L'ex presidente reduce dagli attacchi sferrati negli ultimi giorni. Nel partito repubblicano c'è chi teme eccessi
Donald Trump non sembra orientato a moderare i toni nel dibattito con Kamala Harris in programma stanotte, a meno di 2 mesi dalle elezioni per la Casa Bianca in programma il 5 novembre. Gli indizi inducono a prevedere una performance 'scoppiettante' dell'ex presidente, almeno in base alle dichiarazioni più recenti.
Secondo una rapida rassegna, The Donald ha anticipato la sua intenzione di mandare in prigione chi lo ha tradito nel 2020 e di perdonare chi è stato condannato per l'assalto al Congresso del sei gennaio, ha denunciato il voto in Pennsylvania come fraudolento e si è scagliato contro le donne che lo accusano di comportamenti inappropriati.
Il 'rodaggio' di Donald
Negli ultimi giorni l'ex presidente si è esibito in invettive a volte incoerenti che hanno riproposto domande sulla sua tenuta mentale per un mandato alla Casa Bianca. La Cnn ha affermato che il suo è il modo di prepararsi a un dibattito "meno ortodosso" di un candidato nella storia moderna del Paese.
Mentre Harris è chiusa in un albergo di Pittsburgh, nello stato critico della Pennsylvania, Trump continua a esternare e attaccare, facendo il contrario quindi di quello che anche strateghi della sua area politica gli consigliano di fare.
Sabato su Truth Trump se l'è presa contro i democratici che, a suo dire, dopo che ogni caso giudiziario è stato liquidato, hanno imbrogliato alle elezioni del 2020. "Quando vincerò, le persone che hanno tradito saranno perseguite, anche a lunghe condanne al carcere, così che questa depravazione della giustizia non accada più", "perseguiti a livelli, sfortunatamente, mai visti prima nel nostro Paese", ha scritto.
In un altro post sul suo social network, l'ex presidente ha sostenuto, forse preparando il terreno a nuove contestazioni dopo il voto del 5 novembre, che il 20 per cento delle schede spedite in Pennsylvania - fra i più importanti stati in bilico - per il voto per corrispondenza sono "fraudolente"-
Venerdì scorso, a New York, ripreso dalle telecamere, si è lasciato andare a commenti espliciti sulle accuse di comportamenti non appropriati con le donne. E il giorno dopo nel Wisconsin ha fatto digressioni confuse, parlando anche di Al Capone e Hannibal Lecter, e ha lodato Vladimir Putin come "giocatore di scacchi".
Quale strategia davanti alle telecamere?
Gli eccessi verbali di Trump sono motivo di attenzione, se non di preoccupazione, nelle file dei repubblicani. "Penso, prego, che possa essere disciplinato". ha affermato Tricia McLaughlin, stratega del partito. "Se Trump si sente messo all'angolo e che sia tre contro uno (l'avversaria e i due moderatori, ndr), potrebbe esserci un problema", ha aggiunto, in una intervista a Politico che riassume i dubbi di diversi altri suoi colleghi.
Se si sentisse preso in mezzo da Harris e dai due moderatori del dibattito, i due anchor di Abc David Muir e Linsey Davis, il candidato Gop alle elezioni presidenziali del prossimo 5 novembre, potrebbe scatenarsi. Alla base dei timori di McLaughlin, già consigliera della campagna di Vivek Ramaswamy, vi sono le passate dichiarazioni di Trump contro la Abc, la rete che ha organizzato l'evento di domani, che aveva definito "disonesta" e "il peggior network in termini di correttezza".
Trump fra l'altro non sembra voler cedere sulle critiche personali all'avversaria, piuttosto che concentrarsi sulle sue politiche, malgrado i consigli dei suoi stessi consiglieri. L'ex presidente ha anche detto di "aver diritto a fare attacchi personali" ad Harris, dopo le critiche per le sue bordate all'identità etnica dell'avversaria.
"Ogni giorno in cui il candidato insulta, è un giorno positivo per Kamala Harris perché è un giorno in meno in cui deve difendere i flop dell'amministrazione Biden-Harris", aveva scritto il senatore Lindsey Graham, alleato di Trump, in un editoriale sul New York Times. "Molto più valido, per Trump, parlare dei suoi successi. La strada per la Casa Bianca passa attraverso un vigoroso dibattito sulle politiche non da uno scambio di frecciate", aveva aggiunto.
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Annunziata si è astenuta per errore sul paragrafo 8: l'eurodeputata lo ha segnalato, verrà registrato voto contrario
Gli eurodeputati italiani del gruppo S&D non hanno votato compatti sulla risoluzione sul sostegno all'Ucraina, che contiene un paragrafo, il numero 8, che ribadisce la richiesta di rimuovere le restrizioni all'uso delle armi inviate dall'Ue, affinché possano essere utilizzate anche per colpire obiettivi militari legittimi in territorio russo. Molti eurodeputati hanno votato a favore della risoluzione nel suo insieme, inclusi il capodelegazione Nicola Zingaretti, Lucia Annunziata e Sandro Ruotolo, oltre a Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento, Irene Tinagli, Camilla Laureti, tra gli altri. Gli indipendenti Marco Tarquinio e Cecilia Strada si sono astenuti.
Nel voto separato per confermare il paragrafo 8, quello più controverso, Picierno si è espressa a favore, come ha annunciato pubblicamente prima del voto. Hanno votato contro gli eurodeputati Brando Benifei, Annalisa Corrado, Nicola Zingaretti, Camilla Laureti, Antonio Decaro, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada e Alessandro Zan. Si è astenuta Annunziata.
Dalla delegazione italiana del gruppo S&D precisano che Annunziata si è astenuta per errore sul paragrafo 8 della risoluzione, quello che riguarda la rimozione delle restrizioni all'uso delle armi. L'eurodeputata ha segnalato l'errore e verrà registrato voto contrario, come la maggior parte della delegazione. Anche sul testo della risoluzione sul Venezuela, dove Annunziata dal roll call risultava essersi astenuta, si tratta di un errore: il suo voto è contrario, come quello degli altri eurodeputati Pd.