Harris-Trump, Spannaus: “Vittoria dem netta, tycoon ok su economia ma ridicolo su migranti”
"Endorsement Taylor Swift? Se spingerà fan ai seggi sarà valore aggiunto per vice presidente"
Kamala Harris "è uscita sicuramente meglio" dal dibattito presidenziale di Philadelphia. "La sua è una vittoria netta, non schiacciante", mentre l'ex inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, "ha messo a segno qualche colpo" soprattutto sull'economia, ma è risultato "ridicolo" sostenendo che i migranti mangino gli animali domestici. Questa l'analisi condivisa con l'Adnkronos di Andrew Spannaus, giornalista e analista politico americano autore del podcast 'That's America - Dietro le quinte degli Stati Uniti' su Radio 24, secondo cui la candidata democratica "ha raggiunto il suo obiettivo di risultare credibile come futuro presidente" e allo stesso tempo è riuscita a "far innervosire" Trump, che ha dato "un pessimo spettacolo" e risposto "in un modo che non piace al pubblico".
Secondo l'autore, tra gli altri, del libro 'L'America post-globale. Trump, il coronavirus e il futuro', il risultato raggiunto da Harris è importante perché molti elettori avevano dubbi sulla "sua capacità di risultare presidenziale" e affermavano di non conoscerla bene. "Ha superato questo test, che non le farà guadagnare tantissimo nei sondaggi, ma anche se dovesse guadagnare poco può mettersi in una posizione di avere un vantaggio", prosegue Spannaus, sottolineando che le elezioni di novembre saranno combattute e ci sono "grandi punti interrogativi" sull'affidabilita dei sondaggi in alcuni Stati chiave dove Trump in passato è stato sottovalutato. In ogni caso "Harris può continuare la sua campagna con maggiore fiducia".
Tra punti deboli evidenziati durante il faccia a faccia dalla candidata dem, secondo l'analista politico, c'è una partenza balbettante ed "il solito problema di non offrire una versione convincente di come cambierebbe la situazione attuale" oltre a qualche iniziativa specifica per segmenti limitati della popolazione.
"Di contro è riuscita a sminuire la figura di Trump, a trattarlo come una persona poco seria e a farlo in modo efficace senza risultare arrogante, questo è importante per lei", ha proseguito Spannaus, secondo cui dal canto suo il tycoon "ha messo a segno qualche colpo sull'inflazione e sull'economia" chiedendo perché Harris dovrebbe fare qualcosa di diverso rispetto agli ultimi tre anni e mezzo. Per l'analista, in ogni caso, Trump ha confermato il suo punto debole che è quello di "esagerare su tutto ed essere incoerente. Durante il dibattito si è fissato sull'immigrazione con l'accusa ridicola ai migranti di mangiare cani e gatti e per questo risulta poco credibile".
Un aspetto del dibattito evidenziato da Spannaus durante l'intervista è che i due candidati hanno mostrato di essere "d'accordo" su alcuni grandi temi: per esempio sulla nuova politica economica e sulla competizione con la Cina quanto affermato da Trump e Harris va "nella stessa direzione". Sull'Ucraina, inoltre, "Trump ha ammonito come fa di solito sulla terza guerra mondiale e ha promesso che metterà fine alla guerra, ma anche Harris ha voluto sottolineare che i soldati americani non sono impegnati in alcuna guerra al momento, mostrando di capire l'importanza per l'elettorato di non partecipare a conflitti all'estero".
Sull'endorsement di Taylor Swift a favore di Harris, infine, Spannaus ritiene che "non sposterà una massa di voti, ma può avere un effetto significativo, tangibile, se il popolo degli swifties verrà spinto a votare e ci sarà una maggiore affluenza dei giovani. Se Taylor Swift spinge in questa direzione i numeri sono cospicui quindi, anche se si tratta di decine di migliaia di persone, ciò rappresenterebbe un valore aggiunto per Harris".
Esteri
Ucraina, la previsione di Blinken: “Tregua? Putin...
Per il segretario di Stato Usa, un cessate il fuoco sarebbe l'occasione per le truppe di Mosca di riorganizzarsi e attaccare di nuovo: "Improbabile che il presidente russo rinunci alle sue ambizioni"
Vladimir Putin "attaccherà ancora" l'Ucraina, anche in caso di un'ipotetica tregua nella guerra tra la Russia e Kiev. Un cessate il fuoco non è una garanzia per uno stop al conflitto: Mosca sarebbe destinata a riprendere l'offensiva. Ne è convinto Antony Blinken, segretario di Stato Usa, che in un'intervista al New York Times anticipa con una previsione - per nulla ottimista - le probabili future mosse dello 'zar' in caso di uno stop temporaneo alla guerra.
"È improbabile che Putin rinunci alle sue ambizioni. Se ci sarà un cessate il fuoco - ha spiegato Blinken -, probabilmente darà alle sue truppe il tempo di riposarsi, riorganizzarsi e attaccare di nuovo in futuro".
Per il segretario di Stato, il cessate il fuoco dovrebbe essere a lungo termine e l’Ucraina - a quel punto - dovrebbe avere il potenziale per scoraggiare l’aggressione. Gli Stati Uniti, ha aggiunto, intendono aiutare l’Ucraina nel suo percorso verso la Nato o garantire la sicurezza di altri Paesi.
Blinken ha espresso quindi la speranza che gli Stati Uniti continuino a sostenere l'Ucraina perché, ha chiarito, "non si tratta solo dell'Ucraina. Non è mai stata solo una questione dell'Ucraina", ha sottolineato.
In un'altra intervista concessa al Finacial Times, Blinken ha quindi parlato dei rischi per l'Europa legati al conflitto in corso in Ucraina. "La più grande minaccia alla sicurezza degli europei - ha detto - è purtroppo causata in parte dai contributi dei Paesi che si trovano dall'altra parte del mondo, nell'Indo-Pacifico".
Oltre alla presenza di soldati nordcoreani che combattono a fianco dei russi contro gli ucraini, Blinken ha criticato in particolare la Cina, che si propone come mediatore di pace, ma allo stesso tempo invia in Russia materiale fondamentale per aiutarla a ricostruire la sua industria della difesa.
"Cercano di avere entrambe le cose", ha sottolineato Blinken, affermando che "la Cina sta sollevando la preoccupazione di molti Paesi" che come gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni alle entità cinesi che aiutano lo sforzo bellico russo.
Rispondendo sull'efficacia delle sanzioni statunitensi, Blinken ha poi spiegato che "non è un interruttore della luce, ma penso che stia mettendo la Cina in una posizione sempre più difficile. Di sicuro non gli piacciono le azioni che abbiamo intrapreso contro le entità cinesi. E immagino che ce ne saranno altre in arrivo, se necessario, anche nelle prossime settimane".
Esteri
New Orleans, figliastro dell’ex tata di William e...
Edward Pettifer, 31 anni, è tra le 14 persone rimaste uccise a Capodanno
Tra le 14 vittime dell'attacco terroristico di New Orleans, avvenuto nella notte di Capodanno, c'è anche il 31enne Edward Pettifer, figliastro dell'ex tata dei principi William e Harry. Re Carlo, che ha appreso della morte di Pettifer attraverso i canali ufficiali, ne è rimasto profondamente rattristato e si è messo subito in contatto con la famiglia per esprimere le proprie condoglianze.
Secondo la ricostruzione del Telegraph, Pettifer era il figliastro di Alexandra Pettifer, precedentemente nota come Tiggy Legge-Bourke, tata del Principe William e del Principe Harry negli anni '90. Secondo il giornale, Pettifer era il figlio maggiore di Charles Pettifer, ex ufficiale delle Coldstream Guards, e di Camilla Wyatt, figlia di un allevatore di cavalli da corsa. Charles e Tiggy hanno avuto due figli che sono figliocci di William e Harry.
"Io e Catherine siamo tristi e sotto shock per la tragica morte di Ed Pettifer", scrive William sul profilo Instagram dei principi del Galles. "I nostri pensieri e le nostre preghiere sono con la famiglia Pettifer e con tutte quelle persone innocenti tragicamente colpite da questo orribile attacco".
La famiglia di Pettifer ha rilasciato un comunicato in cui dice che “l'intera famiglia è devastata dalla tragica notizia della morte di Ed a New Orleans. Era un figlio, un fratello, un nipote e un amico meraviglioso per tanti. Mancherà terribilmente a tutti noi. I nostri pensieri sono rivolti alle altre famiglie che hanno perso i loro familiari a causa di questo terribile attacco - continua - Chiediamo di poter piangere la perdita di Ed come famiglia in privato. Grazie”. Il medico legale di New Orleans ha indicato la causa preliminare della morte di Pettifer come “ferite da corpo contundente”.
Esteri
Vescovo Aleppo vede al-Jawlani: “Incontro positivo,...
Monsignor Jallouf ha spiegato che il nuovo leader de facto è aperto verso i cristiani e si è detto certo che le cose andranno sempre meglio
E' stato ''un incontro molto positivo'' quello che, lo scorso 31 dicembre, il vescovo latino e vicario apostolico di Aleppo, monsignor Hanna Jallouf, ha avuto con il leader de facto della nuova Siria, Abu Mohammed al-Jawlani. ''Si è dimostrato molto, molto aperto nei confronti dei cristiani e questo ci rallegra'', ha dichiarato Jallouf all'Adnkronos riferendosi all'incontro che al-Jawlani ha voluto con ''tutti i capi religiosi della comunità cristiana in Siria l'ultimo giorno dell'anno''. In quell'occasione ''ci ha assicurato che come cristiani saremo parte integrante della nuova Siria'' e ha detto di voler ''lavorare per il bene di tutti i siriani''.
I primi passi, concreti, si stanno già vedendo spiega il vescovo. ''Abbiamo diversi segnali che le cose andranno bene, piano piano sempre meglio, direi benissimo'', afferma Jallouf spiegando di aver ''potuto festeggiare tranquillamente Natale e Capodanno''. Inoltre, aggiunge, ''al-Jawlani ha creato una commissione per l'università di Aleppo composta da cinque uomini musulmani e due cristiani''. Per il futuro, verso il quale ''c'è ottimismo'', Jallouf spiega che ''durante l'incontro al Palazzo presidenziale di Damasco abbiamo dato ad al-Jawlani due documenti, uno preparato dai patriarchi di Damasco e uno dei vescovi di Aleppo''.
Nei documenti erano presenti ''i contenuti che come comunità cristiana chiediamo che vengano integrati nella nuova Costituzione'' siriana. Non solo ''i diritti legati alla libertà di culto'', ma anche il rispetto dei ''diritti delle donne, il diritto al lavoro, il diritto alla parità'', spiega.
Rispetto ai timori legati al gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (Hts), Jallouf afferma che ''non è certo vero, come si è detto, che sono venuti ad ammazzare i cristiani, a sgozzarli''. Certo, ammette, ''sul terreno c'è gente che è arrivata con al-Jawlani e che non è alla sua altezza''. Tra l'altro ''non sono tutti siriani, né hanno la sua mentalità''. Ma l'ottimismo resta dominate presso il collegio francesano di Aleppo: ''ci vuole un tempo'' e allo stato attuale ''ogni problema che nasce, viene risolto''.