto ieri per le stesse cause, il sesto a morire di freddo in una settimana.
Secondo le fonti citate dall'agenzia, la malnutrizione tra le madri ha portato alla comparsa di nuovi casi di malattia tra i bambini, aggravando la situazione sanitaria. Il direttore del Soccorso medico a Gaza Muhammad Abu Afash, ha affermato che i bambini muoiono ogni giorno a causa del forte freddo e della mancanza di beni di prima necessità come cibo, bevande e latte, tende, coperte, vestiti.
Nuova minaccia Houthi a Israele
“Finché i bambini di Gaza verranno uccisi ogni giorno, ai sionisti non sarà permesso di dormire”. La minaccia arriva dal funzionario Houthi Hezam al-Asad, che ha pubblicato sul suo profilo X un post in ebraico. Negli ultimi giorni, che hanno visto intensificarsi gli attacchi contro Israele da parte dei ribelli yemeniti sostenuti dall'Iran, al-Asad ha postato diversi messaggi di scherno su X, alcuni dei quali in ebraico.
"Oltre 45.500 morti da inizio raid"
Secondo il ministero della Salute della Striscia di Gaza controllato da Hamas, nelle ultime 24 ore sarebbero state uccise 27 persone nel territorio palestinese, portando il bilancio complessivo delle vittime della guerra a 45.541.
Il ministero ha inoltre affermato in una nota che almeno 108,338 persone sarebbero rimaste ferite in più di 14 mesi di guerra tra Israele e Hamas, scatenata dall'attacco del gruppo palestinese del 7 ottobre 2023.