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Tumori, al via ‘Make Sense Campaign’ per prevenzione cancro testa-collo

Dal 16 al 21 settembre oltre 130 centri attivi per informazione e diagnosi precoce gratuita

Tumori, al via 'Make Sense Campaign' per prevenzione cancro testa-collo

Oltre 130 centri sanitari su tutto il territorio italiano aderiscono alla 'Make Sense Campaign', la campagna europea di sensibilizzazione alla prevenzione dei tumori del distretto testa-collo promossa dall'Associazione italiana di oncologia cervico-cefalica (Aiocc) attraverso giornate di diagnosi precoce gratuite, ad accesso libero o su prenotazione. Dal 16 al 21 settembre ospedali, cliniche, Asl, Ausl, Asst e centri medici privati saranno uniti da due obiettivi principali: educare quante più persone possibile al riconoscimento di eventuali sintomi delle neoplasie testa-collo, ma soprattutto ricordare, ancora una volta, quanto la prevenzione sia una buona pratica da coltivare ogni giorno, non solo una settimana l'anno. Anche per la XII edizione della Make Sense Campaign, presentata oggi al Senato - si legge in una nota - è confermata l'alta partecipazione dei centri sanitari italiani. Lombardia, Lazio, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Marche sono le regioni che, tra le 18 che partecipano all'iniziativa, hanno la più alta concentrazione di centri aderenti.

In Italia il cancro della testa e del collo rappresenta il 3% dei tumori totali, mentre in Europa è il settimo più comune. Nonostante la gravità e la sua crescente diffusione, ancora poche persone ne sono a conoscenza, eppure la possibilità di sviluppare un tumore alle vie aerodigestive superiori, nell'arco della, vita è pari a 1/46 negli uomini e a 1/197 nelle donne. In Italia ogni anno sono diagnosticati più di 9mila casi, 9.750 nel 2022 (fonte Aiom), di cui circa il 72% tra gli uomini; tuttavia i casi sono in aumento anche tra le donne, con un passaggio da 2.200 casi registrati nel 2017 a 2.700 nel 2022. Inoltre si tratta di un tumore più comune tra chi ha superato i 40 anni, ma si è osservato un recente incremento anche tra i più giovani.

"L'incidenza dei tumori testa-collo nel nostro Paese è di circa 7-8 nuovi casi/anno/100 mila abitanti - spiega Marco Radici, presidente, Società italiana di otorinolaringoiatria e chirurgia cervico-facciale (SIOeChCf) - C'è una variabilità estrema a seconda delle regioni anche in base alla diffusione di fattori di rischio (fumo, alcool, inquinamento industriale, ecc.): si passa da 0,5 nuovi casi nella provincia di Enna a 14 nuovi casi nella provincia di Pordenone. Ogni anno registriamo da 10 a 18mila nuovi casi", tanto che si tratta, "per frequenza" della "quinta neoplasia dell'uomo" dopol tumore alla prostata (50 mila) e neoplasie a colon-retto (42 mila), mammella (40mila) e polmone (32mila).

"La prevenzione - continua Radici - è fondamentale così come la diagnosi precoce. In Italia siamo ancora indietro. Sarebbero necessarie campagne di screening, oltre a quelle di dissuasione nei confronti di" fattori di rischio come "alcol e fumo, nonché l'informazione sulle problematiche legate all' Hpv. Esiste senz'altro una generale ignoranza intorno alle neoplasie testa-collo, nonché una certa resistenza a sottoporsi a visite otorinolaringoiatriche e odontoiatriche". Per questo "chiediamo campagne di informazione nelle scuole, corsi di aggiornamento per medici di base e il riconoscimento di centri di riferimento per la diagnosi e la cura delle neoplasie della testa e del collo". Fin dalla sua ideazione, la Make Sense Campaign ha l'obiettivo di informare ed educare sull'esistenza dei tumori testa-collo, spesso sconosciuti o sottovalutati, per trasmettere un messaggio semplice quanto essenziale: guarire si può. E più si è preparati sull'argomento, più si è in grado di individuare eventuali sintomi e agire con tempestività rivolgendosi al proprio medico per i dovuti accertamenti, per intervenire rapidamente sulla malattia aumentando esponenzialmente le probabilità di guarigione.

"Il tumore della testa e del collo rappresenta una minaccia significativa: se diagnosticato tardivamente, può risultare fatale in circa la metà dei casi - sottolinea Giovanni Succo, presidente dell'Aiocc e della European Head and Neck Society e direttore della Clinica universitaria di Otorinolaringoiatria 2 dell'Ospedale San Giovanni Bosco di Torino - Al contrario, una diagnosi precoce ne garantisce la completa curabilità nel 90% dei casi. La Make Sense Campaign dà inizio a una settimana dedicata alla sensibilizzazione su questa patologia, coinvolgendo pazienti, familiari, sopravvissuti, operatori sanitari e rappresentanti delle istituzioni. In contemporanea, in tutta Europa e in molte altre parti del mondo l'attenzione sarà focalizzata su questa realtà oncologica, la cui incidenza complessiva corrisponde alla somma di numerosi tipi di tumori considerati rari. Un'impressionante task force informativa e operativa, anche attraverso l'esecuzione di migliaia di visite gratuite, si pone in prima linea nella prevenzione del tumore della testa e del collo".

I tumori del distretto testa-collo "sono una malattia complessa - osserva Lisa Licitra, direttore Sc Oncologia medica 3, Tumori testa-collo, Fondazione Irccs Istituto nazionale tumori Milano e membro Aiocc - che richiede approcci multidisciplinari ben concertati e le cui cure, al momento, generano risultati ancora troppo poco favorevoli. La biologia molto eterogenea di questo tipo di tumori rende difficile sviluppare e testare medicinali che si dimostrino in grado di soddisfare i criteri di approvazione dei farmaci, soprattutto per via dell'esiguità dei sottogruppi in cui tali farmaci sono efficaci".

Alcuni "isotopi tumorali - continua Licitra - non possono essere trattati con farmaci che si sono dimostrati attivi e il modello della terapia di precisione, vincente in oncologia, non è praticabile e neppure praticato, quando efficace, per via delle limitazioni regolatorie. Auspichiamo un accesso ai farmaci più semplificato con la possibilità di beneficiare di una quota dedicata del fondo nazionale Aifa, un dialogo specifico con le aziende per uso nominale e compassionevole, un aggiornamento dei criteri dedicati alla patologia e un uso off label dedicato alla patologia".

La Make Sense Campaign "può concretamente salvare vite umane - rimarca Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) - sensibilizzando la cittadinanza sull'importanza di non sottovalutare alcuni sintomi afferenti al distretto testa-collo (dolore alla lingua o alla gola, ulcere che non guariscono, gonfiore del collo e altri sintomi analoghi) e consentendo in tal modo di arrivare a una diagnosi precoce per assicurare un elevato tasso di guarigione. A tal fine, Favo mobiliterà tutte le associazioni a essa aderenti per far sì che il maggior numero di persone venga raggiunto e, laddove necessario, anche indirizzando verso i centri di riferimento della costituenda Rete nazionale dei tumori rari, assicurando diagnosi precoci, trattamenti mirati e migliore qualità della vita".

Una rapida comprensione delle avvisaglie è cruciale per una diagnosi precoce, grazie alla quale il tasso di sopravvivenza sale all'80-90%, contro un'aspettativa di vita a 5 anni dalla diagnosi del 40-50% per coloro che scoprono la malattia in fase avanzata (ibidem). Gli esperti sono d'accordo nel dire che, se presente anche solo uno di questi sintomi per 3 settimane o più, è necessario rivolgersi al medico: dolore alla lingua, ulcere che non guariscono e/o macchie rosse o bianche in bocca; dolore alla gola; raucedine persistente; dolore e/o difficoltà a deglutire; gonfiore del collo; naso chiuso da un lato e/o perdita di sangue dal naso. A tale proposito, la campagna '1 sintomo per 3 settimane, 3 settimane per 1 vita' si inserisce perfettamente nella più ampia cornice della Make Sense Campaign europea, promossa dalla European Head & Neck Society (Ehns), il cui motto quest'anno è 'Parità di accesso, parità di cure: unire l'Europa contro il cancro del testa-collo'. La campagna italiana è realizzata con il patrocinio e il contributo di una trentina di enti, istituzioni e società scientifiche. Maggiori dettagli ed elenco completo dei centri medici che partecipano all'iniziativa su aiocc.it.

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Salute e Benessere

Fargnoli (Sidemast): “Per cura psoriasi...

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'Sono loro a dover inviare i pazienti dallo specialista, preoccupa ancora abbandono delle terapie appena c'è un miglioramento'

Fargnoli (Sidemast):

Anche 12 anni di attesa prima di ottenere le prime terapie specifiche. Per i pazienti con psoriasi curarsi è un'odissea. "I motivi del ritardo nell'inizio dei trattamenti sono da cercare nel territorio. Dobbiamo sensibilizzare i medici di medicina generale a inviare i pazienti dallo specialista, ma anche sensibilizzare lo stesso paziente". Lo ha detto Maria Concetta Fargnoli, ordinaria di Dermatologia e Venereologia presso l'Università dell'Aquila e vicepresidente di Sidemast (Società italiana di dermatologia e delle malattie sessualmente trasmesse), intervendo alla conferenza stampa a Roma sull'approvazione della rimborsabilità per il farmaco orale deucravacitinib.

L'altro problema è che il paziente rinuncia con facilità alle cure. "C'è una preoccupante tendenza - fa notare Fargnoli - all'abbandono delle terapie appena c'è un miglioramento, oppure si dilazionano gli intervalli di assunzione del farmaco senza che venga indicato dal medico. Problemi che nascono dalla sottovalutazione della condizione".

Al momento "per la psoriasi moderata severa abbiamo diverse terapie – spiega Fargnoli all'Adnkronos Salute - farmaci convenzionali che hanno sicuramente il limite in termini di efficacia, ma soprattutto di trattamento a lungo termine per la tossicità, e poi abbiamo i farmaci innovativi tra cui biologici e piccole molecole. I biologici di prima generazione sono molto efficaci, ma vengono spesso percepiti troppo forti dal paziente che invece vorrebbe, soprattutto nelle forme moderate, un trattamento meno aggressivo". Tra le richieste dei pazienti "un farmaco che riduca il burden infiammatorio e quelle che sono le comorbidità associate che necessitano una presa in carico multidisciplinare e quindi una collaborazione tra dermatologo, reumatologo, gastroenterologo, solo per fare alcuni esempi. Questa nuova molecola può aiutare i pazienti ad uscire dal guscio e riprendersi la loro vita, perché spesso a causa della psoriasi evitano le relazioni sociali", conclude.

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Salute e Benessere

Processo al vino, condannato solo per rischi nei minori e...

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UOMO UBRIACO DAVANTI A BOTTIGLIA DI VINO, FOTO SIMBOLICA DI ALCOLISMO ALCOL (/Fotogramma, MILANO - 2004-10-12) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate - FOTOGRAMMA

Il vino fa male alla salute? Va condannato o assolto? La sentenza è stata pronunciata al termine di un processo in piena regola che si è celebrato ieri sera a Milano, promosso dall'Ordine dei medici provinciale OmceoMi: vino "colpevole", ma solo in parte, "per il fatto di essere certamente pericoloso per i soggetti vulnerabili, per i minorenni e per le donne in stato di gravidanza", e per questo "condannato a 18 mesi di lavori socialmente utili da scontare in un'azienda che produce vino analcolico". Vino "assolto", invece, "per i principali capi di imputazione (112, 590, 589 co. I e IV del codice penale), perché il fatto non costituisce reato".

La difesa esulta: "Si è confuso l'uso consapevole e moderato, che ha portato all'assoluzione, con l'abuso che invece è molto pericoloso, ma che non riguardava i capi d'imputazione. Tutti gli allarmi lanciati dagli esperti riguardano prevalentemente proprio l'abuso. Su cui tutti siamo d'accordo", si legge in una nota diffusa dopo il dibattimento che si è svolto nella sede di Confcommercio, presentato dall'ex rettore dell'università Statale meneghina, Elio Franzini, e diretto da Nunzia Gatto, già avvocato generale al Palazzo di Giustizia di Milano, incaricata dal presidente del tribunale Fabio Roia. Il vino è stato rappresentato dal produttore Walter Massa. Portavoce dell'accusa il magistrato Eugenio Fusco ("a differenza di quanto si dice il vino non ha effetti benefici", ha sostenuto nell'arringa), supportato dai testi Andrea Arighi (direttore Ssd Neurologia-Malattie neurodegenerative Policlinico Milano), Irene Cetin (direttrice Sc Ostetricia e Ginecologia Policlinico Milano) e Alberto Martelli, pediatra. Rappresentanti della difesa le avvocate Ilaria Livigni e Giorgia Andreis, sostenute dai testi Luigi Saverio Belli (direttore Sc Epatologia e Gastroenterologia Niguarda Milano), Stefano Carugo (direttore Uoc Cardiologia Policlinico Milano) e Vito Intini (presidente Onav, Organizzazione nazionale assaggiatori vino).

Le perizie sono state affidate ai medici legali Riccardo Zoja, Arnaldo Migliorini e Giuseppe Deleo, mentre la giuria era composta da Pierluigi Vecchio (direttore Federazione nazionale Ordini dei medici Fnomceo), Andrea Senna (presidente odontoiatri OmceoMi), Roberto Monaco (presidente Ordine medici Siena e segretario Fnomceo) e Filippo Anelli (presidente Fnomceo). "Questa sentenza rispecchia ciò che è emerso dal dibattimento - dichiara Roberto Carlo Rossi, presidente OmceoMi - Attenzione alle persone fragili, ai giovani e giovanissimi, alle donne in gravidanza, dove il vino può davvero essere pericoloso. Attenzione all'abuso, certamente. Ma nessuna evidenza scientifica reale attesta che il vino consumato correttamente sia dannoso per la salute e debba essere vietato".

Per il pediatra Martelli, pro-accusa, "in Italia i numeri relativi al consumo di etanolo fra i giovani sono davvero allarmanti. Il vino sembra però rientrare in questo fenomeno molto marginalmente, perché i giovani abusano perlopiù di superalcolici. Per i minori un percorso educazionale appare essere non più rimandabile in ambito famigliare e scolastico". Il neurologo Arighi avverte che "il consumo eccessivo e cronico di vino comporta gravi danni neurologici, sia a breve che a lungo termine. L'alcol, metabolizzato in acetaldeide, una sostanza tossica, causa stress ossidativo e danni alle cellule nervose. In acuto l'abuso di vino può portare a intossicazione alcolica e crisi epilettiche, nonché ad un aumentato rischio di ictus", mentre "l'assunzione cronica può causare patologie come la demenza alcolica, la neuropatia periferica, oltre a compromettere gravemente la memoria e le funzioni cognitive". Per la ginecologa Cetin, il vino "nuoce al feto durante tutta la gravidanza. Se si pianifica una gravidanza, è opportuno non bere vino e alcolici già dal mese precedente il concepimento perché l'alcol determina modificazioni epigenetiche ai gameti, anche a quelli maschili, che si formano nei 70 giorni precedenti il concepimento. Gli effetti tossici del vino sono principalmente legati al danno neuronale causato dall'etanolo e alla perdita neuronale conseguente. Queste condizioni sono poi associate anche a potenziali esiti nella vita futura".

La difesa sottoscrive i rischi dell'abuso, ma aggiunge altre osservazioni. "Il vino fa male al cuore? In assoluto no - dice il cardiologo Carugo - Le linee guida cardiologiche raccomandano 2 bicchieri (meglio vino rosso) per i maschi e 1 per le donne al giorno, e in generale non più di 100 grammi di alcool la settimana. I polifenoli (resveratrolo) esercitano un'attività antiossidante e antinfiammatoria, e fanno parte in toto della dieta mediterranea assai cardioprotettiva. Ovviamente il vino va assunto con moderazione, ma la complessità ed eterogeneità della 'matrice vino' è il veicolo ideale per aumentarne biodisponibilità e potenziali effetti biologici. L'azione pleiotropica, sinergica e additiva dei diversi fenoli potrebbe spiegare l'effetto protettivo esercitato dal vino anche a fronte di basse concentrazioni". E per non rovinarsi il fegato? "Il limite della moderazione viene abitualmente posto a 2 unità alcoliche al giorno per la donna e a 3 unità alcoliche al giorno per l'uomo - risponde l'epatologo Belli - Una unità alcolica corrisponde a circa 10 grammi di alcol, il contenuto di bicchiere di vino o di una birra da 250 cc. Il vino, anche in piccole quantità, è invece sconsigliabile nei soggetti che dovessero avere malattie epatiche concomitanti soprattutto se avanzate, come la cirrosi da qualunque causa. L'uso smodato dell'alcol è un capitolo a sé stante e può essere causa di malattia di 2 organi: il fegato, fino allo sviluppo di cirrosi, e il cervello quando si instaura dipendenza. Condizioni che nulla hanno a che vedere con il consumo moderato e raccomandato".

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Salute e Benessere

Medicina, diagnostica per immagini sempre più centrale...

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Gli interventi del radiologo Gualdi nei prossimi congressi

Medicina, diagnostica per immagini sempre più centrale nella sicurezza degli atleti

La frontiera della cardiologia viene applicata allo sport, e in particolare alle risposte degli atleti agli stress cardiaci. I casi drammatici e recenti di problemi cardiaci riscontrati durante le competizioni hanno riacceso il dibattito sulla salute degli sportivi e sulle potenzialità della medicina di leggere in anticipo i rischi e individuare le soluzioni. Anche di questo si parlerà il prossimo 25 ottobre a Roma con Gianfranco Gualdi, direttore scientifico del servizio di Diagnostica per immagini dell’Istituto di Medicina e scienze dello sport del Coni, terrà una relazione sulle “modificazioni che possono verificarsi negli atleti sottoposti ad attività agonistica a carico delle strutture cardiache con individuazione del sottile margine tra fisiologico e patologico al fine di accertarne l’idoneità sportiva”. L’intervento è inserito all’interno del 21.simo Congresso Romacuore 2024, organizzato da Collegio federativo di Cardiologia che avrà come tema centrale ‘il ruolo dell’imaging avanzato nelle idoneità sportive: tra fisiologia e patologia’.

Verranno invece descritte nel corso del 107.simo Congresso nazionale Siot, Società italiana di ortopedia e traumatologia, le ultime scoperte mediche sull’instabilità post-traumatica acuta e cronica della spalla nell’atleta. Nell’ambito dell’evento, previsto a Roma dal 29 e il 31 ottobre, è previsto infatti l’intervento di Gualdi che nasce dall’esperienza maturata nel settore sportivo. Partendo dalle modificazioni con coinvolgimento delle strutture anatomiche della spalla, nel suo intervento, il professore, già direttore dell’Unità operativa complessa di Radiologia d’Urgenza del Policlinico Umberto I di Roma, punterà a dimostrare le alterazioni che possono verificarsi a carico delle strutture legamentose e tendinee, oltre che a carico della cartilagine e dei capi ossei e delle strutture muscolari.

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